Proseguendo l'omaggio a Wagner nel mese del suo duecentesimo compleanno, vi propongo due dei miei cantanti preferiti nel monologo di Hans Sachs dall'atto II, scena III de I Mesitersinger von Nuernberg di Wagner.
Dapprima Gerald Finley, splendido Hans Sachs nel più bel video disponibile dedicato all'opera di Wagner (regia di David McVicar) che, se non avete, raccomando caldamente.
E poi Bryn Terfel diretto da Thielemann. Peccato non esista videoregistrazione dello spettacolo con la regia di Richard Jones.
Sono entrambi bravissimi, e non so davvero scegliere!!!!
Riporto anche il testo dell'originale tedesco e la traduzione in italiano.
Was duftet doch der Flieder
so mild, so stark und voll!
Mir löst es weich die Glieder,
will, dass ich was sagen soll.
Was gilt's, was ich dir sagen kann?
Bin gar ein arm einfältig Mann!
Soll mir die Arbeit nicht schmecken,
gäbst, Freund, lieber mich frei:
tät besser, das Leder zu strecken,.
und liess alle Poeterei!
Und doch, 's will halt nicht gehn:
Ich fühl's und kann's nicht verstehn,
kann's nicht behalten, - doch auch nicht vergessen:
und fass ich es ganz, kann ich's nicht messen!
Doch wie soll ich auch fassen,
was unermesslich mir schien.
Kein' Regel wollte da passen,
und war doch kein Fehler drin.
Es klang so alt, - und war doch so neu,
wie Vogelsang im süssen Mai!
Wer ihn hört
und wahnbetört
sänge dem Vogel nach,
dem brächt es Spott und Schmach:
Lenzes Gebot,
die süsse Not,
die legt es ihm in die Brust:
nun sang er, wie er musst,
und wie er musst, so konnt er's,
das merkt ich ganz besonders.
Dem Vogel, der heut sang,
dem war der Schnabel hold gewachsen;
macht er den Meistern bang,
gar wohl gefiel er doch Hans Sachsen!
Come profuma ancora il lilla
sì soave, sì forte e pieno!
Tenero mi scioglie le membra,
vuole ch’io dica qualcosa. –
Che conta quel che ti posso dire?
Son proprio un povero, semplice uomo!
Se non mi deve piacere il lavoro,
meglio faresti, amico, a lasciarmi libero:
farei meglio a stendere il cuoio,
e lascerei di poetare! –
(Tenta di riprendere il lavoro. Smette e medita.)
Eppure, non so accettarlo. –
Lo sento – e non lo so comprendere –
non lo so ricordare, – ma neppure dimenticarlo;
e se tutto lo afferro, – non so misurarlo. –
Ma perché volli pur comprendere
quel che mi parve incommensurabile?
Nessuna regola vi si avvertiva,
eppure non c’era errore lì dentro, –
Suonava sì antico ed era così nuovo, –
come canto d’uccello nel dolce maggio:
chi lo sente,
e inebriato
cantasse come l’uccello,
ne avrebbe vergogna e scherno. –
Il comando di primavera,
il dolce affanno,
glielo misero in petto:
allora cantò come doveva!
E come doveva, così poté;
lo avvertii in modo sì originale:
all’uccello che oggi cantava
ha messo presto un bel becco;
se spaventò i maestri,
a Hans Sachs è invece assai piaciuto.