Don Giovanni (Mozart)

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Enrico » lun 26 dic 2011, 3:14

Alberich ha scritto:Splendido spettacolo. Purtroppo la direzione è stata pessima, molle e noiosa, con qualche grande momento, ma niente più.
Terfel, Prohaska, Youn, Frittoli e D'Arcangelo tra il buono e l'ottimo. La Tamar purtroppo ha sostituito una "indisposta" Netrebko, portando a casa la serata, ma riuscendo a buttar via uno dei pochi momenti riusciti di Barenboim. Filianoti secondo me è semplicemente troppo teso e ogni tanto rischia la stecca. Kocan molto, molto meglio dal vivo rispetto alla ripresa RAI.
In definitiva paragonando quanto trasmesso e quanto visto in teatro devo dire che la regia televisiva era da denuncia, e la ripresa delle voci era terrificante.
Carsen, visto davvero e non con i primi piani continui, fa uno spettacolo molto suggestivo. Non ho molto da aggiungere a quanto scritto da Matteo. In realtà l'avevo, ma mi son dimenticato le mie brillantissime considerazioni.
Fa abbastanza ridere che critici di vaglia si siano limitati a dire che lo specchio è una cosa già vista, che le scene erano troppo scarne (???) e che le sedie erano un omaggio a Martone. Io di regia non capisco niente, ma almeno sto zitto...ricordando Oscar Wilde.


Spero di aver specificato, non mi ricordo, che le mie impressioni erano "televisive" (e sicuramente, pur con qualche dubbio su alcuni dettagli, ho affermato che lo spettacolo di cui parliamo è uno dei più interessanti allestiti alla Scala negli ultimi trent'anni almeno!). Ho conssigliato a un amico di tentar la sorte e cercarte un bilglietto per vedere lo spettacolo in qualunque data e a con qulaunque cast, posto il maggiore interesse nella regia, non so se ci sia riuscito, trattandosi di un ventenne già rimasto fuori in occasione di precedenti tentativi. Purtroppo dobbiamo in molti accontentarci di simili visioni limitate, e io faccio parte di una schiera ahimè non piccola di persone che proprio non possono permettersi (anche economicamente ahimè) altro che la visione televisiva, rimanendo a quanto pare la fruizione diretta di un'opera alla Scala riservata a pochi fortunati o privilegiati, ma non è questo il sito per simili lamentazioni (tuttavia, vi chiedo, avete notato come si sia ridotto, per esempio, il numero dei treni circolanti in Italia, mentre è aumentato notevolemte, raddoppiato o triplicato, il costo di molti biglietti ferroviari e teatrali?). L'unico Don Giovanni che vedrò nell'anno 2012 sarà, credo, quello del Teatro Superga di Nichelino (TO). Per la ripresa berlinese di quello di Guth, se anche avessi voluto pensarci, c'è già il sold out.
Enrico B.
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Alberich » mar 27 dic 2011, 13:44

Non mi riferivo di certo a te... : Sig :
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Enrico » mar 27 dic 2011, 17:14

Alberich ha scritto:Non mi riferivo di certo a te... : Sig :


Lo so, ma io mi riferivo alla tua affermazione sulla differenza tra visione dal vivo e in televisione: i limiti della regia televisiva e della ripresa audio erano evidenti, ma la diretta su Rai5, per chi ce l'ha, è sempre meglio di niente. A me è capitato solo una volta di poter rivedere in televisione un'opera a cui avevo assistito dal vivo (Barbiere di Siviglia con Blake, Dara, Pierotti, Pola, De Grandis, regia di Enzo Dara, Torino 1991) ed era stata una grande delusione: della regia e della recitazione nella ripresa Rai si capiva ben poco, e l'audio era veramente pessimo, Blake soprattutto era molto penalizzato: dopo vent'anni, con tutte le meraviglie delle tecnologie digitali, ci aspetteremmo dalle trasmissioni televisive qualcosa di meglio.
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Ebestignani » mer 28 dic 2011, 22:06

I giornali,Internet, la TV ci hanno obbligato ad accorrere in massa.Milano e' abbastanza familiare alla maggior parte di noi: si parte alla spicciolata e ci si raduna tutti in galleria, dove si mangia a sbafo al Biffi. Anche nell'operosa Milano deve esserci parecchia gente che mangia a ufo, visto che un centinaio di cene sono sparite senza che nessuno mostrasse di accorgersene. Almeno noi siamo puri spiriti,e di conseguenza invisibili. In un remoto specchio dell'atrio abbiamo intravisto Toscanini,De Sabata,Karajan e perfino Serafin,ma con loro,si sa,non possiamo parlare. La Maria ha visto lo spirito di Luchino e ha provato a passargli le mani sul volto come faceva con Manrico nel "sei tu dal ciel".Ma lui era chino su una cotoletta con l'esse e con l'osso,e non l'ha filata per niente.
E poi tutti a teatro: su da noi il formarsi di gruppi fissi e' aspramente scoraggiato,ma alla Scala non c'e' niente da fare,anche le alte sfere devono chiudere gli occhi. Cosi' con me c'erano solo Giulietta Shirley e la Fedora : nel palco vicino,accanto ad alcune damazze,si intravedevano Boris Nicolai Ezio e Cesare, Pippo stava in piccionaia con Lucianone,Mario e Enrico. Tito tenore stava in mezzo alle donne,la Renata,dame Joan,Birgit,Claudia,Rosa,Elisabeth: i baritoni in platea. Sola in parte,appollaiata in un angolo del proscenio, la Maria con occhialetti e partitura, e' sempre l'unica che se le porta.
Lucianone e Shirley, che hanno cantato fino a poco tempo fa, hanno provato a cena a spiegarci la questione della regia,
visto che i piu' da noi sono rimasti a Visconti e a Zeffirelli,che, possinammazzallo,e' ancora vivo.
Ogni volta e' un'esperienza simpatica,specie per i piu' vecchi che piu' o meno si comportano come i selvaggi che,trasportati a Manhattan, possono restare stupiti e ammirati vedendo un mondezzaio che trascina la carriola,ma,non possedendone il concetto,non si meravigliano affatto se sopra di loro sfreccia un superjet.
La faccia di Giacomo di fronte allo specchio basculante era tutto un programma: vero e' che era stato a vedere l'allestimento del russo, ed era vaccinato. Quello che non riusciva a ficcarsi in testa,visto che i piccioli gli sono sempre piaciuti,e' che il signore degli specchi guadagnasse piu' dei cantanti.
Si comincia.Dopo poche scene,Shirley mi dice all'orecchio (l'abitudine...) che sembra tutto un film di Bunuel,non si ricorda bene quale. Io Bunuel non so manco chi sia, e non la incoraggio.
Intervallo. Tutti nel foyer starnazzanti come cornacchie. Qualcuno incuriosito,qualcuno ammirato ( Beniamino in primis: ma quante belle donne sulla scena ! e a me toccavate tu e Maria Caniglia!!!! Pure gli uomini erano meglio di te,gli rispondevo risentita.) qualcuno francamente irato ai Numi. Ezio, romagnolo come me, ha detto che siccome un giornale ha scritto che Mattei e Terfel sono a Milano per rinnovare i fasti di Pinza,lui lo querela subito. All'obiezione che non puo' piu',si e' riproposto di tirargli i piedi di notte...
Ma poi,mentre lo spettacolo si dipanava,lentamente tornavano alla memoria le ore dannate e gloriose,su quel palcoscenico,contro critici feroci,ufficiali e non ufficiali, il rumore dei fondo nei camerini,i fiori,i fiori,i fiori.... E su di me,come su tutti gli altri, scendeva atroce e nera l'unica realta' positiva e immutabile: che i registi e i direttori si avvicendavano,che i cantanti di oggi erano li' a sputare l'anima ( e noi a tempo suo stavamo fermi,loro poveracci con Carsen facevano anche la maratona di Boston),che il pubblico era lo stesso di sempre,e che noi,al di la' della vanitas vanitatum,
non c'eravamo piu'.Siamo stati ricchi,dentro e fuori,in questo mondo meraviglioso (Dio mio,fa che duri,fa che non si autodistrugga....) e non l'abbiamo saputo.
La Maria sta per scrivere le sue sensazioni. Vogliateci bene,un bene piccolino.

