La Boheme, Salisburgo

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Re: La Boheme, Salisburgo

Messaggioda DottorMalatesta » mar 28 ago 2012, 14:54

Tucidide ha scritto:
Ora che ci penso, anche il secondo Trovatore in disco, quello con Bonisolli, fu un bellissimo esperimento di rarefazione strumentale e di approccio "cavalleresco": come dice Celletti, sembra proprio un'atmosfera da poema cavalleresco. Solo che, chissà perché, furono convocati un tenore muscolare, un soprano declinante incline alle atmosfere lussureggianti e sanguigne, un mezzosoprano e un baritono con voci grandi così e dal canto non proprio finissimo: con queste scelte di distribuzione, sembrò quasi che Karajan per primo volesse in un certo senso mitigare la rivoluzione che a livello strumentale stava proponendo.


E non pensi che se avesse lasciato anche solo quel Trovatore con cast impossibile (oltre al suo splendido Wagner) Karajan non si sarebbe meritato un posto d´onore nella storia dell´interpretazione?
Concordo comunque nel dire che in molte opere la sua interpretazione si é posta in linea con quella tradizionale piú che cercare una rottura (in Puccini qualcosa del genere pr dire lo ha fatto Sinopoli).

Ciao!
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Re: La Boheme, Salisburgo

Messaggioda Maugham » mar 28 ago 2012, 15:03

mattioli ha scritto:Ma Divino (DG, SSL, : Love : , : King : ),

tutti d'accordo (credo) sul fatto che superTullio sia stato un grandissimo. E fai benissimo a mettere i puntini sulle "i", perché oggi è ricordato poco e male, cioè per le ragioni sbagliate.


Ovviamente la puntinatura non era rivolta a Te che conosco quale estimatore di Serafin. E il tuo credo tra parentesi è molto più... ampio di quello tu ipotizzi. :)
Era rivolto a tutti coloro -magari anche non iscritti a OD ma attenti lettori- che ancora vanno al traino di quella che è stata una delle imposture cellettiane più dure a morire. O se vuoi uno dei suoi più bizzarri controsensi. Ovvero che Serafin non fosse altro che un monotono, ragnatelesco maggiordomo al servizio dei cantanti con in testa lo spettro di Toscanini. Ma poi lo stesso Celletti dichiarava che quello che avrebbe preteso da un direttore era proprio... quello che lui deprecava in Tullio e compagni. :lol:

Ma non è che Bohème (e il resto) siano morte con lui.


Non mi dire! 8)

Senti, parigino volante e itinerante non è che puoi fare i compiti e raccontarci un po' in dettaglio la Donna del lago di Loy & c. di cui tu e Riccardo avete parlato ma io non ho ancora ben capito come fosse girata?

Bao.

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Re: La Boheme, Salisburgo

Messaggioda vivelaboheme » lun 03 set 2012, 13:57

Ohhh, finalmente mi trovo in disaccordo su qualcosa con il grande Mattioli! Mi stavo spaventando: condivido sempre quasi tutto! Ma Serafin, no e poi no!
Be' ... io non sono, né sono mai stato un "cellettiano": me ne divide l'intero approccio d'ascolto all'opera. Ho priorità per molti versi opposte, come penso si comprenda dai miei commenti. Ma quella deliziosa definizione dell' a me quasi insopportabile Serafin mi ha riempito l'animo di gaudio! Non la conoscevo e non me l'aspettavo, da Celletti (ed è vero: in effetti è stranamente antitetica al suo pensiero sulla "dierzione dei cantanti" nel teatro d'opera).
Ma la trovo davvero goduriosa!


Scusate, so che troverò pareri discordanti (ed è bene che sia così): ma a me è sempre sembrato, all'ascolto, che la Callas dirigesse Serafin anziché il contrario (e la trovo una fortuna, anche se, sempre a mio ascolto, le testimonianze discografiche rimaste di lei e lui sono costantemente rovinate da lui)
Scusate ancora la franchezza

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Re: La Boheme, Salisburgo

Messaggioda mattioli » mar 04 set 2012, 10:10

Beh, non è che io sia un fan di Tullio Serafin. Però mi ha sempre lasciato perplesso l'idea che un personaggio della statura raccontata dal Divino poco sopra potesse essere considerato un battisolfa :shock: , per dirla con nonno Rodolfo...
Infatti non lo era.
Ciao ciao

