Case discografiche e politica editoriale

Storia del disco, politiche e strategie, firme e case discografiche

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Una strana politica commerciale...

Messaggioda Tucidide » gio 24 set 2009, 11:38

Per chi non lo sapesse, è uscito in questi giorni il nuovo CD di Renée Fleming, un programma di arie veriste, alcune famose, altre meno note. : Chessygrin :
(Parentesi: non è un disco indimenticabile, di certo la signora ha fatto di meglio... : Blink : )
Dopo averlo acquistato, mi sono accorto che dal disco mancava una traccia che avevo già ascoltato su YouTube, "In quelle trine morbide", oltretutto uno dei brani riusciti meglio.
Sul sito della DECCA ho appreso che l'aria di Manon Lescaut costituisce un bonus track unicamente scaricabile da iTunes. : Andry :

Mi pare una politica molto singolare. Da un lato, una multinazionale del disco produce un disco di una stella della propria scuderia, lo promuove su internet e sulla stampa specializzata, e poi... invoglia il pubblico (quei quattro gatti che comprano dischi di musica lirica) NON già ad acquistare il disco "fisicamente", bensì a scaricarlo legalmente, con tanto di bonus.
Le case discografiche stanno quindi cercando di far tramontare il disco inteso come supporto fisico, come pezzetto di plastica che tanto piace ai collezionisti feticisti come me? :mrgreen:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Una strana politica commerciale...

Messaggioda Maugham » gio 24 set 2009, 15:38

Tucidide ha scritto: Le case discografiche stanno quindi cercando di far tramontare il disco inteso come supporto fisico, come pezzetto di plastica che tanto piace ai collezionisti feticisti come me? :mrgreen:


Esattamente.
I magazzini costano. E costano anche quelli che li devono tenere in ordine.
Del resto trovo abbastanza anacronistico che, nell'era del digitale, quando i dati di un CD audio li puoi stivare in un pezzetto di silicio non più grande di una capocchia di spillo, ancora si conservino in casa aggeggi di plastica che girano. Non sei d'accordo?
Il mio sogno sarebbe quello di un server gigantesco in cui ci sia tutto il registrato dalla notte dei tempi (non compresso, ovviamente) cui puoi accedere pagando un abbonamento annuale.
E ti puoi connettere e ascoltare da ogni device che tu abbia in casa, in auto o a spasso.
Però hai ragione, il "packaging" -come lo chiamano- è importante.
Ti sei mai chiesto perchè i DvD video -seppure delle stesse dimensioni del CD audio- abbiano confezioni enormi e ingombranti?
E' tutta plastica, basterebbero delle bustine.
Un guru del settore rispose, all'epoca del lancio del DvD (1999) :"il formato deve essere simile alle VHS altrimenti la gente non capisce che si tratta di "roba" che si vede".
In Giappone, che sono più tecnologici o forse solo hanno case più piccole, i DvD hanno lo stesso box dei CD.
Aspettiamo una tua recensione....
Ma quando mai la divastra ha cantato quel repertorio?
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Re: Una strana politica commerciale...

Messaggioda Tucidide » gio 24 set 2009, 18:21

Maugham ha scritto:Del resto trovo abbastanza anacronistico che, nell'era del digitale, quando i dati di un CD audio li puoi stivare in un pezzetto di silicio non più grande di una capocchia di spillo, ancora si conservino in casa aggeggi di plastica che girano. Non sei d'accordo?

Ehm... :oops: Temo di no!
Parli con uno che, pur potendo archiviare giga e giga di mp3 o video scaricati da OS su un bell'Hard Disk esterno, preferisce masterizzarsi dei DVD di back-up e riporli con cura nel mobiletto. : Chessygrin :
E' l'idea del possesso, forse figlia del capitalismo: il poter dire "quel disco CE L'HO!", tenere in mano una copia originale, o per lo meno un supporto fisico.
La tua idea del server gigantesco sarebbe ottima e comodissima, ma non potrebbe sostituire il senso del possesso.
In fondo, l'enciclopedia cartacea sta vivendo un tramonto, ma ancora per alcuni la carta è preferibile allo schermo del PC.

Ma quando mai la divastra ha cantato quel repertorio?

Nel 1989, La bohème alla NYCO come Mimì. In precedenza, nel 1983, da ragazza, aveva fatto Musetta come allieva della Juilliard School.
Questo Verismo è uno dei dischi meno "sinceri" della Fleming. Per sincero intendo riproducente il reale repertorio del cantante.
So bene che fin dai primordi del disco molti artisti hanno cantato davanti ai microfoni arie o addirittura opere intere che non avevano né mai avrebbero affrontato dal vivo per svariati motivi. Quando però, come in questo caso, si tratta di un intero repertorio alieno, c'è poco da fare: si sente! : Blink :
Tanto per dire, i brani dell'Ariadne incisi nel disco dello scorso anno, seppure tratti da un'opera mai cantata dal vivo, erano molto credibili ed interessanti, perché appartenenti ad un repertorio d'elezione.
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Re: Una strana politica commerciale...