Donna Ebe Stignani
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda mattioli » mer 28 dic 2011, 23:17

Amen.

Ma perché, Signora, quest'opera che ci è così cara dovrebbe autodistruggersi? Mi dispiace dirGlielo (après moi le déluge, con quel che segue), ma guardi, e lo dico per Lei e per i molti apocalittici del web, che l'opera nel mondo, che è piuttosto vasto e non finisce a Piacenza, va benissimo. I teatri esistenti sono pieni e se ne costruiscono altri, dappertutto: mai si è fatta tanta opera per tanta gente. Questo per la quantità. Quanto alla qualità, benché Lei non canti più, il teatro musicale (che per il fatto di essere musicale non smette di essere teatro) vive, a mio modestissimo parere, un momento che definire interessante è riduttivo. Suvvia, anche negli Elisi, un po' di ottimismo. O almeno di realismo. Anche se dire che tutto va male e tutto fa schifo è, ne convengo, più facile e forse più appagante.

Sa che Lei scrive davvero benissimo? Adoro specie le Sue pagine più crepuscolari.
Mi creda Suo

Alberto Mattioli

PS. naturalmente ossequi, auguri e reverenze varie ai Signori Tenutari del sito, nessuno escluso, nemmeno il GM... : Thumbup :
Twitter: @MattioliAlberto
mattioli
 
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Ebestignani » gio 29 dic 2011, 10:25

No, signor Mattioli,forse mi sono espressa male io, non era ne' una laudatio temporis acti ne' una critica specifica al mondo operistico attuale.
Ma di questi tempi,e se lo faccia dire da una che ha visto due guerre mondiali e la crisi di Wall Street,tutto puo' implodere.Era solo un discorso di paura e malinconia.
Non se ne vada, tra poco arriva la Maria
Grazie delle belle parole

sua Ebe Stignani
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Ebestignani » gio 29 dic 2011, 21:46

Cari AMICI miei,
ho quasi paura di questa parola,che in vita ho usato cosi' poco e cosi' male.Ma dopo avervi letto sempre,e ormai sono tanti anni, dopo tutto il bene che avete detto di me anche quando c'era magari da discuterne, mi sembrerebbe scortese non attribuirvi questo titolo.
Solo la mia carissima donna Ebe ( ho avuto sempre affinita' elettive con i "mezzo",le mie piu' care amiche essendo state Ebe,Giulia e la bravissima e sottovalutata Christa) poteva convincermi a infrangere il mio voto fatto poco prima della morte,e a farmi riparlare di opere e di interpreti. Va detto che, essendo io stata vivisezionata da viva e da morta,capirete quanto poco mi intrighi fare il Magistrato del Canto. E poi quassu',"In diesen heil'gen hallen" non c'e' piu' prosopopea,non c'e' piu' ambizione,non c'e' piu' Ubris. Rimane l'amore per questo Teatro,che ha sempre posseduto ambo le chiavi del mio povero cuore,per le ragioni che ormai,a bocce ferme, vi sara' facile intuire.Quindi se qualche osservazione vi sembrera' cruda,sappiate che e' frutto di onesta e personale valutazione: come sapete,ho sempre odiato le Sacre Opinioni Inviolabili,le Verita' Assolute,i Preconcetti d'Obbligo: e ho sempre considerato il canto d'opera un mistero agonistico in cui quello che sembra vero e imperfettibile e' destinato a cadere nella polvere in una settimana. In piu' sono sempre stata cosciente del fatto che anche ai tempi miei si cantasse molto bene e molto male,e che e' dovere di ogni artista il rendersi conto dell'evoluzione dei tempi e dei gusti.Con una sola,importante eccezione: almeno per me.
A tempo suo,forse i piu' anziani lo sapranno, mi sono dedicata per quasi cinque anni all'insegnamento.Non ne ho mai capito il motivo,ma i miei allievi,in Europa e negli USA,erano quasi sempre di sesso maschile. I miei giovani baritoni potrebbero raccontarvi di come curassi con puntigliosita' maniacale l'intonazione (almeno nei casi non disperati) e il legato: questa la ragione delle infinite volte che li ho messi di fronte a un aria e a un personaggio che detesto,ossia l'andante di Germont.
Perche' panta rei,ma senza intonazione corretta e abilita' di legare non c'e' Verdi e non c'e' niente altro,non ci sono baritoni e non c'e' nulla. E molto poco c'e' se non si scava analiticamente nel personaggio che si ha il privilegio di interpretare.
Dobbiamo pure incominciare,e spero nessuno se la prenda a male se le mie opinioni appariranno molto diverse dalle sue.

LA REGIA.Interessantissima e stimolante,mai banale in nessun particolare.Quanto Shirley adombrava sulla derivazione bunueliana della sceneggiatura mi sembra assai condivisibile. Vorrei citare in positivo quel bellissimo switch coi velluti rossi della festa, e in negativo quell'allusione un po' troppo esplicita ( a mio avviso si poteva calcare un po' meno il pedale e l'effetto sensualita' ne sarebbe uscito anche rafforzato) all'attivita' sessuale dei personaggi.Forse e' una concessione ai tempi,e forse,faute de mieux :evil: ,una esigenza legata all'avvenenza delle interpreti.
Ho avuto sempre timore che per un vero cantante attore non fosse facile lavorare per un regista prevaricatore,che tende a plasmarlo secondo un suo disegno. Ma lavorare con Carsen mi sarebbe piaciuto assai: un'opera cito,cosi' maltrattata: il Trovatore,con tutti quei notturni.

LA DIREZIONE Quanto e' difficile giudicarla... ci sono cose che ho apprezzato moltissimo ( il rilievo dato alle interpreti femminili,forse con qualche tempo un po' slargato,ma con un benefico effetto d'insieme: e poi da tempo non sentivo gli archi cosi' brillanti,tornati al loro livello d'antan...) e cose che ho gradito di meno ( quasi tutto il finale,diciamo,e qualche concertato tirato un po' via) Non credo sia facile trovare di meglio oggi,comunque,e le orchestre barocche non rientrano nei miei canoni estetici per un'opera cosi',me ne scuso.

