Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

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Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda Rodrigo » dom 13 dic 2009, 19:53

Prendendo le mosse dal bellissimo confronto in atto sulla librettistica di Romani e di Cammanano, vorrei introdurre una riflessione su questi due compositori accomunati dall'etichetta di protoromantici.
Gli ascolti fatti, molto parziali, mi hanno convinto che - nonostante la coincidenza cronologia - i due battono strade molto diverse. Vado oltre: ho l'impressione che la vulgata tendente ad avvicinare Vincenzo e Gaetano sia dovuta principalmente ad una schiera di interpreti che ha aeque laude affrontato l'uno e l'altro. Non ci sarebbe niente di male in questo, se non fosse che (almeno a mio avviso) si è verificato un fenomeno curioso: alcuni artisti, prendendo le mosse dal proprio temperamento, hanno "donizettizato" Bellini, altri hanno "bellinizzato" Donizetti. E così è nato un autore inesistente che, come il mitico ippogrifo, assomma caratteri di specie diverse senza essere per intero nessuna di esse, anche se - sempre come l'ippogrifo - la nuova creatura è indubbiamente dotata di una sua bellezza!

E' vero, come dicevo, che i due operisti sono coetanei e adoperano tutto sommato gli stessi stilemi (se vogliamo Bellini è decisamente meno sperimentatore di Donizetti, aperto un po' a tutti i generi), ma credo che tra i due vi fosse una diversità di poetica veramente significativa. Come è stato detto molto a proposito nelle discussioni su Lucia e sulla librettistica, Donizetti ha un'attrazione fatale (almeno in una larga parte del suo catalogo) per il coté più "malato", maledetto del romanticismo. La sua musica, mi pare di poter dire, cerca di estrinsecare le passioni e le tensioni che vivono i suoi personaggi. Addirittura mi pare che vada un po' alla ricerca di "funzionali" asimmetrie che spezzino l'equilibrio stilizzato della grammatica belcantistica. E credo di poter dire che proprio questo aspetto deve avere molto colpito un artista riflessivo come Giuseppe Verdi.

Bellini mi pare faccia un percorso in un certo modo inverso: le passioni, i drammi, gli aspetti dell'ignoto (per citare D'Annunzio) che compaiono nei suoi drammi vengono come riassorbiti in un linguaggio musicale che cerca anzitutto l'equilibrio, l'euritmia della struttura. Mi pare che faccia un po' eccezione, se vogliamo il Pirata.
Quanto detto non significa, a mio avviso, ritiragli la patente di romantico; tanto varrebbe derubricare il romanticismo di Leopardi allora! E' vero che le opere belliniane presentano una grande libertà formale nell'articolarsi delle varie sezioni, ma è sempre una libertà preordinata a creare equilibri ed euritmie. Un po' come la canzone libera del poeta di Recanati.
Agli altri forumisti la parola... :D
Ultima modifica di Rodrigo il dom 13 dic 2009, 23:54, modificato 2 volte in totale.
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda Triboulet » dom 13 dic 2009, 23:47

L'argomento è bellissimo, cercherò di buttare sul piatto qualche considerazione, perdonate eventualmente se certi argomenti li avete già affrontati. Ho letto con interesse i discorsi attorno a Romani e Cammarano, non sono intervenuto perchè davvero davanti a tanta competenza non avrei saputo che dire. Non saprei fare paralleli storico-artistico-letterari, ma cerco di trarre qualche conclusione da quello che ascolto.

Credo di poter identificare una prima differenza chiara, le eroine di Donizetti sono perlopiù schizoidi, cioè sono psicolabili in partenza, chi più chi meno. Le eroine di Bellini no, sono donne normali, innamorate e tradite, con momenti di scarsa lucidità che ne mettono a nudo la fragilità. Sono vittime, e basta. Il soprano donizettiano invece è vittima ma anche carnefice. Elisabetta può ricordare da vicino il soprano tragico di Norma, con la differenza sostanziale che i sentimenti contrastanti di quest'ultima infilati in una mente compromessa generano quella schizofrenia che conduce dritti dritti in un pozzo di sangue. Norma si strugge, si incazza, per un attimo sta per ammazzare i figli e vuol dichiarare guerra a mezzo mondo, ma alla fine capitola davanti ai suoi veri sentimenti. Elisabetta invece appare diabolica, completamente accecata. Qualcuno dirà che Maria Stuarda assomiglia molto al soprano patetico che era Amina, candida, innocente. Eppure davanti ad Elisabetta strabuzza gli occhi, le urla "oscena puttana" e "bastarda codarda", e in pratica, seppur indirettamente, in quel momento si ammazza con le sue stesse mani. Ve la immaginate Amina che impreca nel sonno contro i suoi nemici? ella si risveglia dal suo incubo e... vissero felici e contenti! Elvira, sposa mancata in preda a deliri amorosi, potremmo associarla a Lucia. Ella, contentissima e già col velo indosso, vede svanire quasi sull'altare il suo matrimonio... si ok "ci rimane male" : Chessygrin :, si lagna un po' e fa un po' di scena, ma poi tutto finisce per il verso giusto. Lucia, che già ha una gran brutta cera dalla prima scena, viene costretta a sposarsi con un uomo che non ama e, come se non bastasse, si becca anche della poco di buono dall'uomo che ama. Beh come reagisce è noto a tutti. Ce la vedere Elvira ad ammazzare qualcuno e agitarsi per venti minuti grondante di sangue simulando il suo matrimonio? Evidentemente sin dall'inizio c'era qualcosa che non andava.