Messaggioda Pruun » gio 24 set 2009, 21:15

Sai che invece a me è piaciuto?
Alti e bassi, certo: alcune cose più (Siberia, Fedora, Rondine, Zazà...)... altre meno (Iris, Manon, le due bohème, Conchita) però nel complesso l'ho trovato molto stimolante.
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Re: Una strana politica commerciale...

Messaggioda Tucidide » gio 24 set 2009, 21:42

Al volo nell'intervallo di Genoa-Juventus... :mrgreen:
Sì, è vero, ci sono delle belle intuizioni di fraseggio in diversi passi (Zazà, soprattutto), e in generale mi ha stupito la grande cura per la dizione, forse mai così precisa e naturale nella Fleming.
Rispetto ad altre prove degli anni recenti, ho anche apprezzato l'uso tutto sommato non invasivo dell'apertura di suono nei gravi.
Quel che manca, secondo me, è proprio la familiarità, la spontaneità. Non parlo di "autentico stile verista". Parlo proprio di chiarezza di idee e di prospettive.
Ne riparlerò dopo ulteriori ascolti. :D
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Re: Una strana politica commerciale...

Messaggioda Tucidide » ven 25 set 2009, 14:27

Un'altra cosa che si nota nei CD editi di recente, diciamo negli ultimi dieci anni, è il ruolo sempre più marginale della lingua italiana.
Ho riascoltato qualche giorno fa un vecchio recital PHILIPS della Mattila, e sfogliando il librettino ho notato che vi compaiono le note biografiche e persino le traduzioni dei brani anche in italiano. Poi... pian pianino questa prassi è scomparsa, a volte anche in maniera esteticamente poco azzeccata: quella colonna vuota nei libretti trilingui è ben brutta! :roll:
Insomma, noi italiani siamo ben poco considerati dalle multinazionali del disco...
Forse però non facciamo nemmeno molto per ottenere questa considerazione... : Blink :
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Re: Una strana politica commerciale...

Messaggioda Luca » ven 25 set 2009, 16:14

L'amico Tucidide ha detto una cosa molto giusta: purtroppo l'italiano - ed è disdicevole perché molti vocaboli tecnici musicali sono nella nostra lingua - sta subendo una sorta di emarginazione, ma c'è anche un'altra trovata ed è quella di separare il libretto in tre lingue (inglese, francese e tedesco) nei fascicoletti acclusi alle opere complete. Ultimamente acquistando l'ultima edizione di Lohengrin (che non è un granché anche se mette in mostra alcuni 'divi' del nostro momento presente) in luogo delle tre colonne avevo 3 libretti della stessa opera ora in una ora in un'altra lingua con relativa introduzione nella medesima lingua. La bella sinossi di un tempo è forse troppo faticosa per tipografi ed editorialisti ?

Così va il mondo.

Salutissimi, Luca.
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Case discografiche e politica editoriale

Messaggioda Nicola Biondo » dom 21 feb 2010, 16:29

Libretto tradotto in italiano snobbato dalla Emi

Non ricordo chi aveva sviscerato poco tempo fa l'argomento della moda dei libretti in formato digitale, causa abbattimento dei costi. Infatti da qualche tempo ogni casa propone a buoni prezzi opere integrali come ad es. Sony Classics, senza libretto ma senza neanche la traduzione della trama in lingua italiana e, come la Emi che nel Tristano e Isotta di Pappano così come in tutta la collana "Emi classics the home of opera" propone un cd in più con la trama dell'opera e il libretto originale tradotto in tre lingue: Inglese, Francese e Tedesco. Non esiste la traduzione in lingua Italiana, quella più rappresentativa in questo immenso panorama musicale. Non è per polemizzare ma visto che è in formato digitale non costerebbe nessuna fatica ad inserire detta traduzione, una vera discriminazione per la nostra lingua.
Mi aspetto qualche vostro commento autorevole a tal proposito
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Re: Libretto tradotto in italiano snobbato dalla Emi

Messaggioda FRITZ KOBUS » lun 22 feb 2010, 9:41

Non è una novità. Le case discografiche non italiane hanno sempre snobbato la ns. lingua nei booklet. Salvo alcune volte, mi pare che la tendenza sia sempre stata quella di stampare, in italiano, solo perché era la lingua in cui veniva cantata l'opera,il mero testo. Tradurre in italiano testi tedeschi o francesi neanche a parlarne. Si è sempre trattato di una mancanza di rispetto profondissima per la cultura che ha dato vita all'opera, ma tant'è. Questo atteggiamento mi ha sempre ricordato come gli stranieri abbiano ad un certo punto cecretato che Mozart, essendo austrriaco, poteva essere cantato a prescindere dalla fonazione italiana.
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Re: Libretto tradotto in italiano snobbato dalla Emi

