Teatro alla Scala tra passato, presente e futuro

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda Marco Ninci » mer 12 mar 2014, 7:12

Appunto. Quindi, com'è ovvio, il ventennio mutiano non c'entra assolutamente nulla, come non c'entra nulla il ventennio abbadiano, come non c'entrano nulla gli anni di Barenboim e Lissner. E' il pubblico della Scala che è intrinsecamente reazionario. Quelli del famoso blog saranno anche quattro gatti, ma sono seguiti da moltissime persone, che si comportano di conseguenza. E' il pubblico che ha fischiato negli anni Cinquanta il Wozzeck quando ormai era stato accettato da tutti i pubblici del mondo. E' il pubblico che negli anni Sessanta ha scatenato un putiferio per un'opera tranquillissima come il Concerto per Orchestra di Bela Bartòk. E' il pubblico delle spedizioni punitive; ne ho vista una a Firenze, con lo scopo di punire la Scotto, rea di aver rilasciato alcune dichiarazioni imprudenti sulla Callas. Noi toscani abbiamo fama di rissosi, ma nessuno, fra il pubblico del Comunale, avrebbe mai fatto una cosa del genere. E' il pubblico di cui Fedele D'Amico diceva che è, senza confronti, il più villano del mondo. L'argomento della chiusura culturale imposta da Muti, chiusura che sarebbe all'origine dei fischi odierni, ammesso che tale chiusura ci sia stata, non ha nessuna logica, perché i fischi c'erano prima, c'erano durante, c'erano dopo. La stupidità, diffusa da sempre in maniera dilagante nel pubblico scaligero, è indifferente allo scorrere del tempo e, soprattutto, allo scorrere delle cose. Una curiosità; chi mai rivestirebbe la parte del Grande Inquisitore?
Cordialissimi saluti
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda Maugham » mer 12 mar 2014, 10:26

mattioli ha scritto:Un teatro non può prescindere dal rapporto con il suo pubblico, e il pubblico della Scala è anche (non solo: anche) questo.


Verissimo. La prima parte del tuo pensiero andrebbe tatuato sulla fronte di ogni assessore/direttorediteatro/consulenteartistico.

Ammetto di essere perplesso. Il problema mi sembra insolubile, anche perché Lissner non ha cercato di fare una rivoluzione modello tutto e subito, ma ha cercato di agire con gradualità (e infatti ci è toccata anche l'incredibile e indicibile Aida di Zeffirelli).
Boh.


Su questo, come sai invece nutro diverse perplessità.
Secondo me Lissner non è stato per nulla graduale. E in questi anni (forse mi è sfuggito qualcosa) non solo non ho trovato un percorso ma nemmeno l'idea di un percorso volto a svecchiare il pubblico.
A meno che non si consideri un progetto artistico giustapporre il vecchio e il nuovo (perdonami la semplificazione) e dare ai registi tedeschi l'opera tedesca, ai registi inglesi l'opera inglese, ai francesi quella francese e agli italiani quella italiana. In questo ci riescono tutti.
Lissner ha semplicemente messo un Mondrian vicino a un Friedrich e poi ha detto: arrangiatevi!
Il vecchio (Nucci, Cavani, Alvarez, Santi, De Ana, Deflo, Zimmermann) lo riserviamo all'opera italiana.
Il nuovo (che tutti conosciamo) lo riserviamo all'opera straniera.
Il risultato è che quando ha incautamente e ingenuamente ficcato il nuovo (Cerniakov e Michieletto e la Dante -che fa un teatro decrepito ma che in Italia consideriamo avanguardia) nel vecchio (Traviata e Ballo) il tappo è saltato per aria.
E adesso sia Cerniakov che Michieletto sono quei due "pagliacci" (testuale) che vengono alla Scala "per fare dell'opera un circo" (testuale).
Trovo invece che il sistema Met (cenere in testa, da me criticato a più riprese) sia invece quello che a conti fatti ha funzionato meglio.
Con la pazienza di un certosino (e con risultati discutibili per noi attenti alla drammaturgia ma funzionali al percorso di svecchiamento del pubblico -vedi recente Ring di Lepage) Gelb ha davvero (lui sì) lavorato gradualmente.
E Cerniakov (ho visto il suo Igor) è passato tranquillamente. Come è passata la Warner.

