Aeneas970 ha scritto:Con riferimento a quanto letto nel forum a proposito dell'ultima Callas ("era finita, voce a pezzi etc. etc."), invito chiunque ad ascoltare il frammento di "Pace, mio Dio" inciso dalla stessa signora Callas nel 1977 (poco prima della sua morte): la voce risulta sosprendetemente integra ed impressionante per drammaticità e facilità delle note acute (niente a che fare es. con le incisione degli anni '60).
Ritengo che ciò rimetta in discussione le frettolose conclusioni di tanta critica che la vuole definitivamente knock out sin dal 1958; a tal proposito invito caldamente chi sia in possesso dello stesso materiale a postarlo in internet per darne la più ampia diffusione
Buongiorno Aeneas e ben venuto su Operadisc da un altro "settantino"!
Non ho mai sentito questo tardivo "Pace mio Dio", mi piacerebbe ascoltarlo: dove è reperibile? E' stato inciso?
Quanto a quelle che tu chiami "frettolose conclusioni" occorre ammettere che, quale che fosse l'eventuale rinascita della Callas ultracinquantenne del 1977, ci sono moltissime testimonianze del quindicennio precedente, dai recital degli anni '60 alla tournée con Di Stefano, che avvalorano la tesi della crisi vocale.
Che poi le "conclusioni" non siano tanto affrettate ce lo dimostra la stessa Callas, che - proprio nel periodo incriminato - ha praticamente interrotto la sua attività operistica, essendo evidentemente giunta anche lei alle stesse "conclusioni".
La sua carriera è veramente "finita" e non perché lo diciamo noi frettolosamente su Operadisc ma perché lei vi ha messo la parola "fine" già dal 1965, anche se tutto il mondo continuava a implorarla. Proprio nel 75 Muti la implorò di cantare la Lady a Firenze; negli stessi anni la implorava Domingo di cantare Santuzza.
E figuriamoci quanti altri l'avranno pregata...
Inoltre io sostengo da sempre la tesi che, se un cantante è in grado di accettare i cambiamenti della propria voce, in teoria non declinerebbe mai.
Ecco perché proprio noi non siamo soliti accanirci sul declino vocale... Nel caso della Callas il declino vero era interiore: la non accettazione del proprio cambiamento.
Un'altra cantante avrebbe preso atto della trasformazione della sua voce, della perdita del registo acuto, dell'accorciamento dell'estensione e dello svuotamento timbrico; quindi avrebbe modificato il repertorio e continuato a dare grandi prove della sua Arte, pur rassegnandosi a dire addio a Norma, Lucia, Traviata.
Magari invece che Norma a Parigi nel 1965 (una cosa straziante) avrebbe potuto riprendere Fedora; invece che Tosca a Londra avrebbe potuto riscoprire Marie Magdeleine di Massenet o la Penelope di FAuré.
Avrebbe potuto dedicarsi al seicento, magari in ambienti raccolti e sofisticati come Glyndebourne e Aix: una sua Didone di Purcell, Penelope di Monteverdi, Medea di Cavalli, Giunone di Lully sarebbero state sensazionali anche negli anni critici.
Il mondo intero avrebbe montato per lei la Kovanchina, se solo si fosse dichiarata disposta a cantare Marfa; la EMI non si sarebbe mai opposta a una nuova Elektra se lei si fosse offerta come Clitennestra.
Dopo lo splendore delle sue incisioni di Dalilah, avrebbe potuto osare il personaggio in scena (così come Carmen). Dal repertorio francese avrebbe potuto trarre altri immensi personaggi, tutti fondati sulla declamazione e senza acuti, come l'immensa Fedra di Rameau, la Sapho di Massenet, l'Ancetre di Saint-Saens.
Addirittura il nostro Triboulet (che si è ancora una volta dimenticato di noi e non scrive più) sosteneva che i primi anni '60 avrebbero potuto essere dedicati dalla Callas a una sistematica riscoperta dei ruoli Colbran in una chiave rivoluzionaria: ossia curandone l'espressione, la tragicità poetica della parola e lo sbalzo della declamazione, rispetto a al coté meramente virtuosistico e trascendentale preferito da Sutherland e belcantiste successive; e restituendo al medium della voce la funzione di principale centro gravitazionale della scrittura (come era per la Colbran) senza le alterazioni acute e interpolazioni liberty che, al contrario, ci sono state imposte.
Tutte ipotesi, ma anche tutte possibilità...
E invece la Callas si dannava in sogni assurdi di Traviate e Norme (che comunque, anche avesse ritrovato la voce, non sarebbero mai state immense come negli anni 50).
Insomma, secondo me (anche se sono curiosissimo di sentire il Pace mio Dio di cui ci parli) la sua tragedia è stata l'aver sperperato quindici lunghissimi anni nel tentativo (inane) di ricreare ciò che era, senza nemmeno farsi sfiorare dal dubbio che "cambiamento" può anche significare "rinascita" e che quattro secoli di opere - al di fuori di Verdi e Bellini - avrebbero ancora avuto tanto bisogno del suo genio.
E poi, per dirla tutta, anche se avesse cantato un "Pace mio Dio" accettabile nel 77, credi davvero che una sua Leonora cinquantatreenne (ruolo per lei già un po' limitante nel 54) avrebbe aggiunto qualcosa alla sua mitica carriera?
Aspetto le tue considerazioni e ancora un caloroso benvenuto nel nostro forum.
Mat