Che dire? Il ruolo è quello che è, ma di certo quando è affidato ad una personalità come la Dessay sembra acquistare nuovi significati e produrre nuovi spunti. Poi, vabbè... caccia quell'urlaccio prima di "qual dolore, qual bruciore!" che forse è eccessivo (evidentemente, le piace farlo, come nella Lucia, ma non solo), ma scommetto che in molti sono andati a vedere questa Bohème per... Musetta.
Io volevo andare...per veder mio fratello che vive là E per quella Musetta.
Sono appena ritrornato dalla Boheme qui a Parigi. La Dessay è stata STUPENDA: ha una fascino magnetico in scena. Non potevi non accorgerti di lei, nonostante la non eccessiva potenza della voce. Non solo nel secondo atto era stupenda, ma anche negli altri. E' stata fantastica. Il suo atteggiamento un pò nevrotico era perfetto nel II atto!!!!!! Negli altri ci ha come al solito ricordato che è una grandissima artista!!!!!!!!!!!! Peccato che invece il resto del cast di questa Boheme era pessimo A maggior ragione la Dessay è risaltata ancora di più
Pietro, aver linkato il video senza un tuo commento, credimi ... vale piu' di mille parole. Vale piu' di mille parole, per il semplice motivo che la Dessay strabilia ... e lo fa con un canto esemplare, non so se in stile appropriato (visto la mia totale idiosincrasia per l'opera barocca e la mia totale, profonda ignoranza di quel genere musicale), con una recitazione fatta di pochissimi gesti, sobria, direi "minimalista", colpendo al cuore l'ascoltatore. Insomma, sembra cosi' difficile trovare le parole giuste per commentare questo video, che per questo motivo trovavo appropriato il link senza commento del saggio Bagnolo.
Sull'orchestra, correggetemi se sbaglio, mi sembrava assai apparentata con il tardo, se non addirittura tardissimo romanticismo con certi turgori strumentali che mi hanno lasciato di stucco.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
VGobbi ha scritto:Sull'orchestra, correggetemi se sbaglio, mi sembrava assai apparentata con il tardo, se non addirittura tardissimo romanticismo con certi turgori strumentali che mi hanno lasciato di stucco.
E' un po' la tendenza della Haim. Che non è "tardo-romantica" ma piuttosto incline a sottolineare tutti gli aspetti sentimentali e "cinematografici" della musica che dirige. E' un modo un po' furbastro per ottenere successo nella musica barocca, ma occorre dire che ci sa fare e conosce il suo mestiere!
MatMarazzi ha scritto: Quanto alla Dessay è semplicemente un genio!
...come fai a non crederle quando canta così? E' straordinaria. Avevo già sentito questo brano altre volte cantato da lei. Vederla... è incredibile. Non ce n'è un'altra così in giro. Credo che abbiamo davanti a noi il simbolo della nostra epoca
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!" (Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
VGobbi ha scritto:Sull'orchestra, correggetemi se sbaglio, mi sembrava assai apparentata con il tardo, se non addirittura tardissimo romanticismo con certi turgori strumentali che mi hanno lasciato di stucco.
E' un po' la tendenza della Haim. Che non è "tardo-romantica" ma piuttosto incline a sottolineare tutti gli aspetti sentimentali e "cinematografici" della musica che dirige. E' un modo un po' furbastro per ottenere successo nella musica barocca, ma occorre dire che ci sa fare e conosce il suo mestiere!
Scusate l'off-topic, allora dovrei sentire qualcosa di barocco diretta dalla Haim. Mi ha assai incuriosito. Potete stilarmi qualche incisione discografica che merita, magari supportata anche da un cast adeguato e dalla bellezza della musica? Grazie mille!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
VGobbi ha scritto: Scusate l'off-topic, allora dovrei sentire qualcosa di barocco diretta dalla Haim. Mi ha assai incuriosito. Potete stilarmi qualche incisione discografica che merita, magari supportata anche da un cast adeguato e dalla bellezza della musica? Grazie mille!