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Re: La Boheme, Salisburgo

Messaggioda vivelaboheme » mar 04 set 2012, 14:24

Peggio che un battisolfa. Callas nelle registrazioni è regolarmente accompagnata da una melma orchestrale grigiastra, ansante e rantolante, dalla quale, per fortuna, si leva il suo (di lei) straordinario senso della musica e del teatro. Lei va, lui frena. Grazie a Dio, Butterfly, l'originalissima, straordinaria Butterfly di Callas, ci è giunta sotto la direzione - colori, linea musicale, dramma - dell'immenso Karajan. Non ho partecipato alla discussione su Boheme-Karajan, anche se mi si sono un po' rizzati i capelli a fronte di certe considerazioni sul forse (o anche senza forse) più grande direttore di sempre: anch'io, come Ninci, ho ascoltato piùvolte Karajan dal vivo: e so per espeerienza vissuta chi e cosa era. Non posso neppure sentior accostare Serafin a Karajan. Entità e quantità e qualità differenti!
Potrei dire, fra i viventi: magari, Callas avesse incontrato (che so, per Macbeth) un Claudio Abbado, anziché Tullio Mammouth Serafin!

Mi riscuso per la franchezza, ma detesto (non per moda né per letture di critici, ma per ascolto personale) i Votto e i Serafin e le loro orchestre melmose,plantigrade e ansimanti. E, di conseguenza detesto quelli peggio: purtroppo sono abbastanza giovane da aver ascoltato dal vivo Molinari Pradelli e De Fabritiis. Teorici del sonno in musica. Ho un concetto diverso della direzione d'orchestra, nel sinfonico (nel quale i suddetti evaporano) e nell'opera.


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Re: La Boheme, Salisburgo

Messaggioda vivelaboheme » mar 04 set 2012, 14:46

Per fortuna, per Macbeth, Callas trovò De Sabata. Un altro gigante che - per fortuna - nulla ha da spartire con Mammouth Serafin.
Ecco: De Sabata (o Mitropoulos, Toscanini, Furtwangler, Karajan, Kleiber, Bernstein o oggi Claudio Abbado) è ciò che io intendo per "grande direttore". Il direttore suona uno strumento di nome orchestra: i sunnominati, tutti, la fanno "vivere". I Serafin, e quella "stirpe" e quel genere, sono entità differenti. E , a mio avviso, di molto inferiori. Con loro l'orchestra non "vive", il teatro (= dramma) stesso d'opera dorme. Serafin non "fece" Callas: lei lo faceva vivere di suo, il teatro d'opera. Ma Karajan - e Abbado - "fecero" Mirella Freni (per fare un nome), grande cantante di suo ma portata "oltre se stessa" da direttori in possesso del "pugno", della testa, della tecnica, della capacità interpretativa e, infine, del genio, per portarla "oltre". Questa è, a mio avviso, la differenza.


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Al lettore

Messaggioda MatMarazzi » mer 05 set 2012, 0:52

Caro Marco,
prima di rispondere alle tue legittime argomentazioni contro Serafin, mi devi permettere di dedicare una premessa al lettore occasionale che passasse di qua.
Non ce ne sarebbe bisogno (visto che ormai ci conosciamo e ci stimiamo) se questo confronto fosse privato, fra di noi; ma così non è.
Siamo su un forum pubblico, del quale per altro io sono co-fondatore, co-amministratore e co-moderatore.
Rientra tra i miei obblighi istituzionali quello di mettermi nei panni dei lettori occasionali e chiedermi: "capiranno esattamente cosa stiamo dicendo, di cosa stiamo parlando? Non c'è alcun rischio che fraintendano il nostro pensiero, magari per una lettura affrettata?"
Ebbene, in questo caso, io credo che il rischio che possano fraintendere il tuo post esista.
E che ne ricavino un'immagine falsa non solo del tuo pensiero, ma anche dei principi che animano il nostro forum.
Ti chiedo scusa, quindi, se per sventare tare rischio, indirizzerò un piccolo preambolo "al lettore".


Caro lettore di Operadisc,
esiste - e tu lo sai - una terribile tendenza, non solo nell'opera, ma in tutta la cultura... e non solo italiana.
Una tendenza che toglie al fruitore la capacità di giudizio.
Ricordo un film in cui un attore gridava al suo agente di voler vincere un Oscar a tutti i costi.
Il povero agente gli rispondeva che quello non dipendeva dalle sue possiblità, ma da come l'attore sapesse recitore.
"Ma no!" replicava l'attore: "Gli oscar non si vincono facendo bei film, bensì entrando nel gradimento di una ...comunità creativa".
Una battuta, ok. Ma anche una grande verità.