Ovviamente i due musicisti realizzano musicalmente tutte queste situazioni in maniera assai diversa. Bellini, pur ampliando molto le potenzialità delle forme chiuse, vi rimane sostanzialmente abbastanza dentro. La sua scrittura tende a privilegiare le melodie compiute e le forme equilibrate, ci sono i momenti classici belliniani dove vi è una sorta di sospensione, tutto si blocca e il canto galleggia in aria tenendo sospesi i sentimenti che esso incarna. La Sutherland (per non citare sempre la Callas), non il mio ideale di cantante, in questi momenti era eccellente. Falliva su Donizetti. Lui non si ferma mai, è un continuo fluire di stati d'umore contrastanti. Il confronto fra le due pazzie (Elvira e Lucia) è forse il paragone più evidente. In Bellini c'è rigore formale anche in una forma più ampia, una melodia continua e sospesa cui segue un episodio concertante dove ci sono un paio di cambiamenti momentanei di atmosfera che si riassesta sempre sulla medesima melodia, costruita perfettamente. Poi cabaletta e ripresa. Donizetti no. Un recitativo lungo, senza nè capo nè coda, fatto di frasi spezzate e contrasti dinamici, agogici, melodici. Poi l'aria: anche quì, pause a iosa, cambiamenti di ritmo, poi ancora confusione generale e poi una lenta cabaletta che, con tutti quei trilli, più isterica non si può. Inutile dire che, specie nei ruoli più conturnati, l'ideale interpretativo era rappresentato dai giochi di luci e ombre della Sultana Leyla che, manco a dirlo, quando cantava Casta Diva mancava di quella magia d'elequilibrio immobile e lunare della migliore Callas.

Il guaio grosso? Quando Donizetti incontra Romani e la Pasta... alias Anna Bolena! un bel casino... quello sì che è un mostro a due teste. Sono andate in tilt un po' tutte. La Callas ha fatto la sua regina triste e corrucciata, ma sempre imperiosa fino al finale. Tutto sommato (checchè ne dica la critica), a confronto delle sue Medee, Norme e Violette dopo un po' è una bella noia! La Gencer nel 58 ha proposto la solita fanciulla vittima delle circostanze e nel 65 una sorta di Elisabetta del Devereux dopo massicce dosi di Valium. La Sutherland ha semplicemente fatto quel che sapeva fare, ovvero riproporre se stessa, così come la Sills in direzione opposta al soprano australiano. La Caballè ha pensato bene di non studiarsela neanche e cavarsela con qualche clichè da belcanto (una messa di voce fa sempre la sua porca figura). E' il caso di dire che ci vorrebbe la Pasta...
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda Triboulet » mar 15 dic 2009, 11:21

Aggiungo qualcosa sulla prassi esecutiva.
Bellini: Pirata e Straniera, ovvero i ruoli Méric-Lalande (ai quali va aggiunta la Lucrezia Borgia donizettiana). Ancora molto ancorato a Rossini il primo, decisamente più lirico in senso belliniano il secondo, sono ruoli che in generale si prestano benissimo a soprani lirici dotati. Questo è stato territorio d'elezione della Caballè che cercò di proporsi quale modello alternativo al binomio Callas-Gencer che caratterizzava il belcanto dei 50-60. Le sue Norme e i suoi ruoli Ronzi suoneranno tutti un po' Méric-Lalande (la famosa "terza via"), o almeno quel che si pensa fosse un soprano tipo M-L. Di recente la Fleming, volendosi buttare sul belcanto, ha giustamente preferito questo repertorio. Callas, Scotto e Sutherland propongono i loro modelli "pasteggianti" rispettivamente di Pirata, Straniera e Borgia mentre la Borgia della Gencer finisce per essere una delle tante regine Ronzi.

Norma, Sonnambula, Beatrice, ovvero Pasta tragica, Pasta patetica, Pasta un po' e un po' (diciamo Pasta "alla frutta", anche se suona assai ridicolo :D ). Parliamo di chi ha affrontato entrambe (parlo delle prime due). La Callas è l'archetipo del soprano Pasta (grande estensione in basso e in alto, legato fluidissimo, insolenza nei ruoli conturnati e patetismo in quelli elegiaci). Da soprano drammatico la preferenza di Maria va su Norma. Coerentemente nei ruoli M-L sceglie Pirata in prima battuta, ruolo che può facilmente avvicinare alla Norma nella quale tanto si sente a suo agio. Di contro la Scotto (più lirica e quindi più a suo agio in Amina) sceglie Straniera e affronta il Pirata solo in concerto. Si capisce anche perchè la Straniera della Fleming è superiore al suo Pirata. La Sutherland e la Gencer dicono la loro. In Norma la prima propone un modello anti-callas, punta molto sulla vocalità e sul legato nei cantabili ma, a livello drammatico, è abbastanza inerte. La Gencer al contrario segue il modello Callas pur non avendo certe caratteristiche, e fallisce dove vince la Sutherland. Per le loro Beatrici il discorso è il medesimo. Coerentemente eseguono la Lucrezia donizettiana con gli stessi criteri, che poi sono quelli a loro congeniali. Ma la beatrice, ruolo un po' più semplice degli altri per motivi contingenti dell'epoca, è stato osato anche da gente come la Mirella nazionale, che non penso si sarebbe mai sognata di far Norma. Insomma c'è Pasta e Pasta.

