Nemmeno io sono sicuro di aver mai trovato la mia Elisabetta ideale.
Direi che quella che si avvicina di più è la Jurinac. Tra quelle più recenti direi quasi la Mattila.
Salutoni,
Mat
Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham
marco ha scritto:io continuerò, credo vita natural durante, ad adorare l'E. di Montserrat Caballè
da conservatore qual sono, di solito non riesco a dimenticare chi mi ha fatto conoscere l'opera, in questo caso l'edizione Giulini ovviamente
MatMarazzi ha scritto:Nemmeno io sono sicuro di aver mai trovato la mia Elisabetta ideale.
Direi che quella che si avvicina di più è la Jurinac. Tra quelle più recenti direi quasi la Mattila.
calbo ha scritto:Direi
Don Carlo : S.Secco
Elisabetta : I.Tamar
Filippo II : R.Pape/F.Furlanetto
Posa : C.Alvarez/B.Skovhus
Eboli : A.C.Antonacci
Inquisitore : M.Petrenko
frate : P.Gay (è un basso francese)
Tebaldo :
Direttore : Benini/Baremboim
VGobbi ha scritto:Pollice verso per la Brouwenstijn, si direbbe la percora nera di un'incisione giustamente entrata nella storia.
MatMarazzi ha scritto:La diversità delle opinioni è proprio il sale del mondo!
VGobbi ha scritto:Ho letto d'un fiato la recensione sul Don Carlo diretto da Solti. Mi e' sorta una domanda. La scelta di un cast eterogeneo, come quella di puntare sul Rodrigo di Fischer-Dieskau (che c'entra come i cavoli a merenda, tenendo conto del taglio che ne da' Solti), sull'Infante di Bergonzi (poco "muscolare", sempre in riferimento al taglio interpretativo dato dal direttore ungherese) o della Elisabetta della Tebaldi (chiamata a fine corsa).
A voi non vi pare strano?
Tucidide ha scritto:Secondo me, Vittorio, hai centrato perfettamente il problema. La direzione di Solti in effetti inclina molto al versante magniloquente e fastoso, e si stenta a credere che in mezzo a queste complesse e lussureggianti volte ed arcate sonore possano aggirarsi il Carlo insicuro di Bergonzi e il Rodrigo insinuante e stilettante di Fischer-Dieskau.
Maugham ha scritto:Vedi, quello che a te sembra un "difetto" io lo trovo invece un innegabile pregio.
Il fascino del Don Carlo per me sta proprio nella sproporzione -e nel conseguente, doloroso stridore- che si avverte tra la fastosa magniloquenza della cornice e la semplicità così umana e così vera della passioni che animano i protagonisti.
Maugham ha scritto:Tucidide ha scritto:Secondo me, Vittorio, hai centrato perfettamente il problema. La direzione di Solti in effetti inclina molto al versante magniloquente e fastoso, e si stenta a credere che in mezzo a queste complesse e lussureggianti volte ed arcate sonore possano aggirarsi il Carlo insicuro di Bergonzi e il Rodrigo insinuante e stilettante di Fischer-Dieskau.
Vedi, quello che a te sembra un "difetto" io lo trovo invece un innegabile pregio.
Il fascino del Don Carlo per me sta proprio nella sproporzione -e nel conseguente, doloroso stridore- che si avverte tra la fastosa magniloquenza della cornice e la semplicità così umana e così vera della passioni che animano i protagonisti.
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