Florez, Morino... De Lucia: alla scoperta del tenore

cantanti, direttori, registi, scenografi

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Messaggioda dottorcajus » ven 01 giu 2007, 12:46

Ogni tanto ascolto via internet qualche produzione estera e molto di rado ho ascoltato dei tenori leggeri che cantano il loro repertorio. Solitamente i medesimi son impegnati in Werther, Lombardi, Ballo in Maschera etc. Al loro posto si ascoltano le micro-voci o i tenori prettamente contraltini, e se per sbaglio si incontra un tenore leggero, questi, in genere, offre una prestazione orribile sul piano espressivo non essendo supportato da una tecnica adeguata. Non posso fare nomi perchè li dimentico rapidamente. Daltronde credo che accanto alle discutibili scelte di repertorio oggi si sia diffusa nei cantanti una certa apaticità espressiva che rende le varie interpretazioni uguali fra loro e tutte tendenti alla monotonia. Nella mia lirica non è la regia a creare il personaggio ma è il cantante con la sua fantasia espressiva.
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Messaggioda gianluigi » ven 01 giu 2007, 14:30

condivido in pieno quello quello che ha scritto roberto. io sono un tradizionalista sfegatato, mi piacerebbe ritornare nei primi quarant'anni del secolo scorso, quando i registi non esistevano e i direttori lasciavano libertà-a volte inaudite- ai cantanti, specialmente i tenori. detto questo,certo, florez ha una buona tecnica, sale agli estremi acuti agevolissimamente e penso che oggi sia uno dei pochissimi ad affrontare il repertorio da autentico tenore di grazia. ma non venitemi a dire che è un gran tenore.non ha la fantasia dei grandi interpreti,la voce in fin dei conti è normale,per non dire abbastanza vuota. non si può gridare al miracolo solo perchè un tenore canta la figlia del reggimento ed emette bene 9 do acuti. lo stesso blake,che non è di sicuro il mio cantante preferito, è più fantasioso e spettacolare,nel suo miglior periodo.
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Messaggioda pbagnoli » ven 01 giu 2007, 17:12

gianluigi ha scritto: io sono un tradizionalista sfegatato, mi piacerebbe ritornare nei primi quarant'anni del secolo scorso, quando i registi non esistevano e i direttori lasciavano libertà-a volte inaudite- ai cantanti, specialmente i tenori

Bell'affare sarebbe, trattandosi di tenori... :D
A parte gli scherzi, mi verrebbe da rispondere con l'ovvia considerazione che l'opera è un genere teatrale e che dobbiamo anche e soprattutto a registi come De Lullo o Wieland Wagner la riscoperta di alcuni lavori, o la riforma completa del modo di interpretare determinati capolavori.
Poi, siamo d'accordo: c'è chi ciurla nel manico e tenta di spacciare paccottiglia di pessima qualità per capolavori; Matteo recentemente ci ha parlato di Kusej e delle nefandezze che ha compiuto su Carmen. Ma non sono tutti come lui, via!...

gianluigi ha scritto: detto questo, certo, florez ha una buona tecnica, sale agli estremi acuti agevolissimamente e penso che oggi sia uno dei pochissimi ad affrontare il repertorio da autentico tenore di grazia. ma non venitemi a dire che è un gran tenore.non ha la fantasia dei grandi interpreti,la voce in fin dei conti è normale,per non dire abbastanza vuota.

Anche questa mi sembra un filino esagerata.
Credo che, nel panorama odierno, Flòrez si segnali per qualità precipue che esulano dal mero dato vocale; e lo dico io che non sono decisamente nell'eletta schiera dei suoi fans.
Tuttavia mi sembra che registrazioni come quella del Comte Ory (Deutsche Grammophon), tanto per rifarsi a quei dischi che sono un po' il fil rouge del nostro sito, testimonino qualità che vanno ben al di là del mero prodotto commerciale. Tanto per specificare, mi sembra evidente una fantasia esecutiva di primissimo ordine. Gli acuti - se ce ne fosse necessità (e non ce n'è, su questo siamo tutti d'accordo) - si possono sistemare in qualche maniera; il ventaglio espressivo decisamente no.
Credo di essere al di sopra delle parti, visto che sono sempre stato scettico nei confronti dei turiboli che vengono costantemente agitati di fronte a questo personaggio; ma onestà esige che non si sconfini nemmeno sul versante opposto per mero spirito di contraddizione
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Messaggioda gianluigi » ven 01 giu 2007, 17:47