E proprio la Freni canta anche Puritani, ruolo Grisi, quindi da soprano lirico molto meno "spinto" del Pasta (e canterà pure, della Grisi, il Don Pasquale donizettiano). Tolti tutti gli acuti e le varianti di tradizione al Do si arriva molto di rado e non si scende neanche tanto giù. Certo le infiorettature sono rossineggianti (il maestro pesarese in realtà dette una mano) però con lo studio si può fare. Anche Beverly Sills (decisamente a disagio in Norma) in questo contesto può dire la sua puntando su una eloquenza meno introspettiva (Elvira tutto sommato è un personaggio "semplice") e su un virtuosismo scoppiettante. La Sutherland manco a dirlo ci va a nozze, col vantaggio, lei, del legato impareggiabile che altre non hanno. Come pure vincono tutti i lirici d'agilità (Moffo, Zeani, Gencer prima maniera). La Callas quì è un caso a se; i suoi Puritani sono falsi come la sua Lucia, ovvero sono una versione romantica del lirico-drammatico d'agilità, una cosa che s'è inventata lei non sapendo come uscirne. Il risultato è ovviamente strepitoso.

Donizetti. La tradizione donizettiana ha una letteratura meno consistente e, banalmente, arriva dopo quella belliniana.
Dapprima di Donizetti vengono considerati quasi esclusivamente i ruoli più lirico-virtuosistici, quelli che possono essere più facilmente "bellinizzati". Parlo dei ruoli originariamente concepiti per la Tadolini e per la Tacchinardi, fondamentalmente due lirici d'agilità (Linda, Rosmonda, Maria di Rohan, Poliuto, Lucia, Pia de Tolomei). La Callas del 60, se proprio deve debuttare un Donizetti che non sia Pasta (Anna Bolena), pesca il Poliuto. La Scotto e la Zeani non faranno mai il Devereux ma vincono con la Maria di Rohan. Persino la Stella osa Linda di Chamounix (con Serafin!) e la Fleming incide Rosmonda. Bellinizzare Donizetti vuol dire togliergli un po' della "malattia" (vedi la Lucia della Sutherland), ma pare che questi ruoli si prestino meglio di altri a questa operazione, forse perchè la scrittura lirica e la corda tendenzialmente patetica giocano a favore.

L'altra faccia della medaglia sono i ruoli Ronzi e Unger (Maria Stuarda, Gemma di Vergy, Roberto Devereux, Parisina, Belisario, Maria di Rudenz). Non che in questi non ci sia la corda patetica, solo che le continue sfuriate alternate a momenti di apparente calma (o direi di "sedazione") sono ancora più difficili da rendere. Già detto mille volte, la sola vera vincitrice di questa partita è stata la Gencer seconda maniera, che aveva tutti i requisiti vocali e non per incarnare le regine "cattive" di Donizetti. La Caballè, come suo solito, ha provato a inserirsi nella partita, proponendo (un po' come la Ricciarelli di Maria di Rudenz) una versione lirica ma non priva di accenti intensamente drammatici. Ma la schizofrenia in realtà si sente poco e l'impressione è quella di una Norma con la corona. Anche la Sills c'ha provato e il risultato, per me, è assai interessante. La schizofrenia con Beverly si sente eccome, ma è realizzata attraverso la vibrazione della sua voce sgraziata (ma terribilmente eloquente) e da un virtuosismo nevrotico quasi esasperato, una chiave originale realizzata con i propri mezzi, un po' come quella della Gruby, della quale si è pure ampiamente parlato. E i soprani Pasta-Grisi? la Callas i ruoli Ronzi non sa neanche cosa siano, la Sutherland prova Stuarda (quello più patetico che trova) e poi la molla, le altre neanche ci provano. Solo la Scotto, che già si cimentò in Bolena, avrebbe potuto azzardare (ma non l'ha fatto), lo dico a giudicare dal suo Macbeth più filo-genceriano che callasiano, e forse la stessa Callas avrebbe trovato una via tutta sua come altrove ha realizzato... ma chi può dircelo?
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda Riccardo » gio 17 giu 2010, 20:48

Wow mi accorgo solo ora di questo thread!

Triboulet ha scritto:Il guaio grosso? Quando Donizetti incontra Romani e la Pasta... alias Anna Bolena! un bel casino... quello sì che è un mostro a due teste. Sono andate in tilt un po' tutte.


Dici proprio bene, perché Bolena è una di quelle parti che ogni cantante ha tirato per giacca ma senza riuscire totalmente nella resa.
La Callas l'ha bellinizzato, la Gencer - e la Sills ancor di più - l'ha ronzato, la Sutherland vi è approdata troppo tardi.