Come sempre i pezzi di Mattioli per me sono delle sirene a cui non so resistere per rientrare nell'agone. : Love :

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda mattioli » mer 12 mar 2014, 11:30

Prima Marco Ninci:

L'argomento della chiusura culturale imposta da Muti, chiusura che sarebbe all'origine dei fischi odierni, ammesso che tale chiusura ci sia stata


No, infatti, non c'è stata. In tutti i teatri d'opera del mondo, notoriamente, fra la metà degli Anni Ottanta e il Duemila i registi di punta erano la Cavani e Pizzi, venivano ignorati Handel, i direttori della generazione antiromantica, quelli provenienti dal barocco, i controtenori e si affidava il Ring a Kokkos. Ma di che cosa stiamo parlando?
Davvero con i fan è impossibile discutere.
Il pubblico della Scala sarà anche il più stupido del mondo (io non lo credo: credo che i teatri abbiano il pubblico che si sono formato) però fino agli Anni Ottanta la Scala era un teatro all'avanguardia (non d'avanguardia, che è un'altra cosa), dove si facevano gli spettacoli (do you know Strehler o Ponnelle?) che poi giravano il mondo e davano il la. Poi è diventata il regno dei Deflo.

E adesso WSM : Love : :

Forse hai ragione. Però non mi sembra così strano commissionare a Cerniakov un paio di titoli russi e poi metterlo su un titolo italiano. E di Michieletto è stato fischiato il Ballo, mentre è passata La scala di seta. Secondo me il problema è che non si possono toccare alcuni titoli, quelli che conoscono tutti e che i poveri sfigati devono tutelare.
E comunque Santi non ha mai diretto alla Scala in epoca Lissner. Ci dirigerà prossimamente :wink:

Saluti e ossequi a tutti e due
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda Marco Ninci » mer 12 mar 2014, 12:15

Caro Mattioli, i registi che citi li conosco benissimo. Tant'è che la celeberrima Cenerentola di Abbado-Ponnelle ha avuto il suo battesimo a Firenze. Lo sai? O no? Lo dico perché ci si può aspettare di tutto. Io non sono affatto un fan e ti faccio presente, mio caro Mattioli, che il problema che tu sollevi era un problema assolutamente secondario nell'articolazione del discorso, un problema che io ho sfiorato di sfuggita. Il problema centrale erano i fischi e il carattere reazionario del pubblico. Su questo sono intervenuto. Carattere che si è mantenuto nei secoli, come anche la testimonianaza di Mascherpa sul teatro all'avanguardia conferma. O no? O l'italiano ha improvvisamente cambiato senso? Lo dico perché non si sa mai, ci si trova sempre davanti a delle sorprese. Che c'entra Muti in questo? Proprio niente, è ovvio. E' solo questione di logica. Ragionare con la logica tuttavia non è proprio da tutti. E' ancora più ovvio. E se la gente fischia in maniera assurda da tantissimi anni, e lo fa proprio quando l'opera di educazione culturale dovrebbe al suo massimo, qualcosa non torna nel tuo ragionamento, secondo il quale sono i teatri che fanno il pubblico. Il teatro ha cambiato moltissime gestioni e il pubblico è sempre quello, prima, durante e dopo. Questo mi suggerirebbe la logica, classica e non classica, che ho studiato per molti anni. Ma forse, caro Mattioli, tu impieghi una logica diversa, che a dire la verità non mi è stata ancora insegnata. O no? Lo dico per la terza e ultima volta.
Ciao
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda Maugham » mer 12 mar 2014, 12:19

mattioli ha scritto:Forse hai ragione. Però non mi sembra così strano commissionare a Cerniakov un paio di titoli russi e poi metterlo su un titolo italiano. E di Michieletto è stato fischiato il Ballo, mentre è passata La scala di seta. Secondo me il problema è che non si possono toccare alcuni titoli, quelli che conoscono tutti e che i poveri sfigati devono tutelare.


