La Traviata (Verdi)

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda Teo » ven 27 giu 2008, 11:31

Onde evitare fraintendimenti vorrei chiarire alcuni passaggi, circa il mio intervento su queste voci da me considerate "piccole".

Per piccole non intendo solo la quantità che si esprime in termini di volume quanto la loro resa all'interno di un contesto teatrale.
Va da se che, pur utilizzando i corretti risonatori che permettono al cantante di poter proiettare il suono oltre l'orchestra per farlo arrivare in sala, un conto sarà cantare in un teatro come il Puccini di Merano, carinissimo, di tradizione ma piccolissimo, e un conto sarà proiettare lo stesso suono al Massimo di Palermo...(non so se ho reso l'idea).

Per quanto riguarda invece il discorso della classificazione di alcune voci più o meno adatte per un certo tipo di repertorio, beh, li la cosa a mio avviso è meno netta.
A tale proposito, sono anche io dell'avviso che i territori di confine così netti e la catalogazione che spesso viene attribuita alle voci sia una corrente di pensiero che muta a seconda del periodo e del contesto in cui ci si trova. Se pensiamo ad esempio che Caruso fu a suo tempo un grande Nemorino così come fu un altrettanto grande Canio, beh, abbiamo detto tutto.
Resta inteso che per questioni oggettive, una voce che di natura è poco dotata di squillo, di armonici e di volume, difficilmente potrà rendere in modo appropriato un personaggio come quello di Otello (per lo meno in teatro).

Quindi, come per il discorso della tecnica, delle scelte di regia e di direzione, anche nella scelta di un ruolo occorre basarsi sui risultati.
L'Alfredo di Gipali ripeto, non è una mosca bianca, sia in termini di proiezione del suono che di volume.
Non mi riferisco quindi al fatto che sia un leggero o un lirico leggero o un leggermente lirico ecc. ecc. ecc...insomma un tipo di classificazione vocale inadatta per Aldredo, sinceramente non era mio interesse porre la questione su questo piano, quello che volevo far notare, e che forse non è passato, è che spesso in questi anni sono incappato in questo genere di voci, ovvero, poco proiettate, con scarso volume, tecnicamente non supportate...
Il risultato è per me paragonabile all'uscita da un cenone di natale avendo ancora una fame da lupi; certo accade, ma sai che ridere quanto ti presentano il conto... :twisted:

Salatissimi... :lol:

Teo
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l'idea è creatrice di vocalità...
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda VGobbi » ven 27 giu 2008, 12:28

D'altronde, carissimo Teo, se gli spettacoli li scegli tu cosa puoi aspettarti? :twisted:

Alla fine, mi sa che la maggior soddisfazione, ultimamente, l'hai avuta alla Scala a sentire la Jenufa, vero?
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda dottorcajus » ven 27 giu 2008, 14:39

