Marco Ninci ha scritto:Certo che mi scuso. Mi hanno fatto arrabbiare e tant'è. Ma un po', un po' tanto permaloso Triboulet mi sembra e forse farebbe bene a lavorare sopra questa sua caratteristica. Spesso mi hanno trattato in maniera molto peggiore di come io ho trattato lui, ma io non mi sono mai risentito. Perché le polemiche sono questo, graffianti, eccessive, derisorie; che problema c'è?
C'è il problema, Marco, eccome.
Io le ho viste alcune delle polemiche che altrove ti hanno visto protagonista, e me ne sono offeso io per te. Perché un conto è la polemica, anche graffiante; un conto è la derisione non solo senza motivo, ma anche perpetrata da chi davvero non avrebbe i titoli per farlo.
Ecco: questo tipo di cose qui, su Operadisc, non le abbiamo mai volute.
Ce le siamo sempre cantate anche duramente sul muso.
L'amico Maugham, tanto per fare un esempio, cui voglio un bene davvero fraterno, è uno che non me le ha mai risparmiate quando me le meritavo. E lo stesso dicasi per l'amico Matteo, per la cui cultura sulla materia ho un sacro rispetto.
Me le hanno dette, quando me le meritavo; ma sempre con rispetto e mai con la derisione, o con l'atteggiamento paternalistico ex-cathedra, che pure - per cultura e esperienza sulla materia (io, al loro confronto, sono davvero un dilettante allo sbaraglio) - avrebbero potuto sciorinare. E' per questo che non ci piace questo tipo di cose
Marco Ninci ha scritto:Io l'ammenda l'ho fatta, caro Pietro, e non me ne dispiace; ma chiederla non è davvero un granché. A nessuno di questi grandi personaggi nessuno ha chiesto di fare ammenda per le loro espressioni sanguinose o di rispettare l'educazione. Ma erano altri tempi. Sembra incredibile, ma in un'epoca in cui imperversava l'ipocrisia democristiana le posizioni contrapposte si combattevano con un vigore, una durezza, una lealtà che sembra essersi sfarinata per far posto ad una irrilevante permalosità personale.
E' vero, Marco: sono cambiati i tempi.
Non è questione di permalosità, ovviamente; quanto meno non nel mio caso. Viaggio più o meno verso i cinquanta, i (pochi) crini che mi sono rimasti sono ormai grigi, di certe cose me ne impipo. Rimane lo stile; e non è questione di Balena Bianca di ritorno.
Qui non ci piacciono certe cose, e ce ne teniamo alla larga.
E, come hai visto da quello che ha detto Maugham, non siamo unilaterali nei nostri atteggiamenti.
Ma per il resto, hai ragione: sono cambiati i tempi. Soprattutto, sembra che ci sia poco rispetto per l'esperienza altrui. Io lo vedo sul mio lavoro: ai tempi in cui ero più giovane e inesperto, non mi sarei mai permesso di contestare un mio superiore e/o "spiegargli cosa fare"; oggi è la regola, in qualunque campo dello scibile. Lo vedi anche tu, no?
Non nego che in qualche modo possa entrarci Internet: oggi tutti possiamo aprire un sito e scriverci più o meno quello che vogliamo, sparando a zero. L'unica preoccupazione, se mai, potrebbe essere quella di cercare di abbassare un po' i toni allorquando si corre il rischio di incorrere in una denuncia; ma per il resto, via libera a tutto.
Pensa solo a un sito come Tripadvisor: con quello siamo tutti Raspelli. Possiamo sparare a zero su un piatto che non ci è piaciuto, dando così una pubblicità negativa a un ristorante e riportando la soddisfazione del nano che si crede un gigante solo perché ha imparato a sputar lontano. Anche Raspelli una volta, ai tempi in cui faceva solo il critico gastronomico, criticò aspramente una zuppa pavese mangiata in un ristorante; ma lo fece spiegando al malcapitato cuoco tutta la storia della zuppa pavese, con tutte le varianti ammesse e concesse.
Quando commento un disco (uso la prima persona singolare perché di solito questo è un lavoro che faccio io), specie se storico, cerco sempre di calarmi nel periodo in cui è stato prodotto, perché questo sito è nato con l'idea di parlare della storia dell'interpretazione operistica partendo dai pochi dati di fatto che abbiamo; fra cui, appunto, i dischi sono quelli più importanti. Ne deriva che, ovviamente, me ne impipo di scuole, di impostazioni vocali, di canto sul fiato e di altre cose che mandano in solluchero appassionati di altro genere, che vedono nel metronomico rispetto delle regole grammaticali la principale se non l'unica ragion d'essere di un'espressione artistica.
