Gregory Kunde

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Re: Gregory Kunde

Messaggioda MatMarazzi » mar 08 giu 2010, 10:36

dottorcajus ha scritto:Aggiungo che la volta in cui Merritt mi colpì maggiormente fu in occasione dell'unica recita di Zelmira eseguita alla Fenice di Venezia dove, a mio parere, fu vocalmente impressionante.


Sono davvero contento che l'Arnould di Merritt abbia prodotto nel DrCajus le mie stesse impressioni e soprattutto che anche per lui sia vistosa la differenza di efficienza nei ruoli Nozzari rispetto ai ruoli Nourrit.
Quest'ultimo (Nourrit e le sue parti) resta ancora un mistero: il problema non sono gli acuti; a me poco importa che li facciano in falsettone o di pettto. Il problema è il retroterra culturale di questi ruoli e l'intensità già romantica (quindi dalla linea intensa, dall'emozione profonda) della loro scrittura.
Gedda resta, al momento, l'unico che si sia "avvicinato": intellettualismo e pienezza aulicizzante delle linea non gli mancavano. Peccato che si sia trattato solo di un avvicinamento: intanto perché questi ruoli sono stati affrontati troppo tardi (magari Gedda avesse scoperto Ugonotti e Guglielmo Tell fin dagli anni '50); in secondo luogo perché al tenore svedese mancava il "tormento" interoriore che logora dall'interno il ruoli Nourrit.
Sempre troppo ironico, sempre troppo "rinascimentale" per queste parti, spesso distaccato...
A parte questo, è Gedda che finora - secondo me - si è avvicinato di più. Questo del distacco espressivo (con l'aggiunta del piedistallo e della pompa trombonesca) era il limite anche di Lauri Volpi, che pure vocalmente, tecnicamente e persino intellettualmente è stato l'altro "quasi-Nourrit" di cui abbia memoria.

Ma torniamo all'editoriale.

Rodrigo ha scritto:Detto questo resto dell’opinione che, dal loro punto di vista, i sostenitori del canto “coperto” qualche ragione ce l’hanno con riferimento agli ulteriori sviluppi della vocalità romantica. L’applicazione di questi stilemi “americani” fuori dall’alveo rossiniano (e delle opere ad esso assimilabili) si è rivelata quanto meno problematica. Nessuno tra gli alfieri della vocalità coloristica è riuscito veramente a “sperigliare le carte” nel repertorio verdiano. Non l’Arrigo di Merritt, non le prove di Ramey (salvo gli incunaboli di Oberto e Attila), e del resto neppure la Horne e la Sutherland avevano mietuto allori.


Grosso modo, Rodrigo, è proprio quel che ho scritto io.
Sui singoli termini suggerirei qualche minuscolo aggiustamento (devi scusarmi, ma sai che io sono relativista). :)
Nell'eseguire i vari repertori noi non siamo alla ricerca di linguaggi "giusti" (vana chimera di comodo di molti interpreti filologici), ma di linguaggi "efficienti oggi", con cui "tradurre" i vari repertori.
Andiamo per tentativi finché non troviamo quello che ci persuade di più, rispettando contemporaneamente il dato oggettivo dello spartito e l'orizzonte di attesa del pubblico odierno.

Mai mi sognerei di affermare che una Horne o un Blake cantassero come ai tempi di Rossini. Sono anzi certo che se Rosssini avesse sentito nel 1820 certi gracidii di Blake o certe apertissime sparate di petto della Horne sarebbe rimasto basito. I suoni del "colorismo" (nati dall'emulazione del canto non classico novecentesco) non potevano esistere tali e quali negli anni di Rossini.
Per cui, in base al mio punto di vista, il "colorismo" non è "il" modo per cantare il Rossini pre-romantico, bensì quello che finora si è rivelato "più efficiente" per tradurne i molteplici aspetti nel nostro tempo.
Ci potranno essere altre formule in futuro ma (se parliamo di pre-romanticismo) il ritorno a un vocalismo classico e omogneo non sta al paragone.