I CANTANTI Assegno la piena sufficienza a Mattei,che non ho mai sentito.Voce molto "normale" senza benedizioni divine,ma molta correttezza,un settore grave veramente importante e buonissima presenza scenica. Mi sarebbe piaciuta un po' piu' di fantasia e di diable au corps nelle situazioni giuste,e un po' piu' di drammaticita' -con un po' piu' di chiaroscuri-dove serviva. La dizione degli interpreti di derivazione neolatina (con la brillantezza dello scilinguagnolo) nel Mozart italiano mi sembra un valore aggiunto,ancora oggi.Ma comunque,a parte la regia,e' l'unico per cui avrei pagato il molto salato prezzo del biglietto.
Sono molto meno indulgente con Terfel,con cui estraggo il lapis azzurro. E non solo per ragioni vocali -certe volte si ha l'impressione di uno strumento usuratissimo -ma per la volgarita' e la sguaiataggine,da ruffiano dell'Opera da tre soldi,con cui ha tratteggiato un personaggio cosi' sottile e ambiguo.Colpa anche del regista,evidentemente,Luchino lo avrebbe cacciato a calci dal teatro.Mi sembra molto strana la benevolenza,preventiva e successiva,con cui costui e' stato trattato.E non so,con una voce cosi' ridotta,come possa cantare bene Wagner,oggi come oggi.E io che mi lagnavo di London e di Fischer-Dieskau.....
Don Ottavio e Donna Anna mi sembrano accomunati nello stesso incerto presente,e nello stesso nebuloso futuro.
Con una differenza: il tenore,che avrebbe delle doti naturali di rara bellezza, ha dei momenti tali da far pensare a una voce finita senza rimedio.Ci sono dei problemi d'intonazione abissali,oggi come qualche mese fa in Austria, mi sembra incredibile che si possa pensare a lui in una occasione cosi' importante e di tale impatto mediatico.
Per Donna Anna il discorso e' diverso:all'inizio ,anche se non mi sembra abbia dimestichezza con Mozart,ha colpito anche me
per certe splendide risoluzioni,oltre che per l'avvenenza della figura. Ma appena arrivano le salite,si osserva una dicotomia
paurosa tra note centrali e ottava superiore,che sembra smaltata e brillante ma si slabbra e si sfibra gia' su note non estreme. E poi forse dobbiamo ammettere con vera tristezza e autentico rammarico che non e' una cantante musicale. Non e' intonata.
STONA. A S.Ambrogio come a Vienna. Come Anna Bolena,cosi' in Donna Anna. STONA,e non una volta: io di intonazioni calanti e crescenti,tra Vienna e Milano ne ho sentite una diecina.Mi sembra strano che possa aver studiato con la Scotto:anzi la prima cosa che viene in mente,sentendo questo gap cosi' evidente nella omogeneita' della linea di canto,e' "ma con chi ha studiato?" In questo caso -l'altro temo sia senza rimedio- io mi prenderei un bell'anno sabbatico,tanto e' bellissima,ricchissima e idolatrata. E ricomincerei a studiare: con l'insegnante e col ripassatore di spartiti.
Con l'umilta' di cui noi cantanti abbiamo bisogno non solo da morti. Dopo di che i mezzi naturali sono talmente doviziosi che potra' assurgere a Vita Nova. Se no la faccenda rischia di andare a finire male,ma male assai.
E si diceva la Stignani,nei post precedenti: voi non avete idea di cosa significhi cantare con chi per studio o per natura mai ha problemi di intonazione.Ebe eGiulia erano cosi'.
Le altre due soprano meritano secondo me una sufficienza risicata. Una e' una brava professionista, di tutto riposo,una bella voce italiana piuttosto inerte,ma almeno non stona.L'altra ha voce di subrettina e tirando le somme e' Zerlina che gia' avrebbe fatto borbottare quarant'anni fa,ma fa il suo con diligenza senza strafare.
Cosa di cui paiono incapaci Masetto e il Commendatore,specialmente quest'ultimo.
Se devo dire la mia alla fine, non mi e' sembrato un cast stellare. Deploro inoltre il fatto gia' pubblicato da un forumista,ossia che dopo l'uscita di scena (che da vecchia volpe avevo previsto) della signora Netrebko i biglietti siano riusciti tutti fuori.Non e' da Scala.
Perdonerete mai la mia linguaccia? Ma pensavo di farvi peggior servizio mascherando la mia opinione.
La diplomazia non e' stata mai la mia forza,e per questo non ho mai smesso di avere nemici.
Ma voi,per voi c'e' tutto il mio cuore e un abbraccio eterno,"unde redire negant"

la vostra
Maria Kalogeropoulos
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda pbagnoli » gio 29 dic 2011, 23:24

Anche la Maria :shock:
Santo cielo, chi sarà il (la) prossimo(a)?
Tutto l'empireo canoro si da dunque appuntamento su Operadisc?
Chissà quando arriverà la Simionato! O Pavarotti!
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Ebestignani » gio 29 dic 2011, 23:44

Noi ne siamo onorati,dottor Bagnoli. E non e' captatio benevolentiae se le diciamo che ormai quassu' non si legge altro che non sia di voi: com'aquila sui vanni vi alzate. E continuate cosi'.
Sua
Donna Ebe Stignani
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda MatMarazzi » mar 03 gen 2012, 16:04

Ebestignani ha scritto:Cari AMICI miei,
ho quasi paura di questa parola,che in vita ho usato cosi' poco e cosi' male.Ma dopo avervi letto sempre,e ormai sono tanti anni, dopo tutto il bene che avete detto di me anche quando c'era magari da discuterne, mi sembrerebbe scortese non attribuirvi questo titolo.


Caspita! se tu che scrivi sei la vera Maria, sto fremendo dall'emozione! :)
E se non lo sei, mi diverto moltissimo comunque a dialogare con chi ti imita, anche se ... è forse un po' troppo facile suffragare le proprie opinioni con firme tanto impegnative! :)
Chi avrà mai il coraggio di contestare le opinioni di Maria! :)

Ci sono però affermazioni nel tuo post che non mi pare che la Callas a noi nota (a meno che dopo il passaggio a miglior vita non abbia cambiato idea) avrebbe difeso esattamente in questi termini.


Ebestignani ha scritto:( ho avuto sempre affinita' elettive con i "mezzo",le mie piu' care amiche essendo state Ebe,Giulia e la bravissima e sottovalutata Christa)


Strana parentesi.
La CAllas ha sempre dichiarato che la sua più cara amica fra le colleghe fosse la Schwarzkopf, soprano, tanto che sul pianoforte teneva solo una foto della signora Legge e una di Visconti.
Con la Simionato c'è stata, è vero, una lunga e affettuosa collaborazione. Ammetto che potesse chiamarsi amicizia.
In compenso tutto questo affetto per la Stignani mi pare un po' strano, tanto opposte erano le loro estetiche e inconciliabili le loro idee.
Le cronache, anzi, tramandano il ricordo di un sorriso maligno e un sopracciglio ironicamente inarcato al momento di rivolgere alla passatella Adalgisa di zia Ebe il suo "t'intoltra, o ...giovinetta".
:twisted:
Quanto alla Ludwig anzitutto a me non pare affatto sottovalutata: anzi direi il contrario!
Forse un filo sopravvalutata, considerato quanto fu idolatrata da entrambe le sponde dell'Oceano per i decenni della sua lunghissima carriera..., onnipresente nella discografia, mitizzata da pubblico e critica come simbolo confortevole e pacioccone del Wagner rassicurante e tradizionale
Mi chiedo come possano lei e la Callas aver sviluppato una così grande amicizia, essendosi incontrate solo una volta (Norma per la EMI).

panta rei,ma senza intonazione corretta e abilita' di legare non c'e' Verdi e non c'e' niente altro,non ci sono baritoni e non c'e' nulla. E molto poco c'e' se non si scava analiticamente nel personaggio che si ha il privilegio di interpretare.


Anche in questa affermazione riconosco solo in parte la nostra Maria.
Sull'intonazione sì, questa è la Maria.
Posso non concordare sul principio, che quasi sempre deriva dal far passare una delle proprie migliori prerogative per "necessità" assoluta.
Mi ricordo al liceo una ragazza bruttarella e un po' cicciotta... che però aveva una bella pelle chiara e lunghi capelli curatissimi.
Una volta, parlando di bellezza femminile, lei sentenziò che in una donna gli elementi fisici più importanti sono, appunto, la pelle e i capelli! :) Tutto il resto è irrilevante!
La Callas era fantastica come intonazione: un vero computer. Un mezzotono diventava con lei un intervallo gigantesco.
E ovviamente sfruttava questa capacità per articolare l'andamento intervallare delle sue melodie con vera consapevolezza architettonica.
Detto questo, però, ci sono repertori dove questa "articolazione" è meno importante.
Ad esempio quasi tutto il repertorio declamatorio, proprio per come è scritto, tende a privilegiare nel canto la staffilata sonora, pregnante di per sè, con sensibilità più "sillabica" che "melodica".
Un'intonazione millimetrica è fondamentale in Bellini, nel Barocco, in Mozart, persino nel Jazz.
Al contrario lo è molto di meno in Wagner e Puccini (e questo spiega la voga tardo-ottocentesca di vibrare i suoni) e non lo è affatto nel Rock! :)
La Callas fu geniale vocalista, pionieristica colorista, ma declamatrice rudimentale (e non sarebbe potuto essere diversamente).
I suoi Wagner - in particolare il fiacchissimo Liebestod - lo attestano.
Quindi ci sta che dal SUO punto di vista, considerando il suo repertorio e il suo stile, l'intonazione perfetta venisse posta ai vertici delle esigenze canore.
Ancora di più... se avessimo parlato di ritmo.
Nessun cantante da me conosciuto (tranne nella musica Pop) ha mai avuto il senso del ritmo della Callas.
Ma questo è un altro discorso.

