Medea (Cherubini)

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

Messaggioda MatMarazzi » gio 23 ott 2008, 9:28

Maugham ha scritto:
Ilaria ha scritto:
Di questa stagione torinese usciranno i dvd di Medea, di Thais e della Dama di picche.


Grande notizia. Per la Medea.
Forse, dico forse, Mat sarà contento per la Pikovaja.
WSM


talmente contento che non andrò nemmeno a vederla quella Dama...
Come ho scritto in sede di recensione, non credo che quel tipo di tessitura esalti le straordinarie risorse tecniche e vocali di cui ancora la Silja dispone.
Non sarà stata "imbarazzante" (come l'amico Tuc ha scritto... strano per uno che ha trovato superbo nientemeno che "urletto-Joe" Shicoff), però certo nemmeno all'altezza della sua grandezza.

Quanto a tutti gli amici che sono andati a sentire la Antonacci in Medea, sono lieto di annunciarvi che siete tutti "esterofili".
Già poiché fui esterofilo io, ovviamente, quando tre anni fa andai fino a Toulouse per sentire il debutto della signora in Medea, sempre con Pidò e la Mingardo. Fortuna che almeno la regia non era di De Hana (regia?) ma di Kokkos.
Ma... può darsi che quando le grandi idee partorite all'estero vengono replicate in Italia, allora esaltarle non sia più "esterofilia".

Comunque in questo forum, diversi mesi fa, riportari un commento che - in occasione di quel viaggio a Tolosa - scrissi sul forum di Operaseria.
A chi interessa, lo troverà qui:
http://www.operadisc.com/forum/viewtopic.php?f=10&t=583

Quelli che hanno visto la sua Medea a Torino potranno così confrontare le loro opinioni di adesso alle mie di alcuni anni fa.
Salutoni,
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Messaggioda Riccardo » gio 23 ott 2008, 11:46

MatMarazzi ha scritto:Comunque in questo forum, diversi mesi fa, riportari un commento che - in occasione di quel viaggio a Tolosa - scrissi sul forum di Operaseria.
A chi interessa, lo troverà qui:
http://www.operadisc.com/forum/viewtopic.php?f=10&t=583

Quelli che hanno visto la sua Medea a Torino potranno così confrontare le loro opinioni di adesso alle mie di alcuni anni fa.
Salutoni,
Mat

Concordo con le impressioni di Matteo sull'Antonacci a parte, forse, una mia maggiore indulgenza sul primo atto che mi è sembrato comunque di gran pregio.

Confesso invece di non aver sopportato la Mingardo (temo di essere caso unico), ma la sua Neris leziosa e autocompiaciuta a ogni sillaba mi è sembrata fuori luogo e a tratti irritante.

La regia di De Ana non aveva come al solito nulla di trascendentale oltre la pur gradevole descrizione (il ricollocamento epocale mi è parso del tutto inutile e anzi ulteriormente sintomatico di assenza di idee).
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen.
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Messaggioda l'inquisitore » mer 12 nov 2008, 21:11

pbagnoli ha scritto:Francamente non capisco.
Leggo su un blog di altri personaggi che sono transitati da qui e che viene frequentato da persone che scrivono anche qui, che questa Medea è stata una chiavica di spettacolo, che la Antonacci è stata un disastro, ecc.
Ora, fermo restando che su quel blog dicono solo e sempre peste e corna per partito preso di qualunque spettacolo, e che pertanto per me sono destituiti di ogni credibilità, mi riesce comunque difficile capire dove stia la verità, con particolare riferimento proprio all'Antonacci.
A chi si crederà?
Io, per parte mia, a Rodrigo! :D



Francamente anch’io non capisco.
Non comprendo la negatività espressa nell’articolo principale di quel blog da cui sono scaturiti altri giudizi probabilmente influenzati dal suo senso apocalittico. Anche accettando che un critico non professionista possa facilmente cedere alla visceralità che lo rende poco obbiettivo, non si riesce comunque a comprendere tale veemenza distruttiva.
Conosco quest’opera in quanto oggetto di studi, tesi di laurea e quant’altro, ma questo non c’entra Si può esprimere un parere anche senza aver studiato ma in questo caso è necessaria la cautela nelle affermazioni.

