Povera musica classica

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Povera musica classica

Messaggioda tatiana » sab 06 set 2008, 10:32

Ogni anno con un'orchestra di Milano facevamo un concerto di beneficenza a favore della Fondazione Benedetta d'Intino. Di solito si faceva Pergolesi, Vivaldi, Mozart. Lo sposnsor della manifestazione è la Banca Mediolanum. Evidentemente lo sponsor mal sopportava la musica classica. Da quest'anno ha imposto la vocalist di Luccio Dalla e ha detto:- O la vocalist di Lucio Dalla, o noi ci ritiriamo dalla sponsorizzazione.
E vi assicuro che molti sponsor non vogliono aver a che fare con la musica classica perchè a loro non piace. La loro risposta è quella quando si chiedono delle sponsorizzazioni.
A voi i commenti

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Messaggioda MatMarazzi » sab 06 set 2008, 11:28

tatiana ha scritto:E vi assicuro che molti sponsor non vogliono aver a che fare con la musica classica perchè a loroquella quando si chiedono delle sponsorizzazioni.


Capisco benissimo la tua costernazione.
Ma non credi che il problema della cultura musicale in Italia più che gli sponsor riguardi il pubblico (di cui gli sponsor sono un fedele specchio)?
Allo sponsor non è richiesto di essere colto o di difendere la musica, quanto di ottenere visibilità.
E' costretto ad orientarsi su ciò che richiama più pubblico: sarebbe un pessimo sponsor altrimenti.
Ad esempio in America non c'è un teatro d'opera, non c'è un'orchestra che non siano sostenuti dagli sponsor privati.
Nemmeno un dollaro viene direttamente stanziato dallo Stato (e mi verrebbe da dire... per fortuna degli americani!) ;)
Onestamente non credo che gli sponsor americani sostengano la musica classica per amor di cultura.
Credo lo facciano per l'unica e banalissima ragione che il pubblico va ad ascoltarla; in Italia dovrebbero sostenere qualcos'altro.

Il problema che tu hai evidenziato è effettivamente drammatico: in Italia la cultura musicale è scesa ai minimi storici.
Ma non credo che le scelte degli sponsor siano da additare come "cause", piuttosto come "conseguenze".
Non trovi?

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Re:

Messaggioda Tucidide » sab 06 set 2008, 11:53

MatMarazzi ha scritto:Allo sponsor non è richiesto di essere colto o di difendere la musica, quanto di ottenere visibilità.
E' costretto ad orientarsi su ciò che richiama più pubblico: sarebbe un pessimo sponsor altrimenti.

Concordo in toto. Del resto, trovo piuttosto snob la gente che se la prende con i reality show e la TV trash dicendo che non fa cultura: semplicemente, fa il suo mestiere.

Ad esempio in America non c'è un teatro d'opera, non c'è un'orchestra che non siano sostenuti dagli sponsor privati.
Nemmeno un dollaro viene direttamente stanziato dallo Stato (e mi verrebbe da dire... per fortuna degli americani!) ;)

Sapevo di questa cosa, ma so anche che esiste il National Endowment for the Arts. Come funziona?
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Re: Re:

Messaggioda Teo » sab 06 set 2008, 12:23

Tucidide ha scritto:Concordo in toto. Del resto, trovo piuttosto snob la gente che se la prende con i reality show e la TV trash dicendo che non fa cultura: semplicemente, fa il suo mestiere.


L'intervento di Matteo mi trova sostanzialmente d'accordo e sulla stessa lunghezza d'onda; sopratutto nell'affermare che in Italia la cultura musicale è davvero scesa a livelli molto, ma molto bassi...(e mi verrebbe da dire non solo quella musicale...).

Però caro Tuc permettimi di dissentire sulla tua affermazione che ho quotato sopra.
Ok lo sponsor fa il suo mestiere, e il suo mestiere è quello di ottenere appunto un ritorno di immagine, investendo denaro che porta (presumibilmente) altro denaro.
Ma la scelta di una direzione televisiva (per il 50% tra l'altro sappiamo STATALE), di optare per la programmazione di Reality Show o di certa Televisione cosiddetta trash, non è solo dipesa dagli sponsor e la cultura così come l'informazione, è libera nella misura in cui offre maggiori possibilità.
Il problema, a mio avviso, è maggiormente vasto e complesso, e personalmente, non mi sento affatto uno snob quando facendo zapping la sera mi ritrovo su vari canali lo stesso format, gli stessi contenuti, la stessa identica proposta...mi viene il desiderio di mandare tutti a stendere...
Lo sponsor continui pure a fare il suo mestiere e i suoi interessi (e ci mancherebbe che non lo facesse), ma forse qualcun'altro dovrebbe cominciare a fare il suo mestiere e l'interesse di tutti (dubito però...).

