Sul pubblico dell'opera

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Sul pubblico dell'opera

Messaggioda Tucidide » sab 08 dic 2007, 11:45

Cari forumisti, vi sottopongo alcune riflessioni che mi sono passate in mente in questo periodo, ascoltando e leggendo (non solo qui, ma anche altrove) la voce dei melomani d'Italia.

Punto 1. Esiste una schiera di pubblico che si scandalizza per esiti vocali che definisce scandalosi, in teatro ed in disco. Mentre alcuni passano sotto silenzio una prova indecorosa, altri si sentono defraudati.

Punto 2. Le persone di cui al punto 1 hanno in uggia che il pubblico a loro circostante applauda le suddette prestazioni canore da loro giudicate indegne: essi ritengono, e lo dicono ad alta voce e lo scrivono a chiare lettere, che adesso, il pubblico che si reca a teatro sia composto in massima parte di incompetenti, che applaudono qualunque cosa venga loro ammannita, acriticamente in quanto inconsapevolmente.
Condivisibile o meno che sia ciò, è pacifico che i pubblici siano molto più di manica larga di un tempo: che ciò sia specchio di una minore competenza, non saprei dirlo.

Punto 3. Ammettiamo che sia vero ciò che affermano costoro: il pubblico che va all'opera è incompetente, più incompetente di un tempo.
Domanda: da che cosa dipende ciò?

Io avrei una risposta un po' provocatoria... Sentite.
L'opera lirica è oggetto di passione di una schiera molto limitata di pubblico. Dal mio punto di vista, credo che i melomani autentici, che si scannerebbero (bonariamente, ovvio :wink: ) come facciamo noi sul web o de visu, siano molto pochi. Sembriamo tanti, sui vari forum, perché siamo raccogliticci da tutta Italia, e l'unione fa numero.
Tuttavia, a teatro ci vanno molte persone che non condividono con noi questa "visceralità". Sono loro quelli che applaudono acriticamente tutto.
Domanda: perché caspita questi vanno a teatro?
Risposta provocatoria: perché si sentono in dovere di farlo: l'opera è considerata "cultura" (lo è, intendiamoci), e fa figo andarci: è uno status symbol. Conosco diversi miei coetanei che, avvicinadosi alla trentina ed aspirando ad un posto nell'intellighenzia culturale, cominciano a sentirsi in dovere di andare a teatro e di ascoltare l'opera. Logicamente, non avendo mai ascoltato un tenore prima, appaludono anche un cane che abbaia.
Esattamente l'opposto succede con il calcio: è considerato uno spettacolo indegno dagli schizzinosetti con la puzza sotto il naso, e fa molto "colto" non seguirlo: pertanto, chi va allo stadio è quasi sempre gente che segue con fervore quello sport. Se passasse il messaggio che "il calcio è cultura", si troverebbero gli stadi colmi di persone che non sanno nemmeno che cosa sia il fuorigioco.

Confutazione delle premesse: sarà anche così, ma lo è da sempre: niente di nuovo sotto il sole.

Secondariamente, non ha senso a mio avviso scandalizzarsi per il successo di pubblico raccolto da prestazioni vocali indegne: l'opera nasce come forma d'arte, dunque ad uso e consumo ASSOLUTO del pubblico. E' il pubblico, e non altro a decretare il successo di un artista.
Dirò di più: non ha senso dire che la tal prova, pur avendo suscitato uragani di applausi, è stata scadente. L'artista che l'ha prodotta è responsabile solo di fronte al pubblico, è esso il suo giudice unico.
E i fischi degli intenditori non valgono più degli applausi degli incompetenti.
Non ha senso, dal mio punto di vista, lamentare incompetenza nel pubblico, poiché è anche per il pubblico incompetente che si monta un allestimento.