Ho letto frasi sprezzanti su Sara Mingardo, che sarebbe una ”baroccara” e pertanto spoggiata e senza tecnica tanto da sembrare un soprano, come se il Barocco fosse un genere minore e destinato a cantanti di serie B. La Mingardo può anche non piacere, per carità, ma non si può negare che abbia reso appieno tutto il dolore e la malinconia del personaggio proprio grazie alla sua espressività e attraverso la sua voce dal colore brunito. Seguo la Mingardo da tempo e non mi pare di averla mai sentita come è stata descritta. Il suo ruolo è quello meglio servito da Cherubini attraverso un’aria splendida e la Mingardo è stata all’altezza delle aspettative..
Idem per Cinzia Forte, alle prese invece con il ruolo più ingrato dell’opera e meno sviluppato dal compositore. Canta solo un’aria nella prima scena e poi sparisce. La Forte esegue anche gli acuti che nelle poche registrazioni esistenti, Scotto compresa, vengono omessi per loro impervietà e la scarsa resa sul piano musicale. Trovo che sia riuscita a risolvere splendidamente le palesi contraddizioni della partitura, con ottime capacità espressive e una vocalità di tutto rispetto.
Giuseppe Filianoti ha un colore vocale e una presenza scenica ragguardevoli. Certamente qualche incertezza e difficoltà di emissione c’è stata. ma , anche in questo caso, la scrittura è davvero impervia e il ruolo poco gratificante. La sua voce , rispetto al passato, sta attraversando forse un periodo non particolarmente felice ma non è certamente questo il ruolo in cui si può giudicare un artista come lui. Attendo di riascoltarlo nel Don Carlo di Milano.
Forse Parodi mi ha convinto meno degli altri per il peso vocale non adatto al ruolo. Avrei preferito un colore diverso e uno spessore maggiore. In questo caso posso dire che l’esecuzione risultava corretta ma poco interessante. Comunque, affermare che parlasse anziché cantare, mi sembra gratuitamente offensivo.
Infine la protagonista.
Tutta l’opera gira intorno a lei . A lei Cherubini ha affidato l’intera gamma di possibilità espressive che la Antonacci sa usare con incredibile bravura. Ho apprezzato la sua intelligenza e la sua capacità di dominio del dramma senza mai sconfinare nel Verismo. (Errore in cui è facilmente caduta la Medea- Santuzza dell’altro cast). Scambiare Cherubini per Leoncavallo o Mascagni è un grave errore . L’Antonacci invece, con il carisma che contraddistingue l’ottima attrice di sempre, è stata assolutamente coinvolgente e incisiva. La sua non era un’esecuzione senza “macchia” dal punto di vista vocale ma credo che leggere quest’opera esclusivamente sotto il profilo tecnico- vocale sia un errore. Prima di tutto la traduzione in italiano, oltre a essere terribilmente brutta, presenta consonanti al posto di vocali in zona acuta e altri orrori che non ne rendono scorrevole l’esecuzione. Inoltre Cherubini non era quel profondo conoscitore di voci come altri che sono entrati a pieno titolo nella la storia della lirica. Dunque, ritengo che un’esecuzione dal vivo come quella che ho sentito, può considerarsi dal punto di vista vocale più che soddisfacente.

