Sempre a proposito di Shicoff-Otello, torno all'interessante post di Marco.
(a proposito, piacere e auguri a mia volta!)
mi sembra che siamo a oltre 30 anni di carriera, e quindi il momento migliore, quanto a splendore vocale, è già passato - il personaggio credo abbia bisogno di una certa "presenza" vocale;
Hai perfettamente ragione. La voce è timbricamente invecchiata.
Ho sentito due volte shicoff lo scorso anno: nella Juive (Venezia) e nel Roméo di Gounod (Berlino).
Ovviamente era raffreddato in entrambi i casi (dopo una certa età i raffreddori colpiscono con sorprendente frequenza); in realtà nella Juive è andato bene; un po' meno nel Roméo, dove l'incidente è stato spesso sfiorato.
Però in entrambi i casi sono rimasto sorpreso: è vero che ci sono durezze, asperità, tensioni, ma sono tutte nel timbro. Tecnicamente mi ha sorpreso la facilità all'acuto, lo squillo, la presenza. Persino i pianissimi (cosa di cui la sua organizzazione è sempre stata avara) non erano male.
Per questo credo che il suo Otello potrebbe (sottolineo "potrebbe") essere ancora vocalmente plausibile. Ovviamente dovrebbe puntare sulla fragilità, sulla reattività e anche sulla maturità dell'uomo anziano che teme di non essere amato; in questo senso credo che al secondo atto, dove la temperatura psicologica e la tessitura si alzano, Shicoff potrebbe dare dei signori brividi.
secondo, le prestazioni di S. nel repertorio italiano non mi sono mai sembrate all'altezza di ciò che ha fatto in altri repertori, sembra quasi che il fraseggiare in italiano lo inbisca dal punto di vista interpretativo, gli tolga spontaneità
Anche questo discorso è condivisibilissimo (per quanto il suo Ernani e il suo Manrico non erano male). Però, vedi, la tesi mia e di Bagnoli era che l'Otello andrebbe riallacciato al protoromanticismo francese, quasi fosse l'ultimo esponente del tenorismo-contraltino disceso da Meyerbeer, Auber e l'ultimo Rossini.
Se questa tesi fosse giuta, allora Shicoff (che ormai ha sviluppato una grande esperienza di romanticismo francese, da Werther a Hoffman a Eleazar e fra poco Benvenuto Cellini) potrebbe essere l'uomo giusto al posto giusto.
Chissà...
Mi fate venire in mente un'intervista di tantissimi anni fa di Riccardo Muti (personaggio che io non ho mai amato, ma che - vivaddio - l'opera romantica la rispettava e ci rifletteva sopra).
Dopo il tripudio di Guglielmo Tello (credo fosse il 1989), Muti dichiarò estatico che in Chris Merrit aveva finalmente trovato il "suono" stesso del romanticismo, il puro tenorismo-antico.
E infatti in quell'intervista non solo annunciò il succesivo 7 dicembre (Vesrpi Siciliani con Merritt) , ma anche i due progetti che avrebbero dovuto seguire: Trovatore e Otello!!!
Naturalmente questi ultimi non videro la luce, perché il pubblico della Scala sanzionò con tale asprezza il povero Merrit nei Vespri che la sua stella scaligera tramontò.
E tuttavia ciò che allora mi parve semplicemente idiota (Merrit in Otello??) ora mi si rivela in tutta la sua evidenza: anche Muti come noi vedeva in Otello l'ultimo esponente di una stirpe antichissima, al cui vertice sta Arnould del Guglielmo Tell.
Scusate la logorrea e cari saluti a tutti.
Matteo