Salutissimi.

Teo
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Re: Re:

Messaggioda Tucidide » sab 06 set 2008, 12:38

Teo ha scritto:Però caro Tuc permettimi di dissentire sulla tua affermazione che ho quotato sopra.
Ok lo sponsor fa il suo mestiere, e il suo mestiere è quello di ottenere appunto un ritorno di immagine, investendo denaro che porta (presumibilmente) altro denaro.
Ma la scelta di una direzione televisiva (per il 50% tra l'altro sappiamo STATALE), di optare per la programmazione di Reality Show o di certa Televisione cosiddetta trash, non è solo dipesa dagli sponsor e la cultura così come l'informazione, è libera nella misura in cui offre maggiori possibilità.
Il problema, a mio avviso, è maggiormente vasto e complesso, e personalmente, non mi sento affatto uno snob quando facendo zapping la sera mi ritrovo su vari canali lo stesso format, gli stessi contenuti, la stessa identica proposta...mi viene il desiderio di mandare tutti a stendere...
Lo sponsor continui pure a fare il suo mestiere e i suoi interessi (e ci mancherebbe che non lo facesse), ma forse qualcun'altro dovrebbe cominciare a fare il suo mestiere e l'interesse di tutti (dubito però...).

Il mio non voleva essere un discorso elogiativo della TV trash o dell'attuale gestione delle TV: era solo puro e cinico realismo. La TV pubblica è in effetti a pagamento, e quindi dovrebbe venire incontro alle esigenze di tutti, ma sappiamo poi come anche in essa e nella sua gestione ci siano sponsor, pubblicità e altro, come nella TV privata se non di più. Semplicemente, la TV privata sa gestire le risorse della pubblicità molto meglio, ha meno stipendiati che lavorano in modo ben più organizzato, e quindi può fare a meno del canone.
Ma se ci pensi, Teo, nessuno di noi può auspicare davvero una TV che venga incontro alle esigenze di tutti. Se anche la RAI mettesse in palinsesto un'opera o un concerto al giorno, ci sarebbe poi l'appassionato di hockey su prato, e avrebbe gli stessi nostri diritti di reclamare un incontro di hockey al giorno. Poi ci sarebbe quello che vorrebbe la riproposta di tutte le puntate di Canzonissima, e anche lui avrebbe i nostri stessi diritti. E ci sono solo 24 ore in un giorno! :D
Insomma, dobbiamo farci una ragione del fatto che noi siamo, almeno in Italia, un gruppo che ascolta musica di nicchia. Che questo sia triste, posso essere d'accordo, ma poi mi chiedo sempre: chi ama il badminton ha gli stessi nostri diritti di lamentarsi dello scarso livello in cui versa l'Italia, che non ama quel sublime sport che è il badminton... o no? :)
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Re: Re:

Messaggioda Riccardo » sab 06 set 2008, 13:22

Teo ha scritto:Ma la scelta di una direzione televisiva (per il 50% tra l'altro sappiamo STATALE), di optare per la programmazione di Reality Show o di certa Televisione cosiddetta trash, non è solo dipesa dagli sponsor e la cultura così come l'informazione, è libera nella misura in cui offre maggiori possibilità.

Infatti bisogna fare un discorso diverso per il servizio pubblico e le reti private. Il primo avrebbe il dovere di offrire una programmazione di alto profilo, che naturalmente non significa solo musica classica e opera, ma programmi culturali e musiche di ogni genere purché di qualità.

Quello che non dovrebbe fare il servizio pubblico è mettersi a fare concorrenza alle reti private che seguono ben altri meccanismi per i loro sostentamento, ossia quelli del libero mercato. E fino a prova contraria la maggioranza degli italiani vede molto volentieri i programmi trash (e questo vale anche per un buon 80% di coloro che li criticano).
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Re:

Messaggioda tatiana » sab 06 set 2008, 18:38

MatMarazzi ha scritto:Il problema che tu hai evidenziato è effettivamente drammatico: in Italia la cultura musicale è scesa ai minimi storici.
Ma non credo che le scelte degli sponsor siano da additare come "cause", piuttosto come "conseguenze".
Non trovi?

