VARIE: cronache da Londra

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Trittico londinese

Messaggioda Alberich » sab 28 giu 2008, 2:00

Reduce da una tre settimane a Londra, vorrei riportarvi qualche impressione sui tre spettacoli che ho visto: un recital schumaniano di Goerne-Aimard, l'Arianna a Nasso e le Nozze di Figaro.
In realtà, mi pare che ci sia poco da dire: son stati tre spettacoli di livello altissimo, ma non "fuori scala". Le due opere hanno avuto ciascuna qualche pecca che ne ha abbassato il livello. Per l'Arianna direi che la mancanza di un compositore e di una Zerbinetta veramente memorabili hanno ridotto la riuscita dello spettacolo. Nelle Nozze, invece, il veteranissimo Mackerras ha diretto con una pesantezza insopportabile (ancora più seccante visto che nei pochi momenti in cui ha diretto bene - su tutti il Voi che sapete - ha dimostrato il suo grande talento) e D'Arcangelo è stato un Figaro ben cantato, ma monotono come la morte. Gli altri son stati bravi (Mattei, che ha fatto un ottimo conte e la Kurzak, buona Susanna), bravini (la Bonitatibus, che comunque ha ritagliato momenti eccezionali), o bravissimi (la Frittoli, cui il personaggio della Contessa si addice come non mai, per quanto mi riguarda). I comprimari erano una schiera di vecchie glorie (con mio grandissimo piacere). Lloyd, la Murray e Maxwell sono stati all'altezza della fama, vuoi vocalmente, vuoi come artisti, vuoi come attori (non è un caso che la scena dell'agnizione di Raffaello abbia scatenato risate a non finire e addirittura un'ovazione finale), al contrario Leggate è stato legnosissimo e caricaturale.
Coro e orchestra tutt'altro che storici.
La regia non l'ho vista. Ne ho visto dei pezzi (quando si spostavano sulla destra del palco) e mi è parsa molto movimentata e interessante. Tuttavia da "ascoltatore" posso solo dire che è una regia molto rumorosa, con un continuo passeggiare dei personaggi e delle comparse e con un ricorrente lanciare d'oggetti. Comprerò il DVD...purtroppo le mie finanze non mi hanno permesso di vedere l'azione. :D

P.s. Mackerras è un grande direttore....ma davvero ha diretto male. Il "Soave zeffiretto" sembrava la tempesta che accompagna l'ingresso in scena di Siegmund.
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Re: Trittico londinese

Messaggioda Alberich » lun 30 giu 2008, 12:14

Il recital di Goerne è stato un all Schumann. Molto bello, anche se forse è mancato quel guizzo in più che mi sarei aspettato da lui. Molto ben eseguiti gli Zwolf Gedichte op. 35.
La sala (Wigmore Hall) ha una acustica spettacolare, però, sarà che ero di lato, non mi ha convinto. E' come se fosse "troppo" buona.
I bis, sinceramente, non me li ricordo... :oops:
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Re: Trittico londinese

Messaggioda pbagnoli » lun 30 giu 2008, 21:30

Conosco poco Goerne, se non per qualcheparte in oratori e altre cose sacre.
Ce ne parleresti un po' di più? Potrebbe essere interessante!
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Trittico londinese