Vorrei anche io chiarire meglio quanto sostengo.
Per prima cosa occorre chiarire che i tempi di Caruso erano antecedenti alla classificazione dei ruoli che invece ha imperato successivamente, almeno fino a 10 anni fa. Ancora oggi parliamo in questi termini ma, come ben evidenziato dai cartelloni attuali, questa classificazione ha praticamente perso il suo valore.
Ai tempi di Caruso un artista era chiamato ad interpretare tutto il repertorio. Allora, come adesso, era la sua capacità interpretativa (all'epoca si esprimeva prevalentemente nel canto e con esso) a determinare la sua attinenza al ruolo.
Come ho già scritto penso che questa classificazione vocale, nei termini intesi oggi, sia iniziata dopo la prima guerra.
In questa analisi tralascio volutamente gli altri aspetti della prestazione lirica e mi limito alla voce.
Parlando quindi di sola interpretazione vocale esplicata attraverso la tecnica utilizzata dall'artista trovo che il fraseggio e la sua dinamica, ricca di sfumature (tutti quei segni espressivi tanto poco cari a molti) si determini nella zona centrale della voce. Questo fraseggio è facilitato in una voce ricca di armonici. Poco importa la proiezione della voce, la sua udibilità. Una voce come quella Bros è udibile ma povera di armonici e quindi impossibilitata ad un fraseggio articolato e vario. Giocare sulla dinamica del volume della voce è impossibile e quindi impossibile rendere molte delle sfumature che il fraseggio lirico richiede.
Ricordo Vargas nei Lombardi a Firenze. Cantava bene ma si stabilizzò per l'intera opera sul mezzo-forte/forte senza alcuna alternativa ed il tutto per essere udibile. Lo stesso Florez nel recente Rigoletto da Dresda, nonostante i limiti della ripresa televisiva, restava ancorato a questa regola.
Ovviamente sono consapevole che l'interpretazione non si realizza solo nel canto tecnico ma necessita anche di altre doti ma resto dell'idea che nel canto questa interpretazione debba trovare la sua ispirazione e lì si debba, in prevalenza, concretizzare. Ma ripeto qui mi riferisco volutamente alla sola componente tecnico-vocale.
Roberto
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Traviata in ferrovia a Zurigo

Messaggioda pbagnoli » sab 04 ott 2008, 13:46

Oggi ho scaricato da OS i primi due atti di questo interessante esperimento di Marthaler.
Detto subito che l'esecuzione musicale mi è sembrata eccellente nei tre protagonisti, devo dire che l'ambientazione ferroviaria mi è sembrata accentuare la tragica solitudine di Violetta, regina di una folla indifferente non meno che la protagonista della regia di Decker a Salisburgo.
Qualcuno di voi 'ha vista?
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Re: Traviata in ferrovia a Zurigo

Messaggioda DonAlfonso » mar 07 ott 2008, 14:50

L'ho vista io: la cosa più orrenda che mi sia capitata! A parte la discutibile idea di allestirla in una stazione mentre i treni venivano e andavano, i passeggeri passavano con valige e cellulari, l'altoparlante scandiva gli orari delle carrozze etc...ho trovato terribili proprio i cantanti. Capisco che in uno spettacolo di tal genere il canto e la musica rappresentavano l'ultimo degli aspetti, ma un pò di decenza. Voci microfonate, urla, cadute nel parlato più veristicheggiante...insomma ho trovato tutto di pessimo gusto! Poi mi chiedo se c'è proprio bisogno di spettacoli del genere. Per avvicinare all'opera? Chi? Come? I passeggeri per Basilea o per Monaco? Gli avventori del bar della stazione? Non so..poi sopra ci si possono costruire tonnellate di chiacchiere, di giustificazioni, di "non detti", di messaggi, ci si potrà trovare solitudine e alienazione, indifferenza pure. La fantasia dei dietrologi è infinita ed inesauribile, si sa, ma mi piace sempre pensare alla Salome di Wilde, quando dopo che Erode in preda al delirio si inventa somiglianze assurde per la luna (donna isterica, ubriaca, nuda e in cerca d'amanti) Erodiade gli risponde con sano e disarmante pragmatismo: "La luna assomiglia alla luna, e basta". Ecco...così pure mi sembra inutile sforzo cercare significati strani in una mera circostanza di fatto: la gente non era indifferente al dramma di Violetta e altre fesserie del genere, semplicemente, forse, doveva prendere il treno e tornare a casa dopo il lavoro... Comunque se questa è la nuova frontiera dell'opera perchè non ambientare Manon in un bordello del Nebraska, o la Clemenza di Tito in un pisciatoio pubblico, con fila di urinali e avventori che "si sgrullano" dopo la minzione.... Chissà quali raffinati sottomessaggi si troveranno.
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Re: Traviata in ferrovia a Zurigo