Salutoni,
Mat


Matteo mi trovo d'accordo con questa affermazione e sono d'accordo anche con tutti gli altri. Però vi devo dire anche un'altra cosa - quando si va in un Comune ( e qui parliamo di "pubblico") a chiedere dei finanziamenti per serate di musica classica, L'ASSESSORE ALLA CULTURA ti risponde che non ha soldi da investire in musica classica o ne ha, ma davvero troppo pochi e ti dice senza mezzi termini di trovarti uno sponsor. E successo innumerevoli volte in diversi comuni. E questo lo trovo davvero scoraggiante per non dire altro.

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Re: Re:

Messaggioda Maugham » sab 06 set 2008, 21:22

Tucidide ha scritto:Sapevo di questa cosa, ma so anche che esiste il National Endowment for the Arts. Come funziona?


Non so dirti come funziona.
Però non è del tutto esatto dire che negli USA i teatri d'opera si sostengono privatamente.
Nella forma si.
Cioè ci sono gli sponsor e le donazioni.
Ambedue però hanno per oggetto somme totalmente deducibili dalle tasse.
La faccio semplice.
Invece che pagare un milione di dollari allo stato puoi dare un milione di dollari al Met.
Tra l'altro mi hanno riferito (ma è de verificare, nei teatri di prosa è così e non vedo perchè non lo debba essere anche per le houses of opera) che le utenze (acqua, luce, gas) sono gratuite.
Almeno a Los Angeles. Forse anche a New York e da altre parti.
Quindi sono soldi privati (certo) ma che lo stato dovrebbe incamerare e invece non li incamera.
Anche in Italia hanno provato a introdurre ma senza risultato il Tax Shelter.
Perchè adesso succede una cosa piuttosto paradossale.
Lo stato ad esempio elargisce a una compagnia teatrale facciamo 300.000 euro.
La compagnia tra IVA, SIAE, ENPALS e balzelli vari ne restituisce, l'anno dopo, oltre il 60 per cento. :D
Oltre a produrre una valanga di carta che, tra controllori e controllati, solo per le pratiche del Ministero tiene occupate diverse centinaia di persone negli uffici dei vari teatri in Italia.
Come diceva Eros Pagni in Profondo Rosso.
LA BBBUROCRAZIA! :D
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Re: Re:

Messaggioda MatMarazzi » dom 07 set 2008, 0:03

Maugham ha scritto:Però non è del tutto esatto dire che negli USA i teatri d'opera si sostengono privatamente.
Nella forma si.
Cioè ci sono gli sponsor e le donazioni.
Ambedue però hanno per oggetto somme totalmente deducibili dalle tasse.


E' assolutamente vero.
Infatti anche io, Maugham, avevo scritto:
In America nemmeno un dollaro viene direttamente stanziato dallo Stato

Con quel termine (direttamente) volevo proprio sottolineare che i soldi versati come sponsorizzazioni dai privati sono in realtà sottratti al gettito fiscale.
Quindi "indirettamente" è lo Stato a stanziarli.

All'ora qual'à la differenza con l'Italia?
Una differenza enorme, secondo me!
Che a stanziarli effettivamente non è la politica ma il singolo sponsor (che DECIDE quanti e come darne).

Se ad esempio un bel giorno gli sponsor del Met decidono che non vale più la pena di sostenerlo, il Met resta in mutande!
Non c'è Stato che possa "aiutarlo".
Un'orchestra (fossero anche i Chicago) non può mai sapere, l'anno dopo, se incasserà abbastanza sponsorizzazioni.
DEVE GUADAGNARSELE.

In America non esiste che i contributi per la cultura siano confermati anche se un teatro finisce in rosso.
O se è disertato dal pubblico.
Non esiste che ci sia un filtro "politico" da parte delle amministrazioni (non sto facendo questioni di parte!) a favore o contro un certo tipo di cultura. Non esiste che un teatro (fosse anche il Met che lavora 11 mesi l'anno) abbia l'incredibile numero di dipendenti che hanno i nostri teatri. Non esiste che i soldi degli assessorati alla cultura vengano distribuiti in quantità spaventose e arbitrarie nei diecimila rivoli di quella strana "anomalia" italiana che è l'associazionismo privato.
(Povero me... sto usando più anafore dell'ex-prete di Tresigallo)

Tu, Tatiana, dici che il tuo assessorato non ha soldi per un concerto...
Ti prego, meglio non andare a investigare dove ha investito quelli che aveva: vi scorgerai le associanzioncine più grottesche e dentro quelle associazioncine la fauna più strana (amici del tale, parenti dell'altro, commilitoni, compagni di merende, amanti...)