Io ti suggerisco il disco "Cleopatra", in cui la Dessay - accompagnata dalla Haim - esegue tutte le bellissime arie di Cleopatra dal "Giulio Cesare" di Handel. Per me è un disco straordinario in cui la Haim realizza un accompagnamento perfetto per le possibilità della Dessay
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!" (Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
Le recite di Manon a Toulouse sono finite e quindi, salvo improbabili ripensamenti, anche la carriera operistica di Natalie Dessay si è chiusa. Ed è un bene, verrebbe da dire, se l'alternativa era una serie di Lucie, Manon e Violette sempre più stremate e improbabili. Ma è un male (un gran male) se l'alternativa poteva essere l'avventurarsi in un repertorio nuovo (penso ad esempio a certo barocco francese) in grado di esaltare l'incredibile ricerca sul rapporto suono-parola che ha sempre costituito l'aspetto più esaltante di questa incredibile artista. Ma, si sa, la storia non si fa coi se, e quindi amen: è finita.
Queste malinconiche considerazioni mi sono venute dopo che mi sono imbattuto, su youtube, in questa magnifica intervista di qualche anno fa, in cui (rispondendo alle domande di un'intervistatrice televisiva che, incredibile, sapeva di cosa stava parlando) ripercorre una buona fetta della sua carriera.
E' solo in francese, per cui non a tutti sarà forse accessibile, ma è magnifica: un mix di intelligenza, ironia e (sembra trasparire in sottofondo) amarezza e disincanto, a formare un carattere che non deve essere per niente facile (in primo luogo verso se stessa). Una cosa viene ribadita fino all'esasperazione: il concetto che il teatro d'opera è, appunto, teatro, e verso il teatro tutto deve confluire. Mi piace moltissimo lo spezzone (al minuto 36,45) in cui l'intervistatrice le chiede: “Cosa succede quando lavori in un allestimento che detesti?”. E lei risponde stupendamente: “Non ci sono regie che detesto. Detesto quando non c'è un lavoro di regia; ma se il lavoro viene fatto, qualunque sia il punto di vista della regia, io divento un elemento che deve fondersi nell'universo del regista, purché ci sia un regista col suo universo”. Un esempio in cui questo universo manca del tutto è fornito al minuto 54,40: viene mostrato uno spezzone dell'orribile Sonnambula della Scala di Pier'Alli. Alla fine di quella scena lei dice chiaramente che quella fu l'occasione in cui decise che mai più avrebbe accettato di lavorare con registi di cui non conoscesse il lavoro. Lo dice, ma anche a chi non capisce il francese basta notare la sua espressione mentre guarda il video: un misto di disgusto, rabbia e vergogna, lei che comunque in quell'occasione ebbe un trionfo memorabile. E spiace pensare che, probabilmente, questo è stato l'unico ruolo che l'Italia ha avuto nella sua carriera: farle capire cosa non andava fatto...
A questo punto, se io dovessi indicare tre momenti che riassumono il ruolo e l'importanza di Natalie Dessay nella storia dell'interpretazione operistica (perché, inutile dirlo, ritengo che un ruolo ce l'abbia, eccome), credo non avrei dubbi:
1) l'Olympia con Carsen a Parigi:
un esempio di folle virtuosismo tecnico che in nessun istante può essere separato da un gioco scenico dai tempi teatrali perfetti, in cui anche dietro i momenti più esilaranti traspare quel senso di minaccia e pericolo che nessuna prima di lei era riuscita far emergere da questo personaggio. Vero che dietro di lei c'è Carsen, ma resto convinto che il grosso del merito sia della Dessay, e del resto basta vedere il dvd ufficiale di quell'allestimento, con una pur discreta Rancatore, per capire l'abisso che separa il genio dal talento, a prescindere dal regista che ci sta dietro...