:arrow: N.B. Temo che questo mio post sia uno sproloquio più adatto ad un sofista greco di V secolo a.C. più che ad un melomane di XXI d.C. :oops:
Purtroppo, con il medium costituito dallo schermo del pc, è difficile esprimersi compiutamente. :D
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Sul pubblico dell'opera

Messaggioda MatMarazzi » sab 08 dic 2007, 15:55

Tucidide ha scritto:Tuttavia, a teatro ci vanno molte persone che non condividono con noi questa "visceralità". Sono loro quelli che applaudono acriticamente tutto.
Domanda: perché caspita questi vanno a teatro?
Risposta provocatoria: perché si sentono in dovere di farlo: l'opera è considerata "cultura" (lo è, intendiamoci),


Caro Tucidide,
sempre stimolanti i tuoi argomenti! :)

Dunque, io parto dalla premessa che ho una grande ammirazione per il pubblico, quello di ieri e quello di oggi.
E questa premessa coincide con le tue conclusioni! :)
il pubblico ha sempre avuto difetti (il primo è quello di pensare che tutto quel che si vede di bello nasca oggi: non conoscono nè considerano l'importanza della tradizione e questo li rende spesso ingenui nei guidizi), ma i pregi sono di gran lunga superiori.
Il principale pregio è che, come dicevi tu, il pubblico in senso lato è l'interlocutore unico dell'artista: ben più dei singoli super-competenti, che - in effetti - contano fino a un certo punto, almeno per me.

Quanto al problema dell' "intellettualismo" del pubblico oggi, io non lo considero un problema, ma una naturale evoluzione dell'opera, il suo modo per "sopravvivere".
Molti decenni fa l'opera era un grandioso fenomeno popolare.
Oggi non potrebbe più esserlo perché la concorrenza di altre forme di spettacolo (tv, radio, canzoni, cinema, concerti pop) sarebbe spiazzante.
Questo ha costretto l'opera a cercare una nuova dimensione, anzi un nuovo target: il livello di intellettualismo (di pubblico e spettacoli) si è alzato e così pure si sono alzati i prezzi degli spettacoli.

Ora l'opera è un fatto più intellettuale e meno viscerale.
Il pubblico che trent'anni fa non andava all'opera perché era un genere da gente semplice, oggi affolla certe prime, alla ricerca di emozioni molto meno viscerali, ma più sofisticate e culturalmente complesse.
E così può capitare che il pubblico di oggi sappia intendere le complesse allegorie di una regia criptica o si esalti alle strane sonorità di un'orchestra barocca e poi non sappia distinguere fra suoni "vocali" ortodossi e altri eterodossi (forse non gli interessa nemmeno più).
Nel mio club, che non è certo fatto di snob ma nemmeno di melomani, se annunciamo una trasferta con Alagna o Villazon alzano appena la testa, mentre se ne annunciamo una con una nuova produzione di Carsen o un debutto di Gardiner accorrono come indemoniati.

E' un declino? E' un progresso?

Nè l'uno, nè l'altro, per me.
Solo un'evoluzione che l'opera si è data per non soccombere (come si temeva fino a trent'anni fa).
Ed è grazie a questa svolta intellettualistica che l'opera (pur smarrendo quel travolgente entusiasmo popolare che un po' rimpiangiamo) non solo è sopravvissuta, ma gode di ottima salute.

Se come spettacolo popolare l'opera non interessa più a nessuno (tranne a qualche vecchietto o nostalgico), come spettacolo intellettuale attira orde di neofiti, che non necessariamente saranno degli snob!
Forse sono semplicemente persone che amano le forme d'arte complesse, le sfide intellettuali, il confronto con personalità stimolanti.
E lo stesso vale per gli artisti: se negli anni 70-80 poteva ancora capitare di incontrare direttori, registi, designer (e persino cantanti, come la Kirby) che evitavano l'opera come la peste, oggi fanno tutti la fila per cimentarvisi.
Per un regista, ad esempio, è molto più qualificante fare una sola opera (nei teatri che contano) che mille spettacoli in prosa, condannati a circuiti più circoscritti. I maggiori architetti si cimentano con teatri e auditoria sempre più avveniristici; i maggiori stilisti fanno a gara per creare i costumi; i coreografi di grido sono regolarmente scritturati anche per vere e proprie regie operistiche; il light designer è diventato quasi una star del mondo dell'opera.