Lo debutterà a breve la Netrebko, che potrebbe risultare interessante.

Ma questa parte è secondo me davvero un "ipprogrifo"... Le due scene solistiche evidenziano chiaramente uno stile pastiano, ma i duetti e gli interventi in mezzo all'opera sono molto donizettianamente estremi, ed è secondo me questo il motivo per cui la lettura della Sills funziona. Il duetto con Giovanna inciso dalla Sills è secondo una delle cose più incantevoli mai incise.
Siccome so che Matteo su questo aspetto non è d'accordo, mi piacerebbe leggere un suo parere su questo "ippogrifo"!

Un salutone a tutti
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda MatMarazzi » dom 20 giu 2010, 11:48

Riccardo ha scritto:Wow mi accorgo solo ora di questo thread!


Eh già... proprio un bel thread.
Mi chiedo anzi che diavolo di fine abbia fatto Triboulet, che per alcune settimane ha lanciato questi thread bellissimi, ha scritto post esaltanti e poi, da un giorno all'altro, si è volatilizzato.
Non so se qualcuno di voi lo ha più sentito, ma per quanto mi riguarda il forum sente la sua mancanza!
Ma torniamo a noi.

Dici proprio bene, perché Bolena è una di quelle parti che ogni cantante ha tirato per giacca ma senza riuscire totalmente nella resa. La Callas l'ha bellinizzato, la Gencer - e la Sills ancor di più - l'ha ronzato, la Sutherland vi è approdata troppo tardi.


La Callas resta comunque la più vicina al modello ideale. Il problema è che l'ha cantata una volta sola (due, se si considera la ripresa dell'anno dopo) e con un regista che, in questo caso, non l'ha aiutata.
Ovviamente non conosciamo lo spettacolo di Visconti, ma già le fotografie numerosissimi ci attestano il tipo di personaggio e di contesto che Visconti aveva in mente: un grande, gigantesco piedistallo, su cui ergere la regina, la divina e pure la Pasta.
Non sono d'accordo che la Callas abbia "bellinizzato" il personaggio, o per lo meno non in questi termini.
E' pur vero che ha interpretato il ruolo con lo stesso stile drammaturgico-tecnico-musicale già adottato per Norma e Sonnambula; ma questo non perchè "bellinizzasse" Anna, quanto perché affrontava tutti questi ruoli inseguendo lo stesso "quid", il famoso modulo sublimante.
Sono certo che questa fosse (e sia) la strada giusta per Anna Bolena, ma a patto (sempre a patto) che il risultato espressivo fosse convincente, come era stato per Sonnambula e Norma.
Invece in Anna abbiamo tante splendide soluzioni, tanta appropriatezza, ma una visione complessiva più manierata, che approfondita.

Lo debutterà a breve la Netrebko, che potrebbe risultare interessante.

E la debutterà completamente al di fuori del modello "Pasta". Se funzionerà (e funzionerà ne sono certo: avevo persino predetto tale debutto diversi anni fa proprio su questo furum, destando sconcerti isterici nei soliti cellettiani) sarà solo per la particolare suggestione che otterrà dal personaggio.
Questo lo voglio specificare perché molti mi accusano di fare dell'indagine dei "primi interpreti" una sorta di prigione che imbriglia la libertà dell'artista (e del pubblico) di osare alte soluzioni.
E' un'accusa ingiusta.
Io dico solo (questo sì) che il rispetto del dato "oggettivo" di un ruolo "aiuta" a scendere nella verità di quel ruolo. E tra i dati oggettivi non ci sono solo quelli scritti sullo spartito, ma anche quelli impliciti, derivati dal fatto che il compositore conosceva l'artista per cui scriveva e dava per scontate cose che a noi oggi non appaiono più con altrettanta chiarezza.
Conosci e valorizza il dato scritto e ti avvicinerai di più allo "spessore", alla "verità" di un ruolo.
Poi è chiaro che si possano costruire grandi personaggi anche fregandosene di quella verità: come ci si può persino infischiare delle note (cosa che è stata fatta ripetutamente e si continua a fare).
La Netrebko non ci rivelerà nulla sui veri segreti di Anna Bolena (come la Dessay non ci rivela nulla su Amina), ma ci regalerà sicuramente un personaggio efficacissimo e appassionante (come la Dessay in Amina).


Ma questa parte è secondo me davvero un "ipprogrifo"... Le due scene solistiche evidenziano chiaramente uno stile pastiano, ma i duetti e gli interventi in mezzo all'opera sono molto donizettianamente estremi


Ma ne sei davvero sicuro?
Più estremi i duetti di Anna Bolena di "in mia man alfin tu sei?"
Più estremo "ah segnata è la mia sorte" di "né fra voi, fra voi si trova" di Beatrice di Tenda?
Ma davvero pensi che sia più estremo "sul guancial del regio letto..." rispetto a "solo? tutti... i Romani a cento a cento fian mietuti, fian distrutti" con quei trilli ascendenti dal registro di petto che sembrano rantoli di morte?