La soddisfazione di questa scelta è poter riascoltare sotto una luce nuova elementi che avevo già catalogato in una determinata categoria; il rischio è quello di passare per eccentrico; la certezza è quella di non essere capito e, conseguentemente, insultato. Mi è capitato più volte; ovviamente non mi sono offeso.
Marco Ninci ha scritto: Forse perché le posizioni non esistono più ed il loro posto è stato preso dagli individui, privi di una qualsiasi forma di riferimento generale e, per questo, tanto più smarriti e insicuri. Quanto a Karajan; ovviamente è giusto criticarlo per tante cose. Quello che a me premeva si capisse è che si tratta di una figura di importanza assoluta; cosa che mi sembrava venisse messa in dubbio.
Nessuno lo ha fatto, per come la vedo io.
Ma, anche fosse stato, cosa cambia?
Nei giorni scorsi Matteo ha avanzato serie riserve personali sull'attendibilità dell'Elektra di Solti, che invece per me continua a essere un capolavoro in tutto: direzione, Nilsson, Resnik.
Sempre nei giorni scorsi mi sono riascoltato l'Aida di Karajan, assolutamente eccitante in una direzione che riesce a essere allo stesso tempo fantasmagorica nei colori e intima nei contenuti; ma ho trovato terribilmente prosaica la Freni nel title-role (a eccezione di un gran bel duetto con Carreras nel terzo atto) e sgradevole la Baltsa come Amneris, per non parlare dei "russismi" di Raimondi come Ramfis; e, a Carreras, Radames va molto, molto largo (a essere generosi). Questo vuol dire negare la grandezza di una cantante come Mirella Freni? No: vuol dire, se mai, aprire una discussione sui ruoli verdiani della Freni. A distanza di tanti anni, non solo non è proibito ma si può e si deve fare.
Marco Ninci ha scritto:Al contrario. Il morto è risuscitato, risultando al centro del dibattito e oscurando il vivissimo e ruspante direttore odierno dei Berliner; è stato il medesimo Triboulet a notarlo. Con l'appassionato difensore del vecchio ci si è invece adirati per il suo tono, che è semplicemente molto polemico, del resto ovvio in un conterraneo del Machiavelli o, se si vuole scendere molto più in basso, di Matteo Renzi.
Karajan fa parte del nostro passato recente. Ha presieduto a buona parte dei dischi che mi guardano dallo scaffale alla mia sinistra; e così immagino che sia anche per te e per molti di quelli che scrivono qui sopra. Che dici? Poteva essere dimenticato?
Dissento invece parzialmente da quello che scrivi sotto:
Marco Ninci ha scritto:Ma rimane il fatto, assolutamente incontrovertibile, che il sentimentalismo che si vuole attribuire a Karajan non c'è affatto; Karajan invece, oltre che un maestro del dettaglio, è un fenomenale costruttore di archetetture.
E' vero.
Ma credo che quando si parlava di "melassa" non si alludesse a un sentimentalismo di accatto, ma a un modo di costruire il suono che era di particolare appoggio per il canto e che, rapportato a quanto costruito precedentemente con altri cantanti (pensa per esempio alle due registrazioni di
Otello, quella con Del Monaco/Tebaldi/Protti e quella con Vickers/Freni/Glossop), poteva sembrare più "smooth". Per quanto mi riguarda, per stare all'esempio di Otello preferisco nettamente il secondo, anche se non perdono a Karajan di aver tranciato il concertato finale del terzo atto. So di essere in buona compagnia: è un problema che è già stato fatto rilevare da altri ben più titolati di me. Ma non si può essere sempre originali a tutti i costi, no?
Altro esempio secondo me interessante è la registrazione del
Parsifal, a lungo ritenuta la più bella incisione operistica di tutti i tempi - e qualcosa di vero c'era - in cui questa "smoothness" (ancora una volta, non sto parlando di sentimentalismo) raggiunge livelli di virtuosismo tali da lasciare sconcertati, per di più con cantanti come Hofmann e Vejzovich: sembra di sentire un'opera completamente diversa non solo da quella diretta da Knappertsbusch, ma persino da Boulez.
Alle volte basta capirsi... e se ti sembro un po' rompicoglioni, tieni presente che il mio nonno paterno era pisano (il mio cognome arriva da lì).
Buona domenica,
Pietro