Quanto al legato... suggerirei più cautela.
Se parliamo di Bellini, Rossini, Donizetti è vero... la Callas faceva del legato uno strumento imprescindibile e inaggirabile e ne dichiarava a grandi lettere la necessità.
Sublime pastiana quale fu, la Callas esasperò il concetto di legato (sorreggendolo con mantici di fiato logoranti) facendone un perno della sua poetica.
Però, guarda caso, nelle opere in cui cominciò a esplorare il colore - come nella sua fantastica Aida discografica, o nella sua illuminante Butterfly - il legato perse importanza.
L'Aida è del 55, come la prima Sonnambula alla Scala, o la Lucia con Karajan.
Ma mentre nelle seconde due la Callas lega in modo grandioso, nell'Aida il caleidoscopio di effetti coloristici stravince sulla linea, spesso anzi compromettendola.
Quindi non sottoscriverei che la CAllas mettesse il legato sopra tutto.
E' uno strumento molto incisivo, che sapeva usare in modo straordinario... ma non per tutto il repertorio.
Era al belcanto, soprattutto, che lo associava.

Quanto infine allo scavo analitico, a me pare che non sia un problema tecnico, ma semplicemente interpretativo.
La Silja non era certo un mostro di intonazione, nè di legato, a differenza di Mirella Freni. :)
Ma se uno affermasse che la Silja non era interprete analitica quanto la Freni, penso che riderebbero tutte le sfere celesti! :)

Ma lavorare con Carsen mi sarebbe piaciuto assai: un'opera cito,cosi' maltrattata: il Trovatore,con tutti quei notturni.

Questo discorso è credibilissimo in bocca alla Callas, perché già ai suoi anni le sue tecniche di recitazione (costruite sulla musica, misura per misura) corrispondevano alla rivoluzione di Carsen e compagni.
Anche se a distanza di tanti decenni, Carsen e la Callas parlano la stessa lingua.
Però... mi sorprende che una come lei - che ai suoi tempi era informatissima su quel che avveniva nel mondo - si sia lasciata sfuggire (pur da lassù) che Carsen in verità il Trovatore l'ha già fatto: esiste pure il video e non si tratta purtroppo della sua più bella regia.


LA DIREZIONE Quanto e' difficile giudicarla... ci sono cose che ho apprezzato moltissimo ( il rilievo dato alle interpreti femminili,forse con qualche tempo un po' slargato,ma con un benefico effetto d'insieme: e poi da tempo non sentivo gli archi cosi' brillanti,tornati al loro livello d'antan...) e cose che ho gradito di meno ( quasi tutto il finale,diciamo,e qualche concertato tirato un po' via) Non credo sia facile trovare di meglio oggi,comunque,e le orchestre barocche non rientrano nei miei canoni estetici per un'opera cosi',me ne scuso.


Al contrario questo discorso (la difesa del Mozartismo romanticizzato alla Baremboim, tipico da anni '50, e le perplessità verso i moderni complessi filologici) potrebbe benissimo essere farina del sacco "divinesco".
Soprattutto perché, vale la pena ricordarlo, la Callas non era una folle estimatrice di Mozart.
Lei restava legata a canoni romantici... ed è pertanto ragionevole che potesse tollerare una direzione anti-mozartiana come quella di Baremboim.

I CANTANTI Assegno la piena sufficienza a Mattei,che non ho mai sentito.Voce molto "normale" senza benedizioni divine,ma molta correttezza,un settore grave veramente importante e buonissima presenza scenica. Mi sarebbe piaciuta un po' piu' di fantasia e di diable au corps nelle situazioni giuste,e un po' piu' di drammaticita' -con un po' piu' di chiaroscuri-dove serviva. La dizione degli interpreti di derivazione neolatina (con la brillantezza dello scilinguagnolo) nel Mozart italiano mi sembra un valore aggiunto,ancora oggi.Ma comunque,a parte la regia,e' l'unico per cui avrei pagato il molto salato prezzo del biglietto.


I gusti sono sacri, specie quelli della CAllas. Inoltre ammetto di aver sentito Mattei più travolgente in altre occasioni che in questo Don Giovanni.
E tuttavia credo che sia un po' di più di un cantante corretto.
A mio parere è una delle più incisive personalità di oggi: io lo seguo dal 1998, quando a Aix gli sentii eseguire proprio Don Giovanni con Brook e Abbado.
Quanto al suo Oneguin e al suo Billy Budd - entrambi ammirati dal vivo - mi pare che andrebbero ascritti fra gli eventi culturali degli ultimi vent'anni.
La carenza di drammaticità e di "diable au corps", che giustamente hai riscontrato, secondo me è voluta, appartenendo Mattei a una schiera di interpreti - i più famosi fra i libertini odierni - che nel personaggio vedono tutt'altro e tutt'altro intendono rappresentare.
Per chi rimpiange i Don Giovanni alla Pinza (cosa perfettamente lecita intendiamoci) può essere un limite.
Per gli altri - me compreso - è un pregio.

Sono molto meno indulgente con Terfel,con cui estraggo il lapis azzurro. E non solo per ragioni vocali -certe volte si ha l'impressione di uno strumento usuratissimo -ma per la volgarita' e la sguaiataggine,da ruffiano dell'Opera da tre soldi,con cui ha tratteggiato un personaggio cosi' sottile e ambiguo.Colpa anche del regista,evidentemente,Luchino lo avrebbe cacciato a calci dal teatro.Mi sembra molto strana la benevolenza,preventiva e successiva,con cui costui e' stato trattato.E non so,con una voce cosi' ridotta,come possa cantare bene Wagner,oggi come oggi.E io che mi lagnavo di London e di Fischer-Dieskau.....


Premesso che:
1) in questo forum avevamo già espresso diversi mesi fa molte perplessità sull'idea di scritturare oggi Terfel in Leporello
2) Luchino (proprio come CArsen) sarebbe stato onoratissimo di avere un simile colosso nei propri cast
3) che la Callas si lagnasse di London e soprattutto di Fischer Dieskau mi pare davvero moltro strano...
premesso tutto questo, sono comunque sorpreso dall'affermazione che, provando difficoltà in Leporello, non si possa cantare meravigliosamente Wagner!
Questa mi pare un'ingenuità che forse sarebbe scappata alla zietta Ebe, ma difficilmente alla Callas. :)
Lei sapeva benissimo che esistono scuole tecniche differenti e che un grande declamatore ha diversa formazione rispetto a un grande vocalista.
E che l'uno e l'altro potrebbero apparire a disagio nei rispettivi repertori.
Lo sapeva tanto bene che, passati i primi anni, non osò più avventurarsi in Wagner (nonostante molto proposte) e mai in Strauss (rinunciò persino a una progettata e vagheggiata Salome).

