Riccardo ha scritto:In questo caso, ed entro nella tua ottica, sarebbe meglio che non esistessero testimonianze sonore, perché per assurdo sarebbero più attendibili i commenti e le impressioni dei contemporanei dei due artisti, mentre gli ascolti potrebbero essere fuorvianti.
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Falso!
Io non affermerei mai l'inutilità dei dischi.
Le impressioni dei contemporanei sono utili, perché ci permettono di associare a un segno sonoro un detrminato significato.
I dischi ci preservano proprio i "segni".
Però...però...sta di fatto che i nostri pro-pro nipoti a teatro Blake e Florez non li potranno più sentire. A loro interesseranno i cantanti del loro presente
Ancora falso!
I dischi di Caruso e di Cortot sono ancora in commercio.
In questo forum trovi almeno tre persone (anche Gianluigi e Roberto) che coltivano la vera e propria passione per i dischi d'epoca.
Lo stesso si farà fra cinquecento anni, perché - per fortuna - l'uomo non vuole smarrire la sua identità e cercherà sempre di decifrare e comprendere le grandi opere del passato.
Per faticoso che sia!
Blake e Florez apparterranno alla storia e nessuno studioso serio potrà sognarsi di sbagliarne la collocazione e confonderne i rispettivi meriti.
Per studioso intendi il freddo, insensibile raziocinante (tipo dottor Spok di Star Trek, serie classica?)
Da contrapporsi, ovviamente, al puro fruitore roussoniano che non sa nulla ma gode lo stesso del canto dell'uccellino e dei colori del bosco?
Secondo me, fra cinquecento anni ci saranno ancora tanti che ascolteranno Florez e Blake semplicemente per diletto (come noi oggi leggiamo ancora Saffo e Platone).
E ne godranno anche emozionalmente (come noi oggi godiamo anche emozionalmente di Saffo e Platone).
Certo, a patto che facciano lo sforzo di imparare a decifrare la loro lingua e di capire qualcosa del loro mondo.
Proprio come noi facciamo con Saffo e Platone.
Perché una contestualizzazione può essere fatta a livello di studio, ma non di fruizione.
Santa pazienza!
Ancora questa storia! Il dottor Spok (l'arido scienziato vulcaniano) contro il passionale McCoy.
Vedi Ric: un oggetto artistico è un complesso di segni organizzati: i suoni nella musica, i colori e le linee nella pittura, le parole nella letteratura.
Il segno, di per sè, non è emozionante: un giallo non è emozionante, una certa frequenza sonora non è emozionante, una parola finlandese non è emozionante (se non conosci il finlandese).
Il segno emoziona nel momento in cui è associato a un significato.
Non è possibile fruire emozionalmente di un'opera se non compi l'atto razionale di associare un segno a un significato.
Certo che devi studiare, buon Dio. Ci mancherebbe!!!
Per "emozionarti" di fronte a una poesia di Leopardi o di Ungaretti devi studiare per anni.
E allo stesso modo per emozionarti di fronte a un disco di Emma Calvé devi prima aver fatto le tue belle migliaia di ascolti.
La sensibilità di un'epoca diversa dalla propria si può studiare, capire, comprendere, ma non sentire.
Qualunque sistema semantico (di qualsiasi epoca o latitudine) si può studiare.
Noi studiamo le lingue straniere; per difficile che sia ci si arriva.
Non perfettamente come un madre-lingua (ok) ma almeno possiamo arrivare a leggere un libro e seguire un film MEGLIO di chi non le ha mai studiate.
Siamo in grado anche di studire le lingue di diecimila anni fa; studiamo i codici delle civiltà più remote.
Anche la nostra lingua madre non l'abbiamo appresa geneticamente! Abbiamo studiato anche quella, fin da quando siamo nati.
Tutti i sistemi semantici sono virtualmente "studiabili".
Siano quelli linguistici; siano quelli tecnici; siano quelli "artistici".
