Cari Tucidide e Bigandalu,
io appartengo alla trista e maltrattata schiera degli ammiratori di Cura.
Lo trovo uno dei temperamenti artistici più autentici della nostra epoca.
La gente resta esterrefatta quando lo dico: tu che veneri le Seefried e le Silja, tu che metti in discussione persino il Winterreise di Fischer Dieskau e lo Strauss della Janowitz, tu che ti esalti all'estremo barocchismo e al declamato "Neue Bayreuth", come puoi amare il bullo da loggioni, con i "singulti", i "portamenti", la tecnica da scaricatore, il gusto da telenovela di serie B?
Eppure è così semplice: perché si può essere piccoli esseri insignificanti cantando il repertorio più raffinato e con lo stile più "giusto", mentre si può essere dei grandissimi talenti teatrali e musicali pur con la tecnica da scaricatore e il gusto da telenovela.
E' necessario, per come la vedo io, prescindere dal galateo del "cantante raffinato" e scavare oltre le nostre convinzioni, ifno al "quid" che distingue l'artista.
Anche io mi infurio quando lo sento; quando l'ho sentito a Madrid nel Trovatore fui il primo a riconoscere che interpretava e cantava al contrario di quello che, per me, è il ruolo.
Eppure (dopo 30 anni di Trovatori) quello di Cura resta il miglior Manrico di quanti ne abbia visti a teatro.
Lo stesso vale per il suo Otello (e nota che, in teoria, io vorrei a tutti i costi riportare il ruolo alla sua vera natura vocale e tecnica, che è quella di Tamagno)
Non vado a teatro per trovare conferme ai miei (magari giustissimi) pregiudizi.
Vado per essere convinto magari del contrario, sempre che ci sia qualcuno che - con la forza del suo essere artista - ci riesca.
Lo so anche io che Cura manca della personalità giusta, della tecnica giusta, della mentalità persino per affrontare i tre quarti dei personaggi che affrontà (ahilui!).
Si è adagiato sul ruolo di tenorastro da loggione,a cui - forse - aspirava e che, in tutti casi, è convenuto a tutti cucirgli addosso.
Ho sentito cantanti-mezze tacche (ma dal repertorio così raffinato... Rossini, Gluck, Mozart) irridere a Cura! E questo fa invece ridere me.
Certo, lo vorrei sentire in tutt'altro repertorio!
Se penso a quali scossoni provocherebbe al mondo della musica se eseguisse (che so) l'Imperatore della Donna senz'Ombra.
Finalmente il pubblico potrebbe avvertire il contrasto stridente fra l'astrazione celestiale dell'Imperatrice (divina) e la fisicità bruta del suo uomo (terrestre).
Diventerebbe chiaro quel risvolto di violenza (caccia, sangue) insito nella conquista dell'imperatore e nella sottomissione (sia pure gradita) dell'Imperatrice.
E invece siamo pieni di kaiserini (...), tutti probi ed educati, quasi più solenni e austeri della stessa imperatrice (l'ultimo che mi è capitato è stato l'inqualificabile Thomas Moser, che tutti stimano ed ammirano per il repertorio raffinato, mentre non ha un quinto del potenziale di Cura).
Pensa a cosa combinerebbe il nostro simpatico bullo, lo dico spesso, in Monfort dei Vespri Siciliani: già, è ruolo da baritono, ma che non creerebbe alcun problema vocale a una voce piuttosto grave come la sua.
Il personaggio ne uscirebbe ingigantito, come forse non abbiamo mai visto.
Finalmente la volgarità soldatesca del maturo militare, l'arroganza del dominatore, ora piegata dalla consapevolezza dell'età, la paura del vuoto (immenso e orribile) e il bisogno di certezze, di affetti elementari.
Sarebbe la parte ideale per lui, altro che Sansoni o Cid.
Pensa cosa combinerebbe a contatto con Hermann della Dama di Picche: ...sì, è muscolare e esagitato, hai ragione. Ma forse proprio uno tipo così, fanatico e virile, instabile e irritante, potrebbe aprire nuovi spaccati al persaonggio.
Certo renderebbe finalmente comprensibile la dannazione di Lisa, la sua volontaria auto-distruzione.
Fra pochi giorni vedrò a Vienna Shicoff in questa parte.
Oddio: tutto il rispetto, ma se devo pensare a quel signore di mezz'età, con i capelli tinti di rosso, abituato a fare il signorino isterico e (a parer suo e dei suoi ammiratori) intellettualizzante, con tutti i tic "psicologici" da generazione anni '70, mi viene un po' di malinconia, te lo confesso...
Shicoff è proprio il tenorino di buon professionismo, impegnato e coinvolgente, che passa per un grande in virtù di logiche "intellettualistiche" che però non rendono conto della stostanza artistica, del valore che - sia pure in potenza - distingue il grande dal medio.
E' vero che Shicoff canta il capitano Vere, mentre Cura non va oltre a Dick Johnson.
Però, se la gente andasse a vedere bene, si accorgerebbe che Shicoff nel capitano Vere sbaglia le note, entra quando gli capita, manda a monte l'orchestra e fa impazzire il direttore.
Mentre Cura, sia pure in Dick Johnson, è un musicista di prima categoria.
Anni fa, quando ebbi l'occasione di conoscerlo a Vienna, rimproverai Cura di sbagliare il repertorio.
Lui mi confessò che avrebbe voluto cantare Peter Grimes e Nerone di Boito, ma che nessuno glielo chiedeva perché lo volevano solo nel grande repertorio.
Balle!
Se Cura volesse avrebbe l'autorità di proporre certi personaggi ai teatri; è che non ha voglia di sperimentarsi, di proporsi per altro rispetto a ciò che è diventato.
Ma forse, effettivamente, è anche colpa dei teatri, che non riescono a vedere in lui nient'altro che il tenore da loggione.
Resta il fatto che, per me, stiamo sperperando un potenziale notevole.
Io ormai non vado più a sentirlo a teatro.
Non ho alcun interesse di sentirgli massacrare Andrea Chenier e Samson. E men che meno il Cid.
A differenza tua, non mi auguro che "abbozzi" sfumature e mezzevoci che non sa fare, nè tecnicamente, nè musicalmente, che si finga più "sobrio" e interiorizzato solo perché possiamo dire che "sta mettendo giudizio".
Io preferei che continuasse a sbraitare divinamente come solo lui sa fa, con quei fraseggi martellanti e dai bagliori declamatori, e a incarnare la più rude e genuina popolanità.
Anch'essa a teatro deve essere incarnata.
In quattro secoli di repertorio, c'è posto per tutti, tranne che per le mezze tacche (specie quelle intellettuali e raffinate)
Salutoni,
Mat