Tempo fa ebbi modo di discutere con l'espertologo boitiano citato dall'amico Marazzo.
Ricordo che fu una discussione (in altro sito...) davvero interessante dove emersero, a mio avviso in maniera ben delineata, i personaggi principali dell'Otello Verdi-Boito (tra cui per l'appunto il famigerato Jago).
A tale proposito, l'espertologo succitato ci introdusse nella figura di Jago attraverso le note prese dalle Disposizioni sceniche dell'Otello, compilate da Verdi-Boito-Ricordi.
Jago è l'Invidia. Jago è uno scellerato. Jago è un critico. Shakespeare nella lista dei Personaggi lo caratterizza così: Jago, uno scellerato, e non aggiunge una parola di più. Jago sulla piazza di Cipro si definisce così: I am nothing if non critical. Io non sono che un critico. È un critico astioso e malevolo, vede il male negli uomini, in sé stesso: Son scellerato perché son uomo, vede il male nella natura, in Dio. Fa il male per il male. È un artista della frode. La causa del suo odio contro Otello non è molto grave se si bada alle vendette ch'egli ne trae. Otello ha eletto capitano Cassio in vece sua. Ma questa causa gli basta; se fosse più grave la scelleraggine sarebbe minore, questa causa gli basta per odiare il Moro e per invidiare Cassio e per agire come fa. - Jago è il vero autore del dramma, egli ne crea le fila, le raccoglie, le combina, le intreccia.
Alle note di cui sopra aggiunse anche questo
Prendiamo "Notre-Dame de Paris": Frollo, Esmeralda, Phebus, Quasimodo... Frollo è un personaggio enormemente stilizzato nel segno del male, ma se si pone a confronto coi "supercattivi" boitiani sfigura. Sì, sfigura. Perché i malvagi al cubo di Boito non conoscono ombra di pentimento o dubbio (Frollo invece si tormenta...): Ariofarne, Zoroastro, Simon Mago, Barnaba, Jago, Pier Luigi Farnese, sono tutti dei blocchi granitici di cattiveria stratosferica. Per di più, tra questi il nostro Jago è l'unico che sembra avere un movente, ma... attenzione!! quando palesa, nel libretto, questo movente? Parlando con Roderigo. Sì, ma è una vera confessione? Se quello che vuole è diventare "capitano" in luogo di Cassio, perché non architetta le sue strategie per questo fine e basta? Sappiamo bene che Otello ad un certo punto gli dice "Mio capitano t'eleggo", ma Jago non è contento. No... Cassio un momento dopo è eletto successore di Otello nella guida di Cipro. Ecco qui che ci risiamo... E il motore è solo uno: l'invidia. Jago non si cura del fatto che la moglie sia andata a letto col Moro: è una "schiava impura" e deve assecondarlo: la minaccia è funzionale: "Se parli, dico a Desdemona che te la sei fatta con suo marito!" Altro che ancella fedele... Ogni cosa esce dalla bocca di Jago è parte del suo meccanismo di distruzione. Non si tratta di rilievi morali sui generis, ma di strumenti di azione malvagia. Non bisogna dare loro un peso che non hanno: Jago è uno spaventoso cinico. Tutto è male ai suoi occhi: persino “il giusto è un istrion beffardo”. Figuriamoci se gli interessa che la moglie lo ha tradito, o se si fa un motivo di ripulsa il fatto che il suo superiore gli ha preferito un altro... Lui vuole fare il male! Punto. È uno scellerato: "Ti guida il tuo dimone, e il tuo dimon son io, e me trascina il mio...". Il male non ha ragion di essere, è e basta. Questa è la grandezza terribile della visione boitiana: la sua stilizzazione è tremenda proprio perché per la prima volta consegna alla dimensione drammatica figure che, precedentemente, sarebbero state bene solo in un teatrino dei burattini di stampo grandguignolesco. E sì, perché di fatto questa "condensazione" è capace di conservare la scorza umana a queste figure inumane... Ed è tutto dire.
Se penso poi alle Disposizioni che gli stessi Verdi-Boito-Ricordi, ci hanno lasciato in merito all'interpretazione del ruolo di Jago, paragonandole con quelle testimoniate dai vari baritoni che nel corso della storia dell'opera (quella ovviamente conosciuta) ci hanno lasciato sinceramente rimango "perplesso".
Questo infatti dovrebbe essere il personaggio di Jago (secondo appunto le disposizione di cui sopra).
Il più grossolano errore, l'errore più volgare nel quale possa incorrere un artista che s'attenta d'interpretare codesto personaggio è di rappresentarlo come una specie di uomo-dèmone! è di mettergli in faccia il ghigno mefistofelico, è di fargli fare gli occhiacci satanici. Codesto artista mostrerebbe di non aver capito Shakespeare, né l'opera intorno alla quale c'intratteniamo.
Ogni parola di Jago è da uomo, da uomo scellerato, ma da uomo. Deve essere giovane e bello, Shakespeare gli dà 28 anni. Cinzio Giraldi, l'autore della novella da dove Shakespeare trasse il suo capolavoro, dice di Jago: un alfiero di bellissima presenza, ma della più scellerata natura che mai fosse uomo del mondo.
Dev'esser bello ed apparir gioviale e schietto e quasi bonario; è creduto onesto da tutti tranne che da sua moglie, che lo conosce bene. Se in lui non ci fosse un grande fascino di piacevolezza nella persona e d'apparente onestà, non potrebbe diventare nell'inganno così potente come è.
Una delle sue arti è la facoltà ch'egli possiede di mutar aspetto a seconda delle persone colle quali si trova per meglio ingannarle o dominarle.
Spigliato e gioviale con Cassio; con Roderigo, ironico; con Otello apparisce bonario, riguardoso, devotamente sommesso; con Emilia brutale e minaccioso; ossequioso con Desdemona e con Lodovico. Ecco il fondo, ecco la parvenza, ecco i vari aspetti di quest'uomo.
Io trovai tutto questo esaustivo e illuminante...
Salutissimi.
Teo