beckmesser ha scritto:Confesso però che con la Schöpfung ho un rapporto problematico: mi ha sempre affascinato moltissimo dal punto di vista musicale, ma non avevo mai trovato un’edizione che, per quanto mi riguarda, centrasse l’essenza del lavoro, che rimaneva terribilmente sfuggente.. Anche le edizioni storiche, straordinarie dal punto di vista esecutivo, mi sembrano aggirare il problema.
Concordo in pieno.
Io ho sentito quest'opera dal vivo solo due volte. E più diverse di così non si sarebbe potuto.
La prima (anni '90) a Ferrara, con Gardiner e gli English Baroque Soloists; la seconda (primi anni 2000) a Vienna, con Muti e i Wiener.
Due monti contrapposti eppure, in entrambi i casi, una sensazione di non appagamento, come di finale aperto.
Tanto per dire, Karajan è straordinario, ma quei colori sgargianti di sapore vagamente disneyano tendono, alla fine della fiera, pericolosamente al bozzettismo.
Ok, ma questo è un limite di Karajan in generale, e particolarmente col repertorio classico.
Direi la stessa cosa del suo Orfeo.
la Schöpfung è un esempio straordinario di oratorio completamente laico, un tentativo originalissimo di interpretare la genesi del cosmo alla luce dei principi illuministi che si erano sviluppati nei decenni precedenti. Con Jacobs già il famoso “Sia la luce” iniziale non ha nulla di trascendentale: ha qualcosa di automatico, da reazione fisica, una specie di big-bang musicale.
Caspita, Beck!
Ma che splendida chiave di lettura!
Ti ringrazio di cuore, anche perché non avevo mai pensato alla possibilità di un Haydn laico e "massonico".
Eppure è certamente così...
Mi sorprende però che Hogwood non si muova già (sia pure senza un'oncia dell'estroversione e consapevolezza di Jacobs) su questa strada.
In altre interpretazioni a me comunicava proprio una sorta di distacco anglicano e razionalista...
In ogni caso, questa incisione mi conferma che Jacobs è per me il migliore interprete, oggi, di quel filone di repertorio di fine ‘700 e inizi ‘800 in cui il richiamo agli ideali classici viene ripreso come estremo tentativo di reazione ai fermenti romantici che stavano maturando. Dopo la magnifica Clemenza e questa Schöpfung ora è tempo di Fidelio: con il cast giusto, è da Jacobs che mi aspetto una parola nuova sull’opera di Beethoven…
Un Fidelio diretto da Jacobs sarebbe un'idea semplicemente sensazionale.
A me non dispiacerebbe però che prima approfondisse il discorso Haydn.
L'Haydn operista è un capitolo ancora dolorosamente aperto...
Come è aperto il capitolo delle primissime opere di Schubert, altro possibile approdo di Jacobs.
Salutoni,
Mat