2) la Zerbinetta di Salisburgo del 2001
se c'è un ruolo che con la Dessay ha del tutto cambiato faccia, questo è per me Zerbinetta: solo con lei questo magnifico personaggio si è rivestito di carne e sangue ed è diventato, appunto e semplicemente, un vero personaggio e non una simpatica allegoria. Ci sono diverse interpretazioni, ma questa per me è la più sensazionale: il vuoto esistenziale che si spalanca sotto le folli acrobazie vocali è qualcosa che mai nessuna si era avventurata ad indagare.
3) il finale della Violetta di Aix
qui siamo già nell'area che fa lanciare anatemi a puristi e vociologhi, ma pazienza. Non so quante volte ho riguardato i secondi finali di questo allestimento (per inciso, tutt'altro che memorabile in sé), ed in particolare lo sguardo di lei che avanza verso il proscenio e la caduta finale. Ora so bene che molti potrebbero dire: e che c'entrano uno sguardo e una caduta con una cantante lirica? C'entrano, perché quello sguardo e quella caduta hanno quella forza sconvolgente solo perché vengono alla fine di un percorso costruito con rigore e precisione assoluti, in cui ogni nota, ogni gesto, ogni suono (bello o brutto che fosse) si intrecciano nel lavoro di una fantasia d'interprete che ha ben pochi paragoni.
Restano molti ruoli in cui sarebbe stato esaltante poterla vedere. Per me, un rimpianto su tutti: Lulu, di cui sono certo sarebbe stata interprete epocale. Pazienza...
Ora pare voglia darsi alla prosa: le auguro tutto il successo di questo mondo, ma spero anche che l'esperienza di un teatro basato sulla sola parola le faccia venire un po' di nostalgia verso le possibilità sconfinate, che proprio lei ha così contribuito a farci scoprire, del linguaggio operistico.
Da incorniciare, bravo Beck! Comunque prima della prosa c'è la chanson. E' appena uscito un disco. Ancora non l'ho ascoltato. Non sono tanto sicuro di averne voglia. Ciao
E purtroppo, a questo punto, devo ammettere il grandissimo rammarico di non aver mai potuto ascoltare la Dessay dal vivo (avevo speso un capitale per la programmata Manon scaligera cui diede forfait!) . Un´artista sconvolgente. La prima volta che la ascoltai fu nella Lakmè (conoscevo solo l´edizione Sutherland), e poi per radio in un recital (penso trasmesso da Roma, vado a memoria). Era incredibile cosa questa donna riuscisse a fare con la sua voce. Era ipnotica, ti stregava con una moltitudine cangiante di colori, un caleidoscopio di suoni di diverso spessore ed intensitá. Eppure si avvertiva sempre nella sua voce una certa fragilitá di fondo, come se la voce fosse una sottilissima lamina che sarebbe bastato un nulla ad incrinare. Ha contribuito in maniera determinante a cambiare il volto di alcuni personaggi (Beckmesser l´ha detto come meglio non si poteva!), facendo sentire il calore della carne e il pulsare del sangue in ruoli da sempre confinati a “coccodè vocali”. Personalmente, dovessi scegliere una ed una sola interpretazione non avrei dubbi e direi Traviata, per l´immedesimazione di lacerante intensitá e per la capacitá di trasformare i difetti di una voce ai limiti estremi delle sue possibilitá in teatro puro. Grandissima, indimenticabile Natalie. Personalmente non ho dubbi nell´additarla tra le tre o quattro più grandi cantanti d´opera di sempre. DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
Perfetto, grazie! Splendida scelta di momenti. Spero non sia un addio definitivo, ma, credo che, qualunque cosa deciderà di fare, vi apporterà na personalità artistica quale ben di rado è dato vedere su un palcoscenico. Aggiungo che ho avuto la (s)ventura di vedere quell'allestimento de La Traviata senza Dessay: moriva letteralmente tutto lo spettacolo. Era lei che dava senso al tutto