Quanto a Terfel, non so se arriverò mai a convincere zietta Ebe (i nostri gusti sono ahimé molto diversi) ma non credo che mi sarebbe difficile convincere Maria che non solo il GAllese dispone di una delle voci più spettacolari e sconvolgenti - proprio come suono - dei nostri tempi, ma che la sua è una personalità artistica incendiaria.
Personalmente l'ho sentito dal vivo in tantissime occasioni e sempre in ruoli declamatori (bisogna saper scegliere anche il repertorio in cui si giudica un artista).
A Londra il suo Jochanaan fu semplicemente monumentale, proprio come il suo Falstaff, il suo Wotan (Rheingold) e persino il suo Gianni Schicchi.
Quanto poi al suo Hans Sachs (Cardiff), credo che nella mia vita non sentirò mai più un'esecuzione wagneriana di questo livello.

Mi pare doveroso condividere con i nostri lettori un esempio di cosa possa significare il declamato wagneriano in bocca a un gigante come lui.
Sentilo bene, sentilo tutto... e poi dimmi la tua! :)


Quanto alle "stonature" della Netrebko... non so...
mi fido dell'orecchio perfetto della Callas (o di quello altrettanto perfetto, ne convengo, della Stignani... che sempre più mi pare si stia celando dietro la firma dell'illustre collega) :)
Io non ne ho sentite di così clamorose...
o, per lo meno, credo che per il tipo di tecnica su cui la Netrebko si è forgiata (che è quella di un liricone molto tradizionale, molto "alla slava", adusa più all'emozione e ai vibratoni da tardo ottocento che alla strumentalità del settecento) la sua intonazione non sia poi così ballerina.
I criteri di valutazione (persino sulla precisione dell'intonazione) variano dalle abitudini associate ai repertori.
Ricordo ad esempio che quando feci sentire la Tebaldi a un amico appassionato di Jazz, questi rimase scandalizzato da quanto la Tebaldi stonasse!
In realtà non stonava affatto, solo che lui applicava a Puccini gli stessi criteri esecutivi che era abituato a sentire in Cole Porter cantato dalla Fitzgerald.
In Mozart vuoi un canto più strumentale e preciso nell'intonazione di quello della Netrebko?
Sono perfettamente d'accordo (e, mi spiace dirlo, lo sono anche i barocchi odierni, che in quanto a intonazione sono delle macchine, tali da far sembrare dilettantesca la donna Anna di Leontyne Price).
Ma non per questo arriverei a dire che una Netrebko ...stona! Come non lo direi della Price. Anche se nessuna delle due sarà mai intonata come la Fitzgerald nel Jazz e la Kirby in Purcell...
Qualche volta lo direi (che stona un po') della Rysanek, ma nel repertorio in cui eccelleva non ce ne si accorge nemmeno.

Quanto al fatto che la Netrebko dovrebbe prendersi un anno sabbatico e tornare a studiare, ti dirò che io, se fossi cantante d'opera, prenderei una tale decisione solo in base alle reazioni del pubblico.
Se mi fischiano o mi applaudono freddamente un dubbio ce l'avrei...
Se invece il pubblico mi idolatra, vuol dire che - per lui, che comunque è il primo e l'ultimo giudice - vado bene così come sono!
Inoltre non direi che la Netrebko ha studiato con la Scotto: al massimo avrà conversato con lei un paio di volte e fatto due vocalizzi.
La sua formazione (e una gavetta di quasi dieci anni) è avvenuta in Russia, dove per altro - basta sentire la Vichnievskaja - lo slancio sonoro e la "polposità" timbrica sono sempre venuti prima dell'intonazione strumentale e millimetrica.


Perdonerete mai la mia linguaccia?

A patto che tu perdoni la mia! :)

La diplomazia non e' stata mai la mia forza,e per questo non ho mai smesso di avere nemici.

Potremmo porre questa epigrafe anche in testa alla home di Operadisc! :)
La mancanza di diplomazia, i molti nemici (e la conseguente gloria) e gli altrettanti imitatori sono sempre stati il nostro vanto!
Ed è per questo che, quali che siano le nostre divergenze, siamo contentissimi che tu (zia Ebe, o Maria o chi per loro) sia ora nel nostro gruppo! :)

A presto,
Mat
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Ebestignani » mer 04 gen 2012, 3:15

Una breve replica al carissimo Amministratore,con cui non intendo affatto mettermi in polemica, visto che la sua straordinaria competenza multisettoriale ( che tra i critici che si occupano di teatro lirico e' assolutamente eccezionale,e degna delle migliori fortune per il futuro) traspare da ogni frase.
Quello che volevo fare ( e Donna Ebe lo stesso, lei avra' capito subito) e' tirare un sasso non nello stagno,per carita' suonerebbe riduttivo,diciamo meglio nel lago di questo bellissimo sito. Il punto e' che Lei e il dottor Bagnoli,che rappresentate l'80 per cento abbondante dei contributi alle discussioni, avete sviluppato, con ragionevolissime e meditate
premesse teoriche ( vedi la faccenda dei coloristi,vocalisti e declamatori) un metodo critico che lentamente e' divenuto monocromatico, e nei giudizi di merito - tutta la discografia rappresenta un confronto continuo,siamo d'accordo? -privilegia un certo tipo d'esecuzione. Il fatto che le voci "espressioniste" da voi amate trovino la loro naturale collocazione nel versante wagneriano o straussiano ( penso alle continue esaltazioni di Anja Silja,di Marta Modl, di Leonie Rysanek,di Inge Borkh e di Gwyneth Jones,tanto per fare qualche nome ma ce ne sono molte altre) comporta poi inevitabilmente la convinzione che la stessa ricetta possa applicarsi al resto del repertorio,con esclusione di quello barocco. Come risultato finale vengono sconvolti ,con qualche eccezione ( pensavo proprio alla sottoscritta,di cui amate soprattutto, se ho capito bene, le incisioni tarde,quelle che potendo avrei distrutto col fuoco: vedi colloquio con Franco Abbiati,CDS,maggio 1971)i criteri di valutazione prima vigenti.
Questo puo' anche essere un bene: le gerarchie eterne e immutabili nel canto d'opera hanno poco senso. Tutto cambia,mi puo' dare atto di una qualche onesta' intellettuale se le ricordo l'intervista fatta alla stampa dopo aver sentito Joan Sutherland nella Lucia del Garden nel 1959 durante un viaggio in Inghilterra: e dissi proprio che avevo sentito un autentico fenomeno,una che avrebbe fatto scuola,in un certo repertorio,per un secolo almeno: ed era la "mia " Lucia....
Pero' i conti bisogna farseli tornare,non sempre ma quasi sempre. E nel repertorio italiano e italianizzante il discorso cambia radicalmente.
Guardi, ci pensavo proprio dopo il Don Giovanni, e ci ho ripensato a lungo dopo aver letto la sua bellissima risposta alle mie povere parole. I contenuti sono avvincenti e convincenti. Mi sembra pero' che sia la manodopera ( absit iniuria verbis)a non rispondere alle innovazioni dell'ingegnere e dell'architetto. Fermo restando il fatto che intonazione e legato servono secondo me sempre (in maniera veterotestamentaria,direbbe il dottor Bagnoli...) rischiamo di fare la fine di quelli che pensavano che il teatro d'opera si potesse vedere solo a Martina Franca.
Lei mi dice che le squadrature della Netrebko potrebbero evitarsi,ma al di fuori del Verismo e dI Bellini,se ricordo bene,una buona interpretazione e' possibile anche con quelle. A parte che la signora ci ha ammannito ( con una linea di canto pero' un po' meno incerta) le stesse stonature in Donizetti,nel diluvio generale di consensi,con qualche eccezione critica anche su questo sito,e io c'ero ,io non sono d'accordo. E quello che preoccupa e' che il fatto non mi pare affatto occasionale,a parte che le sue mi sembrano due ottave attaccate con l'Uhu.
La senta bene,caro Mat, sara' sicuramente in possesso delle registrazioni. Ce ne sono tante di intonazioni incerte,mi dispiace insistere,senza cercare il pelo nell'uovo.Dopo di che io ripeto umilmente la mia opinione,e del pubblico che la adora pazienza,su,vanno anche in duecentomila a sfidare gli uragani per Bocelli! O cambiano le cose,o presto la aspetta proprio Bocelli con la direzione di Allevi.O i CD,dove guarda caso non stona.
E poi perche' mi fa sentire il Wotan di Terfel? A parte che,a 45 anni attuali,se non sbaglio,mi sembra che le cose vadano sensibilmente peggio,a parte il gusto infame mostrato in Leporello ( e li' la voce non c'entra) un artista lo dovrebbe sapere bene quello che puo' fare e non puo' fare. Non gli si dovrebbe firmare nessuna cambiale in bianco. Invece questi vogliono fare tutto,vogliono spremere tutto: e dal loro punto di vista fanno anche bene. Del resto,succedeva anche ai tempi miei.
Non so pero' quello che sarebbe successo,ai tempi miei,e mi permetta l'uso di qualche espressione forte, se qualcuno avesse inciso una Lucia ignobile come quella di un celebre soprano francese (sentita oggi) o un CD come quello di un tenore tedesco(sentito a Capodanno) in cui si sente un cantante che nelle arie veriste (che ancora oggi non sono male come banco di prova per un tenore) assomiglia a un dobermann, e che,noblesse oblige avrebbe detto il Cellettone,stona pure.Sangue fino al malleolo! E stiamo parlando di gente che ha appena quarant'anni o poco piu'.
Adesso non mi faccia sentire In Fernem Land,la prego.Lo so che quella la fa bene :twisted:
A proposito,la saluta Ezio Pinza,suo quasi conterraneo :!: Se lo risenta qualche volta,lui sta ancora borbottando "Trfl trfl"