Messaggioda gustav » mar 07 ott 2008, 15:42

Lo so, Don Alfonso, probabilmente hai ragione, ma ammetto che cose di questo genere mi scuscitano notevole curiosità: come quando ho visto in tv Rattle e i Berliner suonare in una fabbrica...Ahhh i tempi del buon vecchio Luigi Nono, o di Abbado e Pollini che suonavano anch'essi in posti simili e per spettatori differenti o non usuali:mrgreen: :idea: :wink: ...
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Re: Traviata in ferrovia a Zurigo

Messaggioda Tucidide » mar 07 ott 2008, 15:49

Per conto mio, credo che un genere come l'opera sia nato per il teatro, per la sala, per l'esecuzione acustica, senza amplificazione.
Una soluzione come quella di Zurigo temo sia poco pratica: scollamenti, voci che vanno e e vengono, e un rapporto non sempre "teatrale" con il pubblico.
Pietro, citi la Traviata di Decker: al di là dei gusti, quello era uno spettacolo teatrale, fatto su un palcoscenico in una sala atta a contenere un evento operistico. Credo che la differenza non sia poca. :wink:
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Re: Traviata in ferrovia a Zurigo

Messaggioda pbagnoli » mar 07 ott 2008, 18:03

Su questo siamo d'accordo, Alberto.
Ma quello spettacolo, se ti ricordi, fu pesantemente criticato dai puristi per i movimenti cui era costretta soprattutto la protagonista, oltre che per una serie di altri motivi che adesso non cito per evitare di andare OT.
Marthaler è discutibile, ma non è banale: quando Violetta urla la propria rabbia per l'indifferenza del "popoloso deserto che appellano Parigi", a me viene in mente l'andirivieni di una folla indifferente ad un dramma privato. La folla che si sposta per strada oppure - perché no? - la folla che si muove in una ferrovia.
L'opera è un genere teatrale, siamo d'accordo, però la tecnologia ci aiuta ad aprire nuovi orizzonti
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Re: Traviata in ferrovia a Zurigo

Messaggioda Maugham » mar 07 ott 2008, 18:25

pbagnoli ha scritto:Marthaler è discutibile, ma non è banale:


Senza dubbio lo saprai, ma lo scrivo per chi non lo sapesse.
Questo della Traviata non è il "celebre" Cristoph, ma Adrian.
Ciao
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Re: Traviata in ferrovia a Zurigo

Messaggioda pbagnoli » mer 08 ott 2008, 8:18

Sì, sapevo che era Adrian.
Il problema è che pensavo che Adrian fosse anche il regista del Tristan di Bayreuth :oops:
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Re: La Traviata (Verdi)