Agli sponsor privati americani non interessano nè le merende, nè le combriccole, nè la politica: allo sponsor interessa solo che ciò per cui paga RENDA.
Ossia che vi sia una risposta di pubblico, di critica, di immagine rapportabile ai soldi che ha investito.
E non se ne starà certo buono buono, dopo aver staccato l'assegno.
Va a guardare qualsiasi indice di popolarità: in biglietteria, nelle campagne abbonamenti, sugli articoli di giornale, i passaggi televisivi, le vendite dei cd e dei dvd, persino i contatti al sito internet (è anche per questo che i siti dei teatri americani comunicano la stagione circa un anno prima dei nostri e contengono persino le cronologie delle stagioni passate: per ottenere contatti).
Dopo di che gli sponsor ti vanno pure a guardare nei bilanci... per vedere come spendi i loro soldi.
Certo... gli si può anche rispondere "questi sono documenti privati", ma allora perderai lo sponsor, che - l'anno dopo- non spillerà un dollaro o lo spillerà per il teatro concorrente.
:)

Oddio, ci sono dei limiti anche in questo sistema: è evidente che - guardando solo al soldo - gli sponsor americani saranno più sensibili a un concertone con Pavarotti che a un'opera dodecafonica con la Silja.
Vero vero...
E allora come si spiega che la Silja negli USA ha cantato tutti i suoi ruoli dodecafonici (Lulu, Wozzeck, Lear di Reimann, Pierrot Lunaire, Erwartung) mentre in Italia (grazie al nostro sistema "non mercantile", in cui lo Stato "difende" la cultura, in cui non si è schiavi del botteghino, in cui "un teatro non è un'industria") nemmeno uno?

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Re: Re:

Messaggioda Riccardo » dom 07 set 2008, 1:13

MatMarazzi ha scritto:Oddio, ci sono dei limiti anche in questo sistema: è evidente che - guardando solo al soldo - gli sponsor americani saranno più sensibili a un concertone con Pavarotti che a un'opera dodecafonica con la Silja.
Vero vero...
E allora come si spiega che la Silja negli USA ha cantato tutti i suoi ruoli dodecafonici (Lulu, Wozzeck, Lear di Reimann, Pierrot Lunaire, Erwartung) mentre in Italia (grazie al nostro sistema "non mercantile", in cui lo Stato "difende" la cultura, in cui non si è schiavi del botteghino, in cui "un teatro non è un'industria") nemmeno uno?

Perché l'eccessiva protezione non favorisce sviluppo, ammodernamento, curiosità e vivacità culturali. Favorisce invece l'appiattimento, la pigrizia mentale, la scarsa propensione al rischio, l'assenza di varietà e concorrenza. In tutti i settori.

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Re: Re:

Messaggioda Alberich » dom 07 set 2008, 11:14

Riccardo ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:Oddio, ci sono dei limiti anche in questo sistema: è evidente che - guardando solo al soldo - gli sponsor americani saranno più sensibili a un concertone con Pavarotti che a un'opera dodecafonica con la Silja.
Vero vero...
E allora come si spiega che la Silja negli USA ha cantato tutti i suoi ruoli dodecafonici (Lulu, Wozzeck, Lear di Reimann, Pierrot Lunaire, Erwartung) mentre in Italia (grazie al nostro sistema "non mercantile", in cui lo Stato "difende" la cultura, in cui non si è schiavi del botteghino, in cui "un teatro non è un'industria") nemmeno uno?

Perché l'eccessiva protezione non favorisce sviluppo, ammodernamento, curiosità e vivacità culturali. Favorisce invece l'appiattimento, la pigrizia mentale, la scarsa propensione al rischio, l'assenza di varietà e concorrenza. In tutti i settori.