beh,entriamo in ambiti che sconfinano più la soggettività che l'oggettività. capisco che può sembrare esagerata la mia affermazione su florez.ripeto: per me canta benissimo. diciamolo pure : tecnicamente è agguerrito. e non voglio dire che sia inespressivo,è un distinto professionista.ma i grandi tenori sono altri, gli ultimi in questo genere veramente degni di questo nome sono stati william matteuzzi e giuseppe morino. poco tempo fa ho ascoltato in disco un recital di morino e a dir poco sono rimasto allibito.la voce non è "bella" come comunemente la si intende,è affetta da vibrato stretto, ma il ventaglio di colori,messe di voce e sfumature è stupefacente.in alto arriva sino al mi sovracuto- matteuzzi mi sembra al la bemolle!- e gli acuti sono facilissimi e squillantissimi.il fraseggio di florez,se paragonato a matteuzzi o morino che si cimentavano più o meno nello stesso repertorio,mi risulta laconico e meno espressivo.un pò come,in un altro genere,il fraseggio di bergonzi mi sembra laconico se paragonato certi dischi di pertile o lauri volpi.mah.. la discussione è aperta
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Messaggioda dottorcajus » sab 02 giu 2007, 12:39

gianluigi ha scritto:ma i grandi tenori sono altri, gli ultimi in questo genere veramente degni di questo nome sono stati william matteuzzi e giuseppe morino. poco tempo fa ho ascoltato in disco un recital di morino e a dir poco sono rimasto allibito.la voce non è "bella" come comunemente la si intende,è affetta da vibrato stretto, ma il ventaglio di colori,messe di voce e sfumature è stupefacente.in alto arriva sino al mi sovracuto- matteuzzi mi sembra al la bemolle!- e gli acuti sono facilissimi e squillantissimi.il fraseggio di florez,se paragonato a matteuzzi o morino che si cimentavano più o meno nello stesso repertorio,mi risulta laconico e meno espressivo.un pò come,in un altro genere,il fraseggio di bergonzi mi sembra laconico se paragonato certi dischi di pertile o lauri volpi.mah.. la discussione è aperta

Stiamo deviando da Bronwlee ma devo una risposta a Gianluigi su Morino e Matteuzzi. Il primo sicuramente ha rappresentato un volenteroso tentativo di riproporre un canto "antico" ma i risultati sono stati vocalmente molto discontinui. Ascoltato tanti anni fa in Ugonotti e Gianni di Parigi, specie nella prima, la prova fu quasi imbarazzante. Non era la mancata disponibilità dell'ascoltatore a esplorare questi modelli di canto ma l'inefficacie resa dei medesimi da parte del tenore.
Matteuzzi rappresenta a mio parere uno dei protagonisti iniziali, inconsapevole responsabile, del processo di affermazione delle "piccole voci". Cantante dotato di una voce tanto estesa quanto timbricamente inconsistente in teatro, quando affiancò la simpaticissima ma altrettanto minidotata Luciana Serra, in una sciagurata Fille bolognese, si faticava a distinguerlo dal soprano ligure. Due vocine monocordi ma almeno la Serra offriva una vis comica felicissima.
Ripercorrendo la storia dei cast lirici del periodo 1890/1930, nella consapevolezza dell'assenza di certo repertorio dai cartelloni teatrali, voci come quella di Matteuzzi si potevano incontrare nei ruoli di "utilites", per capirci in Otello al massimo si faceva cantare a queste voci il personaggio di Rodrigo. In questo contesto riconosco di faticare a trovare una collocazione adeguata a Morino visto che la voce, prima che iniziasse le sue sperimentazioni, era, se non ricordo male, voce di tenore lirico-leggero o lirico. Personalmente individuo negli anni ottanta l'inizio dell'allargamento a macchia d'olio della presenza dei micro-tenori sul palcoscenico. Fino agli anni settanta erano, purtroppo, destinati prevalentemente al repertorio mozartiano e la loro presenza ha ammorbato tante interessanti produzioni discografiche e teatrali.
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Messaggioda gianluigi » sab 02 giu 2007, 14:12

