Come sanno i miei amici, io spesso vado farneticando di ruoli-Pasta, ruoli-Nourrit, ruoli Milder-Hauptmann, ruoli Scio, ruoli-Faure, ruoli-Colbran, ruoli-Viardot....
Trovo che sia molto più illuminante di tutti i "drammatico-lirico-spinto" di questo mondo.
Nulla è più utile per capire le caratteristiche di un personaggio, che studiare quelle dell'interprete su cui il personaggio è stato plasmato.
Anche i nostri direttori artistici e responsabili casting (che Dio li benedica) dovrebbero studiare un po' di più la storia del canto e dei cantanti sette-ottocenteschi e forse ci proporrebbero cast meno sballati.
E ora veniamo alle considerazioni "off-topic".
A partire da Del Monaco.
gianluigi ha scritto:per il resto, per chiudere il discorso sull'otello, l'ho trovato sempre generico. non si può puntare tutto sul declamato.
...
la cosa che m'irrita di più è la concessione al gusto verista. perchè di questo si tratta. spesso si ascolta, proprio nell'otello, un del monaco lasciare spazio ad inflesioni parlate estranee all'opera e a verdi.
Io condivido tutte queste osservazioni.
Le trovo tutte giustissime e non mi sognerei mai di dire che sbagli.
Sono limiti "veri" quelli che metti sul campo e "obbiettivi".
In passato, quando difendevo Del Monaco, mi trovavo tanti amici "raffinati" che si sorprendevano.
"Ma come? Tu che ami la Kirby e la Von Stade, tu che stravedi per i liederisti più intellettuali come la Seefried e Patzak, tu che della Lulu della Silja hai fatto un idolo... come puoi amare Del Monaco, il tenore neorealista, il simbolo del loggionismo più rissoso e plateale..."
Io non nego tutto questo: me ne guardo bene!
Spesso, quando ascolto Del Monaco, non solo in Otello, mi arrabbio, scuoto la testa, alzo gli occhi al Cielo!
Però poi prendo Corelli, prendo Bergonzi (ora sono io che susciterò le folgori del forum!) e ho la sensazione che mi manchi qualcosa.
Sì, certo, cantano bene, sono più forbiti, più rassicuranti, più composti...le loro note tranquillizzano i maestri di canto e i nostalgici dell'antico tenorismo aulico.
Ma dietro a quelle note (per ammirevoli che siano) non sento nè verità umana, nè energia creativa; non sento l'autenticità di chi si butta sulle ragioni di un personaggio, ne fa sue le motivazioni, vi investe le proprie convinzioni; non sento nemmeno la volontà di lasciare un'impronta (quale che sia) nella sensibilità di chi l'ascolta.
E allora, nonostante tutto, torno a Del Monaco, senza alcun dubbio.
Sono trent'anni (da quando ascolto i dischi di Del Monaco, il chè coincide con la nascita della mia passione per l'opera) che litigo con lui, che non approvo certe soluzioni, che mi irrito alle sue guasconate...
Eppure sono trent'anni che lo ascolto.
Che vuoi che ti dica, Gianluigi... Io mi diverto solo se il canto diventa lo strumento espressivo di personalità forti e autentiche.
E se questo deve avvenire ALLE LORO REGOLE, sia pure.
Le piccole personalità, invece, non mi interessano mai, nemmeno se fanno le cose esattamente come io vorrei che fossero fatte.
Luca ha scritto:ci metterei una notissima esemplificazione, ma... tralascio
E fai bene a tralasciare, altrimenti ti tacceremmo di cellettismo! Scherzi a parte, sono assolutamente d'accordo.
Se è per questo, io vorrei tanto sentire un Grande Inquisitore che sussurra con fare paterno, accarezzando dolcemente la testa di Filippo II come un sacerdote che confessa un ragazzo.
E' tanto che dico che sarebbe mille volte più terrorizzante, ma nessuno è d'accordo: il cattivo ha da esse' cattivo!
uff...
Bergonzi ha scritto:Con Callas e Verrett, la migliore!
Ehi, calma! E LA GENCER???
(ovviamente mi riferisco a quella del 1960 a Palermo).
Salutoni,
Matteo
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