Tucidide ha scritto:E' per caso Nancy Gustafson?
No, questa è più brava...
A proposito, ti è piaciuta?
Ma solo io noto una differenza ENORME fra la Caballé e la Fleming, senza riconoscere alcuna parentela, alcun debito?
C'è proprio un abisso tecnico, musicale e di gusto fra le due.
Per me, tu hai ragionissimo a notare l'abisso musicale e di gusto: in quello sono effettivamente diverse (a parte un desiderio di entrambe di giocare di effettini ed effettoni alla lunga stucchevoli).
E' tecnicamente che io vedo non tanto una filiazione, ma una appartenenza a scuderie simili.
Entrambe sono vocaliste: il suono è emesso in modo simile perchè aderisce alle regole del vocalismo classico. Il passaggio di registro, il fiato, ecc...
Non dico che la Fleming abbia preso la Caballé a esempio, dico solo che per me appartengono alla stessa famiglia, un po' come un gatto e un cane che sono ugualmente mammiferi (e non pesci, non aracnidi, non microorganismi, non vegetali).
Caballé e Fleming sono entrambe vocaliste.
Le differenze che scorgi dipendono dal fatto (parlo sempre dal mio punto di vista) che la Fleming fa uso di "colori all'americana", ossia appiccica qua e là suoni diafani o, come dici tu, stimbrati, che "impreziosiscono" il suo canto senza renderlo per questo meno "vocalistico".
Anche la Price lo faceva; anche la Horne, non parliamo della Normann. Ma tutte e tre hanno comunque basi vocalistiche.
La Fleming lo fa di più: gioca su questi effetti con maggiore insistenza, oggi sorpattutto, ma quando deve prendere un acuto, o adagiarsi su una frase in pianissimo, o legare un suono o affrontare un periglioso passaggio di registro, ecco che ricompare la vocalista, che raccoglie tutto, sostiene tutto, maschera tutto.
La Te Kanawa che tu citi era completamente diversa: è vero che gli effettini di colore sono simili, ma mentre nella neozenalndese erano sostanza canora, base stessa della sua emissione, la Fleming li usa solo come gemme, qua e là, per dare il senso della varietà e dell'espressione.
Nel confronto con la CAballé (se parliamo di tecnica e non di gusto, musicalità, ecc...) non devi guardare i "portamenti" o i legati o gli effetti dinamici.
Queste sono aspetti che riguardano lo stile, non la tecnica "madre" con cui un cantante si esprime.
Devi sentire ad esempio i passaggi di registro, confrontare le due artiste nei momenti più tipicamente vocalistici.
Oppure sentire i filati.
I filati della Caballé sono lamine di suono senza peso, fili di ragnatela, quelli della Fleming sono pastosi, viscosi, carnali.
Questa proprio non è vera!
La Caballé aveva pianissimi sonori e sostanziosissimi. Erano solo, finché ci sono stati, più puri e fluidi di quelli della Fleming (ma questo perché poche cantanti al mondo emettevano pianissimi perfetti come la Catalana).
E' vero che i filati della Fleming sembrano più striati e carnosi (come quelli della Normann o della Price), ma questo solo per la costante americana di inserire i colori anche nel vocalismo. Tecnicamente parlando sono pianissimi "vocalistici" gli uni e gli altri.
Se dovessi dire una sul versante Caballé, direi la Ricciarelli.
Non so che dire... se pensi che la Ricciarelli abbia tecnicamente qualcosa in comune con la Caballé mi sconvolgi!
I pianissimi della Ricciarelli erano suoni finti.. suoni alitati da bambina... Poi possono anche piacere, ma non avevano nulla in comune con i miracoli della Caballé.
Inoltre la Riccia apriva sconsideratamente in alto, in basso, al centro... ovunque.
Ora... non sarò certo io che do addosso a chi canta aperto (però con gusto, consapevolezza e nel repertorio giusto), ma la Caballé era tutt'altra cosa!!!
Anche Giudici la pensa come Mat.