Anche la questione dei limiti del "colorismo" (ogni tecnica vocale elaborata dall'uomo presenta dei limiti) è un argomento che avevo affrontato: la diatriba pro e contro l'Arnoldo di Merritt lo dimostra. Quidni sì... al momento cerchiamo voci più omogenee e compatte per il Romanticismo.
E tuttavia... è difficile prevedere le strade che la storia del canto può imboccare.
come dicevamo in altro thread, non sono forse i baritoni coloristi - sia pure non rossiniani - (Hampson, Schovus, Keenlyside) che si stanno impossessando dei ruoli per baritono verdiano, a dispetto delle loro disomogeneità e della piccolezza dei loro suoni? Ci avresti creduto solo vent'anni fa quando Cappuccilli sembrava ancora il modello ideale per questo repertorio?
Ci avresti creduto che Vienna e Londra avrebbero fatto gli esauriti per il Macbeth di un keenlyside? E che fra pochi giorni sentiremo il suo Rigoletto? (di cui non mancherò di relazionarvi).
E che un Hampson (dopo Macbeth, Conte di Luna, Marchese di Posa, Carlo V dell'Ernani, Boccanegra, Renato, ecc...) sarebbe giunto ad annunciare per l'anno prossimo il suo primo Francesco dei Masnadieri?
D'altro canto sono coloristi il 90% degli attuali interpreti del barocco?
Con questo non discuto che i "vocalisti" tradizionali (quelli del canto coperto e omogeneo a tutti i costi) restino gli interpreti più efficienti per tanto repertorio, specie protoromantico... però anche lì... il caso di Kunde in Rubini ha aperto molte strade.
E a questo proposito, in rapporto alla mia descrizione di Kunde nei ruoli rubini tu scrivi:

sembra il ritratto di Alfredo Kraus… Ecco tra i “Rubini redivivi” ci metterei anche lui (e il Pavarotti delle serate migliori ).
Va anche notato che, diversamente da quanto verificatosi per il Rossini serio, una tradizione rubiniana non si era del tutto smarrita.


Prima di Kunde, Kraus è stato, hai ragione, l'interprete novecentesco più efficiente nei ruoli Rubini. Peccato che se ne sia accorto tardissimo (Puritani mostrano già qualche segno di senilità), e che fra i suoi seicento Rigoletti e Traviate, i più inutili Faust di questo mondo, ecc... ecc... non si sia preso la briga di studiare Anna Bolena o il Pirata e di approfondire seriamente la questione. Peccato davvero.

Comunque è vero: Rubiniani (magari presi nei singoli personaggi) nel corso del '900 ce ne sono stati.
Però non è del tutto vero che nella mia descrizione di Kunde abbia detto "solo" cose riferibili anche a Kraus.
Ho infatti parlati di "melodizzare inargentato, liquido, screziato di colori pastello", ho parlato di "stimbrature iridescenti" e di "sventagliate di colori"...
Tutti aspetti che Kraus, dal canto più omogeneo e tradizionale, possedeva in minor misura di Kunde (così come la flessibilità ritmica e la consapevolezza strettamente musicale). Per questo, pur riconoscendo il vistoso debito di Kunde nei confronti di Kraus, io considero i suoi Rubini superiori a quelli del maestro, più vari e incisivi...
Che sia ancora una volta una questione di "colori" (sia pure declinati nella particolare variante "alla Kunde")?

Non lo so... sono ipotesi che ti sottopongo.
Un salutone e grazie delle tue riflessioni (e speriamo davvero che Ford trasferisca i "suoi" colori a Torquato Tasso, Belisario e Nabucco...)

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Re: Gregory Kunde

Messaggioda Riccardo » ven 11 giu 2010, 2:12

MatMarazzi ha scritto:Ho infatti parlati di "melodizzare inargentato, liquido, screziato di colori pastello", ho parlato di "stimbrature iridescenti" e di "sventagliate di colori"...
Tutti aspetti che Kraus, dal canto più omogeneo e tradizionale, possedeva in minor misura di Kunde (così come la flessibilità ritmica e la consapevolezza strettamente musicale). Per questo, pur riconoscendo il vistoso debito di Kunde nei confronti di Kraus, io considero i suoi Rubini superiori a quelli del maestro, più vari e incisivi...
Che sia ancora una volta una questione di "colori" (sia pure declinati nella particolare variante "alla Kunde")?

