Complimenti Mat!
Un bellissimo thread.
Ho diverse cose da dire.
E chiedo perdono per l'immenso post che vi costringerò a leggere.
Cominciamo dalle seghe
Tucidide ha scritto:in questo thread rischiamo davvero di farci delle gigantesche seghe mentali...
Secondo me Tuc non sono seghe mentali.
Trovo anzi che sfide di questo tipo siano tra le cose più interessanti che un forum possa proporre.
Vado oltre.
Sono per me una delle forme più alta di critica costruttiva. E' facile sparare a zero su tutto, dire che alla Scala programmano con i piedi, che l'Opera è alla frutta, che si stava meglio quando si stava peggio. Facile, molto facile.
Difficile è proporre alternative.
A meno che non si cominci a sparare titoli e cast a casaccio inseguendo le proprie libidini e i propri desiderata.
Cosa che, sono sicuro, non era quello che si proponeva Mat quando vi ha lanciato questa proposta.
Quindi, nessuna sega nè fantalirica. Ma realtà e proposte concrete.
MatMarazzi ha scritto:Sbizzarritevi pure con titoli e cast, ma sempre tenendo Guth come regista dello spettacolo!
Ecco, qui sta il punto.
Vorrei, se possibile che ci si attenesse a questa regola.
Guth dovrà firmare la regia.Questo restringe il campo e proverò spiegarvi perchè titoli come Barbiere o Ariodante sono per me improponibili.
Dal momento che, come dice Mat, Guth è un mio protetto vi voglio dire alcune cose su di lui. Almeno per inquadrarlo.
Che tipo di regista è Guth (assieme all'inseparabile drammaturgo Ronny Dietrich)?
Primo: possimo dire che rientra nel novero dei registi che "decontestualizzano".
E' una parola orrenda, lo so, fa molto 68, ma non riesco a trovare un altro termine.
Di quelli cioè che tolgono un'opera dal contesto librettistico e la rappresentano in altra epoca.
Sai che novità, direte voi.
Lo fanno ormai tutti!
E' vero. Inoltre è una cosa molto facile. Volendo ci riusciamo anche noi che registi non siamo.
Decido che il Reno è un oleodotto che parte dal Caspio, attraversa il Kurdistan, la Siria per arrivare in Israele.
Decido che i Nibelunghi sono i Curdi islamici, gli dei i ricchi israeliani, Loge un emissario dell'ONU.... ecco fatto un bel Ring alla moda che parla d'attualità.
Peccato che però occorra anche andare avanti e far tornare i conti dalla prima nota all'ultima.
Le idee originali non bastano.
E qui casca l'asino. E con l'asino cascano molti registi.
Guth no. Almeno per ora e nelle cose che ho visto è di un'efficacia e di una coerenza esemplare.
Secondo: pur essendo un decontestualizzatore (accidenti!
) non è un... "provocatore".
Ovvero non pare interessato a scandalizzare il pubblico, a fare della facile parodia, a mettere in burletta cose da sempre considerate alte e inviolabili e serie.
Non siamo quindi dalle parti nè di Konwitschny (che pure ha firmato spettacoli molto interessanti) nè tantomeno di Bieito e, Mat te lo concedo
, di Kusej o della giovane Wagner.
Guth ha mezzi più sottili per raggirare il pubblico e portarlo dalla sua.
Terzo: pur non essendo un provocatore, Guth è un regista spiazzante.
Provo a spiegarvelo. E ci metterò del tempo.
Vedere uno spettacolo di Guth è come prendere un treno, su un percorso conosciuto che abbiamo fatto tante volte, per arrivare da una stazione a un'altra.
La stazione di partenza, con Guth, di solito è molto semplice, terra-terra, quasi banale.
In Arianna era il rapporto realtà-finzione che ormai ci esce dagli occhi e dagli orecchi
, nelle Nozze la lotta tra classi sociali con Eros in veste di burattinaio
, nel Don Giovanni un giovanilismo alla moda scanzonato e cialtrone ci depista facendoci vedere Guth come il solito regista balordo che vuole fare l'opera da super-giovane per super-giovani; dài, faccciamo che Leporello si fa le pere!, facciamo che Zerlina rulla un cannone!, facciamo che Anna slaccia la patta a Don Giovanni!.
Nel Tristano poi siamo dalle parti del Medioevo musicologico e biografico: il triangolo Mathilde, Richard, Otto Wesendonck rispettivamente Isotta, Tristano e Re Marke. Noooo, ti prego!
Ancora lì?
Roba che non vedi più neanche nelle più sperduta provincia tedesca o lettone.
E così saliamo sul treno un po' riluttanti.