PS le interviste riguardanti le amicizie con i "mezzi" ,e i miei rapporti con London e Fischer Dieskau sono del 1971 anche,e compaiono sul "Loggione" rivista d'opera che ebbe purtroppo breve durata.Fecero un certo scalpore,specie la faccenda di Fischer Dieskau: io un idiota presuntuoso del genere non l'avevo mai incontrato,d'altronde. E nell'opera italiana,a teatro e senza i microfoni della DG,faceva letteralmente ridere i polli.Allora io,stuzzicata senza reazione per anni,alla fine l'ho detto.Si cantasse i suoi lieder.
Quanto alla Ebe,che aveva cantato con me Adalgisa al Covent Garden a fine carriera,e che in quell'occasione aveva trissato "Sgombra e' la sacra selva", confermo e la mia grande amicizia per lei,e il fatto di averle chiesto da uscire da sola
dopo il finale del primo atto. :?

Un abbraccio dalla sua
Maria Kalogeropoulos
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda MatMarazzi » mer 04 gen 2012, 10:03

Ebestignani ha scritto:Il fatto che le voci "espressioniste" da voi amate trovino la loro naturale collocazione nel versante wagneriano o straussiano ( penso alle continue esaltazioni di Anja Silja,di Marta Modl, di Leonie Rysanek,di Inge Borkh e di Gwyneth Jones,tanto per fare qualche nome ma ce ne sono molte altre) comporta poi inevitabilmente la convinzione che la stessa ricetta possa applicarsi al resto del repertorio,con esclusione di quello barocco.


Ma non è vero, lo giuro!
E credo che lo abbiamo dimostrato innumerevoli volte: sono anni che ribadisco la mia idiosincrasia per ogni interprete "non vocalista" che si cimenti col repertorio "da vocalisti".
L'ho detto a proposito di Fidelio, l'ho detto a proposito di Otello (e sto parlando di opere in cui i declamatori sono talmente accettati da essere tollerati persino dai cellettiani).
Altro che barocco! Io ho contestato ogni declamatore si sia impegnato addirittura nell'ultimo Verdi.
Non è sul versante tecnico che discuto la Stignani! La sua formazione, a parte l'eccessiva uniformità e monotonia, era abbastanza adeguata al repertorio italiano.
E' sul versante musicale e teatrale che la contesto, versanti senza i quali non esiste l'opera (che, non dimentichiamolo, è prima di tutto un genere di "teatro musicale", non un "genere di canto così e così").

Molti appassionati italiani, e mi pare un po' anche tu :), sono talmente ostili al canto "declamatorio" (o a quello colorista) da considerare chi li apprezza come un nemico del canto vocalista!
Come dire: dici che ti piacciono le rosse? Allora odi le bionde!
Farmi passare per tedescofilo mangia-crauti (proprio io!!!) è solo una scappatoia, un modo troppo facile per esorcizzare lo sconcerto che suscita il mio anti-dogmatismo.
E' un po' come quando si facevano passare per fascista/nazista/franchista quanti timidamente osservavano che su taluni aspetti poco pubblicizzati della resistenza sarebbe stato il caso di fare chiarezza.
Elogiare i pregi del canto declamatorio (come quello jazzistico o quello tibetano) non significa odiare quello vocalistico! :)
E se uno dice che la Stignani era monocromatica e musicalmente rudimentale non significa che odi tutti i cantanti italiani!
Ripeto... questa è solo una scappatoia che alcuni nostri vecchi (in tutti i sensi) nemici, ora imitatori, trovavano per cercare di difendersi dalle nostre critiche! :)
Mi spiace per loro ma non funziona: il fatto che loro non dispongano degli strumenti per capire una Moedl o una Pauly, non significa che noi, a differenza loro, non siamo perfettamente in grado di capire - anche meglio di loro - una Sutherland o un Pertile.

Questo puo' anche essere un bene: le gerarchie eterne e immutabili nel canto d'opera hanno poco senso. Tutto cambia,mi puo' dare atto di una qualche onesta' intellettuale se le ricordo l'intervista fatta alla stampa dopo aver sentito Joan Sutherland nella Lucia del Garden nel 1959 durante un viaggio in Inghilterra: e dissi proprio che avevo sentito un autentico fenomeno,una che avrebbe fatto scuola,in un certo repertorio,per un secolo almeno: ed era la "mia " Lucia....


Eppure, birbantella di una Divina, ricorderai di non aver accettato di cantare la Valentine degli Ugonotti alla Scala nel 1962 proprio per non dover dividere il campo con la Sutherland.
Strano però che invece di "provare" le tue grandi amicizie con gente come la Stignani e la Sutherland (in virtù di apprezzamenti più o meno riportati), non ci parli un po' della tua ben più lunga e documentata amicizia con la Schwarzkopf, comprese le imbarazzanti sessioni di canto al Biffi (tra gli occhi allibiti degli avventori) quando costringevi la Schwarzkopf a cantare mentre le tastavi la gola, per capire come facesse...
Forse perché ora... viste le strani opinioni che stai difendendo in questi post... :) tale amicizia è un po' meno pubblicizzabile?
Tu, il prototipo del "vero" canto (quello belcantista, antico, italiano...) e l'altra che invece era il canto "colorista", desonorizzato, spogliato, alla tedesca... che nessun cellettiano approverebbe!
Eppure eri tu che cercavi di capire da lei "come facesse"! :)

Pero' i conti bisogna farseli tornare,non sempre ma quasi sempre. E nel repertorio italiano e italianizzante il discorso cambia radicalmente.

Cambia certo, l'ho sempre detto, sempre scritto... fino alla sfinimento.
Il repertorio scritto per i vocalisti deve essere affrontato SOLO dai vocalisti.
Vuoi che ti faccia una ricerca su questo forum per trovarti le centinaia di volte che l'ho affermato! :)
Se vuoi lo faccio...
Epperò alla fine quel che conta di più è sempre la Musica e il Teatro.
Il musicista rudimentale e il teatrante modesto non sarà mai un grande interprete d'opera, e nessuna "giustezza" di suoni potrà mai riscattarlo.

Fermo restando il fatto che intonazione e legato servono secondo me sempre (in maniera veterotestamentaria,direbbe il dottor Bagnoli...)