So già la tua risposta: ma non sarà mai come essere vissuti là e averli imparati all'interno del contesto.
Bubbole!!
Anche nel 500 non tutti sapevano decifrare le allegorie di una pittura manierista. Non tutti sapevano valutare la raffinatezza dell'artista di fronte a un problema di prospettiva o di anatomia umana.
Come tutti i sistemi semantici, anche questo andava studiato.
E lo si poteva studiare allora come oggi.
Probabilmente io, Roberto e Gianluigi ne sappiamo di più (dei segni vocali del cantante d'opera dei primi del secolo) di tutta la gente che - all'epoca -non andava all'opera e non aveva i soldi per comprarsi i dischi.
E comunque, anche ammettendo che un sistema semantico non potrà mai essere dominato al 100 per cento (specie in epoche e contesti diversi), è pur sempre meglio conoscerlo al 50 % che non conoscerlo affatto.
Io almeno, se ascolto un disco di Caruso, posso sperare di arrivare a capire almeno il 10% di quello che intendeva dirmi!
Meglio che non capirci nulla!
sei sicuro che nell'ambito di un tempo la sensibilità sia unica e comune a tutti i luoghi e culture? E secondo quali di essi o esse vanno contestualizzate le intepretazioni?
In Italia vediamo le cose in un modo, in Francia in un altro.
Per non parlare poi le differenze tra le varie tipologie di pubblico!
Per risponderti vado ancora all'esempio linguistico.
Anche la lingua italiana varia a seconda della regione, del registro che si usa, del livello culturale degli interlocutori, dell'epoca...
Come ogni sistema semantico, anche la lingua italiana si porta dietro un'infinita gamma di varianti e ambiguità, ma VIVADDIO c'è comunque una bella differenza tra il parlare e non parlare l'italiano.
Non puoi affermare che per leggere Manzoni "è inutile studiare l'italiano perché tanto su qualche parola o concetto è inevitabile l'ambiguità!"
Se non conosci l'italiano sarà comunque peggio! Capirai ancora meno!
Non tutti desumono quello che desumiamo noi ascoltando Blake e Florez ad esempio...
Uffa...
Secondo te quando gli spettatori di tutto il mondo videro al cinema Sharon Stone accavallare le gambe e mostrare, sotto il tailler, quel che non dovrebbe essere mostrato, ce ne fu qualcuno che interpretò il segno come pietà religiosa e umile devozione?
E' vero, Ric, che a un segno si possono associare più significati.
E se vogliamo parlarne sono contento: è un argomento affascinante e ricco di implicazioni.
Ma dobbiamo anche essere seri, Ric.
Questa molteplicità si circoscrive a un ambito limitato; altrimenti non esisterebbero sistemi semantici condivisi!
Il mondo sarebbe una babele dove non è più possibile comunicare.
io credo che non ci sia nessuno tra gli ascoltatori d'opera di qualsiasi nazionalità (nemmeno tra gli incondizionali di Florez) che troverebbe dell'eroismo nel suo "Cessa di più resistere".
Forse qualcuno che non ha mai ascoltato un disco d'opera e dunque non fa testo (essendo al di fuori dell'insieme semantico).
Di ogni interpretazione, di ogni artista tu vuoi stabilire subito il posto nella storia e sei molto bravo nel farlo, ma non pensi che questo ti costringa a rinunciare ad una parte del divertimento?
Come ho già detto, Ric, è proprio chi non lo fa che non si diverte.
La fruizione emozionale deriva dalla capacità di decifrare i segni.
Esattamente come tu fai con Blake.
L'hai detto tu che non apprezzi i cantanti d'epoca.
E sai perchè? Non perché fossero tutti meno bravi della Baltsa o di Blake.
Ma semplicemente perché non sai decifrarli.
Provaci, dedicatici e vedrai quante emozioni!
Salutoni,
Matteo