Forse sì!
Una delle mie prime impressioni all'impatto con con la voce di Kunde è stata quella di una tecnica stranissima che mai avevo sentito applicata al repertorio operistico. Mi sembrava una voce presa in prestito dal pop, con una salita acuta quasi naturale, priva di costruzioni e terribilmente musicale. Non so, così sul momento mi viene in mente Paul Anka...
Poi ho scoperto che da giovane ha avuto dei trascorsi come cantante rock e molte cose si sono chiarite!
Secondo me la sua incredibile aderenza alle scritture rubiniane deriva da questa vocalità naturale lanciata ad altezze astrali, che dà un senso di vertiginosa libertà, quasi a rivoluzionare rompendoli i vincoli di un precedente e più costretto modo di cantare. Insomma proprio tutto ciò che a ben vedere è stata la rivoluzione di Bellini con Rubini a livello di sfogo della linea vocale e rapporto con l'orchestra.
Ed è secondo me chiaro come l'antenato di questa rivoluzionarietà, di questa insofferenza verso una linea di canto rigida e costretta vada vista nelle stravaganti scritture per Nozzari. Che non a caso di Rubini fu maestro... David lo vedrei invece più come un animale straordinario, ma dopo Zelimra decisamente in via di estinzione...o forse poi rinato aggiornato con Nourrit? (la butto lì...)
Che ne dici?

Un salutone
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Re: Gregory Kunde

Messaggioda MatMarazzi » sab 12 giu 2010, 17:27

Riccardo ha scritto:Secondo me la sua incredibile aderenza alle scritture rubiniane deriva da questa vocalità naturale lanciata ad altezze astrali, che dà un senso di vertiginosa libertà, quasi a rivoluzionare rompendoli i vincoli di un precedente e più costretto modo di cantare. Insomma proprio tutto ciò che a ben vedere è stata la rivoluzione di Bellini con Rubini a livello di sfogo della linea vocale e rapporto con l'orchestra.
Ed è secondo me chiaro come l'antenato di questa rivoluzionarietà, di questa insofferenza verso una linea di canto rigida e costretta vada vista nelle stravaganti scritture per Nozzari. Che non a caso di Rubini fu maestro... David lo vedrei invece più come un animale straordinario, ma dopo Zelimra decisamente in via di estinzione...o forse poi rinato aggiornato con Nourrit? (la butto lì...)
Che ne dici?


Be, intanto scusa la risposta un po' tardiva...
Sto preparando la gita nel Galles e sono in ritardo su tutto.
Comunque è difficile rapportarsi alla Storia e fissare queste filiazioni in modo sicuro.
Ogni ipotesi ha il suo senso, la sua ragione d'essere.
Certo che le ipotesi da te formulate mi sorprendono molto, o per lo meno sono in radicale contrasto con quello che avevo pensato io finora.
Una discendenza Nozzari - Rubini?
E poi una discendenza David - Nourrit?

Per come l'ho sempre vista io non è il modello "David" a entrare in crisi, ma quello "Nozzari".
E' proprio il concetto di "baritenore", grande figura "tragica" del tardo settecento, simbolo doloroso e reazionario del preromanticismo, a perdere senso di fronte al nuovo modello tenorile romantico, ossia Rubini e Nourrit.
Nourrit è un caso particolare, perché non è solo il primo tenore romantico francese, ma è anche l'ultimo degli "haute-contre" tardo settecenteschi.
La sua quindi era una voce scura e raffinata, con ampio uso di falsetti e infinite mezzetinte.
In francia il tenore alla David non era contemplato: prevedere dunque un passaggio di consegne fra David e Nourrit è arduo.
Basta vedere il tipo di personaggi: ce l'avresti visto un David alle prese con Roberto il Diavolo o la Juive?
Semmai Nourrit (proprio perché erede dei grandi haute-contre a lui precedenti, scuri, eroici, falsettanti) doveva avere più qualcosa in comune con i baritenori italiani.