Messaggioda Tucidide » dom 25 lug 2010, 0:46

Zurigo, 30 giugno 2010
Comunque la si voglia considerare, una delle Violette più rappresentative del primo decennio del secolo è stata Renée Fleming (insieme alla Gheorghiu, alla Netrebko, alla Devia, alla Mula e alla Ciofi). Ha debuttato il ruolo a Houston nel 2003, ha cantato sei produzioni fra America e Europa, e a Zurigo, nell'intima sala dell'Opernhaus, ha dato l'addio (così pare) al ruolo.
Ha fatto bene a rinunciare al ruolo? A cinquantun anni, direi di sì. Il primo atto, da sempre il suo più problematico, è stato padroneggiato con astuzia e fatica. All'inizio la voce era poco carburata, appena accennata, ha giocato a rimpiattino nel Brindisi e ha cominciato a venir fuori solo nel duettino con Alfredo. Il finale primo, dopo un bel cantabie "Ah, fors'è lui", è stato parecchio tirato, al limite, forse... oltre il limite. : Blink :
Però, il secondo atto per me è una delle sue migliori interpretazioni. Ha saputo affrontare con varietà d'accenti e belle notazioni espressive Germont padre (quando ha rimarcato "di due figli?") ed ha creato alcuni momenti magici. "Dite alla giovine" è stata un'esperienza musicale e vocale che non mi ha lasciato indifferente. Un filo di voce non come siamo abituati a sentire dalla maggioranza dei soprani, etereo e privo di peso, ma al contrario denso, viscoso, pastoso, pur nella sottigliezza del suono, su cui la Fleming ha saputo incidere un accento curatissimo: "dite alla giovine, sì bella e pura [...] cui resta un unico, un u-ni-co rag-gio di bene". Non è stata la bellezza del timbro, adesso un po' più secco e inaridito, ma proprio la sensibilità musicale a fare la differenza, e la tecnica per realizzare quell'effetto.
La voce si è ridotta un po' anche di volume, ma comunque ha saputo imporsi in "Amami Alfredo", che Rizzi, altrove molto ron-ron, ha dilatato con un tremolone pazzesco, di proporzioni quasi wagneriane. Bellissimo, ancora una volta, "Alfredo, Alfredo". Poi, certo, qualche singhiozzo di troppo c'è stato, qui come nel III atto. III atto in cui la Fleming ha letto la lettera con una dizione discreta e senza esagerare, ma poi ha cacciato il suo solito "E' tardi" da Filumena Marturano... :shock: : Blink : L'"Addio, del passato" è stato bello, ma gliel'ho sentito cantare meglio, con maggior cura degli accenti: "Addi-o, del passa-to, bei so-gni ridenti".
Nel complesso, una prova da artista importante, sicuramente in declino, alle prese con un ruolo non completamente padroneggiato vocalmente: ma sono stato contento di esserci stato! : Chessygrin :
Chi mi ha deluso è stato Beczala: dai dischi e dai DVD ne avevo tratto l'idea di un tenore corretto e ben impostato, dalla bella voce squillante. Invece è stato asprigno, rigido come attore e inerte come interprete.
Con Germont padre ho avuto sfiga!!! Quando comprai i biglietti il sito del teatro dava Nucci per tutte e tre le recite, così scelsi a caso. Poi è avvenuta la sostituzione: Thomas Hampson :shock: :shock: per due recite, Vladimir Stoyanov : Blink : per l'altra. Ovviamente, il fortunello chi si è beccato??? Stoyanov! : Fuck You : : Andry :
A dire il vero, Stoyanov ha una voce gradevole e dimostra di essere buon musicista. Ha cantato in modo discreto ma un po' anonimo il duetto con Violetta, dove si è fatto un po' oscurare dalle intuizioni interpretative dell'americana, ma poi, arrivato a "Di Provenza" ha sfoderato un fraseggio STUPENDO! :shock: :shock: :shock: Non ho memoria di baritoni degli ultimi cinquant'anni con una tale sensibilità vocale e musicale nelle frasi centrali della romanza. Però... gli acuti non si potevano sentire! Non ne ha imbroccato uno che uno! : Andry : Alla fine che fai? Applaudi per le intenzioni vocali e per la realizzazione superba di alcune frasi "e che pace colà sol su te splendere ancor può", "se la voce dell'onor in te appien non ammutì"; oppure ti incavoli per quegli acutazzi? : Blink : Peccato davvero! Con un registro acuto tecnicamente decente, Stoyanov sarebbe potuto essere un Germont di rilievo.
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Re: La Traviata (Verdi)

Messaggioda pbagnoli » dom 25 lug 2010, 6:46

Be', Alberto, grazie del bel resoconto.
Rimango un po' stupito su Beczala: anch'io m'ero fatto l'idea di un cantante ottimamente impostato e musicale, evidentemente l'impressione viene falsata dall'ascolto radio/pc/disco.
Non ho mai pensato invece seriamente ad una Violetta della Fleming.
Sai che è una cantante che ammiro e amo incondizionatamente, ma mi sembra che le manchi la fragilità emotiva, la dolce alienazione, l'ebbrezza del sacrificio, la disperazione nera, insomma il carattere di questo personaggio. E' qualcosa che, nella mia lista di gusti, condivide con altre celebri cantanti (in primis, ovviamente, Freni e Caballé, per il mio personalissimo gusto terribilmente inadatte a questo personaggio; ma anche la Te Kanawa, per dire), ma sono disposto a crederti quando racconti dei suoi momenti topici: non si è la Fleming per niente...
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Re: La Traviata (Verdi)