L'intonazione conta sempre, siamo d'accordo, altrimenti non parleremmo di musica.
E tuttavia la perfezione strumentale dell'intonazione si può giudicare diversamente a seconda del tipo di repertorio e delle abitudini esecutive a cui lo associamo.
Nemmeno tu puoi dirmi che in una frasona pucciniana o straussiana, con voce spiegata e orchestrona all'unisono, sia richiesta la stessa perfezione maniacale che è giusto aspettarsi in Handel o nel Jazz.

Quanto poi alla cattiva sutura fra i registri della Netrebko (attaccati con l'Uhu), che dire se non che sono di stucco? :)
Ammesso (per ora) che la Netrebko sia così "fratturata", e premesso che a me le diseguaglianze timbriche non sono mai dispiaciute (specie se sfruttate a fini espressivi), ma proprio tu... proprio tu, cara Divina, vieni a lamentarti delle diseguaglianze?
Eri forse un modello di omegenità timbrica, cara Maria?
NOn ricordi che a proposito della tua voce già gli illuminati detrattori dei tuoi anni avevano sventolato lo spettro di non due bensì "tre voci"?
E ora proprio tu, che hai riso loro in faccia e ci hai dimostrato che avere "tre" voci può essere una forza, una ricchezza, un'arma... proprio tu elevi ora la stessa accusa contro una Netrebko, la cui qualità timbrica, per altro, è decisamente superiore alla tua?
Ma cosa ti hanno fatto lassù?

E poi perche' mi fa sentire il Wotan di Terfel?

Perché tu avevi messo in dubbio che si possa cantare bene Wagner quando si canta male Mozart.
Si può... si può...

Quanto all'età di Terfel... lo so che lui dichiara di avere 47 anni, ma credimi... non è vero.
Il vanitoso baritonone gallese si toglie almeno 5 o 6 anni. E' della stessa leva di Keenlyside.

Invece questi vogliono fare tutto,vogliono spremere tutto: e dal loro punto di vista fanno anche bene. Del resto,succedeva anche ai tempi miei.


Ancora una volta ti prego, adorata Maria....
Proprio tu non venirmi a replicare la vecchia tiritera del "i giovani d'oggi che vogliono fare tutto"...
Proprio tu!
Tu che a ventiquattro anni hai osato alternare Bruennhilde e i Puritani, Turandot e il Turco in Italia, Gioconda e Lucia!

Non so pero' quello che sarebbe successo,ai tempi miei,e mi permetta l'uso di qualche espressione forte, se qualcuno avesse inciso una Lucia ignobile come quella di un celebre soprano francese (sentita oggi) o un CD come quello di un tenore tedesco(sentito a Capodanno) in cui si sente un cantante che nelle arie veriste (che ancora oggi non sono male come banco di prova per un tenore) assomiglia a un dobermann, e che,noblesse oblige avrebbe detto il Cellettone,stona pure.Sangue fino al malleolo!


Questi discorsi, cara Divina, mi fanno soffire! :)
Proprio come mi fa soffrire sentir ridacchiare i giovani melomani che frequento quando faccio vedere loro un video degli anni '60 o sentire un disco degli anni '30.
Perché presente e passato (che devono essere diversi, guai se così non fosse) devono irridersi l'un l'altro?
Che ragione c'è di accanirsi su simili confronti...
Tu dici che negli anni 50 avrebbero versato sangue di fronte a una Lucia come quella della Dessay?
Forse non ti ricordi come, a parte te, si cantasse Lucia!
Tutti faccini floreali e sospiretti da brava bambina...
Inoltre come fai a non ricordare che, proprio negli anni 50, c'era chi si chiedeva come potesse cimentarsi in Lucia una "vociaccia" tutta stridori e diseguaglianze come la tua (non tanto più piacevole della Dessay specie se, come per la francese, andiamo a prendere la versione discografica "tardiva").
Tu dici che Kaufman nel suo disco più brutto (l'abbiamo già scritto noi) sembra un doberman?
Ma davvero non ti ricordi come erano le esibizioni veriste (Pagliacci, Andrea Chenier) di alcuni miti degli anni '50 come Di Stefano e Del Monaco, tuoi abituali collaboratori?
Siamo davvero sicuri che il "Ridi Pagliaccio" di Kauffman sia tanto peggiore del loro?
No, scusami Maria... ma questo è un gioco in cui non ti posso seguire.... mi dà tristezza.

A proposito,la saluta Ezio Pinza,suo quasi conterraneo :!: Se lo risenta qualche volta,lui sta ancora borbottando "Trfl trfl"

Io PInza lo sento spesso... e mi piace pure.
Ma lo preferisco in South Pacific che in Don Giovanni. :)

specie la faccenda di Fischer Dieskau: io un idiota presuntuoso del genere non l'avevo mai incontrato,d'altronde. E nell'opera italiana,a teatro e senza i microfoni della DG,faceva letteralmente ridere i polli.Allora io,stuzzicata senza reazione per anni,alla fine l'ho detto.Si cantasse i suoi lieder.


Forse perché non sono un pollo... ma a me Fischer Dieskau in Rigoletto, Macbeth, Iago non ha mai fatto ridere.
Comunque, cara Maria, sapevo che sei un caratterino, ma non mi sembra da te dare dell'Idiota a un collega col quale non hai mai lavorato e che sicuramente Idiota non fu.
Presuntuoso lo era, questo è vero! Ma non è che tu fossi un modello di modestia! ;)
Ma soprattutto non è degna di te, cara Maria, la frasaccia finale: "si cantasse i suoi Lieder"
Una donna della tua sensibilità e intelligenza non può non sapere che i Lieder di Schubert e Wolf non sono di Fischer Dieskau, ma di tutti noi.
Ci appartengono, fanno parte della nostra grande eredità culturale proprio come Bellini e Donizetti...
E non li si canta come "ripiego" (come si diceva di te... ricordi? che cantavi cherubini e le opere sconosciute perché avevi voce troppo brutta per cimentarti col grande repertorio verdiano e puccianiano).
Per cantare Wolf (come per cantare Donizetti) ci vuole una marcia in più.
Anzi, come hai detto in un'altra occasione... per cantare "bene" qualsiasi cosa ci vuole una marcia in più.


Con le più affettuose cordialità e un sentito ringraziamento per gli appassionanti dibattiti che sa alimentare,
Matteo Marazzi
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda pbagnoli » mer 04 gen 2012, 11:01

Buffa questa querelle da parte della Maria, la più colossale sperimentatrice della Storia del Teatro d'opera.
E buffo che - come i nostri simpatici detrattori - faccia la solita confusione fra declamato e colorismo, in ciò dimostrando di non aver letto proprio tutto quello che abbiamo scritto sul tema. Ma si può capire: non credo che Lassù ci siano tanti mezzi telematici a disposizione, e poi non abbiamo la presunzione di arrivare sino alle alte sfere...