E' chiaro che abbiamo pareri abbastanza discordanti.Io di sicuro sono più ascoltatore da disco(più live che in studio) che da teatro. Morino,nel suo repertorio più autentico, rappresentava alla metà degli anni 1980 più che un'innovazione,una riesumazione di un tipo di vocalità estinto adiirittura da quasi un secolo. E' pacifico che negli ugonotti si possa esser trovato fuori posto.Personalmente l'ho ascoltato dal vivo una sola volta,in un recital, in cui alternava brani dall'elisir al guglielmo tell.non trasecolai,di sicuro,forse era in declino.Per contro però ho ascoltato in disco un favorita dell'89,una maria di rohan dell'88,un gianni di parigi dell'89,una lucia di lammermoor dell'89 e un recital di arie di primo e tardo ottocento la semiramide di martina franca dell'86. A parte il recital, sono tutte riprese dal vivo.E quello che ascolto è un tenore vario,sfumatissimo,nobilissimo che mi riporta,anche con l'immaginazione, tra la fine dell'800 agli inizi del 900,quando i tenori alternavamo il repertorio leggero a quello drammatico. Mi viene subito in mente De lucia, rinomatissimo tenore di grazia,che amava alternare i pescatori di perle a cavalleria. che poi i risultati fossero sempre uguali sarebbe assurdo asserirlo. Non so che cosa intende roberto con risultati vocali imbarazzanti,riguardo a morino. certo è che,nel suo quarto d'ora di gloria, questo tenore è stato tra i più affascinanti apparsi negli ultimi vent'anni.
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Messaggioda Riccardo » sab 02 giu 2007, 14:45

dottorcajus ha scritto:la simpaticissima ma altrettanto minidotata Luciana Serra

Io l'ho sentita in teatro un paio di volte e minidotata non mi è mai sembrata, anzi! Certo soprano leggero, ma perforante da spaccare i timpani!
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Messaggioda dottorcajus » sab 02 giu 2007, 16:18

Due chiarimenti.
La Serra era minidotata non in quanto a volume, la voce arrivava benissimo e molto chiara anche se qualche volta veniva coperta dal suono d'insieme. Il mio riferimento alla dote minima è relativo alla qualità della voce priva di armonici nei centri, asciutta e secca. La cosa si evince dall'ascolto ma anche dall'uso delle dinamiche di volume nel fraseggio che costantemente e per necessità viaggiava fra il forte e il mezzo-forte. Ovviamente faceva le belle filature, emetteva i suoi bei sopracuti ma la voce restava piccola e di misera qualità.
Premesso che amo giudicare solo in teatro e non in base ai dischi ufficiali live-studio che siano visto che a queste preferisco decisamente le live amatoriali con tutti i loro difetti ma che non hanno sicuramente subito gli editing delle altre.
Morino lo ascoltai la prima volta in una registrazione di un Rigoletto fatto all'Eliseo di Roma con i vincitori del concorso Battistini e mi colpì la voce piacevole accanto ad un intonazione che definire precaria è poco tanto da rendere il risultato quasi comico. Passò qualche anno e lo ascoltai in teatro ma dopo che aveva intrapreso questa nuova strada. Nel Gianni di Parigi il risultato fu gradevole ma, almeno in teatro, l'interprete latitava impegnato in una interpretazione quasi estranea al rimanente contesto (non fu una grande produzione nel suo insieme). Successivamente, anche se la ricordo poco, ascoltai la registrazione della sua Semiramide e qui la cosa mi parve più interessante. Nel 1992 o 1993 andai a Novara per ascoltare gli Ugonotti e qui il risultato fu veramente imbarazzante. Purtroppo la tendenza a stonare si faceva nuovamente sentire. Certo questo fu nella mia recita.
Credo che probabilmente pagò anche l'impreparazione del pubblico a fronte di un simile esperimento. In quanto a tentativi di riesumazione di vocalità antiche andò meglio a Merritt ma anche lui pagò presto il prezzo di questo affascinante azzardo.
Relativamente al riferimento ai tempi di De Lucia devo dire che quell'epoca era ormai lontana dalle tecniche di emissione antecedenti. Quello che ancora rimaneva ancorato al passato e che sarebbe iniziato a cambiare negli anni da te citati, era il gusto.
In questa ottica si devono guardare le alternanze di repertorio che permettevano simili escursioni. Il repertorio si andò definendo negli anni successivi e, nella classificazioni delle voci, vennero inclusi tipi di voce allora sconosciute. Non dimentichiamo che era prassi in quegli anni far eseguire Cavalleria a tenori che oggi definiremmo leggeri e che la stessa cosa poteva accadere con Pagliacci o Trovatore. Sto studiando la cronologia di un teatro brasiliano e ho trovato che al tenore impegnato nel cartellone delle operette veniva riservato Ernani e Trovatore in quello delle opere. Ad ogni buon conto ascoltando la voce di De Lucia, nei riversamenti frutto dello studio fatto sul corretto numero di giri a cui giravano i vari dischi incisi da tenore, si ascolta una voce con dei centri quasi baritonali, una voce piena e corposa lontana da quella fatta udire dai riversamenti sbagliati dove invece appariva vecchia e belante. Certo il gusto è personalissimo e gli arbitri sono tanti ma quella era la prassi dell'epoca e quello, ancora per qualche anno, voleva il pubblico. Dopo a tutto ciò si sostituiscono gli eccessi temperamentali che spesso costituirono il termometro del successo.
Roberto
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Messaggioda tebaldiano » lun 15 ott 2007, 20:55

