Non la nostra Tatiana... ma quella dell'Eugenio Onegin (anche se detta così sembra che stia facendo il verso a Cirilli e al suo tormentone di qualche anno fa... ).
Reduce dall'E. Onegin a Ravenna (allestimento tradizionale ma decoroso, cast senza voli, con un protagonista un po' pallido, una Tatiana un po' troppo leggera, un Lenski mediocre anzi che no, un Gremin discreto e una direzione niente male), volevo un po' parlare di questo personaggio.
Nel duetto finale con la sua antica fiamma, quali sono i suoi sentimenti? Onegin effettivamente fa un po' la figura del bambino viziato, che quando potrebbe avere non prende, e vuole quando non può più.
Ma nel rifiuto di Tatiana, ora signora Gremina, c'è dolore (oh, se potessi fuggirei con te!)?
C'è rassegnazione (oramai è andata così, facciamocene una ragione...)?
C'è desiderio di dare una lezione a quel bambinone mai crescito e innaffidabile, che arriva ad ammazzare l'amico più per noia che per altro (tiè, così impari!)?
O c'è anche il calcolo, visto che adesso, sposa al pluridecorato Gremin, ha tutto quello che vuole, mentre sa che con Onegin l'aspetterebbe una vita all'insegna dell'incertezza, e presumibilmente un palco di corna alto fino alla vetta dell'Everest (ma chi me lo fa fare?)?
E, come corollario a tutto ciò, qual è la vostra Tatiana preferita ascoltata o vista (dal vivo e non)?
Ciao!