Premetto che adoro Dame Joan, pur adorandola come un nipote scapestrato potrebbe amare la vecchia nonna.
E' uno di quei personaggi di cui nessun appassionato d'opera può fare veramente a meno, anche solo banalmente per confrontarvisi, magari per detestarla (cordialmente) come fa uno dei nostri amici, oppure per amarla visceralmente come fanno tanti, tantissimi altri.
Ma, cellettiani o universalisti che si sia, nessuno può farne consapevolmente a meno; analogamente all'ateo che è tale perché - pur rifiutandolo - si è posto comunque la questione del Divino, qualunque appassionato d'opera
deve confrontarsi con Dame Joan.
E' la cantante della Controriforma, quella che ci ha ribaltato le prospettive da cui Maria ci aveva obbligato a vedere alcuni personaggi (soprattutto Lucia, Elvira e Norma, giacché Violetta non le è mai appartenuto veramente); quella che ha introdotto la
Rossini Rénaissance; quella che ha dato un senso ad alcune opere francesi che, prima di lei, se andava bene venivano cinguettate da ameni sopranini in grado tutt'al più di snocciolare
gallicurcianamente le ombre leggere di
Dinorah. E' anche per questo che, nella scelta dei brani da mettere sul sito per commemorarla, Matteo e io abbiamo deciso di proporre fra i brani che, con tutta probabilità, non vi avrebbero offerto su altri siti, proprio tre
morceaux di questo repertorio: e lei è, in modo diverso, Esclarmonde, Isabelle di
Robert le Diable e Zerline di
Fra Diavolo (anche se in traduzione italiana).
Grande cantante, davvero.
E grande donna: intelligente, simpatica, spiritosa, ricca di un humour molto
british.
Ma qui finiscono i miei personalissimi lai, perché vorrei evitare le solite litanie sulla salma di una cantante importante, che è stata nostra amica, che ci ha guidato nella riscoperta di alcuni che sembravano essere stati scritti per lei (uno su tutti,
Esclarmonde: non per nulla ne abbiamo messo nella sezione audio
l'invocazione agli spiriti, e se c'è un ruolo in cui pensiamo che difficilmente un cantante possa essere superato, è proprio questo.
Ma personalmente non lo escludo.
Difficile, ma non impossibile: è questo il mio motto. Vale per tutti, figuriamoci se non può valere anche per una cantante come la Stupenda che, con il suo immascheramento, con i suoi suoni astratti e lunari, con la
macerazione delle consonanti a vantaggio della liquidità del suono, con il languore che ha sempre dato una cifra ben distinguibile alla maggior parte dei suoi personaggi affettuosi (quelli cattivi come Turandot sono stati paradossalmente più interessanti), Dame Joan ha segnato un'epoca che non tornerà più.
Ci ragionavo proprio oggi iniziando ad ascoltare quello che, sin dalle prime note, mi sembra un capolavoro discografico, e che m'è arrivato proprio oggi, e cioè lo
Zauberfloete diretto da Jacobs. Non è tanto l'utilizzo degli strumenti originali, né la ricerca testuale che ci porta un'opera sensibilmente diversa da quella che siamo abituati a conoscere; no, quello che ci dà il segno del tempo che passa è la scansione bruciante, rabbiosa, il mordere la frase musicale.
Sento - per dire - uno come Spinosi e ascolto nel suo Vivaldi e nel suo Haendel quelle contaminazioni che mi rimandano ai riff esasperati dei complessi rock, dai Rolling Stones agli Iron Maiden; e mi rendo conto di come si sentirebbe fuori posto Dame Joan in un contesto del genere.
Penso a quanto ci partecipa la Dessay con la scansione di una sola frase della sua Lucia, e mi rendo conto di quanto sia cambiata da quella musicalissima e diversamente smarrita della Sutherland. Attenzione: il termine
cambiata vuol dire non "meglio", solo
diversa.
Giusto? Sbagliato?
Non so e, in fondo, poco conta: se c'è una cosa che questo sito non fa né predica è il culto del giusto, con un'eccezione, quella del riferimento all'epoca in cui un'interpretazione nasce, cresce e matura. E' quello che ci contraddistingue. Ed è quello che ha segnato anche Dame Joan.
Personaggi come Jacobs e Spinosi sono figli dei nostri tempi. I risultati cui stanno pervenendo sono, ognun per diversa via, variamente entusiasmanti perché ci stanno aprendo la strada a nuove esperienze di ascolto. Avremo agio di parlare nei prossimi giorni dello
Zauberfloete di Jacobs ma io, già adesso, non potrei rinunciare al Vivaldi di Spinosi. E' una via interpretativa che mette in campo altri valori: il recupero testuale, la sperimentazione di nuovi suoni attraverso l'utilizzo di un
modo antiquo rivisitato coi mezzi del presente, il gioco di squadra invece dell'
one man (o woman) show. In un contesto del genere, Dame Joan c'entrerebbe come il proverbiale cavolo a merenda; forse non ci si accosterebbe nemmeno.
Oppure scuoterebbe divertita la lunga basletta ricordando come, in altri tempi, criticarono lei perché violentava con i suoi
whowhowhowhowho (come dice uno degli esegeti più raffinati ed equilibrati del CdG, quello che afferma che prima degli Anni Cinquanta la Sutherland sarebbe stata una delle tante) quella Norma che doveva essere solo della Maria. Oppure perché aveva osato fare Violetta, e come si permetteva Lei, senza un briciolo di passionalità, Lei così britannica?... E oggi invece la piangono tutti, anche quelli che la criticavano, poveri sicofanti, e arriveranno anche a proporre di ritirare certi ruoli per essere sicuri che nessuno li imbastardisca, magari anche Isolda perché aveva inciso in un brutto disco il Liebestod
"come nessun'altra al mondo", magari persino Violetta, perché piuttosto che la Netrebko che fa vedere le cosce meglio anche
un'inglese.
Ma no, forse Violetta la lasciamo in repertorio, se no cosa canterà la Devia a 85 anni, poveretta?...