Anna Bolena ha qualche momento estremo (ma non certo estremo come altri ruoli belliniani) perché era la Pasta ad essere era un mostro di "estremità". I suoi scatti di furore in scena dovevano essere eruzioni vulcaniche.
Non è che perchè una incarna la sublimità aulica non debbe anche essere capace di furori grandiosi: la Pasta lo era, e lo sapeva bene Bellini (che infatti scrisse per lei pagine assurde di violenza vocale) come lo sapeva Donizetti (non tanto in Anna Bolena, assai meno "estremo" di Norma e Beatrice, quanto nell'Ugo conte di Parigi).

Quindi io non ci vedo affatto l'Ippogrifo che ci vedete voi... sarà per questo che la Sills (grandi ronziana) mi persuade così poco nella Bolena (come in Norma)? :)

Il fatto è che con i ruoli Pasta occorrerebbe trovare una sintesi fra grandiosità di effetti e trascendenza misticheggiante.
E la Sutherland, tu dirai? Dove era la grandiosità di effetti?
Be'... tu pensala come vuoi, ma per me quando la placidissima si scuoteva dal suo aplomb, e cominciava a scaravantare note come una mitragliatrice sui ritmi minacciosi e inesorabili di Bonynge in "trema per te" faceva paura. Sembrava una macchina da guerra impazzita, proprio come nella Regina della Notte.
La Silss per fare paura doveva usare altri mezzi, non proprio ...pastiani: doveva pestare nei chiaroscuri, contorcere la voce, ringhiare di petto... insomma mettere in atto tutta una serie di strumenti che alla Ronzi potevano convenire ma che nei ruoli Pasta a me fanno un poco ...sorridere.
Idem per la Gencer! Il suo "solo? tutti!" faceva paura, ma non in virtù di una sensibilità "pastiana".
Semmai per la violenza dell'accento e l'uso spettacolare dell'anacrusi. Tutta roba da Maria Stuarda o da Devereux, non da Norma o Bolena.
idem per il suo "violare osasti i miei segreti"; idem per il suo "sul guancial del regio letto"... violenza di colori, esasperazioni di accenti, contorsioni di chiaroscuri...
Brava... bravissima... ma finta, almeno per me.

La Callas invece, che in questi ruoli usava solo "mezzi pasta", fa veramente paura, più di tutte.
Il suo "giudici ad Anna" polverizza - in questo senso - ogni paragone.
Il suo "in mia man" è il più pastiano e contemporaneamente il più terrorizzante che si possa sentire.
Tutte le sono inferiori, anche di molto, come la grande Sills: sentire a paragone le due pagine fatte da Silss e da Callas è desolante! :)

Mi fermo qui, per ora, ma l'argomento mi affascina... e so che tu avrai molto da ridire!
Salutoni,
Mat

PS: secondo me ci sarebbe una vera "pastiana" oggi, una a cui si potrebbero affidare diversi ruoli Pasta, certi che ne caverebbe qualcosa di buono... (in particolare Ugo conte di Parigi, Beatrice di Tenda, ecc...)
Inoltre ha fama e carisma da vendere: l'ascendente sul pubblico è un elemente indispensabile al "quid".
Eppure non ho il coraggio di confessarvi il suo nome, e non perché mi prendereste per matto (sarei in grado difendere la tesi) ma perchè è una cantante che odio...
La considero una ...da non considerare nemmeno.
Mi irrita la sua dabbenaggine, la sua superficialità, la sua volgarità. E quindi l'idea di proporla in questi personaggi che adoro mi ripugna... eppure potenzialmente da lei potremmo ricavare una risposta attuale, persuasiva di diverse creature "pastiane".

A parte lei (che nominar non oso) ce ne sarebbe un'altra: la Pendachanska, che mi piacerebbe sentire in queste parti, ma che pare più interessata a personaggi neri e malati, più scomposti e meno aulicizzanti.
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda Riccardo » dom 20 giu 2010, 15:24

MatMarazzi ha scritto:Io dico solo (questo sì) che il rispetto del dato "oggettivo" di un ruolo "aiuta" a scendere nella verità di quel ruolo. E tra i dati oggettivi non ci sono solo quelli scritti sullo spartito, ma anche quelli impliciti, derivati dal fatto che il compositore conosceva l'artista per cui scriveva e dava per scontate cose che a noi oggi non appaiono più con altrettanta chiarezza.
Conosci e valorizza il dato scritto e ti avvicinerai di più allo "spessore", alla "verità" di un ruolo.

Perfettamente d'accordo su questo!
Ma proprio perché è altrettanto
MatMarazzi ha scritto:chiaro che si possano costruire grandi personaggi anche fregandosene di quella verità: come ci si può persino infischiare delle note (cosa che è stata fatta ripetutamente e si continua a fare).
La Netrebko non ci rivelerà nulla sui veri segreti di Anna Bolena (come la Dessay non ci rivela nulla su Amina), ma ci regalerà sicuramente un personaggio efficacissimo e appassionante (come la Dessay in Amina).

