Devo dire che questa volta mi devo un po' dissociare dalle impressioni di Matteo.
Nulla da obiettare sulle considerazioni a proposito del 7 dicembre e del solito provincialismo imperante in terra nostrana e alla Scala in particolare...
Nulla da obiettare naturalmente sullo sproposito di inni e discorsi (che però non ho sentito) pre-opera...
Ciò però non comporta necessariamente che questa Adriana debba a tutti i costi essere stata epocale.
Io non mi sono esaltato...
Kaufmann è bravo, generoso, ottimo e peculiare cantante nel pieno delle forze. Ha cantato davvero bene. Probabilmente è anche adatto come personalità, ma il suo personaggio è sembrato sgonfiato di ogni carisma, di ogni slancio. Per un ruolo firmato da Caruso, non mi sembra abbastanza.
La scrittura vocale gli dona, non è mai in difficoltà, ma mi è sembrato che tutto passasse via con una certa indifferenza. Anche le bellissime smorzature che ha giustamente ricordato Mat.
A volte forse non basta opporsi ad una cattiva tradizione per essere sensazionali.
Accanto a questo Maurizio mi è sembrato emergere addirittura di più Corbelli. La parte di De Luca gli va un po' larga, ma - sono d'accordo con Mat - lui si conferma finissimo artista.
La Gheorghiu a me è discretamente piaciuta. Ha carisma, si bea di tutti quei i ricami dinamici e coloristici che le riescono molto bene e, nonostante non abbia e non abbia mai avuto una vociona, si sentiva. Le manca paradossalmente un po' di "mito", non è una musa nemmeno in fotografia. Figuriamoci quando deve recitare...
Prendo atto della lettura di McVicar di Matteo, ma in teatro a me è arrivato poco... L'insieme generale era qualcosa di molto annacquato.
Mi pare venisse fuori soltanto il solito topos metateatrale condito con una generica idealizzazione del personaggio di Adriana che però molto mal si applicava alla Gheorghiu.
Elder e l'orchestra sono stati straordinari, mille sfumature al servizio di ogni specifica vocalità: dagli esili ricami della Gheorghiu alle dinamiche di Kaufmann, alle berciate della Borodina.
Siamo naturalmente anni luce dalla media italica di questi tempi, ma per me uno spettacolo veramente bello è un'altra cosa.
E' solo la terza volta che vedo un'opera alla Royal Opera House, ma ogni volta ho avuto l'impressione che - nonostante l'alto livello - regni sempre una patina di generica eleganza: vi si garantisce un buon livello ma senza mai offrire quel brivido di sconvolgimento che mi aspetto nelle serate veramente travolgenti.
Ma su quest'ultima considerazione conto di venire smentito molto presto!
Salutoni,
Ric