PQYD ha scritto:Secondo me invece Florez fa benissimo a tenersi a distanza dalla parte
ehehe... me lo sentivo!
che è lunga,
Be' hai ragione, ma ce n'è di più lunghe... E Florez ne ha cantate di più lunghe.
di massacrante estensione (fin dalla sortita, che orbita sul medio-grave ma prevede anche degli acuti)
Ecco, qui avrei posto la cosa all'opposto di come dici!
Cioè che la tessitura di Percy è molto acuta (in perfetta aderenza al modello rubiniano) ma con alcuni passaggi centralizzanti.
Questo perché Donizetti (sia pure il giovane Donizetti) era forse meno portato per le ascensioni stellari di quanto non fosse Bellini (e non parlo solo di estensione, ma di gestione melodica della frase).
Considerato il tipo di vocalità e di scrittura, non credo che Florez - da questo punto di vista - andrebbe male.
Poi se la mettiamo dal punti di vista espressivo...
e soprattutto esige corpo di voce (bella voce) e accento maestoso, qualità che il gentile tenore peruviano non possiede, come peraltro dimostra il disco di recente uscita, in cui, tanto per dirne una, l'aria del Pirata assume contorni alla Gilbert & Sullivan.
Non ti dò torto! C'è del vero nelle tue osservazioni.
Però Percy è personaggio inattivo e (come ho detto) più simbolico che drammatico. Io tanta "maestosità" non ce la vedo...
Si fa manipolare dal re, casca nella rete, si fa decapitare...
E' l'immagine di lui (filtrata dalla sensibilità di Anna) che ci interessa.
Quindi mi pare che i limiti da te messi in evidenza nell'aria di Gualtiero (che invece è personaggio anche drammaticamente aggettante) risulterebbero meno vistosi in Percy.
Io ribadisco che mi piacerebbe sentirlo in questo ruolo!
Come Percy mi pare che nessuno abbia ancora citato Chris Merritt, che, al pari di Blake, non ha il timbro angelico, ma, sempre al pari di Blake, ha (ben) altre frecce al suo arco.
E' vero, ho dimenticato.
Però anche su Merrit (che ammetto essere strutturalmente più portato di Blake ai ruoli Rubini) ho reticenze simili: ossia che il tipo di accento, di canto, di elaborazione della frase musicale ha quel qualcosa di spezzato, di febbrile che limita la semplice progressione della linea, la capacità di illuminazione poetica del puro fraseggio (intendendo con questo il puro rapporto dinamica-ritmo nella frase musicale).
Gli scarsi risultati riportati da Merritt nei ruoli schiettamente romantici (da Cellini a Pollione a Vespri e vorrei aggiungere - per molti versi - lo stesso Arnoldo) così come l'impressionante abilità rivelata successivamente nei suoi "mostri" ell'espressionismo novecentesco (Erode, Mefistofele, il lebbroso) avvallerebbero la tesi di un'emissione più predisposta allo scarto bruciante e alla contrapposizione cromatica piuttosto che alla linearità cantabile, strumentale e intensamente romantica del repertorio rubiniano.