In Italia, secondo me, la crisi del baritenore (e la sua successiva trasformazione in protobaritono) ha, contrariamente a quanto tu ipotizzi, scatenato le potenzialità del tenore alla "David", da cui a me pare derivi in via diretta proprio il modello Rubini.
Il nuovo tenore romantico italiano non è oscuro e intellettualizzante (come il Nourrit francese), ma angelico, estatico, platonico, tutti tratti ereditati proprio da David, compresa l'estensione acutissima.
In pratica la mia ipotesi è diversa.

I due "tipi" principali del "primo" tenore romantico sono Nourrit e Rubini.
Il primo aggiorna l'antico modello dell'haute-contre, non dissimile dal vecchio baritenore italiano.
Rubini invece aggiorna e stravolge in senso romantico il modello David.
L'uno e l'altro (Nourrit e Rubini) saranno poi spazzati via, tra la fine degli anni '30 e gli anni '40, dal "secondo" tenore romantico, ossia Duprez e la sua sconfinata progenie, che trionfò tanto in Francia quanto in Italia.

Anche la mia è solo un'ipotesi.
cosa ne pensi?

Salutoni,
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Re: Gregory Kunde

Messaggioda Enrico » sab 12 giu 2010, 18:23

Uno scritto del 1839 su Nourrit, la sua carriera, le sue qualità vocali ed espressive:
http://www.google.it/books?id=Aj4ZAAAAI ... it&f=false

Tra l'altro si dice che Nourrit marque la transition du vieux récitatif français à la cavatine italienne , de Lainè a Rubini; e anche che nel suo modo di cantare e di recitare non c'era nulla di "italiano", mentre Rubini rappresenterebbe lo stile italiano della cavatina, dei momenti cantabili anteposti alla resa complessiva del personaggio.
Di Duprez dice che non avrebbe mai osato cantare Robert le Diable, ruolo unicamente di Nourrit.

Non faccio nessuna ipotesi.
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Re: Gregory Kunde

Messaggioda MatMarazzi » mar 15 giu 2010, 13:01

Enrico ha scritto:Uno scritto del 1839 su Nourrit, la sua carriera, le sue qualità vocali ed espressive:
http://www.google.it/books?id=Aj4ZAAAAI ... it&f=false

Tra l'altro si dice che Nourrit marque la transition du vieux récitatif français à la cavatine italienne , de Lainè a Rubini; e anche che nel suo modo di cantare e di recitare non c'era nulla di "italiano", mentre Rubini rappresenterebbe lo stile italiano della cavatina, dei momenti cantabili anteposti alla resa complessiva del personaggio.
Di Duprez dice che non avrebbe mai osato cantare Robert le Diable, ruolo unicamente di Nourrit.

Non faccio nessuna ipotesi.


Grazie mille, Enrico.
E' un articolo stupendo che rivela tante cose sulla complessità umana, culturale, psicologica di questo artista.
Rivela tante cose anche sulla sua vocalità che, d'accordo, usava il falsetto (metallico dice l'autore) in acuto, ma che al centro suonava "possente e timbrata". Sono anni che lo dico: non è possibile cantare e capire i ruoli Nourrit se non li si riporta alla loro vera tecnica: centri sonori, baritonali, morbidi e acuti in falsetto.

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Re: Gregory Kunde

Messaggioda Riccardo » mer 16 giu 2010, 22:24

MatMarazzi ha scritto:
I due "tipi" principali del "primo" tenore romantico sono Nourrit e Rubini.
Il primo aggiorna l'antico modello dell'haute-contre, non dissimile dal vecchio baritenore italiano.
Rubini invece aggiorna e stravolge in senso romantico il modello David.
L'uno e l'altro (Nourrit e Rubini) saranno poi spazzati via, tra la fine degli anni '30 e gli anni '40, dal "secondo" tenore romantico, ossia Duprez e la sua sconfinata progenie, che trionfò tanto in Francia quanto in Italia.

Anche la mia è solo un'ipotesi.
cosa ne pensi?

Salutoni,
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La discendenza David-Nourrit era veramente buttata un po' lì come ipotesi tutta da verificare...