Sergio
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Messaggioda Rodrigo » mer 12 nov 2008, 22:24

Mah..
io la versione ritmica italiana di Medea non la trovo così orripilante.
Il fondo, per quel che riguarda libretti francesi, secondo me si tocca con Carmen! :twisted:
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Messaggioda Tucidide » mer 12 nov 2008, 22:58

Rodrigo ha scritto:Mah..
io la versione ritmica italiana di Medea non la trovo così orripilante.
Il fondo, per quel che riguarda libretti francesi, secondo me si tocca con Carmen! :twisted:

Beh, anche il Don Carlo non scherza: quando ero ragazzino pensavo che il don fatale fosse un parroco fatale. :lol: :oops:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Messaggioda MatMarazzi » gio 13 nov 2008, 2:46

l'inquisitore ha scritto:Francamente anch’io non capisco.
Non comprendo la negatività espressa nell’articolo principale di quel blog da cui sono scaturiti altri giudizi probabilmente influenzati dal suo senso apocalittico. Anche accettando che un critico non professionista possa facilmente cedere alla visceralità che lo rende poco obbiettivo, non si riesce comunque a comprendere tale veemenza distruttiva.


Caro Sergio,
per prima cosa benvenuto nella nostra piccola comunità di amanti dell'opera! :)

In secondo luogo, da un lato apprezzo, ovviamente, questa tua presa di posizione verso le facezie che talora si leggono su Internet e soprattutto verso le ingenuità che le muovono! Su questo ti dò pienamente ragione.
E tuttavia sono un po' perplesso quando sento parlare di "professionisti" e "non professionisti".
Io, in questo, la penso un po' diversamente da te: è proprio il non-professionista colui che - per me - è più autorizzato a giudicare, dal momento che è proprio a lui che lo spettacolo è rivolto.

Se il frigorifero che ho acquistato (per esempio) non funziona, sono io - il compratore, l'utente - l'unico autorizzato a lamentarsi...
Ci mancherebbe che colui che mi ha venduto il frigorifero guasto mi rispondesse: "sei un costruttore di frigoriferi? sei uno studioso di frigoriferi? no? allora non puoi esprimere un giudizio!" :)

Per me gli scritti dei blog di cui parli vanno irrisi (se è il caso) per i contenuti... non per il fatto che sono "non professionisti".
Fra l'altro, avendo bazzicato in passato alcuni ...veri professionisti del settore (critici e accademici, ma anche operatori) ti posso assicurare che il livello di competenza degli "appassionati" è spesso di varie spanne più alto del loro...

salutoni,
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Messaggioda Tucidide » gio 13 nov 2008, 10:00

MatMarazzi ha scritto:
l'inquisitore ha scritto:Francamente anch’io non capisco.
Non comprendo la negatività espressa nell’articolo principale di quel blog da cui sono scaturiti altri giudizi probabilmente influenzati dal suo senso apocalittico. Anche accettando che un critico non professionista possa facilmente cedere alla visceralità che lo rende poco obbiettivo, non si riesce comunque a comprendere tale veemenza distruttiva.

Fra l'altro, avendo bazzicato in passato alcuni ...veri professionisti del settore (critici e accademici, ma anche operatori) ti posso assicurare che il livello di competenza degli "appassionati" è spesso di varie spanne più alto del loro...

E poi va detto che spesso, quanto a visceralità, i critici professionisti non sono secondi a nessuno. :roll:
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Messaggioda Maugham » gio 13 nov 2008, 15:37

l'inquisitore ha scritto: Non comprendo la negatività espressa nell’articolo principale di quel blog da cui sono scaturiti altri giudizi probabilmente influenzati dal suo senso apocalittico. Anche accettando che un critico non professionista possa facilmente cedere alla visceralità che lo rende poco obbiettivo, non si riesce comunque a comprendere tale veemenza distruttiva.


Caro inquisitore, un benvenuto anche da parte mia. :)
Non ti devi stupire.
Sui blog operistici c'è sempre una gran cagnara.
A volte divertente, a volte noiosa, a volte istruttiva.
E secondo me è giusto che sia così.
Per quel che mi riguarda, anche nella discussione più accesa, il guadagno è sempre stato di gran lunga superiore alla perdita.