Tutela o meno, io continuo a stupirmi del fatto che si continui ad accusare il pubblico di ignoranza o di presunzione.
Che c'è, ci può essere, ci sarà e c'è sempre stata.
Ma è un falso problema. E nemmeno interessante. Almeno dal mio punto di vista.
L'ho già scritto altre volte.
Se dirigi un teatro e non riesci (in un decennio circa) a portare il pubblico dalla tua vuol dire che hai sbagliato mestiere o hai sbagliato teatro.
Non c'è niente di male. Lissner ad Aix e allo Cahtelet ha fatto cose eccelse. Magari non funziona per la Scala.
Adesso a che punto siamo?
Che il pubblico scaligero è diviso in due categorie.
Quelli che comunque inneggiano alla novità e applaudono e difendono sempre e comunque tutto quello che sembra nuovo (anche uno spettacolo sciapino come la Traviata inaugurale o robette banali come il Ballo di Michieletto) e quelli che fischiano per principio tutto quello che gli altri applaudono (anche spettacoli geniali come questa Sposa dello Zar).
E questo non deriva solo (almeno per come la vedo io) dal fatto che ci sono titoli intoccabili. M anche dal fatto che in questi titoli intoccabili in questi anni Lissner ci ha proposto (per limitarsi ai registi) Braunschweig, Zeffirelli, Deflo, Michieletto, Martone, Cavani, Daniele Abbado, Lavia, Tiezzi e Barberio Corsetti. E dopo questa trafila di soggetti più noiosi dell'usato per fare un po' di nuovo chiami Cerniakov per inaugurare l'anno verdiano con Traviata. Come se improvvisamente la Scala diventasse l'opera di Amsterdam o l'An der Wien o l'ENO. Complimenti. 8)

E comunque Santi non ha mai diretto alla Scala in epoca Lissner. Ci dirigerà prossimamente :wink:


Io che pensavo di averlo già metabolizzato. Comunque, povero Nello Santi! Sono stato ingiusto con lui. Manca dalla Scala dal 1972. E' tempo che ritorni.

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda mattioli » mer 12 mar 2014, 12:48

Caro Mattioli, i registi che citi li conosco benissimo. Tant'è che la celeberrima Cenerentola di Abbado-Ponnelle ha avuto il suo battesimo a Firenze. Lo sai? O no? Lo dico perché ci si può aspettare di tutto. Io non sono affatto un fan e ti faccio presente, mio caro Mattioli, che il problema che tu sollevi era un problema assolutamente secondario nell'articolazione del discorso, un problema che io ho sfiorato di sfuggita. Il problema centrale erano i fischi e il carattere reazionario del pubblico. Su questo sono intervenuto. Carattere che si è mantenuto nei secoli, come anche la testimonianaza di Mascherpa sul teatro all'avanguardia conferma. O no? O l'italiano ha improvvisamente cambiato senso? Lo dico perché non si sa mai, ci si trova sempre davanti a delle sorprese. Che c'entra Muti in questo? Proprio niente, è ovvio. E' solo questione di logica. Ragionare con la logica tuttavia non è proprio da tutti. E' ancora più ovvio. E se la gente fischia in maniera assurda da tantissimi anni, e lo fa proprio quando l'opera di educazione culturale dovrebbe al suo massimo, qualcosa non torna nel tuo ragionamento, secondo il quale sono i teatri che fanno il pubblico. Il teatro ha cambiato moltissime gestioni e il pubblico è sempre quello, prima, durante e dopo. Questo mi suggerirebbe la logica, classica e non classica, che ho studiato per molti anni. Ma forse, caro Mattioli, tu impieghi una logica diversa, che a dire la verità non mi è stata ancora insegnata. O no? Lo dico per la terza e ultima volta.
Ciao
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Grazie per la lezione di logica. A proposito: il pubblico della Scala è sempre stato reazionario sul repertorio, vero. Non sempre sul modo di realizzarlo. Infatti nell'evo Abbado spettacoli all'epoca all'avanguardia passavano tranquillamente e, quando non passavano subito, venivano poi metabolizzati con il tempo. Il Macbeth di Strehler con i famosi muri di rame era, per l'epoca, molto audace. Eppure alla Scala lo facevano (e lo facevano PRIMA che nel resto del mondo) e veniva pure applaudito.
Oggi alla Scala non passa nulla di quello che nel resto del mondo è l'assoluta normalità. In mezzo ci sono stati vent'anni di autarchia provinciale, anzi paesana. C'entra nulla? Che ti suggerisce la tua logica?