Se le comunità creative, caro lettore, sono diventate invadenti... è soprattutto perché chi ne fa parte (o vorrebbe farne parte) smette di giudicare l'oggetto artistico in base all'unico criterio ammesso, quello estetico, ma in base ai dictat (spesso anti-artisitici) che la comunità gli impone.
Il giudizio si trasforma in pre-giudizio (o, per meglio dire, non-giudizio).
Il fruitore, preoccupato di essere all'altezza della comunità a cui ambisce, perde l'elementare facoltà di giudicare un oggetto di per sè, perché al contrario crede che il suo compito sia quello di esaltare o aborrire ciò che - rispettivamente - rientra o non rientra nel sistema assunto.
Gli anni 60 e 70, come ben sai, caro Lettore, sono stati devastanti da questo punto di vista, anche perché queste "comunità" sono diventate forti, impossessandosi delle istituzioni culturali, e da lì sostituendosi al pubblico (che un tempo era l'ultimo giudice del Bello, e che ora si fa passare abitualmente da coglione).

Queste comunità paralizzano il giudizio critico.
Ad esempio, come ricorderai caro Lettore, in base ai dettami di quelle comunità, un imbecille che cantasse un'orribile canzone "impegnata" diventava un "cantautore" da ascoltare in silenzio, mentre un genio che si cimentasse in canzonette commerciali non andava nemmeno considerato.
Un film inguardabile, dilettantesco e mal fatto, ma firmato da "autore" sdogantato, vinceva i festival e le mostre del cinema; mentre un geniale prodotto di mercato era giudicato una schifezza a prescindere.
C'è voluto Truffaut (intellettuale caro alle "comunità creative") perché gli armenti potessero, da un giorno all'altro, cambiare direzione e ammettere che Alfred Hitchcock era uno dei più grandi geni della storia del cinema. Potere dello sdoganamento! :)
E nella musica contemporanea? poveri noi!
Per quante stronzate, in quegli anni, si è sprecato il titolo di "genio"?
Nel contempo un vero genio come Britten (i cui "reali" capolavori irridevano i dictat di Darmstad) passava per un poveretto ...tranne poi diventare genio a sua volta, vent'anni dopo, non appena le stesse "comunità creative" decisero - bontà loro - di sdoganarlo.
E tutti gli armenti dietro, naturalmente... a gridare che genio fosse Britten (almeno quanto Hitchcock!).

Operadisc, caro Lettore, si oppone con tutte le sue forze ai non-giudizi imposti dalle comunità creative, alle banalizazzioni forzate del non-pensiero che distribuisce patenti di intellettualità.
In questo non devi temere! Noi giudichiamo i fatti e non le appartenenze.

Un riflesso di questo non-pensiero lo si ritrova talora anche nel giudizio che (altrove, non qui!!!) viene dato sui direttori d'orchestra, categoria molto cara (forse troppo) alle comunità creative.
Capita infatti che il primo idiota chiamato a dirigere Wagner o Strauss in Germania venga "ipso facto" posto più in alto del collega, magari migliore, che però si limiti al repertorio popolare nei teatri d'opera.
Bene, caro lettore!
Questo è ciò che OPERADISC NON FA! Questo è ciò che OPERADISC RIFIUTA!
Da noi, scusa se mi ripeto, contano i fatti; su questi ci confrontiamo.
Con le patenti delle comunità creative (come direbbe il grande Totò) ci puliamo il sedere! :)

Quello che temo, caro lettore, è che un messaggio come quello di Vizzardelli (letto in fretta e superficialmente e frainteso nei suoi contenuti) possa indurti a credere che il non-pensiero del pre-giudizio possa attecchire anche da noi, MA ti assicuro che COSI' NON E'!!!!
Non era questa l'intenzione di Vizzardelli!
Egli difende gusti e opinioni (lecitissime per giunta, anche se non condivise da me) che non mancherà di motivare sui fatti.
E vero che in quel post finiscono nello stesso calderone decine di direttori italiani in realtà diversissimi fra loro, tutti curiosamente apparentati dall'essere stati prevalentemente "lirici" e tutti frettolosamente censurati (e infatti, ovviamente, ne sono esclusi Toscanini e De Sabata, gli unici, guarda caso, "sdoganati" da Bayreuth e Salisburgo). E questo potrebbe sembrare, solo all'apparenza, un tipico pregiudizio da "comunità creative".
Ed è anche vero che al contrario nell'opposto ma altrettanto generico calderone - quello dei buoni - finiscono guardacaso proprio quei direttori (pure diversissimi fra loro) che hanno ricevuto l'investitura dal grande sinfonismo mitteleuropeo (comodo distributore di patenti di intellettualità). E sembra che ciò, d'ufficio, li renda come appartenenti a una "classe superiore".
Eppure ti assicuro che questo non è il pensiero di Vizzardelli (i cui argomenti sono radicati nei fatti) e soprattutto non è lo stile di Operadisc.

