MatMarazzi ha scritto:E tutto quel che segue...
Non so che dire, Maugham.
...l'hai detto benissimo
E in tutti i casi, se anche l'Elena fosse una rarità?
Che problema sarebbe?
Infatti. Nessun problema.
Non so spiegartelo, è una cosa che sento a pelle.
Comunque, ti spiego il perchè del Grimes.
Il Grimes secondo me ha tutte le caratteristiche di un'opera inaugurale.
Che, come ho già detto, deve essere anche una sorta di "vetrina" che metta in gioco tutte le possibilità artistiche e tecniche del teatro. (Questo anche l'Elena, intendiamoci)
Non c'è un balletto, è vero.
Ma il resto... c'è tutto.
Grandi squarci corali ad effetto e difficili.
Interludi orchestrali con tutti i trapassi di dinamica pensabili, con l'orchestrazione gestita a famiglie tale da consentire uno "spolvero" direi quasi "solistico" ai diversi gruppi. A suonare il Grimes anche il più sindacalizzato degli orchestrali trova le sue brave soddisfazioni!
Oltre che di voci è un'opera da direttore. Non puoi metterci un praticone a reggerne le fila.
Ci sono grandi momenti di teatro a effetto come il quadro delle tempesta o l'organizzazione delle forze paesane per il linciaggio oppure l'apertura del Terzo atto con l'orchestrina da pub.
C'è un grande ruolo tenorile solistisco con ben tre scene madri (Pleiadi, Finale II e Pazzia).
Ci sono diversi insiemi solistici scritti in maniera esteriore, brilante e virtuosistica (il canone della taverna) e un quartetto di donne dalla evidenza così diretta, semplice, e incisiva sia per come scritto sia per quello che dice da poter essere considerato un "colpo basso" a tutti gli effetti. Difficile non sentirsi coinvolti. Le vedo le signore dell'inaugurazione fare di sì rassegnate con la testa mentre leggono i sottotitoli.
Ci sono una marea di personaggi tutti riconoscibili anche dal pubblico più generalista.
Hai ragione, a volte sono solo macchiette, però sono efficacissime. C'è la tenutaria di pub e di bordello, c'è il farmacista piacione, il magistrato pomposo, la vedova sballata dal laudano con smanie investigative. C'è la maestrina alla Dickens e il saggio capitano in ritiro.
C'è anche il bambino che muore!
Insomma, sotto il profilo teatrale e narrativo, il Grimes è una macchina perfetta.
Anche se letto in chiave (per usare la tua differenza terminologica) de-strutturata(vedi Pountney-Zurigo) e non ri-strutturata arriva lo stesso e non se ne perde una virgola.
Certo, è un'opera deprimente. Uso di nuovo un tuo termine. E non è una festa.
Però è un deprimente... come posso dire tipicamente "operistico".
Come Traviata.
Il pubblico capisce dove Britten vuole andare a parare, cosa vuol dire e cosa vuol dimostrare.
Sia che il pubblico si identifichi con Grimes o con il borgo (questo dipende da Guth), gli argomenti in gioco appartengono al lessico di tutti i giorni. Talmente risaputi da apparire banali. L'individuo schiacciato dalla società, l'individuo che non riesce a omologarsi, l'individuo che lotta e, a seconda dei casi, eroicamente soccombe alle piccinerie della vita.
E il pubblico uscirà, come esce da tutti i Grimes, compiaciuto del proprio acume per aver capito "il messaggio" che sta dietro alla storia.
Certo, se proponiamo un Grimes con Wottrich, diretto da Gatti, con la regia di Ronconi o della Zambello...
E' meglio lasciar stare.
Invece io penso a Cura.
E tu sai che non stravedo per questo tenore.
E' vero, come mi hai anticipato, Cura vocalmente sarebbe in difficoltà non solo nell'inciso delle Pleiadi ma anche dal altri parti.
Però se l'estensione del Grimes è di due ottave, la tessitura non è acuta. In pratica tutta la parte è costruita sulla zona mi/sol, a partire da una terza sopra il do centrale.
Senza dubbio avrebbe le sue belle difficoltà (non più che in altri ruoli, però) ma sono convinto riscatterebbe il tutto con una singolare forza espressiva.
E sarebbe un bel tiro per i piccoli sapienti del Piermarini.
Le suorine che a pelle si sentono coinvolte da Cura ma che mai lo ammetterebbero, qui potrebbero dire: "visto? Certo scrocca qualche passaggio, ma che personalità, che talento, che forza!"
Come a suo tempo fecero con L'Imperatore della Frau fatto da Domingo in disco. Il quale aveva gli stessi problemi vocali della quasi contemporanea Tosca con Sinopoli però di là apriva, schiacciava, buttava la voce nel naso come i preti (testuale!) ma in Strauss... che personalità, che talento, che forza!
E poi c'è il fascino di sentire un, come lo chiami tu, tenore da loggione alle prese con un ruolo apparentemente "colto".
Rimane lo scoglio della lingua. Non so come sia il suo inglese.
Come ti ho detto vicino a lui metterei la Mattila. Oppure la Magee (che non sarebbe un debutto).
Tu suggerivi la Lott. Non so come sia messa. E' una cantante che mi piaceva un sacco (ho tutte le su registrazioni straussiane della Chandos) ma non la sento da un pezzo.
Resta la direzione.
Pensavo a Harding che potrebbe dialogare benissimo con Guth.
Tu sai che io sono molto incuriosito da Metzmacher. Tu l'hai sentito più di me. Io solo nel Wozzeck, nel Tristano e nel Parsifal.
Rattle, Ozawa e Salonen sono (ahimè) fuori discussione.
Penso che Barenboim non cederebbe il podio a questi pezzi da novanta per un sette dicembre.
Magari lo vorrebbe dirigere lui.
Insomma, io questo Grimes me lo vedo un trionfo. Con il coro e l'orchestra schierata sul palco tra ovazioni per i ringraziamenti finali.
Tanti applausi per le parti di fianco.
E da lì in avanti molti teatri comincerebbero ad allestire Peter Grimes con Cura.
E la Scala farebbe da apripista.
Cosa ne dite?
Ciao
Willie