Forse la Sills non sarà così rivelatrice in Bolena come invece in Elisabetta o Stuarda, ma trovo che funzioni...esattamente per il motivo di cui sopra.
Le griglie di lettura sui primi interpreti, così come la partitura e tutte le possibili fonti di conoscenza di cui disponiamo, sono mezzi fondamentali, ma di fronte alla riuscita di un artista poi bisogna avere secondo me il coraggio di ridiscutere almeno in parte i punti di partenza.
Il duetto con Giovanna così come lo fa la Sills secondo me non lo fa nessuna o quasi. Lì lei coglie un pezzettino di verità che sfugge ad altre. Così come esattamente nella Norma i romani mietuti etc. Poi è chiaro che l'insieme a volte non regge (Norma), a volte regge ma non è rivelatorio (Bolena), a volte segna un pezzo di storia (Devereux).

Tu dici della Gencer:
MatMarazzi ha scritto:Il suo "solo? tutti!" faceva paura, ma non in virtù di una sensibilità "pastiana".
Semmai per la violenza dell'accento e l'uso spettacolare dell'anacrusi. Tutta roba da Maria Stuarda o da Devereux, non da Norma o Bolena.
idem per il suo "violare osasti i miei segreti"; idem per il suo "sul guancial del regio letto"... violenza di colori, esasperazioni di accenti, contorsioni di chiaroscuri...
Brava... bravissima... ma finta, almeno per me.

Va bene, però le cose finte ma di alto livello le considero comunque come parte di una storia importante.
Ed è secondo me soltanto questione di percentuale di verità dell'opera raccolta dall'artista.
A volte è tanta e non si discute. A volte può essere poca, ma talmente ben gestita e simulata da risultare comunque esaltante.
E siccome coloro che colgono e hanno colto anche solo una minima percentuale di verità da queste parti monstre si contano sulle dita di una mano, me le tengo comunque strette!

Comunque Matt non sto discutendo la sostanziale differenza di tipologia tra ruoli Pasta e Ronzi. Essa è evidente...e le sfuriate della Pasta, per quanto energiche e terribili, mantengono evidentemente una tenuta morale che le legittima come momento coerente rispetto alle circostanze. I ruoli Ronzi hanno invece la follia e il deperimento psichico nel DNA. Senza arrivare alle scene finali, basta anche solo confrontare le due cavatine di Anna ed Elisabetta per vedere come le due tipologie sono già perfettamente impostate.

Quel che dico è che anche la Gencer in Norma trova qualcosa da dire, non la si può buttare via del tutto solo perché non risponde alle richieste della parte in eguale percentuale rispetto alla Callas o alla Sutherland (o alla Anderson).

Eppure non ho il coraggio di confessarvi il suo nome, e non perché mi prendereste per matto (sarei in grado difendere la tesi) ma perchè è una cantante che odio...
La considero una ...da non considerare nemmeno.
Mi irrita la sua dabbenaggine, la sua superficialità, la sua volgarità. E quindi l'idea di proporla in questi personaggi che adoro mi ripugna... eppure potenzialmente da lei potremmo ricavare una risposta attuale, persuasiva di diverse creature "pastiane".

Mmm...così mi incuriosisci però. Dacci qualche indizio...anche se un'idea l'avrei... :D

MatMarazzi ha scritto:A parte lei (che nominar non oso) ce ne sarebbe un'altra: la Pendachanska, che mi piacerebbe sentire in queste parti, ma che pare più interessata a personaggi neri e malati, più scomposti e meno aulicizzanti.

Sì ma penso anch'io lei farebbe bene a cercare parti meno scomposte per meglio valorizzarsi. L'ho vista di recente nell'Elettra mozartiana e mi è sembrata addirittura più deludente della Mei (il che è molto grave).

Salutoni, attendo confutazioni
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda Tucidide » lun 21 giu 2010, 0:02

MatMarazzi ha scritto:secondo me ci sarebbe una vera "pastiana" oggi, una a cui si potrebbero affidare diversi ruoli Pasta, certi che ne caverebbe qualcosa di buono... (in particolare Ugo conte di Parigi, Beatrice di Tenda, ecc...)
Inoltre ha fama e carisma da vendere: l'ascendente sul pubblico è un elemente indispensabile al "quid".
Eppure non ho il coraggio di confessarvi il suo nome, e non perché mi prendereste per matto (sarei in grado difendere la tesi) ma perchè è una cantante che odio...
La considero una ...da non considerare nemmeno.
Mi irrita la sua dabbenaggine, la sua superficialità, la sua volgarità. E quindi l'idea di proporla in questi personaggi che adoro mi ripugna... eppure potenzialmente da lei potremmo ricavare una risposta attuale, persuasiva di diverse creature "pastiane".

Non voglio sembrare il solito curiosone, :mrgreen: ma questa tua reticenza mi stuzzica!
Dacci qualche indizio! :D
(io provo a sparare: secondo me intendi dire A.G. : Sailor : )
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda MatMarazzi » lun 21 giu 2010, 0:25

Tucidide ha scritto:(io provo a sparare: secondo me intendi dire A.G. : Sailor : )


Ebbene sì, è lei.
Mi vergogno!
Semmai potessi disporre di un teatro non la vorrei mai e poi mai... Ma nell'intimo di questo forum, fra amici comprensivi, lo posso confessare. Come tipologia di canto, di espressione, di tecnica, di capacità di calamitare l'attenzione, persino come fascino fisico e attorale, io oggi non troverei un'altra a cui pensare per i ruoli Pasta...
Specialmente Ugo conte di Parigi e Beatrice di Tenda, ma in effetti potrebbe farli tutti... anche la Bolena.