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda mattioli » mer 12 mar 2014, 12:55

Tutela o meno, io continuo a stupirmi del fatto che si continui ad accusare il pubblico di ignoranza o di presunzione.
Che c'è, ci può essere, ci sarà e c'è sempre stata.
Ma è un falso problema.


Saggio WSM : Love : . Una lezione di pratica teatrale, finalmente. I pubblici "ignoranti" non esistono, esistono pubblici che sono stati educati bene o male.
Detto questo, è verissimo che oggi alla Scala siamo alla guerra per bande, il che in prospettiva è, per il futuro del teatro e per la nuova stagione che si apre, assai più pericoloso dei buuu! della minoranza rumorosa.
Ciao

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda mattioli » mer 12 mar 2014, 12:55

Scusate, doppio post.

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda DottorMalatesta » mer 12 mar 2014, 13:20

E adesso sia Cerniakov che Michieletto sono quei due "pagliacci" (testuale) che vengono alla Scala "per fare dell'opera un circo" (testuale).


Noto che anche tu talora ami leggere i necrologi...
:mrgreen:

A me invece mettono in corpo tanta tanta tristezza...

Maugham ha scritto:Trovo invece che il sistema Met (cenere in testa, da me criticato a più riprese) sia invece quello che a conti fatti ha funzionato meglio.
Con la pazienza di un certosino (e con risultati discutibili per noi attenti alla drammaturgia ma funzionali al percorso di svecchiamento del pubblico -vedi recente Ring di Lepage) Gelb ha davvero (lui sì) lavorato gradualmente.
E Cerniakov (ho visto il suo Igor) è passato tranquillamente. Come è passata la Warner.


Divino : Love : , scusami se oso, ma di questo non sarei del tutto sicuro.
Ossia, vero che Gelb ha portato al Met i "calibri da novanta", inclusi anche i registi piú rivoluzionari ed estremisti (li vogliamo chiamre cosí tanto per semplificare?), ma a mio modo di vedere smussandoli, ammorbidendoli, rendendoli innocui, adattandoli al gusto e alle aspettative del pubblico del Met. Ossia mi sembra che al Met siano i registi che si sono adattati al pubblico e non viceversa...
È peraltro indubbio che Gelb abbia e stia rivoluzionando gli spettacoli operistici del Met proprio per quanto riguarda la loro componente visiva. Le nuove produzioni viste in questi ultimi anni sono visivamente splendide, hollywoodiane, già pronte per essere riversate in DVD o bluray ed essere vendute. E ammetto che se anni fa mi capitava di acquistare un DVD prodotto dal Met NONOSTANTE provenisse dal Met, ora il discorso non è più valido...
Poi a mio modo di vedere il grande passo in avanti fatto al Met è stato quello di ripensare, soprattutto dal punto di vista visivo (quindi della forma, del "contenitore"), lo spettacolo operistico "tradizionale" (o meglio, quello, "illustrativo/narrativo"). Il tradizionalissimo Ring di Lepage è contenutisticamente quanto di più sciatto, prevedibile, cretino si sia mai visto (di fatto l´equivalente del precedente Ring di Shenk), eppure è un prodotto high tech, giovanile (o meglio, giovanilista), cinematografico, pop, fantasy, di immediata presa sul pubblico "generalista", che non va ad ascoltare il Ring conoscendo a memoria il libretto come me, come te, e come una decina d´altri e niente più. Un discorso non dissimile lo farei per la tradizionalissima Lucia (con la Netrebko): il cioccolatino in sé è stantio, ma la carta è luccicosa! Idem il tradizionalissimo Onegin della Warner, idem idem la tradizionalissima recente Rusalka.