Dirò di più: non ha senso dire che la tal prova, pur avendo suscitato uragani di applausi, è stata scadente. L'artista che l'ha prodotta è responsabile solo di fronte al pubblico, è esso il suo giudice unico.


E questa è esattamente la conclusione a cui pervenivo io.
Se il pubblico è più indulgente con i cantanti (e meno con direttori e registi, che ancora raccolgono fiaschi spettacolari anche nei teatri più chic, come dimostra la miserevole caduta di Marthaler nel Don Giovanni a Parigi), questo non è per ignoranza del pubblico, ma per cambiamento di prospettive.
Ognuno di noi è libero di restare ancorato alle sue prospettive, e non di meno - come dici tu - sono quelle dle pubblico (in senso lato) che contano davvero su un piano storico.
Io poi, pur rimpiangendo l'entusiasmo dei nostri nonni, che conoscevano a memoria la Forza del Destino e l'Andrea Chenier, e che adoravano o fischiavano Lauri Volpi, sono contento di questa svolta dell'opera verso la cultura "alta".
Amo talmente questo genere, che mi va bene ogni vesta con cui si presenti.

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Messaggioda tatiana » sab 08 dic 2007, 17:18

Questa discussione mi piace in modo particolare. Continuate, è troppo interessante, non fermate vi, mi interessa molto.

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Messaggioda MatMarazzi » dom 09 dic 2007, 23:05

tatiana ha scritto:Questa discussione mi piace in modo particolare. Continuate, è troppo interessante, non fermate vi, mi interessa molto.

Tatiana



Anche a me piace molto questo tema! :)
Ma pare che nessuno abbia altro da aggiungere...
Tu che ne dici? Come vedi la situazione del pubblico oggi?

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Re: Sul pubblico dell'opera

Messaggioda tatiana » lun 10 dic 2007, 12:59

MatMarazzi ha scritto:
Quanto al problema dell' "intellettualismo" del pubblico oggi, io non lo considero un problema, ma una naturale evoluzione dell'opera, il suo modo per "sopravvivere".
Molti decenni fa l'opera era un grandioso fenomeno popolare.
Oggi non potrebbe più esserlo perché la concorrenza di altre forme di spettacolo (tv, radio, canzoni, cinema, concerti pop) sarebbe spiazzante.
Questo ha costretto l'opera a cercare una nuova dimensione, anzi un nuovo target: il livello di intellettualismo (di pubblico e spettacoli) si è alzato e così pure si sono alzati i prezzi degli spettacoli.

Ora l'opera è un fatto più intellettuale e meno viscerale.
Il pubblico che trent'anni fa non andava all'opera perché era un genere da gente semplice, oggi affolla certe prime, alla ricerca di emozioni molto meno viscerali, ma più sofisticate e culturalmente complesse.
E così può capitare che il pubblico di oggi sappia intendere le complesse allegorie di una regia criptica o si esalti alle strane sonorità di un'orchestra barocca e poi non sappia distinguere fra suoni "vocali" ortodossi e altri eterodossi (forse non gli interessa nemmeno più).


Ecco, io credo che sia successo proprio questo.
Però i melomani di cui parla Trucidide esistono ancora e allora troviamo un pubblico un po' diviso in due. E qui la vita si fa difficile a noi esecutori. Perchè i direttori artistici di oggi cercano di accontentare il pubblico che descrive Matteo e non si interessano molto ai pochi melomani del tipo di Trucidide. Sapete quante volte ho sentito dire dai direttori artistici: "Oggi le voci grandi non vanno più!". Ma chi l'ha detto??? L'intellettualismo del pubblico di oggi esclude a priori le voci grandi? Mah... Io non lo credo. Oppure l'intellettuale ha paura di ammettere che qualche volta anche lui prova piacere "viscerale" davanti a una voce che gli arriva direttamente ai sensi senza passare necessariamente per il cervello? Guardate che io non parlo solo della voce grande, parlo di quelle voci che suscitano delle emozioni "viscerali" immediate, non so se riesco a rendere bene la mia idea.
Voi che ne pensate?