Riguardo alla professionalità o meno di chi scrive, la penso come Matteo: non è importante.
E' importante invece capire di che tipo sia... l'appassionato che scrive.
Vedi, dopo anni di frequentazione operistica (non solo web) sono giunto a questa conclusione.
Esistono appassionati di serie A e appassionati di serie B.
La differenza di serie :wink: non riguarda assolutamente la cultura, l'età, il grado d'intelligenza, l'erudizione, etc. etc.
Assolutamente no.
Riguarda esclusivamente il tipo di approccio.

L'appassionato di serie A ha principalmente domande.
L'appassionato di serie B ha esclusivamente risposte.

Ciao e a rileggerti presto.

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Messaggioda Maurizio Dania » dom 16 nov 2008, 1:40

Maugham scusa, ci sono risposte o affermazioni che sottintendono domande. Non è sempre così semplice la divisione in categorie. Comq è stata un'edizione di Medea di gran valore. Amche se a qualcuno la Antonacci non è piaciuta. Peccato per Filianoti che avrebbe una bella voce.
Ma purtroppo attraversa un altro periodo difficile. (Qualcuno ha ascoltato il suo Elvino a Cagliari?). Spero lo abbia ascxoltato anche lui. Per il suo bene.
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Messaggioda Calaf » dom 16 nov 2008, 1:51

Maurizio Dania ha scritto: Peccato per Filianoti che avrebbe una bella voce.
Ma purtroppo attraversa un altro periodo difficile. (Qualcuno ha ascoltato il suo Elvino a Cagliari?). Spero lo abbia ascxoltato anche lui. Per il suo bene.


Se ti riferisci all'ultima Sonnambula a Cagliari Elvino era Siragusa.
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Messaggioda Maurizio Dania » dom 16 nov 2008, 17:10

Si si, vero, era Siragusa. Impressione identica. Resta l'errore mio. Avevano un bel futuro entrambi. Ed una bella voce. Che mai sarà accaduto?
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Messaggioda Tucidide » dom 16 nov 2008, 17:12

Maurizio Dania ha scritto:Si si, vero, era Siragusa. Impressione identica. Resta l'errore mio. Avevano un bel futuro entrambi. Ed una bella voce. Che mai sarà accaduto?

Siragusa a Pesaro quest'estate è stato molto bravo come Oreste. Forse come Elvino a Cagliari ha avuto una serata storta. O forse era straordinariamente in palla lo scorso agosto. :)
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Messaggioda l'inquisitore » mer 19 nov 2008, 13:25

Un saluto cordiale e grazie per il benvenuto su questo forum.
Non volevo puntare l’attenzione sul discorso del critico “non-professionista” ,ossia dell’ appassionato di opera che scrive sul web, anche perchè il discorso si farebbe davvero molto complesso.
Contesto solo il modo di esprimere opinioni in modo saccente , sbandierandole con protervia per attirare su di sé tutta l’attenzione, rubandola ai veri protagonisti. Mi sembra un modo un po’ meschino per venire alla ribalta.
Mi considero anche io un appassionato e mi piace questo blog perché, da quello che ho letto finora ,mi sembra che i moderatori svolgano un lavoro piuttosto equilibrato. Quando questo manca si genera la confusione.

Poi negli ultimi ,anni è nato un problema di credibilità e attendibilità delle informazioni
Il giorno dopo la prima della Medea di Torino mi è capitato di leggere la critica “principale” di quel blog che scendeva addirittura in questioni tecnico- vocali. Pensando di andare a vedere un disastro, avrei rinunciato se non avessi già acquistato il biglietto. Ed è stata una fortuna perché grazie a quel biglietto, ho visto uno spettacolo notevole sotto molti aspetti, come raramente se ne vedono e ascoltano negli ultimi tempi.


