Per primo rispondo a Ric sul problema Torino in rapporto alla Scala.
Riccardo ha scritto: contando la quantità di soldi pubblici che risucchia in più la Scala (insieme all'Opera di Roma), direi che comunque il confronto è anche proporzionalmente imbarazzante...
Il Regio fa complessivamente degli sforzi apprezzabili per garantire un determinato livello minimo nell'ambito della situazione italiana ed i risultati si vedono in un paese in cui la maggior parte dei teatri a forza di scioperare sta chiudendo (Genova), ha stagioni ridotte a sì e no due titoli (Firenze) o procede con roba di recupero (vedi Fenice).
Quel che semmai dà fastidio è la spocchia di chi strombazza questo galleggiamento come si trattasse di incredibili successi di richiamo internazionale e di storico profilo qualitativo etc etc... Tutta questa retorica ridicolizza in mezzo secondo i pur lodevoli sforzi.
Infatti il teatro regio si assesta su un livello di decorosa provincia. Appena decorosa...
Vogliamo renderne merito? d'accordo, rendiamoglielo...
Posso comunque dire che per me è poco?
L'assoluta mancanza di idee originali, di prospettive moderne, di solidi ancoraggi non si giustificano col fatto di essere in provincia.
Si può essere in provincia, si possono avere pochi soldi (ma sarà poi vero?), ma si può comunque - anzi si deve - fare ottimi lavori.
La spesso citata San Francisco di Kurt Adler aveva un ventesimo delle risorse del Met di Bing, eppure è stata per trent'anni l'avanguardia d'America e il Met la retrovia.
Torino non dà alcun contributo all'opera in Italia: non vi porta tendenze e scuole fiorite all'estero, né (cosa ancora più grave) contribuisce a crearne di nuove.
Poi si può convenire che altri in Italia fanno peggio.
E' vero, ne convengo. Ma che altri facciano peggio non è un merito.
Ha ben ragione Enrico quando scrive:
Enrico ha scritto:Il problema è che mi dà fastidio vedere annunciare tutto come grande novità, riscoperta geniale, allestimento sensazionale, ed è questo lo stile del Regio da diversi anni: non mi dirai che i cast sono migliori di quelli della Scala? anche qui i nomi sono sempre quelli, soprattutto per Rigoletti Traviate e Lucie, e spesso sono gli stessi che mi è capitato di vedere e di sentire a costi minori in altri teatri più piccoli e poveri. Anche quest'anno si riprende la Traviata di Pelly, ma hai visto il cast? perché dovrebbe venirmi voglia di spendere 80 euro per vederla? intanto la Dessay, quella per cui era nato lo spettacolo di Pelly, nel 2012 porterà al Met la Traviata di Decker.
Capisco il discorso sulla necessità di risparmiare: ma dal bilancio pubblicato sul sito il Regio non mi sembra un teatro povero, non mi intendo di economia ma si parla di una stagione del "valore" di più di 40 milioni di euro. In realtà preferirei sapere quanto vengono pagati singoli cantanti, direttori, registi, qui o altrove, ma questo non viene detto quasi mai.
Però sarebbe più onesto dire che si taglia il balletto dei Vespri per risparmiare su danzatori e coreografia, piuttosto che tirare fuori giustificazioni musicali e drammaturgiche vecchie e superatissime.
Il punto è proprio questo.
Un teatro di provincia non potrà forse permettersi star mondiali come la Netrebko (però anche la Netrebko ha fatto la sua bella e più che decennale gavetta: di lei negli ambienti si parlava in termini entusiastici molto prima che scoppiasse il suo "caso". Scritturarla allora sarebbe stato possibile oltre che poco costoso).
I cast di Torino saranno pure più "poveri" di quelli di Milano ma come scrivi tu altrettanto gaglioffi, superficiale, dozzianali... e non solo nelle Traviate e nei Rigoletti (che per inciso sono veri capolavori che sarebbe doveroso allestire sempre al meglio), ma anche nei Parsifal.
Lo dimostra il fatto che anche quando a Torino afferrano per sbaglio artisti di grido li collocano sempre in ruoli sbagliati...
Proprio Kunde (che è vero... sarà l'elemento di spicco di quei Vespri... per quanto in quest'opera si dovrebbe forse investire sugli altri personaggi) non è più e forse non è mai stato il cantante ideale per questo personaggio...
Sarà bravo e affidabile come sempre, intendiamoci, però c'è da chiedersi se è logico che un teatro periferico, una volta conquistato un artista della sua statura (prossimo, non dimentichiamolo, alla sessantina), non trovi davvero niente di meglio per lui che questo ruolo...
I cast sono importantissimi per giudicare l'operato di un teatro.
Non, come invero ingenuamente afferma il nostro solito Teo.Emme, la scelta dei titoli.
Non c'è nulla di geniale nell'allestire Parsifal e Boris... sono titoli stranoti, stracelebrati, che tutti conoscono e tutti allestiscono; anzi per certi versi è un segno di ingenuità il volerli mettere in programma anche se non si hanno i mezzi per competere con le maggiori produzioni internazionali e soprattutto la capacità di elaborare cast e scritture con un minimo di consapevolezza.
Infine Livermore (con una sola o) è un regista di serie C, mi spiace ma è così.
E lo stesso vale per Noseda.
E non c'è molto da aggiungere.
Salutoni,
Matteo
PS:
Teo.Emme ha scritto:Noseda, poi, non è l'ultimo dei cretini (ah già, peccato mortale: è italiano...e non dirige a Aix o Zurigo)
Eppure mi auguro che prima o poi tu li frequenti questi teatri...
In tutti i casi terrò a mente queste simpatiche battute, caro Teo, per quando - la prima volta che capiterai a Aix e Zurigo - farai l'ennesimo dietro-front come hai già fatto per Wagner e l'opera italiana. Allora - come ora quando parli di Wagner - passerai dalla parte completamente opposta, griderai che tutto quello che fanno a Aix e Zurigo è divino (il ché non è vero) e tutto quello che fanno in Italia è inesorabilmente schifoso... (idem)
Temo che sia inutile farti notare che chi non riesce a fare altro che schierarsi (prima di qua e poi di là, non importa) si perde tutto il bello della vita.