Ho un'opinione molto precisa in proposito.
In ogni epoca qualsiasi disciplina artistica ha avuto i suoi grandi e i suoi grandissimi. In maniera sistematica c'è sempre stato qualcuno che rimpiange il passato e denigra il presente.
Le opinioni son tutte rispettabili, ma io son convinto che oggi esistano in attività alcuni fuoriclasse assoluti, esattamente come ne esistevano dieci anni fa e venti e trenta eccetera.
A me non piace fare la figura dei critici che denigravano Monet, tanto per capirci. Ho l'ambizione di essere tra coloro che capiscono anche il tempo che stanno vivendo.
Entusiasmarsi per Bjorling, Kraus, Tucker o Bergonzi è legittimo, doveroso, ma anche molto 'facile'.
Florez è a mio avviso un fuoriclasse assoluto, qualcuno che fra trent'anni verrà trattato (non sto dicendo che sia allo stesso livello, né tanto meno proporre classifiche) nelle discussioni tra appassionati, con riferimento al SUO repertorio, come un Kraus o un Bergonzi o un Bjorling o un Tucker.

PS
Ho letto in un altro thread che il peggior Blake, nella "Donna del Lago", è preferibile al miglior Florez. Io non solo non sono d'accordo, ma propendo quasi per il contrario, se non fosse che Florez è ancora molto giovane ed in piena carriera e non ha subito nessun tipo di usura vocale, neppur minima.
Ma chi scrive questo ha mai ascoltato un brano di quest'opera cantato dai due, uno dopo l'altro, a seguire?
Fabrizio
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Messaggioda dottorcajus » lun 15 ott 2007, 22:33

Bros.
Lo ascoltai tanti anni fa in Lucia di L. e rimasi disturbato da quella voce arida, secca, microscopica. Pochi anni dopo, ma solo perchè era nella mia città, lo ascoltai nuovamente in Amico Fritz. La voce era sempre la stessa, inconsistente. Qualcuno mi contestò dicendo che aveva gli acuti, che aveva squillo. Una voce così piccola impedisce lo sviluppo di una interpretazione vocale decente e mi toglie ogni interesse verso un cantante.
Roberto
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Messaggioda Rossiniano » lun 15 ott 2007, 22:50

dottorcajus ha scritto:Bros.
Lo ascoltai tanti anni fa in Lucia di L. e rimasi disturbato da quella voce arida, secca, microscopica. Pochi anni dopo, ma solo perchè era nella mia città, lo ascoltai nuovamente in Amico Fritz. La voce era sempre la stessa, inconsistente. Qualcuno mi contestò dicendo che aveva gli acuti, che aveva squillo. Una voce così piccola impedisce lo sviluppo di una interpretazione vocale decente e mi toglie ogni interesse verso un cantante.
Roberto


