PBagnoli ha scritto:Storey non mi sembra tenore da inaugurazione, ma la coppia Chèreau-Peduzzi è la Storia del teatro
Sono appena tornato da Amsterdam dove ho ascoltato
Da una Casa di Morti di Janacek, proprio con la coppia Chéreau-Peduzzi (però dirigeva Boulez: quella sì sarebbe stata una scelta forte per il Tristano inaugurale!)
Su Peduzzi il tempo è trascorso, impietosamente: le sue scenografie sono vecchie, ancora appesantite da un'estetica disperatamente anni '70-'80.
Temevo la stessa cosa per Chéreau: non avevo più visto un suo spettacolo d'opera dal famoso Don Giovanni.
I miei timori erano acuiti anche da una certa mia diffidenza verso lo Chéreau regista d'opera.
Sono convinto che sia assurto (giustamente) a rango di mito - fra gli anni 70 e 80 - più per il suo spirito innovativo e "impegnato" che per reale eccezionalità tecnica.
Sinceramente persino i suoi storici Ring e Lulu a me sono sempre parsi tecnicamente piuttosto rudimentali.
Invece la regia della
Casa di Morti mi ha fatto piacevolmente ricredere. La polvere vetero-ideologica c'è ancora, evidentemente, ma viene presto spolverata via da una vitalità narrativa da primo della classe. Lo spettacolo è stato un concentrato di straordinarie intuizioni emozionali e psicologiche; i cantanti (pur senza essere quelli fantastici di Abbado) hanno rcitato benissimo e soprattutto il montaggio (in un'opera che praticamente non ha un filum a cui aggrapparsi) era da grandissimo regista.
E poi c'era Boulez... e qui ogni commento è superfluo.
MacKerras e Abbado sono stati letteralmente spazzati via: ogni volta che sento Boulez dal vivo (finora ho avuto questa fortuna nel Rossignol, l'uccello di fuoco, il pierrot lunaire, il Retablo de Mese Pedro, il Castello di Barbablu - due volte - e Dafne e Cloe) ho la sensazione di un gigante che svetta su tutti gli altri con una semplicità e una grandezza senza confronti possibili.
Tornando al topic, sono anche io - a questo punto - curioso di vedere il Tristano di Chéreau; meno di sentire la direzione di Baremboim, che ho già sentito due volte in Tristano... sì, d'accordo, bella, grande, enfatica, struggente; ma insomma non è il tipo di Wagner che piace a me.
Dal vivo in quest'opera ho sentito anche Rattle (Amsterdam 2001) e Salonen (Parigi 2005) e vi assicuro che - almeno a mio personalissimo gusto - non c'è paragone.
Venendo alla stagione scaligera, me la sono letta e riletta, non solo in funzione di qualche mia sortita a milano, ma soprattutto pensando a qualche gita di gruppo del mio club.
Devo ammettere che mi sono cascate le braccia.
Non c'è un solo spettacolo che, già sulla carta, ti faccia saltare sulla sedia.
Ce ne sono solo tre che potrebbero interessare per alcuni versi, ma poi decadono sugli altri fronti.
Alla fine, più per inerzia che per altro, penso che andrò a sentire solo il Tristano, il Cirano e il Giocatore.
Per il Tristano, tutto l'interesse è puntato sulla nuova regia. Il direttore a me personalmente interessa meno (in quest'opera!).
Il cast non mi interessa affatto. Come diceva Rossini, il bello non è nuovo (anzi diciamolo, è vecchio, stravisto, strasentito) e il nuovo non è bello.
Il Giocatore, opera che amo follemente, poteva essere il punto forte della stagione. Anche perché in questo caso e in questo repertorio la presenza di Baremboim (questa sì che è una grande idea, altro che Tristano) poteva essere eccitantissima.
Peccato il cast: considerata la scarsa dimestichezza del pubblico italiano per questo titolo, si doveva puntare a nomi forti, di impatto fragoroso.
Gli estremi c'erano: come Paolina si poteva rincorrere una Netrebko, una Stemme, una Johanson, come Babulenka (visto che ne abbiamo parlato altrove) una Baltsa o una Silja.
Ma sono anni ormai che noto che il problema della Staatsoper Unter den Linden è proprio quello di sbagliare i cast. L'inverno scorso ho visto naufragare un bellissimo Dottor Faust (bellissimo per Baremboim e Mussbach) nel disastro di un cast da filodrammatica di paese.
Sto pensando se valga la pena di ascoltare Domingo ultra-settantenne (ammesso e non concesso che si presenti) nel Cyrano.
Certo: mi attira anche la regia della Zambello (ZAMBELLO, porcaccia la miseria, NON ZIMBELLO come quei minus habentes della Scala hanno scritto sul sito!!! Ma possibile che dobbiamo farci sempre ridere dietro dal mondo???).