Sergio
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BRUXELLES 2011

Messaggioda beckmesser » gio 15 set 2011, 18:07

Ormai ci stiamo arrivando. Alla vera Médée, intendo. Ormai sappiamo che quella che viene normalmente rappresentata come “Medea”, con Cherubini ha ben poco a che fare; ora disponiamo di una partitura in edizione critica che consente esecuzioni corrette, eppure si continua ad allestire (quelle poche volte che lo si fa) l’impresentabile spartito Ricordi, che non si sa nemmeno bene da chi è stato assemblato. Nel 2008 ci aveva provato La Monnaie di Bruxelles, ad avvicinarsi alla vera Médée, ed ora ha ripreso quell’allestimento (che dovrebbe anche diventare un dvd): ci è andata molto vicino ma, a mio parere, non ha centrato del tutto il bersaglio, per colpa in primo luogo dell’allestimento. Mi è difficile parlare della messinscena di Warlikowski, che è uomo di teatro originale, a tratti geniale (anche se non sempre coerente), ma che stavolta, per me, non è stato alle regole del gioco: per far tornare i conti della sua idea drammaturgica, non ha esitato a riscrivere del tutto i dialoghi, ad inserire registrazioni di canzonette anni ’50, a prevedere passi essenziali dell’azione fuori dalla musica (persino alla fine, a musica finita, l’azione proseguiva per diversi minuti nel silenzio e nell’imbarazzo generali). Sarà un problema mio, ma per me questo è barare. Sono disposto a concedere totale libertà ad un regista per quanto riguarda la ricontestualizzazione della drammaturgia di un’opera. Per me Warlikowski avrebbe potuto anche presentare una Médée lesbica che si accoppia con Dircé sotto gli occhi lubrichi di Jason e Créon: mi sarei limitato a valutare come una soluzione del genere veniva resa; ma tutto deve essere fatto col e sul testo che viene dato, altrimenti non vale, altrimenti si rischia veramente di cadere nella vuota autoreferenzialità della mattane di questo o quel regista. Il disappunto è maggiore considerando che l’idea di fondo era notevole e avrebbe funzionato benissimo anche col testo originale (anzi, avrebbe funzionato meglio; se c’è una cosa che ho imparato è che queste manipolazioni portano inevitabilmente a soluzioni banali, troppo facili e scontate, laddove un rigoroso lavoro sui testi dati e sui vincoli che presentano porta, con un regista di razza, a soluzioni ben più meditate e coerenti).

Per Warlikowski, Médée è la storia di un’ossessione autodistruttiva e l’elemento di diversità che nell’originale separa la maga Médée e l’eroe Jason dall’ambiente “borghese” di Dircé e Créon viene spostato col fare dei primi due artisti, che si appartengono l’un l’altro malgrado il fatto che Jason abbia deciso di inserirsi nel mondo dei secondi. Quale sia il background è subito evidente: Jason indossa un impeccabile smoking, ma i capelli rasta, gli anelli e gli orecchini indicano chiaramente da quale mondo viene. E quando, con un colpo di teatro che credo suoni ancora più inquietante oggi che tre anni fa, Médée entra vestita e truccata come copia esatta di Amy Winehouse, si capisce subito che il legame di quella coppia maledetta non potrà sciogliersi se non in modo cruento. Se la premessa è, per mio conto, notevole, lo svolgimento lo è molto meno: Médée passa attraverso tutti i gradi di umiliazione che un’ossessione di quel genere comporta, dalle avances sessuali a Créon (che non disdegna) all’alcool, fino allo stato di totale alienazione mentale del finale. A musica finita, Médée piega e ripone con calma i pigiami insanguinati dei figli e fuma una sigaretta, mentre le onnipresenti proiezioni video la mostrano internata in un ospedale psichiatrico. Come detto, un primo atto coerente ed emozionante, poi tutto si sfilaccia…