Quanto ai colori, devo dire che Lei stessa mi ha sempre dato l'idea di una colorista di straordinaria bravura.
Quanto al repertorio - come già ha fatto rilevare Matteo - che dire di una cantante che passa da Wagner (un Wagner poco interessante rispetto a quello di Bayreuth, un Wagner internazionale, ma insomma pur sempre un Wagner) ai Puritani? E sì, lo sappiamo che non fu un'idea completamente Sua, che fu influenzata da Tullio Serafin, ma anche in questo ci sta l'eterna querelle fra cantanti e pubblico - da una parte - e direttori dall'altra, come se la "colpa" (si fa per dire, ovviamente) fosse sempre e solo di questi ultimi. Loro, i cattivi maestri! :)
E poi, quel riferimento ai cantanti!
Siamo onesti, Maria: rispetto a quello che si sentiva prima di Lei, in Lucia Lei ne ha fatte ben di peggio della Dessay! Vogliamo ricordarci come mordeva la frase ne "il fantasma!", con voce ingrigita e rantolante come uno squittio? E la dirigeva non un pincopallo qualsiasi, ma Herbert von Karajan in persona! Ho un caro amico che ancora oggi La detesta per quelli che lui definisce crudelmente i miagolii, ma va capito! E' vero che i gusti sono gusti ed è vero che non tutti riescono a capire e apprezzare i colori, ma io penso che la Dessay sia stata la prima a fornire un ritratto attendibile della povera ragazza scozzese dai tempi...della Callas!
Del Kaufmann "verista" avevamo già parlato male noi per primi: il nostro Maugham aveva ben detto che Kaufmann non è un tenore buono per tutti gli usi. Eppure ho ricordi memorabili del suo Cavaradossi, anche per me infinitamente superiore non solo a quel figuro che si è esibito recentemente al Capodanno di Venezia, ma anche a alcuni che si accompagnarono a Lei e che altri oggi osannano ma che ai tempi avrebbero massacrato: mi riferisco non solo a quelli citati dal mio sodale, ma anche a gente come Pier Miranda Ferraro, o Gianni Poggi.
Il riferimento a Fischer-Dieskau mi sembra invece suggerito da Donna Ebe, che contro i "tedeschi" è recentemente incappata proprio sul nostro sito. Glielo perdono proprio perché è... la Maria.

Le auguro uno splendido 2012, Maria. La ascolto sempre con amore infinito, perché in fondo callassiani lo sono tutti, a cominciare da quelli che fanno finta di odiarla.
Mi creda devotamente Suo,
Pietro Bagnoli
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(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda Maugham » mer 04 gen 2012, 12:55

Ebestignani ha scritto:Dopo di che io ripeto umilmente la mia opinione,e del pubblico che la adora pazienza,su,vanno anche in duecentomila a sfidare gli uragani per Bocelli! O cambiano le cose,o presto la aspetta proprio Bocelli con la direzione di Allevi.O i CD,dove guarda caso non stona.


Cara Maria,
purtroppo la mia venerazione nei suoi confronti rischia di ridimensionarsi di fronte a queste argomentazioni. Da lei proprio non me l'aspettavo! Suvvia (scusi l'ardire) questa è proprio l'argomentazione di chi... non ha argomenti.
Il successo di Bocelli/Allevi & c. è usato come ultima arma dialettica da parte di tutti quelli che vogliono giustificare la propria avversione nei confronti di personaggi di cui, obtorto collo, devono constatare la popolarità. :D
Forse a voi là in alto sfugge, ma Bocelli e Allevi fanno "cose" che li rendono molto più vicini a Lady-Gaga che a Kaufmann e a Richter. Il cross-over è un'altra cosa. E' sempre esistito e sempre esisterà. Le registrazioni di Arthur Fiedler vendevano molto di più di quelle di Ormandy; ciò non toglie che il metro di valutazione sia completamente diverso.

Adesso non mi faccia sentire In Fernem Land,la prego.Lo so che quella la fa bene :twisted:


Anche questa, mi perdoni, è strasentita. Roba da chiacchiera conviviale.
Tutti, ma proprio tutti quelli con cui discuto su Kaufmann, messi alle strette, finiscono la discussione dicendo: "Si vabbè, in quella "roba" lì lo ammetto è bravo"
Nessuno però che si domandi sul "perchè" sia "bravo" in un certo repertorio e -come noi onestamente abbiamo sempre constatato- generico e funzionale (quando non pessimo) in un altro.
Come mai è grande Lohengrin e un ancora più grande Siegmund, mentre è solo un buon Faust e un disastroso cantante del Rosenkavalier?
Perchè non sa cantare?
Non riesco davvero a capire perchè sia così complesso -nel campo del teatro d'opera- parlare di scuole e di repertori diversi da cui sono nate (e nasceranno)tecniche diverse per affrontarli.
In tutti gli altri ambiti artistici la cosa è talmente pacifica e condivisa che nessuno la mette in discussione.
Nessuno dice "adesso non mi tiri in ballo Guernica perchè lo so che quella Picasso l'ha fatta bene".
Forse nelle alte sfere non vedete molti film, ma senza dubbio conoscete bene un regista americano che si chiama Spielberg.
E' stato l'inventore del blockbuster in senso moderno. Prima dello Squalo non esisteva nemmeno il termine. Prima un film aveva successo e raggiungeva certe cifre di incassi, anche ragguardevoli, ma sempre in un ordine ragionevole di grandezza. Con lui i botteghini sono saltati per aria. Il marketing massiccio, il merchandising, l'ossessivo tam-tam mediatico ha fatto quintuplicare gli incassi.
Lui ha gettato le basi per il cinema industriale a livello planetario.
Ed è stato a suo modo un rivoluzionario e uno sperimentatore.
Adesso lo diamo per scontato, ma la sua tecnica narrativa (attenzione "tecnica") era del tutto sconosciuta. Il suo sistema narrativo, fatto di climax continui, di segmenti di distensione/tensione/distensione era una novità. Prima si partiva da una storia, dalla costruzione di personaggi verosimili, dalla recitazione i cui ritmi derivavano -anche se a volte irriconoscibili- sempre dal palcoscenico. Spielberg, cresciuto a fumetti e a telefilm, ha inventato una nuova tecnica narrativa perfetta per i film d'avventura e d'evasione. Non c'era tempo di costruire personaggi in senso classico; l'azione e il ritmo erano prioritari.
Quando Spielberg ha deciso di abbandonare il suo territorio d'elezione per affrontare temi più alti e solenni (il razzismo, l'olocausto, la guerra) ovviamente non ha cambiato -se non marginalmente- la sua tecnica. Lui sapeva fare quel tipo di cinema lì e quello ha fatto.
In molti - me compreso- abbiamo constatato i limiti del suo "mestiere". Bellissimi film d'intrattenimento ma non pietre miliari sul tema. il taglio narrativo episodico, l'effettismo facile (che su questi temi diventa maniera quando non orrifico fine a stesso), l'uso di "trappole" da suspance anche quando non servono per salvare stagnazioni narrative (la parte centrale di Saving Private Ryan è esemplare nella regola "o fai scoppiare un botto oppure mi addormento") mi hanno fatto perdere interesse nei confronti di queste pellicole.
Lo dimostra il fatto che Kubrick e Coppola e Polanski, quando hanno affrontato argomenti simili (con tecniche diverse) hanno toccato traguardi emotivi e narrativi ben diversi da quelli del nostro.
Perchè? Perchè Spielberg non sa fare cinema? Perchè Spielberg è un "dilettante"? Perche Spielberg ha successo perchè ce l'ha anche Maria De Filippi?
Assolutamente. Kubrick fu un grande estimatore e amico di Spielberg; ne ammirava la maestria tecnica applicata a certi temi. Non solo arrivò addirittura a passargli una sceneggiatura (tu la farai meglio di me) ma anche non si cimentò mai -lui che aveva toccato tutti i generi cinematografici sfornando pietre angolari- con il film d'avventura e d'intrattenimento. Lì, non c'erano santi. Spielberg -per Kubrick- aveva la tecnica giusta ed era insuperabile.
Nessuno ha pensato che Spielberg fosse un "cane di cineasta". :D
Tutti hanno capito che la sua tecnica è uno strumento giusto per un certo tipo di narrazione cinematografica che non funziona per tutto il proiettabile.
Nell'Opera, invece, ancora si parla di tecnica unica.
Come se Dreyer e Spielberg e Fellini dovessero, non si sa per quale misteriosa ragione, essere sovrapponibili. O peggio, che la tecnica "manualizzata" di Eisenstein dovesse essere il vangelo con cui misurare tutto quello che esce in sala.

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Re: Don Giovanni (Mozart)

Messaggioda VGobbi » mer 04 gen 2012, 21:48

Ma James Morris rispetto a Terfel, non e' piu' bravo?
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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