A parte Domingo il cast è un po' domenicale: la stessa Rodvanovsky - che ho appena sentito nello Stiffelio a Londra - è bravina, ma non geniale.
Possibile che per il ritorno di Domingo alla Scala non si potesse trovare un titolo più indicato? Oltre a non avere più l'età per la parte, il tenore spagnolo non ha nemmeno più la voce: ormai è baritonale e senile. L'ultimo Siegmund di Londra (2005) è stato malinconico.
Non era meglio allestire un Billy Budd (che alla scala non credo si sia mai visto) con un suo debutto come Capitano Vere?
E se non si volevano spendere i soldi di una nuova produzione, perché non far venire Domingo con qualcuno dei nuovi personaggi studiati per l'America?
Ad esempio far venire dal Met il "Primo Imperatore" (di Tan Dum) o il "Nicola e Alessandra" di Drattel da Los Angeles, opera in cui Domingo ha interpretato per la prima volta nella sua carriera un ruolo assolutamente torbido come Rasputin, dicono splendidamente?
Per la Meier si può fare lo stesso discorso che per Domingo; è una cantante straordinaria: fra l'altro l'ho appena applaudita come fantasmagorica Ortrud a Parigi. Però, ad esempio, per i soci del Wanderer Club (e non credo solo per loro) sarebbe la quarta volta che la vediamo in Isolde, senza contare cd e dvd.
Era giusto farla approdare alla Scala in questo ruolo, ma chiamarla adesso - dopo che per lustri l'ha fatta ovunque- fa passare la Scala per una periferia del mondo: come per la Sacrestana della Silja.
Sinceramente avrei preferito sentire la Meier alla Scala in qualche debutto autorevole e più adatto all'età già matura: tanto per restare nei titoli della stagione, avrei preferito sentirla come Judith del Barbablù o come Madre del Prigioniero, magari entrambi i ruoli nella stessa sera (come tempi e fatica sarebbe stato meno della sola Isolde). E invece dovremo sorbirci la solita Herlitiuz (brava, ma certamente meno carismatica della Meier), per non parlare di quella vera e propria assurdità della Marrocu come Madre nel Prigioniero.
Ok... facciamoci del male!
E visto che siamo arrivati a parlare del dittico Bartok/Dallapiccola, questo poteva essere un altro titolo interessante per me e per il Wanderer, se non fosse per il cast vocale infimo.
Per lanciare l'operazione, mi sarei aspettato non solo un direttore e un regista famosi (benché su di loro io nutra fortissimi dubbi) ma soprattutto un cast di nomi grossi: quanto meno un Thomas Hamspon come prigioniero (o Gunn, Schovus), un Rene Pape come Barbablu, un Langridge come carceriere (o Workmann o Kuebler).
pBagnoli ha scritto:della Bohème di Zeffirelli ne ho strapiene le palle
me too.
Ma meno ancora ho voglia di sciropparmi una vedova allegra con Pizzi e la Westbroek o un Trittico dove il meglio che ci si possa aspettare è la Lipovsek in Principessa (o Madonnina!)
Quanto a Nucci, lo lascio tutto ai suoi estimatori e io mi tengo Terfel!
Anche perché già non reggo Nucci quando si atteggia ad attore tragico... figuriamoci quando fa lo spiritoso!
il Macbeth di Vick era oggettivamente un brutto spettacolo e la Urmana non mi sembra una scelta particolarmente coraggiosa come Lady
La Urmana è già stata ascoltata dal Wanderer a Londra, al suo debutto come Lady: sicuramente meglio lì che in Aida; ha un bel vocione e un naturale piglio "cattivo".
Però non mi dice niente e questo lo dico avendola sentita in tutte le salse (da Kundry a Judith, da Eboli a Iphigenie).
Nemmeno la Maria Stuarda mi interessa.
Per la semplice ragione che non si fa Maria Stuarda senza Maria Stuarda.
Mi sono già sciroppato la Devia in questo ruolo a Roma: non mi fregano un'altra volta!
Mi spiacerà perdermi l'Elisabetta della Antonacci (che sarà favolosa), in compenso sono sollevato di non dover subire un'altra pizza di Pizzi.
Eviterò anche quella malinconica ripresa del Wozzeck: lo so che quando si impegna Gatti è bravino, e probabilmente farà anche un Wozzeck carino, ma se la Scala non riesce a trovare un direttore più interessante in un'opera del genere c'è da restare depressi.
Il cast ancora una volta non presenta un nome di rilievo, a meno che non si debba andare in solluchero per Wottrich in Tamburmaggiore o per la solita Herlitiuz in Marie... io no.
Quanto all'Andrea Chenier, mi spiace ma il cast è un concentrato di quel che non voglio nè vedere, nè sentire in questa bellissima opera, a partire dal direttore fino ai singoli interpreti.
Sospirando amaramente, un salutone a tutti.
Matteo Marazzi
Lissner! Lissner! Per quanti anni ancora dovremmo darti fiducia??