Dal punto di vista musicale, Rousset e i suoi Talens Lyriques hanno fatto ascoltare per la prima volta il vero suono dell’orchestra di Cherubini: aspra, tagliente, implacabile in una sonorità che non concede alcun momento di rilassamento. Tuttavia, l’origine barocca di Rousset si sentiva un filo troppo, soprattutto nel senso che sembrava perfettamente a suo agio nei brani di struttura più tradizionale come Ouverture (memorabile) o l’aria sublime di Néris (cos’era, su quel tempo spedito, il suono del fagotto d’epoca, così acidulo e privo di qualsiasi facile effetto emotivo…). Nei brani formalmente più aperti e complessi (soprattutto i finali di secondo e terzo atto) la tensione tendeva invece ad allentarsi e prevaleva la ricerca del dettaglio qua e là, come se il direttore non sapesse bene come muoversi. In altre parole, se di solito l’orchestra di Médée sembra guardare decisamente troppo avanti, a volte fino a Wagner, questa volta sembrava guardare giusto un filo troppo all’indietro… Comunque meglio, ovviamente, ma credo che per una parola definitiva occorrerà aspettare un direttore con più consapevolezza storica ed estetica (il solito Gardiner? Forse Jacobs…).

Nadja Michael non c’entra praticamente nulla con la vocalità di Médée: gli acuti sono uno strazio dell’anima, la linea si strappa ad ogni passo ed è evidente che ci vuole un bagaglio da vocalista ben più ferrato per affrontare questa parte, eppure alla fine (specie vedendola anche) il personaggio lo porta a casa. Come dire, farebbe meglio a dedicarsi ad altro, però chapeau…

Magnifico invece il Jason di Kurt Streit: carisma scenico notevole e vocalità sicurissima, e buono il Créon di Vincent Le Texier.

La linea per arrivare a cogliere la vera essenza di questo capolavoro straordinario ora è tracciata: speriamo solo che un altro teatro decida di percorrerla…

Saluti,

Beck
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Messaggioda MatMarazzi » ven 16 set 2011, 11:53

Per prima cosa, Beck, un grazie sentito per questo resoconto eccitante e ricco di stimoli come al solito.
Da parte mia molta, molta invidia, dato che non avevo visto questo spettacolo né nel 2008, né in questa occasione (però la videotrasmissione di Mezzo mi fa ben sperare che fra poco sarà disponibile anche per noi).
Nell'attesa che qualcun altro (che so bene essere stato a sua volta a Bruxelles ;)) ci dica la sua opinione, vorrei dire la mia su alcuni aspetti da te affrontati.


beckmesser ha scritto:ora disponiamo di una partitura in edizione critica che consente esecuzioni corrette, eppure si continua ad allestire (quelle poche volte che lo si fa) l’impresentabile spartito Ricordi, che non si sa nemmeno bene da chi è stato assemblato.

Esatto. Io poi non ho nulla di personale con la vecchia edizione Lachner (anche se non sopporto la sua odiosa traduzione italiana), tuttavia sono fermamente convinto che oggi - al di là di questioni puramente filologiche - la "vera" Medée possa risultare infinitamente più moderna e gradita a un pubblico giovane.
Lo spirito critico, acuto, post-illuminista, da "cani di volterriani" che si respirava al Feydeau negli anni di Cherubini è assai più vicino a noi che non la seriosità monumentale del wagnerismo di Lachner.
In questo senso, sempre come tappa di avvicinamento, vorrei segnalarti uno splendido concerto di Mireille Delunch (all'Opéra Comique e poi importato al Bru Zane di Venezia) dedicato proprio alla Scio. Tra i brani c'era la grande aria di Medee come stilisticamente sogno da sempre di sentirla.
Le mancavano un po' gli acuti, ma nel complesso è così che questa musica va eseguita.

Mi è difficile parlare della messinscena di Warlikowski, che è uomo di teatro originale, a tratti geniale (anche se non sempre coerente), ma che stavolta, per me, non è stato alle regole del gioco: per far tornare i conti della sua idea drammaturgica, non ha esitato a riscrivere del tutto i dialoghi, ad inserire registrazioni di canzonette anni ’50, a prevedere passi essenziali dell’azione fuori dalla musica (persino alla fine, a musica finita, l’azione proseguiva per diversi minuti nel silenzio e nell’imbarazzo generali).