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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda Maugham » mer 12 mar 2014, 13:49

mattioli ha scritto:
Tutela o meno, io continuo a stupirmi del fatto che si continui ad accusare il pubblico di ignoranza o di presunzione.
Che c'è, ci può essere, ci sarà e c'è sempre stata.
Ma è un falso problema.


Saggio WSM : Love : . Una lezione di pratica teatrale, finalmente. I pubblici "ignoranti" non esistono, esistono pubblici che sono stati educati bene o male.
Detto questo, è verissimo che oggi alla Scala siamo alla guerra per bande, il che in prospettiva è, per il futuro del teatro e per la nuova stagione che si apre, assai più pericoloso dei buuu! della minoranza rumorosa.
Ciao

AM


Questo l'hai detto tu.
E Gramsci. :D Che vedeva nel compito dell'intellettuale anche quello di educatore della masse.
Io volavo molto più basso.
Mi ero solo stancato di rileggere ancora dopo anni la solita querimonia sul pubblico becero, sulle damazze, sulle ragnatele e su come il povero Lissner abbia fatto di tutto per invertire la rotta ma niente, 'dde coccio! :D
Certo che l'eredità che Muti ha lasciato a Lissner è niente al confronto di quella che quest'ultimo passa a Pereira.

Yep! : Captain :

malatesta ha scritto:Ossia, vero che Gelb ha portato al Met i "calibri da novanta", inclusi anche i registi piú rivoluzionari ed estremisti (li vogliamo chiamre cosí tanto per semplificare?), ma a mio modo di vedere smussandoli, ammorbidendoli, rendendoli innocui, adattandoli al gusto e alle aspettative del pubblico del Met. Ossia mi sembra che al Met siano i registi che si sono adattati al pubblico e non viceversa...


Certo che ha smussato, ammorbidito, adattato. E ha fatto bene nel suo percorso di manager e direttore di teatro.
Che poi a me, a te, a Mattioli questo interessi fino a un certo punto è un altro discorso.
Infatti noi non andiamo al Met e nemmeno ci abboniamo.
Nelle logiche produttive e artistiche di Gelb questo è un percorso giuto. Pensato per quel teatro e per quel pubblico.


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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda mattioli » mer 12 mar 2014, 13:54

Lo ripeterò finché ho fiato in corpo: un turning point della Scala in senso progressivo è facilmente collocabile tra il 1971 e il 1977, tra il primo (e per molti versi migliore) Wozzeck diretto da Abbado, che faceva dei mezzi "forni" e insieme a convintissimi applausi destava ancora proteste folcloristiche tipo "Viva Verdi" durante l'esecuzione; e il suo secondo (1977 e 79), che fece sempre l'esaurito e non ebbe contestazioni in sala. Se si vuole una data piú circoscritta, diciamo pure l'aprile del 1975, con il tentativo-boomerang d'affossare la prima del Gran sole di Nono.

Ma allora erano anche anni abbastanza particolari per lo Stadtgeist, come dimostrarono le elezioni locali del 1975, d'esito profondamente diverso sia dalle precedenti, sia da quelle del 1993 e successive per un bel pezzo (a mio parere ancor oggi).

Milano, negli ultimi quarant'anni, è profondamente cambiata ed è logico che il pubblico della Scala negli anni Diemiladieci sia diverso da quello degli anni Novecentosettanta. Non importa dire se per me o per altri è cambiata in meglio o in peggio; ma non ha senso stupirsi che ne risenta il teatro, mera sovrastruttura, o se piú piace epifenomeno.