Poi il viaggio comincia.
Noi, che di opera ne abbiamo vista tanta, pfui!
, siamo sicuri dove Guth voglia portarci, con degnazione sediamo nello scompartimento, e... improvvisamente, ci accorgiamo che siamo su un'altra strada, su un altro treno, che arriveremo in un'altra stazione a cui non avevamo mai pensato di arrivare. Il treno ha preso uno scambio. Quando? Come? Ma....
In Arianna il rapporto realtà-finzione era solo un pretesto per un continuo e cangiante ribaltamento di prospettive in perfetta sintonia con una musica (come quella del finale dell'Arianna) che magnificamente gira a vuoto come tutte le musiche... innamorate di se stesse.
Spiazzante anche Tristano.
Nel corso dell'opera il dato biografico-scandalistico lo si dimentica subito. Altro che adulterio! Tutta l'opera non è altro che la dimostrazione di un fallimento: quello di Tristano.
Il crollo di un sogno d'amore impossibile, assoluto, eterno.
Isotta -questo sì come la Wesendonck- finisce per omologarsi con il mondo di Marke. E Tristano muore solo, isolato da tutti, in una Kareaol che è una sorta di corte dei miracoli, un bassifondo urbano fatto di barboni e tagliagole, tra i fumi dell'alcool. Isotta arriva, ormai vestita come un gran dama dell'alta borghesia di Zurigo, è sconvolta dalla morte di Tristano e attacca il Liebestod seduta al capo di una tavolaccio su cui è depositato il corpo di Tristan. Brangania l'accarezza e cerca di calmarla. Lentamente Isotta si alza e si avvicina al cadavere di Tristan. Nessuno però sembra accorgersene. Marke e Brangania continuano a guardarla, a parlare con lei, a toccarla cose se fosse ancora seduta a capotavola. Ma lei non c'è già più. Ora è con Tristano a cui offre il più lacerante e liberatorio canto d'amore (cos'era la Stemme sull'orchestra incredibilmente schiarificata di Metzmacher
!) che io abbia sentito. E lo canta in piena luce, in pieno giorno, in un tripudio di riflettori. Perchè è vero che la notte è il regno della passione, del sogno, della poesia, ma il giorno è il momento della verità, della crescita, del vedere le cose come sono.
E in questo Tristano il giorno vince, eccome se vince!
Nelle Nozze la prevedibile stazione di partenza "lotta di classe" diventa subito una ben più agghiacciante lotta tra sessi fatta di volenze e sopraffazioni e il "Venite inginocchiatevi" -che Pietro vede sensualissimo- è la fotografia esatta di uno stupro in odore di pedofilia. Due donne che se la fanno con un ragazzino.
Così il Don Giovanni. Senza dubbio partiamo un po' irritati da questo Leporello (Schrott) sorta di coattone bellissimo e muscoloso, con i tic copiati dal Brad Pitt nell'Esercito delle 12 scimmie, e dal Don Giovanni ricco e palestrato di Maltman. Poi, nel corso dell'opera, capiamo di nuovo che Guth ci ha portati da un'altra parte. Che il linguaggio e i
topoi giovanili che lui sottolinea con puntigliosa precisione servono a farci capire che anche il mondo dei ventenni ha le identiche differenze di classe, gli stessi steccati sociali, gli stessi squilibri in fatto di comunicazione del mondo degli adulti. E guardacaso il Commendatore (Kotcherga) è proprio l'unico adulto dell'opera, quello che mette brutalmente la parola fine alla vicenda.
Ovviamente sono schegge che vi butto lì. In quegli spettacoli c'è molto di più.
Permettetemi. Io sento Guth, come approccio, molto vicino al mio avatar. Che comincia alcuni dei suoi più straordinari racconti e romanzi dalle parti di "non ci sono più le mezze stagioni"
e poi ti trovi dentro certi baratri da farti.. alzare gli occhi dalla pagina.
Quarto: Guth è uno straordinario direttore d'attori.
Lo si apprezza quindi a distanza ravvicinata oppure in sale di media grandezza. Il Tristano di Zurigo visto dal loggione della Scala avrebbe perso un buon terzo delle suggestioni. Bisogna tenerne conto. E bisogna anche che Guth ne tenga conto impostando la regia per una sala come quella del Piermarini. Guth è anche un mago nel costruire microstorie. Ovvero di quelle piccole (o grandi) derive narrative -a cui magari nè il compositore nè l'autore del libretto avevano pensato- ma che ci stanno benissimo e arricchiscono l'opera. Tipo la storia d'amore suggerita tra il Compositore e la Primadonna in Arianna che diventa il motore della seconda parte. Bisogna quindi pensare a un titolo che lo permetta.