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Paragonare gli USA in sè al resto del mondo è piuttosto complicato. Perchè gli USA sono una realtà da 300 milioni di persone, e come reddito pro-capite si lasciano dietro praticamente tutti. E' una banalità, ma fare il paragone tra l'aggregato "USA" e un singolo stato europeo non si regge molto, a meno di non scendere davvero nei dettagli.
Inoltre, e anche questa è una banalità, noi italiani viviamo in uno stato che fa acqua da tutte le parti. Se vogliamo paragonare il sistema USA con uno a maggior intervento diretto dello stato, possiamo vedere cosa succede in Francia (non so nulla delle leggi francesi in materia, ma sono pronto a scommettere che lo stato ha un peso rilevante), oppure in Inghilterra (che sarà un po' a metà del guado). (Tra l'altro sarebbe veramente interessante poter fare una breve rassegna della materia...che ne dite, editorialisti cari? :twisted: )
Eppure...a livello di impressioni io dico che anche il nostro vituperato sistema qualche vantaggio lo ha. Tra due settimane io mi trasferisco a Bristol, città grossa più o meno come Bologna (un po' meno, in realtà). Ecco: a Bristol non esiste una stagione d'opera. Esistono 4 serate d'opera consecutive a ottobre e (se non ricordo male) altre quattro a primavera, con la compagnia della Welsh opera. In Italia ogni città medio-grossa una breve stagione e d'opera la ha, spesso anche con qualche titolo interessante.
Ora, l'Erwartung con la Silja e la Cleveland orchestra noi non lo sentiremo mai, ma, probabilmente, negli USA se non abiti a Cleveland non senti neppure il Trovatore con Fraccaro.
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Re: Re:

Messaggioda Riccardo » dom 07 set 2008, 11:31

Alberich ha scritto:Ora, l'Erwartung con la Silja e la Cleveland orchestra noi non lo sentiremo mai, ma, probabilmente, negli USA se non abiti a Cleveland non senti neppure il Trovatore con Fraccaro.

Questo è indubbiamente vero. Del resto il nostro bilancio pubblico statale è notoriamente talmente roseo e abbondante che noi possiamo concederci il lusso di avere la maggiore densità mondiale di teatri d'opera no? :D

E il bello è che in Italia ci sono sempre le solite campane che lamentano lo scarso finanziamento alla cultura, i tagli al FUS et similia...

In Francia, stato notoriamente centralizzato, i teatri di Parigi assorbono la gran parte delle risorse stanziate dallo stato per lo spettacolo e la cultura. Gli altri si arrangiano con meno e presentano stagioni infatti più corte e di minor pretese.
Noi che siamo nei fatti e culturalmente uno stato federale, ma nella forma burocratica uno stato centralizzato, abbiamo uno spropositato numero di Fondazioni tutte alla pari che contribuiscono in modo virtuoso al "risanamento" del nostro aureo bilancio statale.
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Re: Povera musuca classica

Messaggioda Alberich » dom 07 set 2008, 11:59

Per carità, hai senz'altro ragione, non voglio senz'altro propugnare gli sprechi.
Ho cercato: il FUS assorbe meno di 500milioni all'anno. Non credo dipenda da questo la nostra sistuazione finanziaria.

(Che le stagioni di provincia in Francia si accontentino di meno soldi che a Parigi è abbastanza naturale, eppure ci son fior fior di teatri: l'orchestra di Minkovsky ha base a Grenoble, se non erro; il teatro di Tolone fa una bella stagione; Bordeaux ha un buon teatro; ecc ecc).
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Re: Povera musuca classica

Messaggioda Riccardo » dom 07 set 2008, 12:18

Alberich ha scritto:Per carità, hai senz'altro ragione, non voglio senz'altro propugnare gli sprechi.
Ho cercato: il FUS assorbe meno di 500milioni all'anno. Non credo dipenda da questo la nostra sistuazione finanziaria.

Ma certo, la storia del debito pubblico italiano affonda le radici ben oltre il nostro piccolo mondo dei teatri d'opera. Però, nel piccolo, il tipo di mentalità e cattiva gestione è la stessa.
Poi è chiaro che anche nelle responsabilità negative il mondo musicale pesa proporzionalmente all'interesse che suscita nella popolazione.


(Che le stagioni di provincia in Francia si accontentino di meno soldi che a Parigi è abbastanza naturale, eppure ci son fior fior di teatri:

Già, perché magari i pur pochi soldi vengono gestiti in modo virtuoso...
Per la serie, invece di dieci recite di Rigoletto con Nucci e dieci di Boheme di Zeffirelli montano un solo titolo, in cinque recite, ma come si deve.
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Re: Povera musuca classica

Messaggioda Alberich » dom 07 set 2008, 12:26

Assolutamente d'accordo. Se mi dici che il problema è la gestione demenziale che dei fondi pubblici si fa in Italia, ti do assolutamente ragione.
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