da Enrico » gio 17 feb 2011, 18:30
Ho acquistato qualche giorno fa la seconda registrazione di Muti, al prezzo di 5,90 euro nella nuova collana economica di opere della Decca (che comprende anche alcuni titoli, sempre i soliti, del catalogo Philips).
Questa edizione dei Pagliacci non l'avevo presa quando veniva proposta come "disco del mese" (è del 1992) ma l'avevo ascoltata una volta, tanti anni fa, trasmessa per intero una sera da Radio3, che all'epoca faceva anche ascoltare una o due volte a settimana le novità discografiche. Mi ricordavo che era un'edizione senza le vecchie varianti e senza acuti aggiunti (ma Pavarotti nel Vesti la giubba ride, e piange alla fine perfino più di altri, evidentemente con la benedizione di Muti, perché in altre registrazioni - anche in concerto - è molto più contenuto e sobrio), e che Pavarotti soprattutto nel finale cercava di tirare fuori una grande quantità di voce con una partecipazione interpretativa maggiore del solito, anche se un po' esteriore: forse cio' è dovuto anche al fatto che, trattandosi di registrazione live in concerto, a Philadelphia, probabilmente l'orchestra diretta da Muti risultava più possente di quanto non si senta dal disco; e certe cannonate di grancassa e piatti sembrerebbero confermarlo, i momenti di ricercata eleganza si alternano a quelli di terribile fracasso, senza l'equilibrio saggio ma modernissimo della registrazione di Serafin con la Callas: registrazione che cito di nuovo, ricollegandomi all'antico avvio di questo thread, perché mi dispiace per la Dessì ma nel suo modo di cantare non trovo niente né della perfetta dizione nè del fraseggio "vero" e giusto della Callas: rimane la voce, che non mi è piaciuta mai particolarmente né in disco né quell'unica volta che l'ho sentita dal vivo in un concerto in cui cantava un po' di tutto, da Verdi a Puccini: è chiaro che non possiamo paragonare la Dessì alla Callas, ma è anche chiaro che per dare significato e credibilità alla parte di Nedda la voce da sola non basta. Juan Pons, presente in molte produzioni dei Pagliacci, ha tanta voce sana e tonda, e nulla più, dal momento che Muti gli toglie anche gli acuti: molti cantanti che ho sentito in piccoli allestimenti provinciali cantavano e interpretavano meglio di lui: e in disco trovo sicuramente più interessante perfino Wixell nell'altra registrazione con Pavarotti. Paolo Coni come Silvio mi sembra vocalmente abbastanza piatto e grigio, ma in sua difesa posso dire che alcuni mesi dopo, in un Rigoletto che ho ascoltato in teatro con la direzione di Peter Maag, era molto più convincente come interprete, e la voce appariva dal vivo molto più ricca e sonora. Alla fine mi sembra un'edizione poco significativa e riuscita a metà: Pavarotti a modo suo funziona, ma aveva già fatto un'altra registrazione, quella con Patanè e la Freni, con meno fatica e risultati simili: forse questa voleva essere una specie di prova americana prima del debutto nell'opera alla Scala: ma sappiamo che anche lui, come succede oggi a Kaufmann, rinunciò per malattia, e i Pagliacci andò poi a cantarli al Metropolitan, con la solita regia di Zeffirelli (non in maniera memorabile, ma nemmeno tanto male per i suoi sessant'anni).
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Enrico B.