Però, pur di non sorbirmela in queste parti che amo follemente, preferisco le soluzioni "parziali", meno "pastiane" ma sicuamente più artistiche della Netrebko in Anna, della Dessay in Amina, della Bartoli in Norma.

E detto questo, del mio fallo ammenda feci generosa, inaspettata.
Salutoni,
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda Tucidide » lun 21 giu 2010, 9:09

MatMarazzi ha scritto:
Tucidide ha scritto:(io provo a sparare: secondo me intendi dire A.G. : Sailor : )


Ebbene sì, è lei.
Mi vergogno!
Semmai potessi disporre di un teatro non la vorrei mai e poi mai... Ma nell'intimo di questo forum, fra amici comprensivi, lo posso confessare. Come tipologia di canto, di espressione, di tecnica, di capacità di calamitare l'attenzione, persino come fascino fisico e attorale, io oggi non troverei un'altra a cui pensare per i ruoli Pasta...
Specialmente Ugo conte di Parigi e Beatrice di Tenda, ma in effetti potrebbe farli tutti... anche la Bolena.

Però, pur di non sorbirmela in queste parti che amo follemente, preferisco le soluzioni "parziali", meno "pastiane" ma sicuamente più artistiche della Netrebko in Anna, della Dessay in Amina, della Bartoli in Norma.

E detto questo, del mio fallo ammenda feci generosa, inaspettata.
Salutoni,
Mat

Beh, la Signora Alagna ha inciso un disco di belcanto un tantino delirante anni fa: tanto delirante che... è il suo più riuscito, a mio avviso. :D Vi canta, fra l'altro, le arie di Norma, Anna Bolena ed Amina. A differenza del primo disco Decca di arie assortite (una sfilza di pezzi insulsi) e del deludente disco verdiano con Chailly, in questo ha un suo perché: non in tutti i pezzi, ma in alcuni sì, soprattutto come Anna Bolena.

Le pose melodrammatiche durante l'introduzione non si possono guardare, però... : Chessygrin : Ad ogni modo, molto meglio della farfugliante Bartoli e anche della Netrebko, stonatissima a Baden Baden.
Ti appoggio la proposta, anche perché finalmente la taumaturga romena (che ha dichiarato che con il suo canto ha guarito diverse persone :shock: ) prenderebbe una strada nella sua vita! In vent'anni di carriera avrà cantato sì e no quindici ruoli!
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda Riccardo » lun 21 giu 2010, 10:45

Tucidide ha scritto:Beh, la Signora Alagna ha inciso un disco di belcanto un tantino delirante anni fa: tanto delirante che... è il suo più riuscito, a mio avviso. :D Vi canta, fra l'altro, le arie di Norma, Anna Bolena ed Amina. A differenza del primo disco Decca di arie assortite (una sfilza di pezzi insulsi) e del deludente disco verdiano con Chailly, in questo ha un suo perché: non in tutti i pezzi, ma in alcuni sì, soprattutto come Anna Bolena.

Le pose melodrammatiche durante l'introduzione non si possono guardare, però... : Chessygrin : Ad ogni modo, molto meglio della farfugliante Bartoli e anche della Netrebko, stonatissima a Baden Baden.
Ti appoggio la proposta, anche perché finalmente la taumaturga romena (che ha dichiarato che con il suo canto ha guarito diverse persone :shock: ) prenderebbe una strada nella sua vita! In vent'anni di carriera avrà cantato sì e no quindici ruoli!

Devo dire che la proposta piace anche a me, proprio perché quel disco secondo me non è male...e anche perché personalmente non provo tutta questa repulsione per la Gheorghiu. L'ho sentita fare cose più o meno egrege.

Ma non si vociferava già sulle "tre regine" al Met con lei, Fleming e Netrebko?
Il problema è che alla suddetta si diceva avessero affidato la Stuarda.
Ma magari erano solo voci...
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda marco » lun 21 giu 2010, 12:02

Riccardo ha scritto:
Ma non si vociferava già sulle "tre regine" al Met con lei, Fleming e Netrebko?
Il problema è che alla suddetta si diceva avessero affidato la Stuarda.
Ma magari erano solo voci...

al Met si farà Bolena con Netrebko, Stuarda con Joyce (versione Baker), per il Devereaux devono ancora decidere
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda Riccardo » lun 21 giu 2010, 12:09

marco ha scritto:
Riccardo ha scritto:
Ma non si vociferava già sulle "tre regine" al Met con lei, Fleming e Netrebko?
Il problema è che alla suddetta si diceva avessero affidato la Stuarda.
Ma magari erano solo voci...

al Met si farà Bolena con Netrebko, Stuarda con Joyce (versione Baker), per il Devereaux devono ancora decidere

Ma quale sarebbe la versione Baker?
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda Tucidide » lun 21 giu 2010, 14:38

Riccardo ha scritto:Devo dire che la proposta piace anche a me, proprio perché quel disco secondo me non è male...e anche perché personalmente non provo tutta questa repulsione per la Gheorghiu. L'ho sentita fare cose più o meno egrege.