Pensiero condivisibile credo,
trovai Bros poco bravo nella Sonnambula, ma non posso non constatare che negli ultimi anni è un bravo interprete di opere impegnative come Favorite, Lucia di Lammermoor, Pirata, Puritani, Anna Bolena. Bros ha dimostrato in teatro di essere capace di cantare queste opere. Nel Pirata per esempio, l'ho trovato leggero per la parte, e nella prima aria, dove c'è bisogno di un accento più drammatico, lo si sentiva chiaramente. Nel corso dell'opera invece ha trovato momenti bellissimi, culmine l'aria finale, maneggiata senza nasalità e con ottimo gusto. Sinceramente non mi aspettavo un Gualtiero così ben riuscito e una prova simile fa onore a Bros, che ha saputo rendere un così difficile ruolo in maniera molto più che dignitosa. Ti invito a confrontare l'entrata di Gualtiero di Florez e quella di Bros per farti un'idea più nello specifico...Florez pur beneficiando dello studio di registrazione non vince il confronto con Bros, benchè sulla carta non dovrebbe essere così secondo molti.
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Messaggioda MatMarazzi » lun 15 ott 2007, 23:22

Carlettobergonzi ha scritto:Ho un'opinione molto precisa in proposito.
In ogni epoca qualsiasi disciplina artistica ha avuto i suoi grandi e i suoi grandissimi. In maniera sistematica c'è sempre stato qualcuno che rimpiange il passato e denigra il presente.
Le opinioni son tutte rispettabili, ma io son convinto che oggi esistano in attività alcuni fuoriclasse assoluti, esattamente come ne esistevano dieci anni fa e venti e trenta eccetera.
.....
Ma chi scrive questo ha mai ascoltato un brano di quest'opera cantato dai due, uno dopo l'altro, a seguire?


Ho quotato le due frasi perchè, caro Carletto, spesso si giudicano gli interlocutori troppo velocemente e si impostano sillogismi sbagliati.

Ero io quel qualcuno che ha scritto la frase che hai citato (e ti assicuro che la sottoscriverei: se parliamo dei ruoli David io ritengo Blake superiore a Florez).
Eppure se c'è uno che condivide e difende il pensiero che hai scritto ad apertura di post (sulla straordinarietà del presente operistico) e che addirittura ha sempre preso Florez a campione della tesi, quello sono io.
E se fai una ricerca in questo forum vedrai quante volte e con quanta determinazione mi sono battuto in proposito.

Quindi il tuo sillosgismo (io preferisco Blake a Florez QUINDI sono uno che maltratta il presente e idolatra il passato) è sbagliato! :)
L'unica verità è che in questi ruoli Blake mi pare avesse molto più da dire.

Non torno sull'argomento perchè si è già detto obbiettivamente tutto: ti invito a leggere il lunghissimo thread sviluppatosi sull'Otello a Pesaro (lo trovi nella sezione "visto a teatro").

Ah, un'ultima cosa: sì, ho sentito entrambi a teatro e prorpio in questo ruolo. Sì, ho le registrazioni di entrambi.
:)

Salutoni
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Messaggioda dottorcajus » mar 16 ott 2007, 0:30

Non credo che farò questo confronto perchè sono due artisti che non mi interessa particolarmente approfondire. I miei rilievi non nascono da un confronto fra loro ma da differenti carenze che noto nel loro essere cantanti.
Come ho scritto spesso ho la mia personalità equazione tipo di voce/repertorio ed in questa non rientrano entrambi (Florez in Rossini mi va bene) ed entrambi non corrispondono alla mia idea di interpretazione.
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Re: Florez, Morino... De Lucia: alla scoperta del tenore