Quella Nozzari Rubini invece a me sembra una forma di continuità, anche se non diretta...
Se è vero che i ruoli Rubini sono in qualche modo imparentati con gli slanci acuti e passionali di David, a me sembra che l'organizzazione di una vocalità di ampia tessitura (anche i ruoli Rubini scendono, pensiamo a Percy) e il carattere monodimensionale dei personaggi li accomuni parecchio. I cantabili delle sezioni lente delle arie che Rossini scrive per Nozzari hanno secondo me un afflato simile a certe linee rubiniane di Bellini o Donizetti.
David sembra invece una personalità più scombinata, euforica e barocca, priva di quella virilità, di quel peso maschile che sentiamo in Nozzari o Rubini (nonostante le salite stellari).

Che dici?
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Re: Gregory Kunde

Messaggioda MatMarazzi » dom 20 giu 2010, 15:11

Riccardo ha scritto:David sembra invece una personalità più scombinata, euforica e barocca, priva di quella virilità, di quel peso maschile che sentiamo in Nozzari o Rubini (nonostante le salite stellari).

Che dici?


Dico che era proprio quello che cercavo di dire quando, anni fa, mi sforzavo (allora invano) di convincerti dell'inefficienza rubiniana di Blake (che pure era inarrivabile in David).
Dicevo proprio che David e Rubini sono diversi, e lo dicevo proprio nei termini che usi tu nel post che ho quotato.
E tuttavia l'idea che la spiritualità e l'elevatezza dell'uno sia trascorsa (e ricreata in senso romantico) nell'altro resta secondo me piuttosto plausibile.
Che Rubini, prima di diventare Rubini, fosse considerato un "nuovo David" mi sembra naturale.

Intanto c'è la questione vocale.
Se vuoi trovare un modello che si sviluppi da "Del Monaco" non lo cercherai tra i tenori acutissimi e di grazia, ma fra voci simili alla sua.
Ora Rubini era il contrario stesso del baritenore: quanto quelli erano centralizzanti, tanto lui era acuto e surreale.

Idem per la questione drammaturgica.
A te pare... che i ruoli Rubiniani avrebbero quella stessa nervatura maschia e aggressiva dei ruoli Nozzari?
A me non pare, sinceramente.
Sono personaggi eterei e sfuggenti, aristocratici, platonici, allegorici e luminosi; del tutto "positivi" e assai poco sensuali (nel senso che non ce li vedi a far l'amore "DAVVERO" con le primedonne) :)
I baritenori erano invece tanto sensuali da essere spesso lussuriosi, fedifraghi, sciupafemmine (i loro ruoli erano di Giasone e Leicester, ma anche Don Giovanni e il Conte)... sono loro a non essere sopravvissuti al Romanticismo, se non in veste di disperati deuteragonisti.
In fondo, quanti ruoli Nozzari ha cantato Rubini? e quanti invece ruoli di David?

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Re: Gregory Kunde

Messaggioda Riccardo » dom 20 giu 2010, 16:23

MatMarazzi ha scritto:
Dico che era proprio quello che cercavo di dire quando, anni fa, mi sforzavo (allora invano) di convincerti dell'inefficienza rubiniana di Blake (che pure era inarrivabile in David).

Fianiamo sempre a discutere sullo stesso punto :wink:
La storia di Blake Rubini ha le stesse radici in quella Sills Pasta. Siamo d'accordo che c'è un'inefficienza di base se prendiamo a modello gli abbinamenti invece più riusciti (rispettivamente David e Ronzi).
Però c'è una parte di verità comunque presente anche in Blake: quando da giovane faceva Percy, meno quando faceva Arturo, ancor meno quando ha azzardato Fernando del Faliero a fine carriera... Però nonostante tutto anche qui ha giocato un ruolo importante. Altri Percy plausibili non ce ne sono tranne forse Kunde. Per Arturo qualcuno in più. Per Faliero proprio non c'è alternativa.
E Blake ha pure detto qualcosa di storico in Barbiere ed Elisabetta. E, mi concederai, anche in Armida e Mosé pensate per Nozzari solista.
Tutto ciò senza minimamente intaccarne la statura superiore nei David.

Tu mi dirai che non è un gran merito essere il "meno peggio", ma non eri tu a dire che nessun artista è giudicabile in assoluto ma è grande o piccolo in ragione della percentuale di verità che apre su una parte rispetto ai suoi predecessori? :D


Intanto c'è la questione vocale.
Se vuoi trovare un modello che si sviluppi da "Del Monaco" non lo cercherai tra i tenori acutissimi e di grazia, ma fra voci simili alla sua.
Ora Rubini era il contrario stesso del baritenore: quanto quelli erano centralizzanti, tanto lui era acuto e surreale.