Perché da noi un direttore, sia esso Serafin, Klemperer, Karajan, giù giù fino a Daniele Gatti, non sarà mai giudicato (e men che meno insolentito) che per i suoni che ha lasciato!
Non contano i diplomi di intellettualità! Non gli sdoganamenti "kulturali"! Men che meno l'approvazione (spesso patetica e delirante, non fatemi fare esempi....) delle comunità creative.
Qui ogni interprete (quale che sia la sua storia, il suo repertorio, il suo orizzonte culturale) è posto sullo stesso piano e giudicato per l'efficacia di quello che materialmente fa.

Poi è normale, anzi positivo, che io e Vizzardelli abbiamo gusti diversi!
Ma che diversi! Opposti! :) Simpaticamente opposti!
Lo dimostra proprio il caso di Mirella Freni nei grandi ruoli dell'ultimo Verdi (abbadizzata o karajanizzata: è lo stesso): per lui fu quasi un antidoto ai maltrattamenti di Serafin sulla Callas... per me invece non è altro che una grossolana, risibile e puerile impostura e un sacrosanto fallimento per l'uno e per l'altro direttore, oltre che per la cantante.
Opinioni diverse. Certo ma che confronteremo SUI FATTI.

Io sarò lieto di motivare il mio punto di vista e allo stesso modo, Vizzardelli ci spiegherà perché il monologo dei figli della Norma EMI del 1960 (Serafin-Callas) non sia per lui un vertice della discografia di tutti i tempi, come invece sembra a me.
Oppure ci spiegherà come è possibile che non vi fosse intesa fra direttore e interprete sentendo anche solo l'aria di Margherita del Mefistofele (quella sì rivoluzionaria davvero), il cui ritornello - minuto 3:00 - pare infrangersi (con diabolica, perfettissima intesa) negli ansimi ritmici dell'orchestra, nelle punture degli archi e nelle inaridite aperture vocali di lei, audacemente "parlanti".
Un effetto di una tale modernità che, allora nel 1954, nessun wagneriano e nessun mozartiano avrebbe mai osato.



Su tali questioni ci saranno dibattiti, discussioni, contrasti, ma QUI SU OPERADISC, caro Lettore, sempre e solo sulle note, sui suoni, sui fatti.
Perché, te lo assicuro, da noi non albergano nè albergheranno mai gli elogiatori dei vestiti nuovi dell'imperatore, nè gli annusatori di scoregge (sia pure provenienti da "divini culi").

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Re: La Boheme, Salisburgo

Messaggioda DottorMalatesta » mer 05 set 2012, 9:40

Ciao Mat,
nonostante il tono un po´ apodittico (!) (e decisamente predicatorio ;-)) anche questa volta mi hai offerto degli ottimi spunti di riflessione chiarendo la filosofia di OD.
Volevo solo esprimerti la mia perplessitá in merito alla reale possibilitá di potersi confrontare su questioni estetiche in maniera assolutamente obiettiva (tu dici: qui ad OD si valutano i suoni, non i nomi!). Ora il suono (ma piú in generale ogni manifestazione artistica) ha in sé una componente oggettiva (per cui é possibile valutare ad esempio l´accuratezza di un direttore delle note segnate in partitura o il grado di intonazione di un cantante), ma la valutazione estetica finale é sempre soggettiva. E la valutazione dipende da molteplici fattori legati all´esperienza del soggetto (cultura, gusto, formazione personale, imprinting…).
E´ realmente possibile confrontarsi senza pregiudizi? Ora che in ogni ambito epistemologico
sembra regnare il relativismo piú bieco (anche in medicina la veritá non esiste, esistono solo gradi diversi di probabilitá), mi sembra che un confronto svincolato da pregiudizi sia per molti aspetti utopico. In altre parole, mi domando se nell´interpretazione di un fenomeno artistico il giudizio non sia in fin dei conti sempre un pre-giudizio (ovvero un giudizio che nasce dalla soggettivitá e che é ad essa strettamente congiunto). Tesi ed antitesi (per dirla in termini Hegeliani) rischiano cosí di non sfociare mai in una sintesi condivisa.
In altre parole (riprendendo un tuo esempio): potremmo stare delle ore a discutere su Mirella Freni, io cercando di argomentare perchè la consideri una delle piú grandi cantanti e interpreti del secolo e tu ribattendo punto per punto. E sicuramente dal confronto ne usciremmo entrambi (forse) arricchiti (ancorché un tantino esausti ;-)). Perchè, come amo ripetere, un solo punto di vista é la vista di un solo punto. Il fatto é che di questo (e forse solo di questo) si tratta: di punti di vista intrinsecamente legati alla soggettivitá. La valutazione estetica, pur se in parte ancorata a criteri oggettivi (se un cantante stona la cosa é evidente!), é nella sostanza soggettiva. Che dici?