Abbiamo spesso parlato di questo problema di "convenzioni".
WArlikowsky (come Hereim, che suscitò uno scandalo apocalittico con il Ratto dal Serraglio a Salisburgo) deriva dalla Prosa.
Nella Prosa l'alterazione e la riscrittura del testo è prassi condivisa e per nulla contestata. Addirittura mi capitò di conoscere un vero uomo di teatro, nonché conoscitore finissimo d'opera, che contestò un regista di prosa perché nel proporre il Re Lear non aveva tagliato abbastanza... Lo stesso uomo di teatro inorridirebbe se qualcuno tagliasse un'aria di un'opera.
Si tratta solo di convenzioni, ma sono convenzioni a cui siamo indissolubilmente legati!
Le convenzioni dell'opera (o come tu brillantemente scrivi... le regole del gioco) sono importantissime per i fruitori.
Io, come te, sono molto legato alla convenzione che pretende l'assoluto rispetto dal dato letterario (parole e suoni); anche l'alterazione registica mi piace solo se parte da questo presupposto.
Eppure ci sono tanti che ritengono che il dialogo parlato (in Singspiel, Opéra Comique, operette e musical) sia come la prosa e pertanto sia liberamente riscrivibile dal regista.
WArlikoswky l'ha fatto in Medee, ma anche il nostro amato Pelly l'ha fatto con Offenbach e Carsen col Candide.
Nulla però ci impone di gradire questa tendenza e di non biasimarla ad alta voce.
In questo senso (nel non volere che i dialoghi parlati delle opere siano assimilati alla prosa e come tali alterati dai registi) ci comportiamo da passatisti! :)
A dimostrazione che non c'è nulla di male a esserlo! :) Il tempo ci insegnerà se questa tendenza diventerà convenzione.
Se non lo diventerà (come anche io mi auguro) sarà anche per merito della nostra individuale resistenza! ;)

Su una cosa non sono d'accordo, almeno in linea teorica.
Aprire pause di silenzio (laddove è conesentito da pause già presenti nella musica) non mi pare in contrasto con le libertà convenzionalmente accordate a un regista, né col principio della non alterazione del dato letterario.
Se poi Warlikowsky ha fatto male (parlo del finale) andrà censurato comunque; ma a me pare che un prolungamento dell'azione oltre l'ultima nota della musica non sia affatto grave quanto la riscrittura dei dialoghi parlati o l'inserzione di musica non prevista.

Nadja Michael non c’entra praticamente nulla con la vocalità di Médée: gli acuti sono uno strazio dell’anima, la linea si strappa ad ogni passo ed è evidente che ci vuole un bagaglio da vocalista ben più ferrato per affrontare questa parte, eppure alla fine (specie vedendola anche) il personaggio lo porta a casa. Come dire, farebbe meglio a dedicarsi ad altro, però chapeau…


Certo Chapeau! La Michael è indubbiamente una delle più forti personalità del nostro tempo.
Ma questo non autorizza simili, clamorosi errori di distribuzione.
Oltre a un discorso vocale (la Scio era più acuta di una terza rispetto alla Michael) è una questione meramente tecnica, come hai scritto. Errori di questo tipo accorciano le carriere di un decennio.
Se pensi che a Monaco le hanno addirittura affidato l'altra Medea, quella di Mayr, scritta per la Colbran...


Magnifico invece il Jason di Kurt Streit:

:) è tanto che lo dico.
Ormai Streit è passatello... ci siamo lasciati sfuggire uno dei maggiori artisti degli ultimi vent'anni; uno che avrebbe potuto nella sua carriera fare tanto di più del tantissimo che comunque ha fatto!

Grazie ancora e salutoni,
Mat
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