Mosè in Egitto (Rossini)

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Re: Mosè in Egitto (Rossini)

Messaggioda marco » dom 28 ago 2011, 11:16

sulla Pratt sono d'accordo più con Ric che con Tuc, nel senso che tecnicamente è brava ma non trascendentale, le agilità dell'aria erano un pò ingolfate, un sopracuto molto stiracchiato, insomma la Devia era o è ad un'altro livello
di particolare ha la pienezza di suono nel settore acuto, mentre la Devia aveva sonorità più flautate
resta il problema fondemantale che è la mancanza, almeno sino ad ora, di una vera personalità
P.S. il debutto a Londra come Konigin lo scorso inverno non ha suscitato particolari entusiasmi almeno da quanto si è letto in varie ecensioni
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Re: Mosè in Egitto (Rossini)

Messaggioda MatMarazzi » dom 28 ago 2011, 11:28

marco ha scritto:e aggiungo che Vick è temo un ex grande regista, del resto da anni non riceve commissioni dai grandi teatri e lavora oramai in "provincia" come sono da considerare Lisbona, Bregenz e anche il Rof


E' esattamente così!
Vick, se mai è stato un grande regista (cosa di cui ho sempre dubitato, dato che spettacoli orrendi li ha sempre fatti), oggi è considerato pochissimo in tutto il mondo.
Non so se vi ricordate il bello scandalo del Flauto di Salisburgo.
Muti lo impose, evidentemente considerando che - se proprio regista "strano" doveva essere - meglio uno che aveva già lavorato con lui alla Scala, accettando il ruolo subalterno che Muti impone ai registi.
Peccato che quel Flauto fu una tale pena che il povero Festival fu costretto l'anno dopo a montare un nuovo allestimento invece della ripresa (questa volta affidato a Audi, con le scenografia di Appel).

Quello che mi fa ridere è che Tangucci (che davvero non sa in che mondo viviamo... e fa il direttore artistico) è ancora convinto che sia un regista d'avanguardia...
E nessuno (non dico Tangucci, poveretto, ma nemmeno la Moreni) ha potuto rendersi conto che ciò che ha proposto a Pesaro non è altro che la rimasticatura (in chiave dilettantesca, come dice Ric) di ciò che già Flimm fece a Salisburgo e Carier-Leiser hanno fatto a Zurigo.
Ma se un direttore artistico e un critico sono così palesemente a digiuno di ciò che avviene oltre il cortile di casa loro, perché continuano a fare quei mestieri?

salutoni,
Mat
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Re: Mosè in Egitto (Rossini)

Messaggioda Enrico » dom 28 ago 2011, 12:18

E per fortuna non ho sentito nulla del ROF... quest'anno ero in viaggio e non mi ricordavo nemmeno quali fossero i titoli in programma.
Enrico B.
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Re: Mosè in Egitto (Rossini)

Messaggioda Riccardo » dom 28 ago 2011, 18:39

Enrico ha scritto:E per fortuna non ho sentito nulla del ROF... quest'anno ero in viaggio e non mi ricordavo nemmeno quali fossero i titoli in programma.

Ti invidio
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen.
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Re: Mosè in Egitto (Rossini)

Messaggioda Tucidide » dom 04 set 2011, 12:15

marco ha scritto:sulla Pratt sono d'accordo più con Ric che con Tuc, nel senso che tecnicamente è brava ma non trascendentale, le agilità dell'aria erano un pò ingolfate, un sopracuto molto stiracchiato, insomma la Devia era o è ad un'altro livello
di particolare ha la pienezza di suono nel settore acuto, mentre la Devia aveva sonorità più flautate
resta il problema fondemantale che è la mancanza, almeno sino ad ora, di una vera personalità

Le agilità non perfette le ho notate anch'io, ma alla mia recita ha beccato tutti gli acuti e sovracuti senza colpo ferire (anche se talvolta li chiude con il colpetto di glottide, effetto non bellissimo). Secondo me il difetto vero è l'assenza di corpo al centro e in basso (in questo la Devia attuale mi sembra più fornita, visto l'abbassamento del baricentro da qualche anno a questa parte): di fatto, mi è proprio parsa un sopranino-ino-ino, seppure capace di folgori in acuto. La parte di Adelaide è troppo bassa per lei, forse, ma anche nella bomboniera del Rossini (teatro comunque un po' sordo) a volte si sentiva poco.
Sulla personalità invece non sono d'accordo. A me sembra piuttosto spigliata, capace di dare impronte personali ai personaggi che affronta, costruendoli a senso unico (cioè solo con l'uso della tecnica belcantistica "classica") senza sacrificare un solo suono, senza alcuno sperimentalismo, alcun espressionismo, con la sublimazione e la stilizzazione del suono. Può piacere oppure no, ma secondo me si tratta d'una scelta coerente e rispettabile, che denota anche personalità.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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