P.S.: spero di essere riuscito a chiariti il mio pensiero. Ho lavorato tutta la notte e ho le sinapsi in fumo!!! : Hurted :

P.P.S.: staremmo delle ore a discutere di Mirellona, pensa se poi dovessimo affrontare l´argomento Muti :mrgreen: !!!
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Re: La Boheme, Salisburgo

Messaggioda Triboulet » mer 05 set 2012, 11:38

DottorMalatesta ha scritto:Volevo solo esprimerti la mia perplessitá in merito alla reale possibilitá di potersi confrontare su questioni estetiche in maniera assolutamente obiettiva (tu dici: qui ad OD si valutano i suoni, non i nomi!). Ora il suono (ma piú in generale ogni manifestazione artistica) ha in sé una componente oggettiva (per cui é possibile valutare ad esempio l´accuratezza di un direttore delle note segnate in partitura o il grado di intonazione di un cantante), ma la valutazione estetica finale é sempre soggettiva.


E' così, ma è per questo che dobbiamo chiarirci su una base comune e inopinabile per entrambi. Ora, a meno che uno dei due non sia sordo o totalmente rimbambito, ascolteremo entrambi in un passaggio un cantante aprire una nota, un direttore enfatizzare un fraseggio ecc. Poi potremo dire che quella nota aperta o quel fraseggio enfatizzato è pertinente o non lo è, ma saremo daccordo su quello. L'esempio della Carmen di Karajan è uno dei tanti, tutti noi vi riconosciamo la ricchezza del dettaglio, il sinfonismo rutilante a colori accesi ecc. per alcuni quella realizzazione sarà un merito per altri un demerito. Se però si arriva alla demolizione così caustica e definitiva di quello che, da molti mi pare di capire, è considerato un grande artista, bisognerebbe portare sul piatto qualche esempio... dov'è la melma orchestrale grigiastra, ansante e rantolante?
Quando poi si arriva al vero dunque " Non posso neppure sentior accostare Serafin a Karajan. Entità e quantità e qualità differenti!" viene spontaneo sottolineare che quì si valutano i suoni e non i nomi. Dovrei temere di dire che preferisco il Brahms nostalgico, autunnale e antimonumentale di Rattle alla retorica grandeur struggente e appiccicosa e - in quel caso - melmosa del Karajan anni 70? e perchè? perchè Karajan e forse ("anzi senza forse") il più grande direttore di tutti i tempi? Penso che quì non si discuta il merito (ovvero: ognuno la pensa legittimamente come vuole) ma il metodo e gli assunti di base. Come se io dicessi che la Gilda della Moffo è SICURAMENTE peggiore di quella della Callas solo perchè la Callas è indiscutibilmente artista di maggiore spessore (e, per inciso, la mia artista preferita o, addirittura, la più grande cantante della storia e quindi per questo incriticabile e inaccostabile a qualsivoglia altra cantante considerata di serie B), mentre la Moffo è cantante dozzinale e sfiatata. A quel punto dovrei dimostrare o che la Callas è sempre imbattibile su TUTTI i piani (tecnico, vocale, interpretativo) o che la Moffo è sempre mediocre comunque e dovunque la si ascolti. Pensa che io invece sono arrivato a sostenere il contrario persino in home-page, sono davvero un ragazzaccio impertinente : Chessygrin :

A proposito di Rigoletto, in questo passaggio Serafin mi sembra, ad esempio, più efficace del (giustamente) tanto lodato Giulini, che è sì più attento al dettaglio strumentale (diremmo che c'è più trasparenza), ma non ha la gestione della frase, il ritmo e il fraseggio di Serafin (il lamento iniziale dei violini tutt'uno con l'interpretazione sofferente di Gobbi, l'articolazione dell'ostinato sotto "Cortigiani", il fraseggio del violoncello solista nel finale...volendo poi si può discutere in altro thread la questione pezzo per pezzo). Esattamente come Solti (da molti considerato direttore superficiale e sopravvalutato), nello stesso pezzo, manca di alcune qualità di Kubelik ma ne possiede altre altrettanto preziose.





PS: ovviamente dopo ti risponderà Mat, magari smentendomi :lol:
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Re: Al lettore

Messaggioda pbagnoli » mer 05 set 2012, 14:31

MatMarazzi ha scritto:
Ad esempio, come ricorderai caro Lettore, in base ai dettami di quelle comunità, un imbecille che cantasse un'orribile canzone "impegnata" diventava un "cantautore" da ascoltare in silenzio, mentre un genio che si cimentasse in canzonette commerciali non andava nemmeno considerato.