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Re: Sul pubblico dell'opera

Messaggioda MatMarazzi » dom 27 gen 2008, 2:52

tatiana ha scritto:"Oggi le voci grandi non vanno più!". Ma chi l'ha detto??? L'intellettualismo del pubblico di oggi esclude a priori le voci grandi? Mah... Io non lo credo. Oppure l'intellettuale ha paura di ammettere che qualche volta anche lui prova piacere "viscerale" davanti a una voce che gli arriva direttamente ai sensi senza passare necessariamente per il cervello? Guardate che io non parlo solo della voce grande, parlo di quelle voci che suscitano delle emozioni "viscerali" immediate, non so se riesco a rendere bene la mia idea.
Voi che ne pensate?
Tatiana


Riapro questo thread perché mi era sfuggita la risposta di Tatiana, che invece è interessantissima.
Hai reso benissimo l'idea...
La tua considerazione sulle "voci che suscitano emozioni viscerali immediate" è estremamente forte.
Il contenuto "fisico" di una voce è già portatore di emozioni, indipendentemente dall'interpretazione e dallo stile, hai perfettamente ragione.
E il fatto che certi direttori artistici non lo colgano è solo sintomatico della loro (spesse volte) poca preparazione nello specifico.

Ma per essere ancora più chiari, ci potresti (tu o chiunque altro) fare un esempio di voci che "emozionano" di per sè, solo per l'aspetto fisico?
A me verrebbe da dire la Normann...

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Re: Sul pubblico dell'opera

Messaggioda mozart2006 » dom 27 gen 2008, 22:08

MatMarazzi ha scritto:
tatiana ha scritto:"Oggi le voci grandi non vanno più!". Ma chi l'ha detto??? L'intellettualismo del pubblico di oggi esclude a priori le voci grandi? Mah... Io non lo credo. Oppure l'intellettuale ha paura di ammettere che qualche volta anche lui prova piacere "viscerale" davanti a una voce che gli arriva direttamente ai sensi senza passare necessariamente per il cervello? Guardate che io non parlo solo della voce grande, parlo di quelle voci che suscitano delle emozioni "viscerali" immediate, non so se riesco a rendere bene la mia idea.
Voi che ne pensate?
Tatiana


Riapro questo thread perché mi era sfuggita la risposta di Tatiana, che invece è interessantissima.
Hai reso benissimo l'idea...
La tua considerazione sulle "voci che suscitano emozioni viscerali immediate" è estremamente forte.
Il contenuto "fisico" di una voce è già portatore di emozioni, indipendentemente dall'interpretazione e dallo stile, hai perfettamente ragione.
E il fatto che certi direttori artistici non lo colgano è solo sintomatico della loro (spesse volte) poca preparazione nello specifico.

Ma per essere ancora più chiari, ci potresti (tu o chiunque altro) fare un esempio di voci che "emozionano" di per sè, solo per l'aspetto fisico?
A me verrebbe da dire la Normann...

Salutoni
Matteo


Caro Matteo,
questo tema é molto interessante.Per portare un contributo,potrei dire che,parlando di voci che "emozionavano" fisicamente,a me verrebbe da citare Cappuccilli...oppure,andando un po´piú indietro,Corelli.
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Messaggioda stecca » lun 28 gen 2008, 0:10

Montserrat Caballé....mi emoziona di più una nota sola della Caballé seduta sun un sofà che cento moine di una mezzacalzetta belloccia e con voce surgelata
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Re: Sul pubblico dell'opera

Messaggioda MatMarazzi » lun 28 gen 2008, 0:23

mozart2006 ha scritto:a me verrebbe da citare Cappuccilli...oppure,andando un po´piú indietro,Corelli.


