MatMarazzi ha scritto:PS: e non mi sembra opportuno paragonare i nostri criteri di agogica e ritmo (quelli in cui sbandano miseramente certe dive di oggi
) con quello che si faceva più di un secolo fa!
Aspetta aspetta...
Ho capito cosa vuoi dire, e in linea di massima condivido: bisogna contestualizzare, certo, ed allora, nel primo decennio - presumo - del XX secolo, l'idea di ritmo e di rispetto dell'agogica era diversa da adesso. E poi lo sai che io non disprezzo l'agogica dilatata ed anarcoide. Però, in questo caso, riascoltando, noto che le sue variazioni ritmiche coincidono con i passi fioriti, con le chiuse ascendenti delle frasi, insomma, nei punti più... banali. Sono rallentamenti che "incorniciano" un suono, una figurazione cromatica, e non una parola. Fra l'altro, in un punto è anche costretta a prendere fiato a metà, spezzando l'effetto della frase legata. Poi non mi piace molto la sistematica apertura delle vocali, soprattutto la e e la o che diventano quasi a: "chi dal parduta..."
ma questo sì è un tratto distintivo di molti soprani del periodo.
Piuttosto, trovo brava l'altra, soprattutto nel recitativo. Ma anche su questa non so ancora dare un nome.
Io credo di passare la mano, a meno che non vengano elargiti aiutini...
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...