cito da altro thread:
vivelaboheme ha scritto:Buon Requiem, ma occhio. Alla cannonata di Bombardoim nel Dies Irae, il lampadarione scaligero potrebbe "pericolare"!. Al Tuba Mirum di Cannonoim potrebbero staccarsi alcune dorature.
E, a dir la verità, il cast mi sembra indubbiamente stellare ma assemblato senza troppo equilibrio. In particolare: con tutta la stima per Garanca, cos'hanno di verdiano le due voci femminili?
E... sarà una prova post-vacanze pre-Lucerna o un concerto?
Scusate le cattiverie, ma lo faccio apposta: su questo "evento", molti, quando se n'è avuta notizia, hanno posto le riserve di cui sopra... visti anche i PREZZI DA RAPINA dei biglietti!!!!!
Ciao
marco vizzardelli
Ottimo profeta, Marco!
Allora, molto fasto, molta spesa, molta mondanità (alquanto fuori posto il 27 agosto).
Molti posti voti in platea (e sospettosamente vicini tra loro) che dimostrano - considerato l'assoluto esauriti annunciato da settimane - che come sempre parte dei posti per i quali noi spendiamo in tasse sono tenuti per sponsor, invitati della sovrintendenza e altri personaggi che magari poi non vengono.
Inoltre ho potuto sperimentare quel che da anni vanno dicendo i loggionisti. Ammetto di non essere mai andato alla Scala in galleria se non nei posti di parapetto. E quindi non potevo immaginare che alcuni posti di seconda fila in prima galleria (anche se di un costoso terzo settore: 70 euro circa per questo concerto) fossero totalmente ciechi a causa di colonne.
Mi spiego: la signora seduta alla mia destra vedeva benissimo (avendo speso la stessa cifra); il signore alla mia sinistra vedeva benissimo (immagino stessa cifra); io vedevo solo ed esclusivamente la colonna. In qualunque paese civile questo posto sarebbe stato marcato come "aveugle" e con tanto di indicazione sul biglietto.
Risultato: ho passato un'ora e quaranta minuti in piedi (cosa per cui avrei potuto spendere molto meno).
Come Baremboim, direte voi!
Già! La differenza è che lui era pagato, io pagavo...
Siamo la repubblica delle banane anche per questi dettagli.
Venendo alla recita, il cast è stato prevedibilmente grandioso. Il direttore - come anticipava Marco - male, male, molto male.
Soprattutto per i miei gusti (che però non corrispondono a quelli dei milanesi).
Non pensavo di poter ancora sentire in pieno 2012 un Verdi diretto in questo modo, con un'enfasi e una pesantezza tanto insopportabili.
Sonorità assordanti, a tratti davvero "cafone" (e non tanto il Tuba Mirum, che è venuto meglio di quanto aspettassi, quanto tutto il resto), tempi lentissimi che però non si traducevano in pulizia e precisione: il catrame sonoro era pasticciato, gli attacchi regolarmente imprecisi, il tutto con un tale senso generale di incoerneza che (ad esempio) nell'Agnus Dei mi veniva da sorridere.
A livello interpretativo, la retorica è quella più banale e ridicola che si possa associare al Requiem (immaginatevi che a Carmine Gallone, negli anni 40, avessero chiesto di fare un film sul Giudizio Universale), le volgarissime sottolineature espressive imposte al coro, il solito piagnucolare mistico a ogni pagina lirica, i soliti pianissimi iniziali coperti persino dal respiro del pubblico e i soliti fortissimi da Guerre Stellari.
Insomma, robaccia.
Poi lo ammetto che Baremboim è anche capace di fraseggi originali, ma mi secca dover confermare ancora una volta che roba di questo tipo porta la Scala molto più indietro che agli anni di Muti.
I cantanti, come diceva giustamente Marco, sono lì come nella vetrina di qualche famoso gioielliere di Place Vendôme... esposti alla curiosità di turisti che sanno di non poterseli permettere.
Li si ascolta con grande piacere, questo è vero.
Kaufmann è sempre bravissimo e nella mia vita un "Hostias" come il suo non l'avevo mai sentito.
Però la sua voce è ora inconfutabilmente baritonale: rispetto a cinque o sei anni fa, che il baricentro si sia abbassato è evidente. Gli acuti ci sono (non facilissimi, è vero), la potenza pure, ma è solo al centro che la sua voce comunica un controllo ancora disumano. Fenomenale declamatore (nella valorizzazione della parola latina ha stracciato i suoi colleghi), ma vocalista sempre più critico, come ha dimostrato un ingemisco buono ma non trascendentale.
A proposito di Kaufmann, avrei qualcosa da dire anche sul suo Bacchus... ma magari in altro thread.
La Harteros.
Premessa: io ho un ideale per i personaggi Stolz e assimilati (quelli dell'ultimo Verdi da Elisabetta in poi).
E questo ideale sono i soprani mozartiani (alla cui categoria, per certi versi, doveva appartenere la Stolz).
Anche nella storia del canto novecentesco (dalla Seynemeyer, alla Lemnitz, alla Gruemmer, alla Jurinac, a Margareth Price, alla Varady, alla Mattila) le migliori creazioni stolziane sono le loro: non delle Tebaldi o delle Freni, delle Leontyne Price e tantomeno (imho) delle Stella e delle Cerquetti.
Perché queste parti (Elisabetta, Leonora, Amelia del II Boccanegra, il soprano del Requiem, la stessa Aida) non soltanto solo riconducibili a un modello vocale di linearità strumentale e mozartiana (senza legatoni e vibratoni emotivi), ma anche di dignità tragica, compostezza e sobrietà di contegno.
Bene: fino al "Libera Me" avevo pensato che la Harteros potesse incarnare proprio questo filone; ed è così.
Bella e altera, refrattaria a sentimentalismi, fieramente "mozartiana" anche nel colore e raccoglimento dell'accento, sobria nell'espressione, strumentale della linea...
Poi però il finale ha rivelato anche qualche impaccio nella gestione tecnica di aspetti (la filatura sopracuta, il dominio del registro di petto) che rientrano fra le prerogative della Stolz e delle parti scritte per lei (o pensando a lei).
René Pape, nella sua parte ingrata, sa benissimo di non avere il vocione per farsi notare.
E allora gioca di fioretto con sfumature raffinate, originali intenzioni, pianissimi inattesi, ambiguità di accenti. Persuade ma si ammira più la sua abilità che la sua efficacia.
Benché il suo baricentro (al contrario di Florez) sia più acuto di ciò che la parte richiede, la Garanca è stata al di sopra di tutti. Intelligente e analitica (assai più che intuitiva) conferisce sensi e prospettive nuove ad ogni nota, contiene le sue parti in sussurri penetranti e illuminanti. Ritmicamente e come intonazione è una macchina da guerra, tanto che anche nel caos di Baremboim è l'unica ad apparire sempre totalmente a fuoco, netta come una spada di cristallo, pulita e tersa come i suoi capelli biondi raccolti.
Se non le si fanno fare personaggi emotivi o spiritosi (nei quali non va... proprio non va) questa Garanca è una fuoriclasse da annali dell'opera.
Per i cantanti, nonostante la vetrina in Place Vendome, questa requiem valeva il sacrificio.
Un salutone,
Mat