Ma questo modo di essere acuto e surreale secondo me non è una continuazione di David, quanto più un'apertura in falsetto dei baritenori... Non so, penso a quei bassi russi alle Iwan Rebroff, dei bassi che poi salgono alle stelle ma con tecnica strana e diversa. Con Rubini secondo me c'è stato una rivoluzione tecnica nel canto, tant'è che questo dev'essere andato a scapito della scrittura di agilità evidentemente poco compatibile con quel tipo di tecnica "istintiva", più realistica e sfogata. Io Rubini me lo immagino come un cantante metal di oggi, che sale chissà dove ma non sa nemmeno lui perché e nemmeno con molto volume e controllo. Se guardiamo l'orchestra che Bellini gli sottopone secondo me ne abbiamo una conferma...
David doveva gestire acuti e sovracuti con una linea vocale comunque più disciplinata e virtuosistica, diversamente sarebbe stato difficile dominare tutti quei gorgheggi.

Secondo me dovrebbe farci pensare il fatto che Rubini abbia cantato più volte Rodrigo nella Donna del Lago...e quelle volte che ha fatto Giacomo, chissà come mai, evitò di eseguire Oh fiamma soave.

Idem per la questione drammaturgica.
A te pare... che i ruoli Rubiniani avrebbero quella stessa nervatura maschia e aggressiva dei ruoli Nozzari?
A me non pare, sinceramente.
Sono personaggi eterei e sfuggenti, aristocratici, platonici, allegorici e luminosi; del tutto "positivi" e assai poco sensuali (nel senso che non ce li vedi a far l'amore "DAVVERO" con le primedonne) :)
I baritenori erano invece tanto sensuali da essere spesso lussuriosi, fedifraghi, sciupafemmine (i loro ruoli erano di Giasone e Leicester, ma anche Don Giovanni e il Conte)... sono loro a non essere sopravvissuti al Romanticismo, se non in veste di disperati deuteragonisti.
In fondo, quanti ruoli Nozzari ha cantato Rubini? e quanti invece ruoli di David?

Su questo siamo d'accordo, però la vediamo semplicemente in una prospettiva diversa.

Io tengo ferma la prospettiva di "primo uomo", tu quella delle tipologie vocali e drammaturgiche. Le aspettative di gusto rispetto al modello di "primo uomo" ovviamente cambiano con il primo romanticismo rispetto a Rossini.
Siccome il "vero uomo" prima aveva le caratteristiche di Don Giovanni e poi diventa invece il modello romantico sublimato, per questo il baritenore cambia e si sviluppa in un nuovo senso. E' una sorta di stadio successivo.
David invece cerca di sopravvivere a sé stesso finché può, ma poi passa terribilmente di moda tanto da passare gli ultimi anni come ripiego di Rubini (come nel Bianca e Fernando) ben lungi dai trionfi napoletani...
Insomma ho idea che il primo tenore già dai tempi di Rossini fosse in realtà Nozzari e non David come potrebbe sembrare a noi influenzati dalle analogie con le categorie vocali romantiche.
Il divo era l'uomo che faceva l'amore "DAVVERO" ai tempi di Rossini. Dopo diventarà l'amante un po' effeminato e sublimato, ma dopo appunto!, attraverso una trasformazione di gusto e di vocalità.
Come la metti tu è sicuramente la visione più intuitiva, ma mi sembra un ragionamento storicamente a cancro...

Ho la sensazione di non essere stato chiarissimo...ma spero sia comunque comprensibile!

