CAro Enrico,
grazie mille per le tue domande che permettono di approfondire il progetto Carseniano oltre al tema principale (che almeno a me è parso tale) e addentrarci nei dettagli.
Dettagli che purtroppo mi richiederebbero elementi maggiori che non la sola memoria, giacché ho visto lo spettacolo solo nella diretta televisiva e non ho ancora recuperato una copia.
Spero di non ricordare male.
Partiamo dalla tua prima osservazione.
Enrico ha scritto:Don Giovanni strappa il sipario salendo sul palco dalla platea? è un uomo che viene dal mondo reale ed entra nella finzione scenica? guarda lo specchio (e se stesso), guarda il pubblico come per presentarsi e dire: "Guardate cosa sto per fare"; e poi entra in scena, si spengono le luci, entrano i tecnici, ci troviamo dietro le quinte di un teatro, e comincia la finzione.
Non solo all'inizio dell'opera, ma anche all'inizio del secondo atto, Don Giovanni entra dalla platea (in questo caso insieme al macchinista Leporello).
In sintonia col tema principale già affermato (Don Giovanni sarebbe l'artista, l'uomo della finzione), questo ingresso dalla platea potrebbe significare due cose.
O a Carsen premeva farci capire la capacità di "controllo" che il personaggio principale (Don Giovanni) esercita sul fittizio - nel senso che lui lo crea e dunque lo domina, osservandolo dalla platea - oppure (come mi pare tu hai giustamente affermato) l'artista in quanto "uomo che fa arte" condivide le due dimensioni: è un uomo come noi oltre a essere personaggio.
E' l'esempio (mi stupisco che nessuno si sia scandalizzato
) della casa del grande fratello.
I personaggi sono gli stessi (esseri umani) dentro e fuori: ma dentro sono "rappresentazione" e in quanto tali interessano; fuori sono reali e non interessano a nessuno.
Questo non toglie che in loro c'è una dimensione reale e ce n'è una virtuale.
Facendo salire Don Giovanni dalla platea prima di ogni atto, Carsen potrebbe aver voluto sottolineare questa duplicità dell'artista: l'essere umano (insignificante e confuso nella storia, ma reale) che varcando il confine diventa rappresentazione.
L'una e l'altra ipotesi non modificano la premessa: in fondo che l'artista sia anche uomo è cosa nota. Il problema è che la rappresentazione non deve essere anche realtà.
Ed è per questo che la tragedia (e il tema della morte) iniziano solo quando Don Giovanni abbatte il sipario... Non prima.
a meno che non si siano altri significati nel fatto che Don Giovanni si trascini dietro il suo guardaroba (e lo specchio!) nei luoghi più improbabili: perché però, nel secondo atto, prima dell'apparizione del commendatore, Don Giovanni si veste da donna?
Questo aspetto, almeno a me, non ha creato troppi problemi interpretativi.
In quanto creatore del fittizio, Don Giovanni modifica continuamente le sue identità e quelle degli altri (e come meglio far intendere tutto questo se non con il cambiare d'abito e farlo cambiare ai personaggi?).
Si veste da donna, nel punto che hai sottolineato, per lo stesso motivo.
Che sta facendo? Sta narrando una storia (lui che incontra la ragazza di Leporello, ecc...) e la sta creando!
Al sovrano del fittizio basta infilarsi un costume alla rovescia e la storia è creata.
Quando assiste seduto alle scenette rappresentate dagli altri non mi sembra uno che voglia fingere di essere parte del pubblico, ma semplicemente un regista che assiste alla recita (o piuttosto alle prove) con accanto l'amichetta di turno.
Don Giovanni è forse Carsen che allestisce il Don Giovanni alla Scala e con un gesto comanda i movimenti del sipario o i cambiamenti di luce o perfino gli attacchi di Barenboim?
Non credo che Don Giovanni sia Carsen.
Credo che sia, come ho detto, il creatore del fittizio che invidia la superiorità della realtà rispetto a ciò che lui ha creato (forse più bello, ma non vero).
Questa "invidia del reale" era già la tragedia di Tosca sempre nell'allestimento di Carsen.
In quanto tale a me non pare strano che il nostro eroe voglia imporci il fatto di poter essere anche "pubblico"!