A me non è mai piaciuta molto, e poi, come dicevo anche prima, deve ancora decidere che cosa farà da grande! A parte Violetta, di cui è ad oggi una delle interpreti più celebrate, ma certo non l'unica, non ha cantato grandi ruoli da primadonna, o almeno li ha cantati poco: di fatto, solo Tosca (poche, che io sappia) e Mimì (molte). Poi, delle Marguerite, Juliette, Adine... Boh... : Blink : :roll:
Appunto per questo un bel ruolone Pasta sarebbe una bella scossa nella calma piatta della sua attuale carriera. Del resto, se devo riconoscerle un merito, è quello di essersi gestita vocalmente benissimo: a quarantacinque anni d'età (splendidamente portati), ha la voce ancora perfettamente integra, quindi, sulla carta, potrebbe sicuramente affrontare senza scivoloni i ruoli belcantistici. Temo però che preferisca ripetere all'infinito i suoi Faust, le sue Rondini e le sue Traviate. : Blink :
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda Rodrigo » lun 21 giu 2010, 21:31

MatMarazzi ha scritto:
Riccardo ha scritto:Wow mi accorgo solo ora di questo thread!


Eh già... proprio un bel thread.
Mi chiedo anzi che diavolo di fine abbia fatto Triboulet, che per alcune settimane ha lanciato questi thread bellissimi, ha scritto post esaltanti e poi, da un giorno all'altro, si è volatilizzato.
Non so se qualcuno di voi lo ha più sentito, ma per quanto mi riguarda il forum sente la sua mancanza!


Perfettamente d'accordo sui contributi molto precisi e stimolanti di Triboulet, ma questo trhread l'ho aperto io!!! Bel rispetto! Certo Triboulet ha raccolto da par suo l'imbeccata...

PS: secondo me ci sarebbe una vera "pastiana" oggi, una a cui si potrebbero affidare diversi ruoli Pasta, certi che ne caverebbe qualcosa di buono... (in particolare Ugo conte di Parigi, Beatrice di Tenda, ecc...)
Inoltre ha fama e carisma da vendere: l'ascendente sul pubblico è un elemente indispensabile al "quid".
Eppure non ho il coraggio di confessarvi il suo nome, e non perché mi prendereste per matto (sarei in grado difendere la tesi) ma perchè è una cantante che odio...
La considero una ...da non considerare nemmeno.
Mi irrita la sua dabbenaggine, la sua superficialità, la sua volgarità. E quindi l'idea di proporla in questi personaggi che adoro mi ripugna... eppure potenzialmente da lei potremmo ricavare una risposta attuale, persuasiva di diverse creature "pastiane".

Mah anche secondo me, come è stato suggerito, nonostante il divismo, nonostante le "sceneggiate" con giornalisti e colleghi, Angela G. non ha una personalità (prima ancora che una vocalità) all'altezza dei ruoli Pasta. Altrimenti non si sarebbe adagiata, come una Freni o una Tebaldi qualsiasi, sull'ennesima Traviata, sul Puccini più ovvio ecc. ecc. La grande personalità osa, rischia, impone titoli che la mezza cartuccia nemmeno si sogna di praticare. A costo di fare il passo più lungo della gamba. Del Monaco (CHE ERA DEL MONACO) accanto ai "soliti" Otello, Canio, Radames sfidava il suo pubblico di plauditores con Enea, Ernani, Stiffelio,; persino Wagner in tedesco ha fatto! La Antonacci si è buttata su Berlioz, sul Gluck francesce, su Ermione, ha proposto più volte Medea a costo di impiccarcisi! Non era più comodo riciclare il Rossini buffo e magari girare il mondo con le arie barocche?

In fondo la Pasta buonanima poteva anche lei campare tranquilla con i suoi Tancredi che seducevano pubblico e critica e invece si è buttata (letteralmente) tra le braccia di un giovane di belle speranze che scriveva in maniera molto diversa da Rossini e che a furia di tessiture scomode le ha ammazzato la voce...
Ultima modifica di Rodrigo il mer 23 giu 2010, 20:51, modificato 3 volte in totale.
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Re: Bellini, Donizetti e il mitico ippogrifo

Messaggioda marco » mar 22 giu 2010, 9:35

Riccardo ha scritto:
marco ha scritto:
Riccardo ha scritto:
Ma non si vociferava già sulle "tre regine" al Met con lei, Fleming e Netrebko?
Il problema è che alla suddetta si diceva avessero affidato la Stuarda.
Ma magari erano solo voci...

al Met si farà Bolena con Netrebko, Stuarda con Joyce (versione Baker), per il Devereaux devono ancora decidere

Ma quale sarebbe la versione Baker?


sinceramente non so come sia questa versione che però è stata eseguita negli anni '70 e '80 all'English National Opera con grande successo e anche registrata, dirigeva credo Mackerras e cantavano la Baker come Stuarda e la Plowright come Elisabetta
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