Messaggioda Enrico » lun 01 mar 2010, 22:27

Torno su De Lucia per la questione della tonalità.
C'erano una volta i vecchi riversamenti i cui la voce di De Lucia appariva alta e chiara, con evidentissimo vibrato caprino e grande agilità (tra mille stranezze vocali e interpretative).
C'erano una volta anche i più moderni riversamenti in cd, come quelli della Pearl o della Bongiovanni, con tutte le notizie sulle motivazioni che avevano portato i moderni studiosi a stabilire, per i riversamenti, un decisivo abbassamento delle tonalità: De Lucia ne usciva come tenore corto, dalla voce scura, decisamente baritonale, ma sempre con le sue strane agilità e i suoi vezzi da tenore "di grazia". Il vibrato diventava meno strano, e la voce acquistava una maggiore ricchezza di armonici, anche se forse non tutti i riversamenti erano fatti alla velocità giusta.
Io ho ascoltato infinite volte i cd "abbassati" di De Lucia, e ho l'impressione che veramente dovesse essere un tenore baritonale. I primi elementi a favore cerco di ricavarli dalle stesse registrazioni: tempi larghi (all'interno dei quali però le agilità e fioriture rimangono sempre abbastanza veloci, e diventano troppo veloci e innaturali se si alzano le tonalità) e varianti che gli permettono di evitare le note più basse ("Che gelida manina... aspetti signorina" dovrebbero essere frasi cantate tutte sulla stessa nota, la bemolle nell'originale, sol quando si abbassa solo di un semitono: ma De Lucia le trasforma in strane scalette ascendenti; più avanti, nel cantare "gli occhi belli", non scende come dovrebbe - e così fa anche Schipa nella sua "Gelida manina" abbassata di un semitono).
Altre motivazioni a sostegno dell'abbassamento le ricavo da notizie storiche. Nelle biografie di Caruso, nelle copertine dei vecchi LP, si leggono i noti aneddoti sulla sua voce considerata troppo scura e sulla presunta rivalità con De Lucia (pare invece che De Lucia avesse espresso il suo apprezzamento per il giovane promettente, come anche, successivamente, Tamagno).
Secondo le note di copertina di B.Slawit, nel disco Emi "Caruso 1902), la frase famosa "Avevo chiesto un tenore e mi avete mandato un baritono" è attribuita a Sonzogno (1897). Un tal Daspuro, giornalista che gli aveva segnalato Caruso, rispose per telegramma: "Se Caruso è baritono, De Lucia è basso".
La frase di Daspuro può essere interpretata almeno in due modi:
1) Prima ipotesi, valida se consideriamo De Lucia come tenore leggero acuto e caprino: "Se neghiamo la qualifica di tenore a Caruso, dobbiamo negarla anche a De Lucia, tenore per antonomasia": quindi dire che De Lucia è un basso significa portare alle estreme conseguenze l'affermazione assurda su Caruso baritono.
2) Seconda ipotesi: " Se Caruso è baritono, De Lucia, che ha voce più corta e più grossa e più scura, deve essere considerato un basso: ma se consideriamo tenore De Lucia, perché non dovrebbe essere anche Caruso un tenore, sia pure un po' corto anche lui?". Questa interpretazione ci porta di nuovo al De Lucia che canta con voce grossa e scusa abbassando le tonalità.
Noi non abbiamo dischi di De Lucia o di Caruso del 1897, ma abbiamo quelli del 1902: anzi, se non ricordo male, ci sono dischi registrati a Milano da Caruso e da De Lucia nello stesso giorno del 1902.
Aprile 1902: si bemolle di "Celeste Aida": Caruso lo esegue in falsetto: fedeltà allo spartito o difficoltà sull'acuto?
Novembre 1902: di nuovo Celeste Aida: interpretazione un po' più drammatica, rispetto alla prima decisamente "leggera": un si bemolle in falsetto non ci sta? Caruso elimina l'ultima frase piuttosto che rischiare un si bemolle a piena voce.
Nel 1904 ecco invece Caruso col suo bel si bemolle forte e squillante.
Ma in tutte queste registrazioni Caruso può essere considerato baritono solo per la presunta difficoltà in acuto: la voce è in generale ancora abbastanza chiara e con caratteristiche ancora "ottocentesche" (compreso un vibratino, che però già tra il 1904 e il 1905 tende a sparire).