Quinto: Guth ama le scenografie importanti. Come mi faceva notare giustamente Mat occorre un budget considerevole. E occorre un'opera che permetta questo genere di sfarzo. E un palcoscenico e tecnici attrezzati. Cosa che la Scala ha.
Sesto: Una delle caratteristiche di Guth è la localizzazione, diciamo così geografica, dell'opera nel luogo dove è chiamato ad allestirla. Ovviamente, se possibile. Il Kronenhalle (ristorante celeberrimo di Zurigo) ricostruito per Arianna o la villa Wesendonsck per Tristano, sempre a Zurigo. Non è obbligatorio, sia chiaro, ma in questo gioco con lo spettatore Guth è bravissimo e per questo ho trovato appunto stimolante proporre il Mefistofele, opera, oltrechè perfetta per il talento di Guth, impregnata, non so come dire, di milanesità colta, di quel pompierismo lombardo di finottocento, un po' stile Stazione Centrale....
Detto questo vi sarà chiaro che la scelta sull'opera da affidare a Guth non la possiamo fare alla leggera.
Non possiamo dirgli ecco la Boheme o il Barbiere, arrangiati!
Anche perchè un tenore lo possiamo sostituire dopo la generale, un regista no, vero?
Bisogna quindi escludere in primo luogo tutti i titoli con una forte valenza storica e come dice Mat con forti connotati sociali o politici.
Poi dobbiamo prendere titoli che abbiano molti personaggi, con grandi possibilità di interazioni tra loro.
A questo dobbiamo aggiungere, secondo me, che ci siano possibilità di lettura della drammaturgia
anche (non solo perchè sarebbe un disastro) in chiave simbolica, sebbene Guth non sia certo un simbolista. Dobbiamo dargli lo spazio per esprimere il suo gusto per la sfida, per la deriva, per lo spiazzamento. Opere troppo strutturate -tipo Otello- non fanno per lui.
MatMarazzi ha scritto:io ho proposto Elena Egizia, penultimo dei capolavori di Strauss e Hofmannsthal
MatMarazzi ha scritto:Maugham non è d'accordo: per lui l'Elena non è un'opera di grande repertorio.
Senza dubbio. Sebbene sia perfettamente d'accordo con te sul fatto che il titolo abbia tutti i crismi giusti per un'inaugurazione.
E sia un'opera nei cui confronti nutro, e lo sai, una passione.
Solo che l'Elena straussiana non è solo un'opera "fuori" dal grande repertorio.
E' una rarità. E' diverso. Vorrei fare un sondaggio, ma secondo me in molti non sanno nemmeno chi sia l'autore dell'Elena Egizia.
Comunque non è questo il punto, perchè con un cast come quello che ipotizzi senza dubbio faremmo dei pieni.
Figurati, con la divastra tirata a balestra e la Dessay...
I miei dubbi ora sono su Guth.
Il suo tallone d'achille, forse perchè èrelativamente giovane, sta nel fatto che, volente o nolente, Guth fa delle regie complicate.
Per goderti i suoi spettacoli lo spettatore deve avere una dimestichezza (anche di terza, quarta mano ma la deve avere) con i lavori a cui assiste.
Se non conosci l'Arianna, le Nozze, il Tristano rischi di non capire niente.
Guth non è Carsen. E nemmeno Jones. Di cui potevi vedere la Dama di Picche anche senza conoscere la storia e uscirne sbalordito.
Temo che alle prese con il lavoro di Hoff/Strauss Guth possa cadere nella tentazione di mettere a nudo il nocciolo drammaturgico dell'opera -che non c'è e qui sta il suo bello- spogliandola proprio di tutti quegli elementi che invece per te costituiscono il motivo per cui la metti in scena.
Non so. Temo che finisca per fare il tedesco concettoso e tesistico...
VittorioGobbi ha scritto:Allora cascherebbe a fagiolo qualche lavoro di Meyerbeer, su tutti citerei "Africaine", "Les Huguenots" o "Robert le Diable". Per il cast, ahime', preferisco lasciare la scelta a voi ...
Qui ho solo delle perplessità di carattere tecnico. Non so come lavora Guth in opere con grandi masse corali, come le muove, cosa ne tira fuori. Non lo so. Dovrei vedere i suoi Meistersinger di Dresda. O l'Hollander di Bayreuth.
Io resto convinto del Peter Grimes e del Mefistofele. Poi vi dirò il perchè. Il post è già immenso e ringrazio chi mi ha seguito.
Ciao e auguroni a tutti
WSM