Caro Matteo,
il caso vuole che legga queste tue belle e sentite parole all'indomani della chiacchierata che ho fatto ieri con una strumentista ultracinquantenne del mio ospedale.
Costei - che chiameremo Patrizia, anche perché si chiama così :lol: - ricordava come in quegli anni che qualcuno ricorda ancora come "formidabili" fosse proibito ascoltare Lucio Battisti perché giudicato appartenente alla parte politica sbagliata e come, invece, fosse portato in palma di mano tale Claudio Lolli che, seppure infinitamente meno ispirato, stava dalla parte giusta.
Per capire cosa intendo, metto qui un paio di ascolti.
Questo è Battisti:


E questo, invece, è Claudio Lolli:


Con tutto il rispetto per Lolli, è evidente la differenza di ispirazione musicale (non discuto sulle tematiche, sia chiaro)
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: La Boheme, Salisburgo

Messaggioda DottorMalatesta » mer 05 set 2012, 14:51

Anche a rischio di andare fuori topic (beh... non sarei il primo ;-))... caspita che Gobbi eccezionale!!! E' l'incisione in studio con la Callas? Non lo ricordavo così straordinario! Che senso della parola, che fraseggio!!!!

Per quanto scritto da Bagnoli, sarebbe molto interessante approfondire la questione dell'influenza politica/sociale/culturale (da parte di certa Intelligentsia) sulla valutazione di alcuni autori (carino il caso Battisti/Lolli). Numerosi gli esempi:
Il povero Verdi è stato tanto spesso sottovalutato in ossequio alla sudditanza culturale con la mitteleuropa di grande tradizione sinfonica. Idem per quanto riguarda Puccini (leggere quanto scritto da Maugham sulla Bohème di Karajan!!!).
Per non parlare del Rossini considerato come Autore di sole opere buffe (si veda quanto disse al compositore pesarese il grande Beethoven!!!).
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Re: La Boheme, Salisburgo

Messaggioda vivelaboheme » mer 05 set 2012, 18:33

Correttissimo come sempre Mat e infatti confermo che la nostra è una simpatica opposizione dialettica.
Quanto all'esempio proposto (certo, Lei è pazzesca, mette fin angoscia ascoltarla tale l'intensità)... mi scuso ma, a mio orecchio, tende a confermarmi nella tesi sopra esposta.E, a parte la, per me, non indifferente rilevanza della frequentazione (a livelli d'assoluta eccellenza) del repertorio sinfonico europeo nella valutazione della statura d'un direttore, proprio sul piano tecnico e di senso del suono e della frase (nonché del teatro) della lettura, dell'interpretazione, continuo a ritenere un Karajan (e quelli che accanto a lui ho citato: i Bernstein, Mitropulos, De Sabata, Abbado ecc) "direttore" non comparabile ad un Serafin. Proprio come "direttore" (non per influenze d'ambiente o diktat culturali: non ne sono affetto, infatti mi piace scrivere qui). In ogni professione o in arte esistono quelli più bravi. Ecco - semplificando all'estremo - trovo il direttore Karajan INFINITAMENTE più bravo rispetto al direttore Serafin. E, quanto al ruolo nella storia, non credo sia frutto di chissà quali condizionamenti esterni affermare che fra Mozart e Mercadante (per fare un esempio) ci sia una differenza. Ecco - un po' semplicisticamente, ma mi serve per chiarire - potrei dire, in proporzione matematica, che Karajan : Serafin = Mozart : Mercadante.

Marco Vizzardelli
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Re: La Boheme, Salisburgo

Messaggioda MatMarazzi » gio 06 set 2012, 13:33

Caro Marco,
intanto grazie della risposta e della conferma che la nostra è solo una simpatica opposizione dialettica! :)
E, proprio per amor di dialettica, vorrei andare ancora più a fondo.

Tu scrivi.
E, quanto al ruolo nella storia, non credo sia frutto di chissà quali condizionamenti esterni affermare che fra Mozart e Mercadante (per fare un esempio) ci sia una differenza. Ecco - un po' semplicisticamente, ma mi serve per chiarire - potrei dire, in proporzione matematica, che Karajan : Serafin = Mozart : Mercadante.


Tu dici che questa "gerarchia" che ci sottoponi (Mozart MEGLIO di Mercadante) non sarebbe frutto di condizionamenti esterni.
Molto bene.