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Re: Gregory Kunde

Messaggioda Maugham » gio 24 giu 2010, 14:07

Uno dei ruoli che proporrei al Kunde "vecchio" sarebbe Rienzi. In quanto titolo wagneriano, seppur giovanile, è stato quasi sempre affidato a declamatori che, ovviamente, arrivavano in fondo con le ossa rotte. Infatti è parte in cui il vocalismo è prevalente. E, spartito alla mano, Kunde ci sguazzerebbe da par suo. Certo di più che nei Vespri.
Vicono a lei metterei l'Harteros. Oppure la Netrebko. (Ma è una scelta ovvia)
Direzione...ovviamente Gardiner.
Regia? Sulle prime direi MacVicar (anche se dobbiamo ancora fare la pace dopo il D.C. di Francoforte) oppure Zambello. Lo so, è un'americanona a volte banale e grossolana -ho visto di recente il suo Guerra e Pace-, ma ha uno stroardinario mestiere e sa gestire l'effetto con furbizia. In Rienzi -opera poco frequentata- ci sta.
Resta il dilemma di Adriano. Che è sì un personaggio en travesti, ma non è Maffio Orsini. Nominalmente è un mezzo (anche se Wagner non lo dice), ma molto acuto. In molti punti tira al soprano. Non a caso la prima interprete fu la Schroder-Devrient. la quale cantava Pamina, Leonore, Euryanthe, Senta e Venere.
Sarebbe perfetta, come temperamento, la Michael ma temo non riesca a far quadrare i conti con il vocalismo della parte. La Kasarova?
Penso alla Garanca. Oppure alla Sophie Koch.
Avete qualche idea per finire il cast?

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Re: Gregory Kunde - Pollione

Messaggioda Riccardo » lun 13 set 2010, 11:39

Anche in preparazione del prossimo debutto in Poliuto a Bergamo, vorrei proporvi il Pollione di Kunde appena resosi disponibile su youtube.
Debuttato a Santa Cecilia un paio d'anni fa, l'ha già cantato in altre due occasioni. L'ultima di queste poco più di un mese fa in concerto a Varsavia con Biondi.

Secondo me è semplicemente straordinario. La scrittura per Donzelli, anche se meno estrema di quelle per Nozzari, secondo me gli conviene oggi in modo fantastico per tessitura e carattere del personaggio. Al fianco della Anderson lo scorso anno a Catania è stato stellare.
Oserei dire una storica rinascita di questo ruolo, troppo spesso confinato a personalità microscopiche e/o a vocalità inadeguate.

Sentite l'eroica eleganza con cui proclama "Traman congiure i barbari, ma io li preverrò!" appena prima della cabaletta...

Che cosa ne pensate?



Certo Poliuto è un po' diverso, ma...

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Ultima modifica di Riccardo il lun 13 set 2010, 17:07, modificato 1 volta in totale.
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Re: Gregory Kunde - Pollione

Messaggioda MatMarazzi » lun 13 set 2010, 16:21

Riccardo ha scritto:Che cosa ne pensate?


Penso a come è facile sbagliare nella vita.
Un frettoloso ascolto del Pollione romano mi aveva spinto a giudicarlo con perplessità.
Oggi ascolto questa cavatina kundiana e la trovo geniale. Il mio Pollione ipotizzabile oggi e da molto tempo in qua.
Superbo.

...Se solo avesse avuto un simile intuito e profondità di idee nel Cellini! :)

Grazie, Ric.
Mat

PS: strano che nessuno sia tornato sull'ipotesi di Maugham. L'idea di un Rienzi versione Kunde è a mio parere strepitosa.
Bisogna che qualcuno gli metta sotto gli spartiti di Rienzi e Fernando Cortez!
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Re: Gregory Kunde - Pollione

Messaggioda Teo » lun 13 set 2010, 16:41

E' vero, le intenzioni ci sono tutte e debbo dire che il piglio eroico fa presa.
Detto questo però non posso che rimarcare una voce parecchio stanca, fioca come se fosse priva di energia (che rimane però nelle intenzioni), ci sento davvero tanta fatica (e il paragone lo faccio con altri suoi personaggi sia chiaro non con altri Pollioni...).
A prescindere dalla centratura del personaggio per psicologia di approccio e carattere, resto dell'avviso che per Pollione sia necessaria una voce fresca, energizzante e con un tantino più di squillo e di armonici (per altro cosa che Kunde tempo fa aveva).
Con questo non voglio dire che "è meglio di, o è peggio di..."
Questo non toglie il fatto che domenica sarò ben lieto di ascoltare il suo Poliuto.

