teo.emme ha scritto: è un Wagner "diverso" da come ci hanno abituato.
Dipende da come sei stato abituato tu.
Io sono stato abituato molto bene in
questo Wagner in cui anche la Sutherland avrebbe effettivamente avuto qualcosa da dire, posto che l'avesse frequentato: Eva, Elisabeth, Elsa - se si vuole prescidere da quel coté erotico che negli ultimi decenni sembrerebbe aver trovato una precisa ragion d'essere - possono parlare tranquillamente con un linguaggio angelicato e nessuno troverebbe molto da dire. O meglio: io troverei da ridire (specie dopo aver sentito una Silja con Sawallisch in "Dich, teure Halle": e secondo me se le mangia tutte, ma qui andiamo veramente sui gusti personali), ma dalla Sutherland non posso aspettarmi chissà quali introspezioni erotiche.
Maria Muller, Lotte Lehmann, Tiana Lemnitz, Annelies Kupper: sono i primi nomi che mi vengono in mente e mi sembra che nessuna di esse avesse bisogno di sentire i bei suoni angelicati della Sutherland per imparare a cantare il repertorio wagneriano.
Va anche detto, teo, che stiamo parlando di ruoli cantabili tranquillamente con criteri "italiani": Elisabeth non è Ortrud, Eva non è Isolde, Elsa non è Kundry.
Certo, c'è Sieglinde: infatti è sicuramente uno dei due brani nei quali la Sutherland è palesemente a disagio, l'altro essendo - come giustamente sottolineava Pruun - la ballata di Senta, per la quale comincia già a necessitare una declamatrice, l'unica che possa rendere quello spirito visionario di cui parlava Gabriele.
Splendido invece l'assolo dal
Rienzi. D'altra parte il linguaggio di quest'opera si presta molto bene a colei che, secondo me, ha incarnato al meglio le caratteristiche di quello che sarebbe dovuto essere il soprano ideale per le prime opere verdiane (il suo "Santo di Patria" secondo me è l'unico veramente giusto col farci sentire il giusto equilibrio fra canto di sbalzo e correnti ascensionali tipiche del primo Verdi): e quindi va benissimo anche per un'operona retorica e meyerbeeriana, ancora senza quelle forme estetiche tipiche del Wagner più maturo.
Davvero, teo: sembra che tu abbia avuto dei traumi con le interpretazioni wagneriane che hai frequentato!
teo.emme ha scritto: Devo dire che l'unico difetto che posso riscontrare, lo rilevo nella direzione di Bonynge, che non del tutto a proprio agio in questo repertorio.
Ancora una volta non sono d'accordo: grande concertatore di tutto il repertorio ottocentesco (secondo me, l'unico oggi che gli stia alla pari, ma dotato di un maggior talento visionario, è Marc Minkovski), avrebbe ben figurato anche nel repertorio wagneriano "biondo" come
Lohengrin e
Tannhauser (oltre, si capisce, a
Rienzi)
teo.emme ha scritto: Comunque gran disco...e se mi si consente la provocazione: questo della Sutherland è la dimostrazione che un altro Wagner è possibile (e auspicabile...).
Figurati se non ti consento di esprimere il tuo parere!...
Però secondo me dovresti finire di inquadrare nella tua testa, magari con qualche ascolto in più,"
un" Wagner, prima di pensare ad un "
altro" di cui nessun altro sembra sentire la necessità.
Un abbraccio,
Pietro