Messaggioda beckmesser » mar 01 lug 2008, 14:03

Reduce anch’io da un giro londinese, provo a completare il resoconto. Io sono andato principalmente per il Don Carlo, di cui ho visto la pomeridiana di domenica. Purtroppo c’è poco da dire sull’aspetto visivo (non oso usare il termine regia): una penosa baracconata, roba da far sospirare di nostalgia per l’Aida di Zeffirelli. Impianto tradizionale, salvo qualche tocco di astruse stramberie nelle scene. Costumi tradizionalissimi e orrendi, regia inesistente: ognuno facesse un po’ quel che voleva. L’unica trovata era nell’autodafé, dove durante il brano orchestrale prima della ripresa del coro un tizio andava urlando (sic!) ai condannati di pentirsi dei loro peccati e di rinunciare al demonio. L’aspetto musicale era invece notevole, anche se con qualche magagna. Pappano ha questa volta scelto i 5 atti della versione modenese nella loro integrità, senza tagli né aggiunte. Lettura notevole e abbastanza diversa rispetto a quella precedente. Più cupa, drammatica, a ritrarre un mondo dove la minaccia è dietro ogni personaggio, velocissima nei tempi, molto d’effetto. Oddio, mi resta il sospetto che sia un direttore che pattina un po’ sulla superficie di tutto quello che fa, senza mai trovare una sua via veramente originale, ma i risultati sono senz’altro notevoli. Villazón (sul quale sono sempre un po’ prevenuto) è stato formidabile. Intanto, sicurissimo: è entrato, ha attaccato il recitativo e la pestifera “Io la vidi” senza un’incertezza, una difficoltà, e così poi per tutta l’opera… Poi il personaggio (sebbene non sia proprio il mio Carlo ideale, come impostazione) c’è ed è reso benissimo. Ed è originale il contrato fra l’esuberanza, la vitalità che naturalmente emanano da un timbro e da un modo di cantare del genere, ed i ripiegamenti, i chiaroscuri che la parte gli impone e che danno vita ad un ritratto nevrotico, di uno che potrebbe ma cui tutto si oppone. Continuo a preferire un’impostazione più introversa (alla Kaufmann, tanto per restare ai giorni d’oggi), ma non c’è niente da dire: chapeau… Keenlyside è per mio conto il Posa dei nostri tempi: canto bellissimo e ritratto di un personaggio stupendo, idealista che progressivamente vede tutto crollare quando realizza che la storia è roba per i Filippo e gli Inquisitori, non per i Don Carli o, appunto, gli idealisti. Poi, l’intesa con Villazón è formidabile: non è da tutti i giorni sentire un teatro scoppiare in un’ovazione dopo il “Dio che nell’alma infondere”. Furlanetto è meno originale: un Filippo di tradizione, efficace nell’estroversione delle sue collere ma molto meno nei soliloqui del monologo o nel dialogo con l’Inquisitore, ridotto un po’ banalmente ad uno scontro di decibel. Però, che attore notevole: il suo duetto con il Posa di Keenlyside (malgrado fossero conciati entrambi con due costumi inguardabili) me lo ricorderò a lungo. Con le donne si scende di parecchio. Marina Poplavskaya ha fatto annunciare all’inizio una seria indisposizione chiedendo la comprensione del pubblico: personalmente gliela posso anche concedere per gli acuti striduli e i bassi intubati oltre ogni limite, un po’ meno per il fraseggio inesistente, sul quale non credo che malanni vari influiscano più di tanto. La Ganassi canta una splendida Eboli, ma molto semplicemente non è Eboli: specie a fianco di personalità così forti (nel bene e nel male), il suo personaggio passava via quasi inosservato, e trattandosi di Eboli vuol dire che qualcosa non va… In complesso, comunque, un’esecuzione notevole, con momenti elettrizzanti, da seguire ad occhi chiusi… Peccato.

La sera prima non ho resistito alla tentazione di rivedere all’ENO il Candide di Carsen: è stato persino meglio che alla Scala, più sciolto, meno ingessato (anche più completo: sono stati re-inseriti brani alla Scala tagliati, chissà perché…), cast migliore. A proposito: protagonista era Toby Spence, un tenore di cui ho molto letto ma che non avevo mai sentito dal vivo. Non è che da Candide (specie se amplificato) si possa capire molto, ma la voce è molto bella, il canto notevole e la personalità non trascurabile. Dato che nel suo curriculum si legge che ha in repertorio molto Rossini (anche serio), sono molto curioso. Qualcuno l’ha sentito?

Saluti.
Ultima modifica di beckmesser il mar 01 lug 2008, 14:38, modificato 1 volta in totale.
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Re: Trittico londinese

Messaggioda Alberich » mar 01 lug 2008, 14:10

Che invidia! Il Don Carlo l'avrei sentito molto volentieri.
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