Traviata di Verdi dal 3 giugno
Al posto dell'ambizioso (dal punto di vista vocale) Chenier la Scala ci sostituisce la cara e buona vecchia Traviata e già che siamo in tema di "buone vecchie galline" (ovviamente è una battuta) come Violetta ne hanno scritturata una direi "ottima" ovvero la sempiterna Mariella Devia che ahimè ha già però dato forfait per la prima (vd. Thread apposito), si conta di riaverla, almeno così si dice, per la recita del 12 vedarèm, intanto due parole su questa ennesima riproposizione del collaudato allestimento Cavani, quello che anni fa risdoganò in Scala la Traviata della...Maria e che rivelò sotto la bacchetta di Muti il talento meteora di Tiziana Fabbricini.
Il cast prevede sempre in tema di vecchie "galline" (di niovo scherzo) anche il supervecchio Bruson nel ruolo di padre Germont ed il tenore Bros in quello dell'amoroso Alfredo, cantante di cui non conosco le gesta.
Si tratta come noto di una delle opere più famose di Verdi ultima della cd. trilogia popolare e zeppa di arie celebri ivi compreso il brindisi del "libiamo".
Ruolo "monstre" per ogni soprano vi si sono cimentate in tantissime anche perchè la composita scrittura vocale del ruolo consente approcci tanto ai leggeri quanto ai semi-drammatici, in realtà ci vuole un grande lirico aduso al canto verdiano e quindi tentativi tanti forse troppi, realizzazioni apprezzabili poche forse pochissime.
Prima della Callas, di gran lunga la più grande Violetta della storia moderna, i melomani più accaniti amavano ascoltare la grande scena del primo atto incisa da Magda Olivero che il sommo Celletti definì la più nevroticamente azzeccata, anche perchè la sontuosa Tebaldi era francamente troppo "corta" e troppo poco "sofferente" per quella parte.
Dopo la Callas arrivarono come ovvio le altre due somme belcantiste del dopo-guerra, di gran lunga a mio parere preferibile la lirica ed espressiva (eccome !!! sentire per credere il meraviglioso disco RCA) Caballè della astrale e virtuosa Sutherland che sostanzialmente abdicava dopo il suo irraggiungibile primo atto, ma per carità...."avercene" come suol dirsi...
Tra le italiane la più sensazionale Violetta fu Renata Scotto anzi mi lancerei nel ritenerla forse la più grande dopo la Callas, giacchè se la vocalista degli anni sessanta e settanta era ancora notevole, la artista del fraseggio e della intensità emozionale era, a parte la greca, senza uguali.
Poi sostanzialmente fallito il tentativo Freni, fu dato spazio ai leggeri di quasi coloratura e fu un errore. Poco mi importa che le varie Sills, Gruberova, Devia, Serra, Anderson e "compagnia picchettante" facessero mirabilie nel "sempre libera", Violetta resta uno dei tre ruoli pisocologicamente più complessi del melodramma, e quindi se perdo tre quarti dell'effetto del dramma della "vittima della sventura" la Traviata di Verdi se ne va a ranare come si suol dire, come accadde di recente anche in Scala con la pur brava Mosuc.
Non a caso grandi Traviate da parecchi anni a questa parte checchè se ne dica e se ne speri non ci è dato più di rammentare anche le tre liriche Kabaiwanska, Chiara e Ricciarelli a me non convincono più che tanto seppur per motivi diversi.
Oggi viene dato spazio alle "bellone" il che mi può andare bene per i DVD ma io continuerò nella lirica a preferire la voce di una Cerquetti o di una Stignani, tanto per dire, ad una "bellona" dal canto prevedibile seppure corretto e siccome non mi trasmettono sussulti nè la Georghiu nè la Netrebko con buona pace ei tanti se voglio sentirmi una grande Violetta cerco altrove nel mio armadio di casa (per ora).
I migliori tenori e baritoni si sono cimentati in disco e on stage nelle assai più facili vocalmente parti di Alfredo e Germont e vi è solo l'imbarazzo della scelta sia nel bene che nel male.
Bruson è stato di certo insieme a Milnes e Bastianini uno dei più riusciti insieme al sensazionale Bruscantini del disco con la Freni, mentre confesso che la veemenza un tantino scomposta di Di Stefano, soprattutto nella (fondamentale) invettiva del finale del 2° atto, ancora oggi mi esalta, e fermo restando l'assoluto predominio del verdiano Bergonzi, anche un buon lirico di voce chiara tipo Pavarotti o Kraus ma anche solo un Alagna, ne esce pur sempre a testa alta (si tratta di uno dei pochi ruoli dove rimango deluso dal mio idolo Domingo ma transeat).
In conclusione oltre ai migliori auguri alla Devia (che cmq sarà espressivamente inerte ma canta da padreterna) non mi resta che consigliare tre edizioni in CD tutte in modo diverso straordinarie:
1) Cetra: Callas e basta e avanza
2) RCA: Pretre, Caballé, Bergonzi, Milnes
3) EMI: Muti, Scotto, Kraus, Bruson