Maugham ha scritto:Però non è del tutto esatto dire che negli USA i teatri d'opera si sostengono privatamente.
Nella forma si.
Cioè ci sono gli sponsor e le donazioni.
Ambedue però hanno per oggetto somme totalmente deducibili dalle tasse.
E' assolutamente vero.
Infatti anche io, Maugham, avevo scritto:
In America nemmeno un dollaro viene direttamente stanziato dallo StatoCon quel termine (direttamente) volevo proprio sottolineare che i soldi versati come sponsorizzazioni dai privati sono in realtà sottratti al gettito fiscale.
Quindi "indirettamente" è lo Stato a stanziarli.
All'ora qual'à la differenza con l'Italia?
Una differenza enorme, secondo me!
Che a stanziarli effettivamente non è la politica ma il singolo sponsor (che DECIDE quanti e come darne).
Se ad esempio un bel giorno gli sponsor del Met decidono che non vale più la pena di sostenerlo, il Met resta in mutande!
Non c'è Stato che possa "aiutarlo".
Un'orchestra (fossero anche i Chicago) non può mai sapere, l'anno dopo, se incasserà abbastanza sponsorizzazioni.
DEVE GUADAGNARSELE.
In America non esiste che i contributi per la cultura siano confermati anche se un teatro finisce in rosso.
O se è disertato dal pubblico.
Non esiste che ci sia un filtro "politico" da parte delle amministrazioni (non sto facendo questioni di parte!) a favore o contro un certo tipo di cultura. Non esiste che un teatro (fosse anche il Met che lavora 11 mesi l'anno) abbia l'incredibile numero di dipendenti che hanno i nostri teatri. Non esiste che i soldi degli assessorati alla cultura vengano distribuiti in quantità spaventose e arbitrarie nei diecimila rivoli di quella strana "anomalia" italiana che è l'associazionismo privato.
(Povero me... sto usando più anafore dell'ex-prete di Tresigallo)
Tu, Tatiana, dici che il tuo assessorato non ha soldi per un concerto...
Ti prego, meglio non andare a investigare dove ha investito quelli che aveva: vi scorgerai le associanzioncine più grottesche e dentro quelle associazioncine la fauna più strana (amici del tale, parenti dell'altro, commilitoni, compagni di merende, amanti...)
Agli sponsor privati americani non interessano nè le merende, nè le combriccole, nè la politica: allo sponsor interessa solo che ciò per cui paga RENDA.
Ossia che vi sia una risposta di pubblico, di critica, di immagine rapportabile ai soldi che ha investito.
E non se ne starà certo buono buono, dopo aver staccato l'assegno.
Va a guardare qualsiasi indice di popolarità: in biglietteria, nelle campagne abbonamenti, sugli articoli di giornale, i passaggi televisivi, le vendite dei cd e dei dvd, persino i contatti al sito internet (è anche per questo che i siti dei teatri americani comunicano la stagione circa un anno prima dei nostri e contengono persino le cronologie delle stagioni passate: per ottenere contatti).
Dopo di che gli sponsor ti vanno pure a guardare nei bilanci... per vedere come spendi i loro soldi.
Certo... gli si può anche rispondere "questi sono documenti privati", ma allora perderai lo sponsor, che - l'anno dopo- non spillerà un dollaro o lo spillerà per il teatro concorrente.
Oddio, ci sono dei limiti anche in questo sistema: è evidente che - guardando solo al soldo - gli sponsor americani saranno più sensibili a un concertone con Pavarotti che a un'opera dodecafonica con la Silja.
Vero vero...
E allora come si spiega che la Silja negli USA ha cantato tutti i suoi ruoli dodecafonici (Lulu, Wozzeck, Lear di Reimann, Pierrot Lunaire, Erwartung) mentre in Italia (grazie al nostro sistema "non mercantile", in cui lo Stato "difende" la cultura, in cui non si è schiavi del botteghino, in cui "un teatro non è un'industria") nemmeno uno?
Salutoni depressi,
Mat