Se io fossi Carsen e volessi dare l'idea di un regista che controlla il proprio lavoro, lo farei intervenire durante la scenetta: che so... si alza, cambia una luce, sposta un personaggio... ecc... Così non ci sarebbero dubbi sul fatto che lui è il regista!
Invece questo Don Giovanni se ne sta proprio lì a fare il pubblico... Si diverte, commenta, si spupazza la ragazza (e spoglia anch'essa)...
Oddio, non credo che cambi molto il fatto che qui prevalga l'idea di Don Giovanni come creatore o come pubblico... Il sunto finale non cambia: egli si astrae dalla recita e questo, a mio parere, conta.
Finito il primo atto fugge dal palco ed entra nel mondo reale, va a farsi l'intervallo nel foyer con la gente normale, rientra tranquillo e contento dalla platea, col bicchiere in mano (seguito da Leporello e perfino da una signora che va ad accomodarsi nelle ultime file di platea), interagisce con un signore seduto in prima fila prima di risalire sul palco...
Bellissimo dettaglio, mi era sfuggito.
Però mi pare che ci sia una perfetta intesa con quello che dicevo.
qui non vedo il terrore per il mondo esterno e per la realtà di cui parla Matteo (perché Don Giovanni e Leporello entrano sereni dalla porta centrale della platea, la stessa da cui escono Elvira e Leporello nel finale: quella vera, non quella finta raffigurata in scena o riflessa dallo specchio).
Ma chi lo dice che Don Giovanni abbia terrore della realtà!
Tutt'altro... è proprio questo che muove la sua sfida: non ne ha paura!
Anzi... vuol convincerci e convincersi di dominarla!
Non c'è torrore nemmeno quando scende al proscenio e rivolge a noi la sua Serenata (Guardatemi! Amatemi! Io domino questi quassù e posso dominare voi allo stesso modo!)
La sua Ubris dipende proprio dal fatto che non teme di mescolare due dimensioni che (per l'amor di Dio!) noi PRETENDIAMO siamo separate.
(per inciso... l'idea che CArsen faccia rivolgere la serenata alle ...signore in platea, come omaggio cavalleresco, mi sembra ben poco credibile, conoscendo il tipo).
Anche le "signore maschere" arrivano dalla platea: rappresentano il pubblico che accusa Don Giovanni?
Ecco, questo è un punto molto interessante.
Data la lunghezza estenuante del post, non mi ero dilungato sugli altri personaggi.
Mi premeva sottolineare lo schianto realtà-finzione incentrato su Don Giovanni e ho liquidato gli altri come creature del fittizio da lui create.
Ma giustamente, come ci fai osservare, le cose non sono così semplici.
Gli altri personaggi fanno qualcosa, in realtà...
Osteggiano Don Giovanni!
Comprendono il pericolo insito nella sua eversione: comprendono con terrore il rischio a cui Don Giovanni (col suo processo di "realizzazione"
della finzione) li sta esponendo.
E qui torno ancora all'esempio del Grande Fratello, il problema di ogni "personaggio": dentro sei tutto, fuori scompari.
C'è una scena stupenda (tecnicamente parlando) in questo Don Giovanni.
Durante "ah pietà signori miei", non si capisce come (gioco di luci favoloso), i personaggi è come se cominciassero ad annegare nel buio, che sale dai loro piedi come una marea e progressivamente sembra annegarli.
Questo è ciò che loro rischiano nel momento in cui la finzione (in cui esistono) e la realtà (in cui scomparirebbero) si dovessero confondere.
E' quindi normale che osteggino Don Giovanni, che cerchino di fermarlo, che lo combattano.
E' normale che gli si rivoltino contro alla fine del primo atto.
E' normale che le maschere (pur vestite del rosso fittizio) si rifugino in platea per il loro terzetto (richiamate da Leporello al loro dovere), quasi non volessero più assecondare il loro padrone.
E' normale che Anna si avvinghi al programma di sala (oggetto che prova il suo essere solo personaggio).
E' normale che Elvira si spogli per Giovanni: la condizione di nudità è quella che più si presta a qualsiasi ulteriore travestimento.
Ovviamente queste sono solo mie interpretazioni, ma, sempre nell'ottica della coerenza, non mi pare mettano in crisi un progetto teorico che, per altro, appartiene alle regie di Carsen da vent'anni.
Aspetto le tue repliche e ti ringrazio moltissimo.
Il discorso, come dice Tuc, si sta arricchendo ad ogni post.
Salutoni,
Mat