Rispondo molto volentieri Enrico:
Nabucco: ho voluto verificare meglio (poteva anche darsi che il neurologo servisse a me ) e confermo alcuni tagli nel finale, sostanzialmente Gobbi omette tutta la parte di Nabucco a partire da "L'empio tiranno ei fe' demente". Probabilmente in ossequio alla tradizione (poco condivisibile) che tagliava persino la morte di Abigaille. Mi stupisce che Gardelli - in un'incisione ufficiale e in studio - permettesse questo inutile taglio.
I Lombardi: approfondirò nell'apposito spazio, ma voglio dire che ho scelto Gardelli perché nel complesso è molto convincente (trovo Gardelli molto a suo agio nel Verdi più grezzo, non eccede mai in "quarantottismi" però non indulge nell'effetto naftalina di chi vorrebbe "nobilitare" l'autore, come Marriner ad esempio); mentre ho scelto il Gavazzeni scaligero per questioni affettive (forse la prima opera che ho visto in VHS) e per la direzione d'orchestra, oltre che per la suggestiva messinscena.
Il Trovatore: eh sì, scelgo Muti. Il tanto criticato Muti scaligero, quello del "Trovatore senza il do della Pira" che tanto ha occupato le assurde cronache del tempo. Mi piace perché, innanzitutto, mi piace il Verdi di Muti, il suono che sapeva trarre dalla sua orchestra scaligera, i tempi, i colori... Questo Trovatore è, a mio giudizio, una delle sue migliori interpretazioni: il taglio notturno e romantico, l'atmosfera donizettiana (ma senza indulgere in un belcantismo "da primadonna", come la brutta incisione di Bonynge), le sonorità controllate e morbide, il ritmo che travolge ma non soffoca, l'assenza di retorica esteriore, la correttezza testuale ("sei tu dal ciel disceso" cantato dalla sola Eleonora invece dell'orribile tradizione che lo fa eseguire all'unisono con Manrico e la "Pira" SENZA il brutto Do che sta malissimo nell'architettura del brano, ma che sembra ormai l'unica ragion d'essere di un Trovatore) e, infine, il cast..privo di nomi altisonanti e di star (verissimo) e probabilmente con alcuni difetti, ma che freschezza, che idiomaticità (persino Nucci sembra ringiovanito, anche se avrei preferito Zancanaro). Ora crocifiggetemi
La Traviata: mi piace molto la direzione di Pretre, definita spesso "assurda"...mi piace proprio per questo, perché spiazzante. E poi c'è una Caballé ancora in splendida forma e freschezza. Trovo pessimo, invece, ogni esperimento della Sutherland che in Traviata coglie solo l'aspetto virtuosistico (spesso con orrende variazioni poi)...idem la Sills.
I vespri siciliani: è una bellissima edizione. Innanzitutto è perfettamente integrale (balletto compreso) e poi è in francese. La lingua originale dona una maggior coerenza e, soprattutto, esalta la componente del grand-opéra. La direzione è affidata a Rossi, che tanto ha amato quest'opera (e si sente) e il cast madrelingua pur senza particolari eccellenze è perfettamente affiatato ed estremamente musicale.
Falstaff: ne parlerò nell'aposita sezione...trovo che la cifra più affascinante per l'ultimo capolavoro verdiano sia la visione malinconica di Giulini (e Bruson), così umana, così ricca e così coinvolgente.