Di un Caruso "baritonale" (o che semplicemtente sconcertava per la sua novità) ci dà una testimonianza Giuseppe De Luca nel 1915, sostenendo una sorta di "americanizzazione" della voce del tenore.
Su De Lucia invece posso citare, senza troppa precisione perché non ce l'ho a portata di mano, un'altra notizia enigmatica: sul programma di sala (o contratto o locandina o manifesto o qualcosa di simile: ho visto la foto anni fa in un libro) di un concerto al Teatro Vittorio Emanuele di Messina (fine '800, o primissimi anni del '900 - il teatro rimase poi chiuso per circa 80 anni dopo il terremoto del 1908), c'era un'annotazione a mano che diceva qualcosa come "una vergogna" o "una truffa", o un'altra espressione equivalente. Nel libro c'era scritto che non si conoscevano i motivi di questa annotazione manoscritta.
La mia ipotesi è che il pubblico, abituato a tenori "più tenori", forse anche col loro bel vibratino ma acuti e graziosi, fosse rimasto deluso dal ritrovarsi di fronte al baritenore De Lucia che col vocione scuro cantava nello stile dei tenori leggeri (sempre ammettendo l'esistenza, dubbia, della categoria del "tenore leggero": De Lucia cantava anche Aida, Tosca, Cavalleria Rusticana...). E quindi parlare di "truffa" potrebbe significare "ci aspettavamo un tenore ed è arrivato un basso senza acuti": ma questa è veramente, in mancanza di prove certe, solo una mia ipotesi personale.
Se fosse vera risolveremmo un altro dubbio: De Lucia abbassava le tonalità solo nei dischi, incisi dal 1902 al 1920, quindi dai 42 anni ai 60 anni, per non affaticarsi troppo, o adottava lo stesso espediente anche in teatro, e non solo dopo i quarant'anni? secondo me cantava sempre su tonalità comode, come facevano tanti altri, e la voce doveva essere abbastanza baritonale, come appare dai riversamenti i cd: rimane solo il problema, quasi insolubile, della corretta velocità: dovremmo conoscere non solo la velocità esatta di incisione di ogni singola matrice, ma anche l'esatta altezza del diapason utilizzato per l'accordatura delgi strumenti (e non è detto che dal 1902 al 1920, in sala di incisione a Milano o a Napoli o altrove, si utilizzasse un unico diapason).
Chi ascoltava i dischi spesso non aveva mai ascoltato il cantante in teatro: mio nonno si lamentava dei riversamenti di Caruso in Lp perché ricordava la magnifica voce di Caruso che usciva dal grammofono quando lui era bambino (anni '20): probabilmente, come ho visto fare a un mio amico qualche anno fa proprio col "Vesti la giubba" di Caruso, si faceva girare il disco a velocità troppo elevata, e la voce diventava chiara lumisnosa e squillante come quella di un Pavarotti ("questa sì che è voce", disse il nonno una volta sentendo "l'ora è fuggita" del Lucianone" - il modello ascoltato dal vivo, in Traviate e Cavallerie, era naturalmente Beniamino Gigli). Tornò ad apprezzare in parte Caruso quando arrivarono i riversamenti in cd. Rircordo anche un altro riversamento delle incisioni di Caruso del 1902 in un lp in cui probabilmente era stata utilizzata una eccessiva velocità, con conseguente trasformazione di Caruso in una specie di tenorino dalla voce bianca e tremula e acuti quasi femminei in "Mi par d'udire ancora" e altri pezzi simili. Ma ora sto divagando, avevo cominciato a scrivere pensando di dire solo due parole su De Lucia: mi fermo qui.

Ecco De Lucia nel 1902:

Ed ecco Caruso accompagnato al piano da Giordano, credo, come dicevo prima, nello stesso giorno.Pochi giorni prima (26 novembre 1902) c'era stata al Lirico di Milano la prima di Adriana Lecouvreur con Caruso: in alcune repliche successive al posto di Caruso ci fu De Lucia, e a quanto leggo nel vecchio disco che citavo sopra, la Pandolfini, prima Adriana, intervistata sui due Loris, disse di preferire Caruso.
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Re: Florez, Morino... De Lucia: alla scoperta del tenore

Messaggioda Enrico » mer 03 mar 2010, 2:08


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