Messaggioda Tucidide » dom 25 lug 2010, 9:19

Beh, diciamo che la distanza fra la Freni e la Caballé e la Fleming è prima di tutto tecnica, visto che la cantante americana ha un'impostazione vocale diversa, privilegia toni e colori che le due succitate non esibiscono. Qualche parallelismo con la Te Kanawa c'è, è innegabile. Non a caso, al suo apparire la Fleming fu vista come l'erede della Kiri.
pbagnoli ha scritto:mi sembra che le manchi la fragilità emotiva, la dolce alienazione, l'ebbrezza del sacrificio, la disperazione nera, insomma il carattere di questo personaggio.

Sicuramente non è sulla fragilità emotiva che la Fleming imposta il personaggio. Nel duetto con Germont gli scatti con cui affronta Germont sono a volte molto crudi, e il carattere che ne esce è più forte e volitivo. Diciamo che la Violetta della Fleming è molto giocata sui contrasti emotivi: non è una predestinata alla morte, o meglio, non se ne vuol rendere conto.
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Re: La Traviata (Verdi)

Messaggioda MatMarazzi » dom 25 lug 2010, 15:07

Tucidide ha scritto:Zurigo, 30 giugno 2010
Comunque la si voglia considerare, una delle Violette più rappresentative del primo decennio del secolo è stata Renée Fleming (insieme alla Gheorghiu, alla Netrebko, alla Devia, alla Mula e alla Ciofi).


Scusa sai, ma la tua classifica delle Traviate più rappresentative mi sembra molto riduttiva e italo-centrica.
Pare una classifica stilata in uno dei nostrani forum, tanto è poco rappresentativa delle "vere" Traviate degli ultimi dieci anni! :)
E' vero infatti che il popolino italico ha sentito la Traviata della Devia in tutte le salse (e pare che non ci si riesca a liberare. visto che sarà nonna Violetta a Bologna).
Mentre ad esempio la Schaefer l'ha cantata alla SUL di Berlino e all'Opéra di Parigi.
Delle due a livello internazionale chi sarà più significativa?
Io non discuto che si debba tenere in conto anche il filarmonico di Verona e l'Opera di marsiglia. Però non si devono trascurare i teatri europei che veramente fanno tendenda...(forse non nei nostri forum, ma nel mondo sì) come Monaco, Aix en Provence, Covent Garden, Bruxelles...
Allora la lista delle Violette del 2000 si infittisce di ben altri nomi, come la Harteros, la Nylund, la Futral, la Stoyanova, la Mosuc e naturalmente la Gherorghiu; se guardiamo il numero di recite e le presenze nei grandi cartelloni (mettendo da parte il nostro giudizio in merito) non si possono non nominare la Mei, la Amsellem, la Rost, la Delunsch, la Massis, la Szmytka, la Dunleavy, tutte più "rappresentative" della Ciofi e della Mula, considerata la loro ampia divulgazione in teatri importanti e talora importantissimi.
E ce ne sarebbero ben altre che ora non mi vengono in mente.
Se infine oltre alla divulgazione e al numero di recite, guardiamo all'impatto "storico" e divistico, allora ok puoi metterci la Fleming, ma come minimo bisogna aggiungere la Dessay: indipendentemente da tutto, anche dal giudizio critico che ne possiamo dare, vale di più un pugno di recite di una superstar come lei a Santa Fe che mille traviatine routinieres fra Verona, Firenze e Bologna.

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Re: La Traviata (Verdi)

Messaggioda marco » dom 25 lug 2010, 16:19

parere personale nei confronti delle Violette citate da Mat e Tuc, conoscendone una buona parte, anche se non sempre in Traviata: se ne devo scegliere una prendo Patrizia Ciofi, la più commovente, anche per la sua fragilità fisica e vocale
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