Ecco, appunto: negli Anni Settanta-Ottanta fu spiegato al pubblico della Scala che il Wozzeck era una normale opera di repertorio e che Verdi e Rossini potevano anche non essere messi in scena modello belle statuine.
Negli Anni Novanta gli si è spiegato che Verdi era La traviata della Cavani o il Nabucco di De Simone (par di sognare) e che Gluck andava fatto con le piume in testa.
Oggi questo pubblico (ripeto: non tutto) va nel pallone perché Cerniakov e Michieletto, cioè la normalità nel resto del mondo, sono dei pagliacci.
Saranno anche illogici, ma questi sono i fatti.

Sullo Stadtgeist, caro Mask ( : Love : a chi sai), non sarei così reciso. Altrimenti non si capisce perché i favolosi anni Jonas si siano potuti celebrare a Monaco, che non è esattamente un covo di rivoluzionari, quelli Pereira a Zurigo, che non è proprio l'Avana, e a Vienna, cioè nella città che ha il pubblico più ottuso del mondo, prosperi l'An der Wien come antidoto alle muffe della Staatsoper...
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda mattioli » mer 12 mar 2014, 14:09

Noto in quel che hai scritto una pericolosa tendenza all'abbandono del materialismo, con recupero in senso spiritualistico d'alcuni distinguo engelsiani gà discutibili in sé... :mrgreen:


Ah, ah, ah! Geniale! : WohoW :
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda DottorMalatesta » mer 12 mar 2014, 15:06

Intervengo a proposito delle "stoccatine" tra Marco Ninci e Mattioli per 1. invitarvi alla serenità : Sailor : ; 2. domandarvi: e se aveste ragione entrambi?
Voglio dire, al di là della logica, che quando si parla di Opera in generale e di Milano e Teatro alla Scala in particolare proprio non mi sembra il caso di tirare in ballo :mrgreen: , non è possibile che il problema stia un po´ da entrambi i lati della barricata (spettatori da una parte e dirigenza musicale/artistica dall´altra)? E questo, forse, indipendentemente dall´ereditá più o meno scomoda lasciata da Muti o da Lissner ai loro successori... La domanda delle domande, alla fine, è: perché tutto questo si verifica solo in Italia, e prevalentemente nel teatro volenti o nolenti più importante del Paese??? Forse ha ragione il Dinvino (vabbè.... sai che storia! :mrgreen: ) e la questione si riduce ad un problema di DIALOGO tra dirigenza e pubblico. Dialogo che talora si è saputo costruire, talora lo si è rifiutato, talora lo si è proposto nei mezzi sbagliati...

Che dite?
Modero troppo?
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda Freniano » mer 12 mar 2014, 15:18

Maugham ha scritto:Io che pensavo di averlo già metabolizzato. Comunque, povero Nello Santi! Sono stato ingiusto con lui. Manca dalla Scala dal 1972. E' tempo che ritorni.



Speriamo però che torni dirigendo l'unico repertorio che, secondo me, sa dirigere: la giovane scuola e dintorni. L'anno scorso a Lugano ha fatto vari concerti, in uno dei quali accompagnava pure la figlia (taccio taccio, più nulla...): ebbene, nelle pagine verdiane sembrava impugnare scimitarra e bastone al posto della bacchetta, roba da non credere. Mentre nella serata "verista" era un prodigio di languori, colori, rubati, accenti tali da far sembrare la barcarola del Silvano degna dell'Adagietto della Quinta di Mahler. Misteri...
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Re: Sposa dello Zar alla Scala

Messaggioda teo.emme » mer 12 mar 2014, 15:41

mattioli ha scritto: Non vi dico quando il matusalemme alla mia destra ha scoperto che l'opera era in russo (ma forse era teo.emme che si lamenta che non si traducano più...).

Sorry AM...non supero i 40 e non è facile vedermi alla Scala..
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