Salutissimi.

Teo
l'idea è creatrice di vocalità...
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Re: Gregory Kunde - Pollione

Messaggioda MatMarazzi » lun 13 set 2010, 17:13

Teo ha scritto:E' vero, le intenzioni ci sono tutte e debbo dire che il piglio eroico fa presa.
Detto questo però non posso che rimarcare una voce parecchio stanca, fioca come se fosse priva di energia (che rimane però nelle intenzioni), ci sento davvero tanta fatica (e il paragone lo faccio con altri suoi personaggi sia chiaro non con altri Pollioni...).
A prescindere dalla centratura del personaggio per psicologia di approccio e carattere, resto dell'avviso che per Pollione sia necessaria una voce fresca, energizzante e con un tantino più di squillo e di armonici (per altro cosa che Kunde tempo fa aveva).
Con questo non voglio dire che "è meglio di, o è peggio di..."
Questo non toglie il fatto che domenica sarò ben lieto di ascoltare il suo Poliuto.

Salutissimi.

Teo


Caro Teo, un po' mi aspettavo questa rimostranza! :)
La mancanza di armonici, di squillo, il senso di fatica che tu ravvisi, sono tutti conseguenza (per me) della scelta kundiana di lavorare sui colori e sulle aperture di suono, scelta che finora - a meno che non ricordi male - non era mai stata associata al personaggio di Pollione.
Tropo assolutamente comprensibile che questi suoni non ti convincano. Io stesso all'inizio ne ero stato sconcertato.
Voglio però aggiungere che la sensazione di "piglio eroico", "psicologia", "centratura" che tu rilevi (e che rilevo anche io) non può essere ottenuta a "dispetto" del suono, ma grazie al suono.
I colori a tinte forti che Kunde sventola in questo brano possono evocare sensazioni di legnosità, di sgradevolezza, hai ragione, ma ad altri ascoltatori anche di umanità, di verità psicologica, anche un'ombra di maturità roca (Pollione non è più un ragazzo) che esaltano il personaggio e che un canto alla Corelli non potrebbe più evocare, almeno per il pubblico odierno.
E tutto questo senza considerare il lato prettamente musicale dell'esecuzione (ritmico, dinamico, stilistico, virtuosistico).

Poi, è assolutamente evidente, ognuno è responsabile solo del piacere che trae da una certa esecuzione e i gusti sono in tutti casi sacri.

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Re: Gregory Kunde - Pollione

Messaggioda Riccardo » lun 13 set 2010, 17:30

MatMarazzi ha scritto:
Riccardo ha scritto:Che cosa ne pensate?

Penso a come è facile sbagliare nella vita.
Un frettoloso ascolto del Pollione romano mi aveva spinto a giudicarlo con perplessità.
Oggi ascolto questa cavatina kundiana e la trovo geniale. Il mio Pollione ipotizzabile oggi e da molto tempo in qua.
Superbo.

Ma non preoccuparti, a Roma avevo avuto la medesima impressione pure sentendo dal vivo...
Lo stesso è successo con Admeto in Alceste, ruolo che dovrebbe convenirgli particolarmente, ma che ha cantato per la prima volta ad Atene con la Antonacci con la disinvoltura di chi lo legge a prima vista ma non ha ancora "interiorizzato".

PS: strano che nessuno sia tornato sull'ipotesi di Maugham. L'idea di un Rienzi versione Kunde è a mio parere strepitosa.
Bisogna che qualcuno gli metta sotto gli spartiti di Rienzi e Fernando Cortez!

Già...

Per quanto riguarda Pollione, posso assicurare a Teo che l'ascolto in teatro, svincolato dalle osservazioni a tavolino, è semplicemente travolgente.

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Re: Gregory Kunde

Messaggioda Riccardo » sab 18 set 2010, 17:45

Dopo che molti vedranno la recita di domenica avremo di che parlare a proposito di questo Poliuto! Ieri la prima ha avuto un gran successo complessivo.
E Kunde ha debuttato questo fantastico ruolo Nourrit con tutti gli onori. Chiamata a sipario chiuso solo per lui dopo la sua aria. Cosa inconsueta...ma il pubblico sembrava impazzito! :)

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