Messaggioda Alberich » lun 22 feb 2010, 10:15

Suppongo ci siano ragioni commerciali. Chiedere alla EMI di mettere il libretto in italiano adducendo come motivazione il contributo dato al repertorio operistico dall'Italia mi sembra un po' eccessivo.
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Re: Libretto tradotto in italiano snobbato dalla Emi

Messaggioda MatMarazzi » lun 22 feb 2010, 11:56

Alberich ha scritto:Suppongo ci siano ragioni commerciali. Chiedere alla EMI di mettere il libretto in italiano adducendo come motivazione il contributo dato al repertorio operistico dall'Italia mi sembra un po' eccessivo.


Temo anche io che le ragioni siano queste.
Da noi la musica classica vende molto meno che all'estero.
In un'epoca come questa - in cui pare che la Sutherland sia la risposta a tutti i mali, almeno sentendo gli appassionati italiani - sono abbastanza vecchio per ricordare che la DECCA aveva distribuito in tutto il mondo il suo doppio LP di arie francesi, tranne che in Italia, dove evidentemente sapeva che non state vendute. Dovetti farmele spedire dalla Francia.

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Re: Libretto tradotto in italiano snobbato dalla Emi

Messaggioda Nicola Biondo » lun 22 feb 2010, 16:31

Molti libretti si trovano su vari siti, anche in quelli dei maggiori teatri italiani anche con la traduzione a fianco se l'opera è straniera.
Di Wagner nel sito ufficiale si trovano i libretti originali con traduzione a scelta in italiano o in inglese.
Di Verdi c'è di tutto e di più, idem Puccini.
Ma nelle opere rare o di autori meno conosciuti, ad es. il primo che mi viene in mente è Gaspare Spontini con la sua famosa Vestale, tutti i nodi vengono al pettine; infatti della trama di quest'ultima se ne sono perse le tracce, così come della "Lakmè di Delibes, tanto per citarne un'altra.
Saluti e grazie a tutti.
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Re: Libretto tradotto in italiano snobbato dalla Emi

Messaggioda MatMarazzi » lun 22 feb 2010, 17:00

Nicola Biondo ha scritto:Molti libretti si trovano su vari siti, anche in quelli dei maggiori teatri italiani anche con la traduzione a fianco se l'opera è straniera.
Di Wagner nel sito ufficiale si trovano i libretti originali con traduzione a scelta in italiano o in inglese.
Di Verdi c'è di tutto e di più, idem Puccini.
Ma nelle opere rare o di autori meno conosciuti, ad es. il primo che mi viene in mente è Gaspare Spontini con la sua famosa Vestale, tutti i nodi vengono al pettine; infatti della trama di quest'ultima se ne sono perse le tracce, così come della "Lakmè di Delibes, tanto per citarne un'altra.
Saluti e grazie a tutti.


Il libretto della Lakmé e della Vestale si trovano su Internet, ma solo in francese.
Ehi... Perché non facciamo noi la traduzione di qualche libretto antico che non si trova in Internet e non lo mettiamo sul sito?

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Re: Libretto tradotto in italiano snobbato dalla Emi

Messaggioda Enrico » lun 22 feb 2010, 18:17

La facciamo in versi?
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Re: Libretto tradotto in italiano snobbato dalla Emi

Messaggioda Tucidide » lun 22 feb 2010, 19:44

MatMarazzi ha scritto:
Alberich ha scritto:Suppongo ci siano ragioni commerciali. Chiedere alla EMI di mettere il libretto in italiano adducendo come motivazione il contributo dato al repertorio operistico dall'Italia mi sembra un po' eccessivo.


Temo anche io che le ragioni siano queste.
Da noi la musica classica vende molto meno che all'estero.
In un'epoca come questa - in cui pare che la Sutherland sia la risposta a tutti i mali, almeno sentendo gli appassionati italiani - sono abbastanza vecchio per ricordare che la DECCA aveva distribuito in tutto il mondo il suo doppio LP di arie francesi, tranne che in Italia, dove evidentemente sapeva che non state vendute. Dovetti farmele spedire dalla Francia.

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Senza dubbio avete ragione. Questa cosa è evidente anche nei DVD. Negli ultimi usciti della DECCA mancano spesso i sottotitoli in italiano, se l'opera non è cantata nella nostra lingua, mentre ci sono quelli in cinese! :o
Tenendo presente che inserire in un disco una traccia sottotitoli è ancora più facile che stampare il libretto su carta (ovviamente per chi sa fare), bisogna proprio dire che alle multinazionali del disco non interessa venire incontro alle esigenze del pubblico italiano.
Non sapevo che il doppio disco di arie romantiche della Sutherland non fosse stato distribuito in Italia. :shock: E' una cosa che fa riflettere. : Hurted :
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