Allora io ti chiedo quanta musica conosci, hai sentito di Saverio Mercadante! :)
Anzi, non te lo chiedo nemmeno perché so già che anche tu (come tutti noi) non arriverai ad aver ascoltato neanche un centesimo di ciò che Mercadante ha composto.
Magari quel centesimo che hai ascoltato (quante volte? una? due?) ti pare inferiore a ciò che sei solito ascoltare di Mozart, ok, ma non di meno i fatti parlano da soli.
Ossia: questa gerarchia (che a te, e magari anche a me) pare tanto ragionevole, anzi che tu poni come "esemplare", simbolica di un qualcosa che nessuno sano di mente potrebbe discutere.... in realtà è frutto SOLO ED ESLCUSIVAMENTE di condizionamenti esterni che hanno operato sulla tua testa e sul tuo giudizio! :)
Di per te stesso non hai infatti alcuno strumento per esprimere un giudizio nè tantomeno un raffronto come quello che hai proposto.

Ecco: così dicendo, mi hai così fornito, senza volerlo, la prova esatta di ciò che avevo affermato nel mio lungo (e predicatorio) post.
Ossia che molti, anzi moltissimi, anzi troppi, anzi troppissimi dei nostri giudizi non sono frutto dell'esercizio della nostra testa, ma della fiducia che riponiamo in autorità esterne.
Arriviamo, come tu hai fatto, addirittura a impostare gerarchie esemplari e a nostro parere inconfutabili, senza uno straccio di elemento "nostro" a disposizione.


Naturalmente questa non è una critica rivolta a te, ma a tutti noi e a me stesso.
Sono infatti consapevole a mia volta di dare spesso cose per scontate... anche senza averle vagliate col mio gusto e la mia esperienza.
La differenza rispetto a te è che io combatto questo atteggiamento.
Ne avverto l'enorme pericolo! Lo rifiuto con tutte le mie forze.

E lo vedi dai miei post: io mi apro con la stessa curiosità e lo stesso entusiasmo a titoli famosi e ad altri da scoprire (a differenza del Mattioli che irride la mia curiosità per I Pirenei) perché non parto affatto dal principio che le selezioni operate da Lissner sul repertorio siano le più giuste; oppure metto sullo stesso piano una cantante di musical degli anni '30 e una specialista di Schoenberg come la mia amata Silja, perché non è il repertorio che fa la grandezza dell'interprete (si può essere beceri in una sinfonia di Mozart e geniali dirigendo un tango); dedico pagine e pagine ai significati reconditi dei temi conduttori nel Ring e poi mi esalto per la drammaturgia musicale di Pacini e di Giordano, perchè l'efficacia della comunicazione è data da come si usa un linguaggio, non dal linguaggio in sé.

Molti sono rimasti sorpresi e conquistati dal mio modo di analizzare e sistematizzare le tecniche vocali.
Il complimento maggiore me l'ha fatto una giovane cantante, che mi ha detto "dopo aver letto quello che hai scritto sulle tecniche, ho capito la mia".
Eppure ci sono arrivato proprio perché non mi sono fidato dell'autorità: non mi è bastato sentirmi "imporre" da autorevoli critici (che pure leggevo e di cui pure mi nutrivo) le loro facili selezioni.
Ho dovuto tentare di verificare con la mia testa e il mio giudizio, che non è infallibile, ovviamente, ma che mi fa dire che (e te lo dico senza scherzare) che ritengo la Medea di Mercadante molto più interessante, musicalmente affascinante e complessa della "Finta Giardiniera" del divino Mozart... opera a mio gusto modesta anche se a comporla è stato un grandissimo.
Sai... può succedere anche questo!

Lo so anche io che far passare ogni affermazione al vaglio del proprio giudizio costa fatica!
Lo so anche io che è tanto più facile, comodo, rilassante fidarsi della autorità esterne (Karajan è SEMPRE migliore di Serafin; Mozart è SEMPRE migliore di Mercadante; un direttore di repertorio sinfonico è SEMPRE migliore di uno che faccia solo opera; un'inteprete di Strauss è SEMPRE migliore di una vedette di Broadway; un regista "impegnato" è SEMPRE migliore di uno di cassetta).
Più comodo, più semplice, più veloce, più rilassante...
Pensa che bello andare a teatro sapendo già se si deve applaudire o no! :) O confrontarsi a una regia d'opera, o una direzione d'orchestra sapendo in anticipo se dovremo parlarne bene o male!
Il fatto è che spesso, anzi spessissimo non è vero.

Naturalmente non voglio insegnare nè a te, né a nessuno "come si ascolta".
Tu lo fai da tanti anni e continuerai come più ti aggrada.
E tuttavia mi sento in obbligo di invitare chi accetterà il consiglio a tenere i "condizionamenti esterni" (che tutti subiamo, è normale) nel giusto conto e a mettere molto più in alto, più in alto di tutto IL PROPRIO PERSONALE SENTIRE.
E che se C'è un contributo CHE possiamo portare alla musica e alla cultura, non sta nel ripetere affermazioni altrui (per quanto autorevoli), ma nel mettere sul piatto il nostro piccolo (enorme) contributo di ascolto e riflessione diretta.

