Tucidide ha scritto:Se c'è una cosa che la Schwarzkopf non rischia mai è l'autocompiacimento! E' stata una di quelle cantanti che hanno fatto della ritrosia un po' altezzosa la propria arma vincente. Il senso di offrirsi al pubblico, di concedersi, di lasciarsi andare... tutto questo non c'era, nemmeno in controluce, nel canto della grande Elisabeth.
Be' Tuc...a questo non mi spingerei.
La Schwarzkopf non era "ritrosa", anzi... "si offriva" moltissimo, senza ritegno, giocando di effetti, sospiri, concessioni di un esasperato effettismo, che alle volte (anzi spesso) la rendono persino stucchevole.
Non era "fredda" in questo senso: lo era come tono, come artefazione, come fierezza della propria maschera.
In lei quello che mancava (ed è questa mancanza a costituire il suo pregio) era il "sentimento". Troppo ironica e sprezzante - secondo molti, anche cattiva - non cedeva alla lusinga dell'espressione "emotiva".
Era talmente fiera del suo essere "calcolatrice" che non lo nascondeva neanche. Anzi, se ne compiaceva...
Non poteva fare a meno di sentirsi la "gran dama" (moglie del capo) anche quando cantava Liù.
I suoi aliti,i suoi sospiri, i suoi manierismi erano artificialissimi e "posati" come quelli di una regina che, per contratto, deve fare la serva, ma la fa in modo tale che tutti capiscano che è una regina.
E con questo risponderei anche a Maugham.
E così necessario restare al realismo della vicenda (e a chi è veramente Marietta a questo punto)?
Non possiamo anche, come tu suggerisci, vedere il personaggio attraverso un tipico processo di straniamento...?
In un'opera che tanto risente delle conquiste dell'espressionismo, delle fantasticherie legate alla psicanalisi, tutta in bilico tra realtà e deformazione, non trovi che possa starci anche una Marietta che in questo canto ci appare già filtrata dagli occhi deformanti dell'artista?
Della Schwarzkopf mi conquista proprio il fatto che è già un miraggio in questa scena: a cantare non è una donna, ma l'ossessione di Paul "raggrumata" in suoni; a cantare è già il suo Angelo Azzurro.
Ciò che noi sentiamo non è un "vero" personaggio, ma una sorta di sogno lunare e delirante (per certi versi persino pallido e mortifero, eppure ipnotico nella sua bellezza) che è già deformazione patologica della realtà.
Per carità... nulla in contrario al trasformismo della grandissima Denoke (che rimane irraggiungibile: io la vidi dal vivo a Salisburgo, nello spettacolo di Decker, e ne ho un ricordo allibito); ma anche il canto argenteo, lunare e come dci benissimo tu "cimiteriale" della Schwarzkopf mi pare abbia un senso.
Almeno ...è in questa veste che avrei voluto vedere dal vivo una sua Marietta...
Tornando a Tuc, veramente fascinosa e inquietante la Giuditta!
Grazie e salutoni,
Mat