beckmesser ha scritto:Beh??!! Nel "più importante teatro del mondo" si lancia un nuovo Ring e qui nessuno dice niente?
Eccomi qui.
Allora, da dove cominciare?
Be' dalla mia irritazione. Mi sembra un buon inizio no?
Poco prima che cominciasse il pedalone di mi bemolle, si abbassano le luci e si apre il sipario.
Una novità registica? No, vi prego, il preludio a sipario aperto? Ancora?
E invece no; eccolì lì, i lavoratori di palcoscenico schierati in fila con un bel cartello con scritto sopra "infame decreto" o roba simile.
Si avanza un rappresentante dei lavaratori che legge un ciclostile con le solite cose. Mi sono un po' commosso. Mi sembrava di essere tornato ai tempi del liceo quando a Bologna vedevo "quelli grandi" che scrivevano sui muri Cossiga con la K.
Poi, siccome adesso sono un vecchio babbione, mi sono scocciato. E con me una bella parte del pubblico della platea che ha cominciato -a differenza di quanto accaduto per la Frau di Fi- a fischiare e a fare buuu mentre altri ingioiellati paladini del proletariato operistico gridavano bravi e applaudivano. Cosa credete, che me ne sia stato zitto? Anch'io ho urlato "il teatro non è il vostro!" ribadendo focosamente un semplice concetto già da me espresso con toni più miti su queste pagine: se vuoi scioperare, scioperi e fai casino fuori dal teatro. In caso contrario lavori e stai zitto. Ma trovo indecente che un rappresentante dei lavoratori mi spinga a dover esprimere gratitudine a un gruppo di lavoratori (pagati) perchè hanno deciso di lavorare lo stesso. Poi, magari il decreto è una schifezza, non lo nego. Ma il punto è un altro. Transeat.
Volevo leggermi le tirate dei due dramaturgen di cui parlava Beck. Ho reistito. Odio, a teatro, le istruzioni per l'uso.
O meglio, magari sono utili per focalizzare l'attenzione su questo o su quel dettaglio. Ma se, come in questo caso (le ho lette a posteriori) diventano l'unico modo per capire che cosa diavolo stia succedendo sul palcoscenico allora sento puzza di "mettere le mani avanti" e mi giro di traverso.
Come vedete non ero messo molto bene.
Ma credevo nel potere catartico di Wagner e pensavo che tutto si sarebbe messo a posto.
Si apre il sipario (dopo un tenerissimo scrocco del primo corno) e vedo le tre figlie del Reno. Che si muovono come si sono mosse da sempre le figlie del Reno sia nei Ring per "tonti" (Schenk) che in quelli per "intelligenti" (come quello di Kupfer). Braccine su, braccine giù, girotondi, walalala di qua, hejahaha di là, mosse capricciosette e broncini. Mi raccontano i dramaturgen che in questo Ring le ninfe altro non sono che webcam girls
la cui -cito dal programma-
irresistibile provocazione virtuale tiene inccollati a Internet ogni sera (chissà perchè solo di sera?)
milioni di uomini in tutto il mondo! C'è anche un bel puritanissimo punto esclamativo a conclusione. Mah, di solito le webcam girl sono nude, fanno cose sporcaccissime e stanno dentro un pc. Queste erano vestitissime, candide e si muovevano come Raffella Carrà. Ma hanno ragione i dramaturgen. Le figlie del Reno devono essere un po' zoccole, lo dice anche Fricka prime della discesa nel Nibelheim, no?
Andiamo avnti. Sullo sfondo vedo delle proiezioni e dico fra me e me, bella novità! Non se ne può più. Altolà! I dramaturgen mi avvertono che quelle non sono semplici proiezioni. Ma materiale proiettato che si proietta sul pubblico il quale riproietta le sue emozioni sul palcoscenico. Ovvero
un idioma visivo teatrale contemporaneo che si pone in contrasto con il background inequivocabile del nostro mondo sempre più intenso e dominato dai media: lo sviluppo del computer e della tecnologia informatica e la loro manipolazione ideologica e politica; la realtà che si trasforma in realtà virtuale; l'impatto di tutto questo sulla percezione di noi stessi e del mondo e così via. La cosa che mi è piaciuta di più è stata il
così via finale.