Fra l'altro, solo così scopriremo in ciò che ascoltiamo cosa imprevedibili ed esaltanti: come, per esempio, che in un determinato passaggio dell'Aida il povero Tullio Serafin era arrivato a cogliere una verità e una bellezza che al grande Karajan (magari) era completamente sfuggita!

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Messaggioda DottorMalatesta » gio 06 set 2012, 14:09

MatMarazzi ha scritto:Allora io ti chiedo quanta musica conosci, hai sentito di Saverio Mercadante! :)
Anzi, non te lo chiedo nemmeno perché so già che anche tu (come tutti noi) non arriverai ad aver ascoltato neanche un centesimo di ciò che Mercadante ha composto.
Magari quel centesimo che hai ascoltato (quante volte? una? due?) ti pare inferiore a ciò che sei solito ascoltare di Mozart, ok, ma non di meno i fatti parlano da soli.
Ossia: questa gerarchia (che a te, e magari anche a me) pare tanto ragionevole, anzi che tu poni come "esemplare", simbolica di un qualcosa che nessuno sano di mente potrebbe discutere.... in realtà è frutto SOLO ED ESLCUSIVAMENTE di condizionamenti esterni che hanno operato sulla tua testa e sul tuo giudizio! :)
Di per te stesso non hai infatti alcuno strumento per esprimere un giudizio nè tantomeno un raffronto come quello che hai proposto.


Mi domando: la storia non agisce di per se stessa come un vaglio nei confronti di opere minori?
E mi rispondo: se fosse stato per la storia la Donna del Lago, l´Ermione, l´Otello di Rossini giacerebbero ancora nel dimenticatoio, vittime di una damnatio memoriae che ha completamente falsato la fisionomia del grande Rossini.
E ancora: se non fosse stato per Mendelsson forse non avremmo mai riscoperto Bach.
Fosse stato per i romantici, Cosí fan tutte e Nozze di Figaro dove sarebbero ora? COnosceremmo Mozart solo quale autore di don Giovanni!!!
Eppure... il successo arriso in vita a Rossini non é assolutamente paragonabile a quello di un Pacini o di un Pavesi. I contemporanei applaudivano Rossini come un genio, avvertivano la sua carica rivoluzionaria. Il fatto che la sua figura si stagli su un sottobosco di altri autori (oggi per buona parte dimenticati) deriva dal giudizio critico dato dai suoi contemporanei, dato dalla storia. E forse non é possibile ignorare tale giudizio (sebbene sia sacrosanto farsi un proprio giudizio su autori considerati a torto o a ragione minori...). E chissá che non vengano fuori delle sorprese: penso ad alcune opere dimenticate di Donizetti, al Rossini serio, a certo Bellini...
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Re: La Boheme, Salisburgo

Messaggioda MatMarazzi » gio 06 set 2012, 14:24

DottorMalatesta ha scritto:
Mi domando: la storia non agisce di per se stessa come un vaglio nei confronti di opere minori?
E mi rispondo: se fosse stato per la storia la Donna del Lago, l´Ermione, l´Otello di Rossini giacerebbero ancora nel dimenticatoio, vittime di una damnatio memoriae che ha completamente falsato la fisionomia del grande Rossini.
E ancora: se non fosse stato per Mendelsson forse non avremmo mai riscoperto Bach.
Fosse stato per i romantici, Cosí fan tutte e Nozze di Figaro dove sarebbero ora? COnosceremmo Mozart solo quale autore di don Giovanni!!!
Eppure... il successo arriso in vita a Rossini non é assolutamente paragonabile a quello di un Pacini o di un Pavesi. I contemporanei applaudivano Rossini come un genio, avvertivano la sua carica rivoluzionaria. Il fatto che la sua figura si stagli su un sottobosco di altri autori (oggi per buona parte dimenticati) deriva dal giudizio critico dato dai suoi contemporanei, dato dalla storia. E forse non é possibile ignorare tale giudizio (sebbene sia sacrosanto farsi un proprio giudizio su autori considerati a torto o a ragione minori...). E chissá che non vengano fuori delle sorprese: penso ad alcune opere dimenticate di Donizetti, al Rossini serio, a certo Bellini...


La Storia, caro Francesco, esercita un suo sacrosanto diritto nel selezionare il repertorio.
Non è che "sbaglia" buttando Rossini (o lo stesso Mozart) nel dimenticatoio e ripescandoli.
Ogni epoca storica infatti, anche se a Ninci non piace sentirselo dire, seleziona i propri titoli non in base alla loro "qualità", ma in base alla loro "rispondenza" con le esigenze culturali ed estetiche di cui essa stessa è espressione.

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