Non capisco, ma non ti si aprono direttamente come a me?
Comunque ti ringrazio della risposta, nonostante la stanchezza post-esame e pre-lavoro!
Ma sulla Verrett non condivido:
Innanzitutto il timbro. Tu dirai e che importa? invece per me importa, eccome...
Torniamo sempre lì!
Il timbro... il fascino fisico... il carisma...
Ebbene, mi darai atto, Pruun, che questo io l'avevo riconosciuto fin dal mio primo post sulla Verrett.
E' vero: il timbro è rigoglioso (nonostante le diffuse durezze)
E' vero: era una gran bella donna
E' vero: sapeva magnetizzare l'attenzione.
Ok, ma questo non è canto.
Questa non è interpretazione operistica.
Gente con bel timbro, bel corpo, bella faccia e piena di fascino la trovi anche al supermercato.
Quello che io intendo per canto è qualcosa di diverso.
Anzitutto musica (il chè significa scienza del ritmo, della dinamica, del colore sonoro, della frase musicale e delle sue articolazioni) e ovviamente teatro, perché l'opera è teatro: quindi scienza della pronuncia, dell'articolazione sillabica, della mimica, ecc....
Ora tu potrai dirmi finché vuoi che anche il "timbro" e (aggiungo io) l'aspetto fisico, sono già valori espressivi.
E' vero... Servono anche loro a costruire un personaggio.
Ma sono la bravura dell'asino!
Nel senso che non c'è alcun merito ad averli.
In astratto posso concordare con te sul fatto che il timbro e la fisicità della Verrett corrispondono al tipo di personaggio che hai descritto: sensuale ma in modo matronale (donde la sfumatura "materna"), risoluta, rigogliosa.
Bene, e poi?
Basta avere un timbro e una faccia così e così?
E dove mettiamo la musica e il teatro?
Io ho presentato questo confronto non perché volessi paragonare un'interpretazione a un'altra: è chiaro che sono diversi le idee e il progetto. Ma questo era scontato.
No, io ho proposto il confronto perché mi pare incommensurabile la differenza nella qualità di canto.
Da una parte c'è una che (quale che sia la sua interpretazione) sfrutta il canto in tutte le sue possibilità, coltiva e rispetta la parola, sa gestire ritmi, colori, giochi dinamici.
Dall'altra una che mette una nota dopo l'altra.
Ad esempio, tu scrivi:
Questa Lady è sensuale, ferina,... io nel suo "Follie" ci sento una sfumatura supponente, materna
un'impressione che mi si rafforza nell'ironia del "Ma dimmi altra voce.." anche qui con una fumatura materni
questa femminilità rigogliosa e sensuale, questo complesso edipico mostruoso evocato dalla morbidezza della voce e dalla sicurezza (apparente) del personaggio
Bene, dove lo senti tutto questo?
Avanzo una risposta (dimmi se sbaglio): nel timbro.
Per esprimere sensualità (perché ammetto che la esprime) la Verrett usa forse il ritmo, i chiaroscuri?
La Gencer è sensuale nel "vien" perchè varia l'emissione (sfodera il suo registro misto di gola) e la dinamica (un sussurro) e il ritmo (brevissimo, quasi un sopiro).
La Verrett cosa fa DI MUSICALE per essere sensuale?
E per essere materna?
Tira fuori il suo "timbro" sempre uguale.
In compenso, possibile che solo io resti allibito di fronte a quelle frasi musicali (che, come sempre in Verdi, avrebbero bisogno di essere "respirate", accarezzate, variate di mille pulviscolari intuizioni ritmiche) eseguite dalla Verrett con quella rigidità da studentessa?
Vedo che non hai commentato "Quell'animo trema, combatte, delira".
Per me qui siamo a livelli di quasi dilettantismo... Persino la Moedl canta quella pagina molto meglio.
Lo stesso vale per la cabaletta.
Poi perché la cabaletta non ti convince? ... mi pare che regga bene il tempo di Abbado
Ma Pruun... un cantante (specie se considerato "storico") non deve solo "reggere un tempo", vivaddio!
Deve introiettarlo il tempo! Deve riempilro di se stesso!
Anche se è il direttore a deciderlo, è comunque dal cantante (come dice Elektra) che la musica deve sgorgare!
Se anche Abbado non stacca il tempo giusto e lo gestisce male (mi spiace per Gustav, ma l'opera italiana ha un respiro ben preciso), una cantante vera avrebbe dovuto renderlo vivo con la sua personale pulsazione.
Anche la Gencer, a un certo punto, si trova costretta da Gui in un ritmo troppo lento (quando rientra: "vedi, le mani ho lorde anch'io").
E' chiaro che il tempo è un po' troppo lento e credo, conoscendola, che lei avrebbe voluto risultare più precipitosa; ma nessun problema.
Prontamente la cantante si adatta al ritmo e vi scioglie la frase con uguale determinatezza.
Insomma, io non dico che la Verrett canti male.
E capisco benissimo il fascino di quel timbro (e tutto ciò che può comunicarci).
Ma per dire che uno è al vertice delle classifiche di un ruolo ci vuole qualcosa in più.
Una costruzione musicale e drammatica vera!
Ho detto che la Callas non mi piace nella Lady Macbeth scaligera, ma in ogni frase c'è comunque un'elaborata architettura.
Le note non sono semplicemente una dopo l'altra, come si farebbe a una prima lettura.
La Verrett questo mi comunica: la prima lettura.
La pronuncia è dilettantesca e impresentabile, i colori pochissimi, i ritmi scanditi a solfeggio, le frasi buttate lì.
Insomma, scusami. Sembra che ce l'abbia con i tuoi beniamini!
Ma non è così! E' solo che non riesco a starmene zitto!
Io voglio che il cantante si sbatta (come farebbe un pittore, un poeta, un architetto) perché è l'unico modo per costruire qualcosa!
Salutoni
Mat