Sta di fatto che mi sono sentito ingnorantissimo nell'aver osato svilire un qualcosa di cosi profondo con un termine così banale quale "proiezione" o "video".
Sulla base di questo siamo arrivati sotto al Walhalla e, stando ai dramaturgen, nel mondo di Matrix. Urca! Mi aspettavo -me l'aveva detto Beck- Neo, i cappottoni, gli occhiali scuri, i salti al ralentì, i numerini verdi, segui il coniglio bianco, mangia la pillola blu...no. Solo una spruzzata di verdino sulle proiezion...ops
sulle costruzoni visuali proiettate. Poi arrivano i mimi. Che sono, per me, una piaga mostruosa in qualunque allestimento. I mimi che doppiano e spiegano quello che, nel teatro wagneriano, la musica e i personaggi spiegano benissimo a volte addirttura con sovrabbondante prolissità didattica. I dramaturgen mi danno un'altra bacchettata sulle mani. Non sono mimi! Sciocchino! Cito dal libretto di sala:
Ogni essere divino è interpretato contemporaneamente da un cantante e da un danzatore (o da più danzatori): il danzatore è l'ombra mobile del dio immobile (il cantante).Non male come scusa per giustificare l'assenza assoluta di ogni lavoro sui cantanti. Sta di fatto che questi mimi fanno stretching, mimano concetti astratti o concreti come nel gioco dei mestieri (io ho indovinato muratore e fabbro, ma il secondo solo perchè l'ha detto Wotan e quindi non vale). Ho però anche capito "finestra del Walhalla" che, convenite, era difficilissimo e mi sono sentito un grande.
Poi arrivano i giganti, vestiti come i poliziotti di Matrix. Però solo uno è un gigante, perchè l'altro è Youn che, bravissimo, però è alto si e no come Rita Pavone.
Sciocchino! Quelli non sono i veri giganti! I veri giganti sono proiettati come ombra gigantesche sullo sfondo di una struttura di
corpi sottovuoto (cosa vuol dire?)
che insieme formato un grande muro di corpi fossilizzati. Eravamo dalle parti dell'arrivo di Loge. E io già cercavo vie di fuga ma ero incastrato in mezzo alla platea.
Andiamo pure nel Nibelheim.
Qui Alberich h
a scopeto il potere manipolativo dell'immagine e padroneggia le tattiche delle figlie del Reno. Ovvero, penso io, anche lui è diventato una webcam girl. Sarebbe scemo, ma divertente. No, assolutamente. Ha ragione Beck. E uguale identico al Wlashiha di Schenk che aveva i conchiglioni e i paguri incastrati sulla zucca mentre qui ha solo telecamere di controllo. Udite, adesso arriva il bello!
Il Nibelheim -dicono i dramaturgen-
è il regno del Grande Fratello! Un grande fratello -aggiungo io- cattivo cattivo che proietta immagini di genocidi, morti, devastazioni e torture. Ci mancava. Il Grande fratello cimancava.
Non so più cosa dirvi.
Forso non lo sanno nemmeno i dramaturgen che pontificano:
"il Ring di Cassiers altro non è che un modo artistico di confrontarsi con alcune delle grandi questioni sollevate dal generalizzato processo di globalizzazione; la dichiarata fine della storia e della politica; il flusso di informazioni e di immagini; il ruolo del linguaggio e della retorica; la virtualizzazione della realtà; la società dei consumi; la confusione ideologica; la minaccia del fanatismo e del fondamentalismo; la ricerca di sicurezza e spiritualità." Da parte mia aggiungerei anche il turismo di massa, la raccolta differenziata, le mezze stagioni, il PIL, la crisi della Grecia...
Dirigeva Barenboim nella solita maniera cremosa all'inizio e bombardona nel finale. Finale in cui, novità delle novità, Loge rimaneva da solo al proscenio. Il palcoscenico, dicono i dramaturgen, si svuota. Era già vuoto, dico io. Ma loro aggiungono che la scenografia di Walkiria "è pronta sul palco". Cioè niente. Il che, visti i tempi grami in quanto a soldi, va benissimo.
Decreto infame!
WSM
P.S. Scusate la bizzarria dello scritto ma non riuscivo a organizzare il pensiero meglio di così. Forse anch'io ho bisogno di un dramaturg.