Tucidide ha scritto:Una serata al Met vede fra i suoi partecipanti dirigenti di multinazionali e gente comune, ovviamente divisi per settori a seconda del prezzo.
La divisione credo sia netta in caso di "gala" o concertoni particolarmente mondani.
Io al Met sono andato in platea e non ho affatto speso più che in Europa.
Anzi... rispetto ai prezzi allucinanti di Londra, Glyndebourne, Salisburgo, Aix, i costi del Met sono persino contenuti.
D'altro canto, però, va anche detto che se il Met commissiona opere e propone talvolta titoli poco popolari, è anche vero che resta un teatro di repertorio, dove i titoli donizettiani rappresentati sono una decina scarsa, dove di Rossini si fanno sempre le solite tre quattro opere, dove per mettere in scena Thais e Rodelinda occorre la voglia della divastra di turno...
Non credo che le cose siano esattamente come tu dici; bisognerebbe prima chiarirsi su cos'è il "repertorio".
è vero che al Met fanno meno Donizetti di noi, ma se contiamo le recite di Strauss dagli anni 20 a oggi ce n'è abbastanza per coprire tutta la storia dei cartelloni italiani del novecento (e quanto a Thais e Rodelinda forse è anche il caso di chiedersi quante recite ne ha programmato la Scala negli ultimi decenni, diva o non diva...); ma anche ammettendo quel che dici, secondo me noi commettiamo troppo spesso l'errore di credere che il Met sia il tipico modello "americano" dell'Opera.
Non è proprio così... è solo il teatro più famoso.
Ad esempio la San Francisco di Kurt Adler (che oltre a Traviata e Rigoletto programmava l'Affare Makropulos già negli anni '60) è una realtà diversa. Così come DAllas, Boston, Chicago... Non parliamo della New York City Opera dove si è sempre coltivata l'avanguardia (e dove proprio Donizetti ebbe un impulso internazionale).
Inoltre anche il Met è difficile inscatolarlo: quello di oggi non è più quello di vent'anni fa, che a sua volta era diversissimo da quello di Bing, che a sua volta era diversisissimo da quello di Gatti Casazza.
Nulla di male, certamente: è un'impresa, il Met. E un'impresa deve anche guardare all'utile.
Io non considero l'utile (il botteghino) come qualcosa di differente o addirittura opposto alla "qualità".
Se mai - a costo di sconvolgere molti lettori - penso che ne sia un'efficace metro di valutazione.
Ebbene sì: per me qualità e successo devono assolutamente andare a braccetto.
E se così non è... qualcuno ha sbagliato qualcosa: forse a livello di informazione, forse di promozione, forse di efficienza...
Ma la causa di un insuccesso per me non è mai "nel pubblico".
Con tutto ciò, vorrei davvero un Metropolitan o una Wiener Staatsoper in Italia
Io vorrei solo teatri più ambiziosi e appassionati, con più voglia di conquistare il pubblico, di sconvolgerlo ed emozionarlo: la professionalità seguirebbe spontaneamente! E così pure il denaro
Salutoni,
Mat