Caro Mozart2006,
la tua risposta è in effetti simile alla mia.
E credo che anche altri daranno risposte simili.
Tanto la Normann, quanto Cappuccilli, quanto Corelli sono voci di corpo densissimo, ridondanti di armonici e di timbro estremamente compatto.
Se dovessimo già tentare una piccola sintesi (ma sarà il caso di attendere altre opinioni) potremmo dire che la quantità di armonici è l'elemento "fisico" più emozionale di una voce.
Mi piacerebbe capire, se questo è vero, cosa ci induce a emozionarci di fronte a un timbro maestoso e grande. Quali sensazioni sprigiona...
E' interessante...

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Messaggioda gustav » ven 08 feb 2008, 19:50

La mia è una posizione un pò contrastante...
Anche se il comportamento da " loggionisti" ha radici anche storiche che affondano nella passione, che è non solo astratta, ma anche concreta nella musica...In verità io sono contrario ai fischi, schiamazzi e gazzarra...
Vi spiego il perché: oggi la classica vive un momento che io non credo sia dei migliori, mentre esistono sempre musicisti che ad essa dedicano vita e corpo...
Ecco che talvolta le loro performance non sono al top, ma per ragioni dettate da una cattiva gestione, da manager senza scrupoli, scadenze, ecc.
A questo si aggiunge una mancanaza di apprezzamento sociale conviso del loro lavoro, al di là della bravura o meno...Mi spiego meglio: per la maggior parte di loro si tratta di una vita grama, guardata quasi di sottecchi, a fronte di una miriade di finti artisti senza talento, ma di sola bella presenza che non facendo neanche un decimo della loro fatica guadagnano somme a sei cifre.
In ragione di tutto ciò, se io non apprezzo preferisco almeno non applaudire. Di certo non sono allo stadio, e un certo contegno va mantenuto.
Tenori, soprani ecc. non sono più simboli nazional-popolari da trattare come tali, ma beni preziosi per la loro conoscenza musicale e culturale da salvaguardare nei confronti di questo futuro che alla classica in generale non sembra poi dare tanta attenzione! :twisted:
«Fortunato l’uom che prende / ogni cosa pel buon verso, / e tra i casi e le vicende / da ragion guidar si fa»
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Messaggioda tatiana » ven 08 feb 2008, 20:13

gustav ha scritto:Ecco che talvolta le loro performance non sono al top, ma per ragioni dettate da una cattiva gestione, da manager senza scrupoli, scadenze, ecc.
A questo si aggiunge una mancanaza di apprezzamento sociale conviso del loro lavoro, al di là della bravura o meno...Mi spiego meglio: per la maggior parte di loro si tratta di una vita grama, guardata quasi di sottecchi, a fronte di una miriade di finti artisti senza talento, ma di sola bella presenza che non facendo neanche un decimo della loro fatica guadagnano somme a sei cifre.


Hai colto proprio nel segno! Per i manager aggiungerei anche il fatto che a maggior parte di loro il discorso puramente musicale non interessa affatto. Si muovono con altri criteri che con la musica non hanno niente a che fare. E lasciano a casa moltissimi di noi perchè non siamo riusciti a raggiungere cahet alti o mercato discografico e mediatico e per loro non rappresentiamo interesse ne economico, ne di immagine. Ma molte volte non si raggiugono le mete sopracitate perchè si vuole rimanere più fedeli al discorso puramente musicale e vocale. Insomma, come dice un mio collega - oggi qualsiasi decisione prendi è quella sbaglata. Credo di essermi spiegata bene

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Messaggioda MatMarazzi » sab 09 feb 2008, 17:10

tatiana ha scritto:Per i manager aggiungerei anche il fatto che a maggior parte di loro il discorso puramente musicale non interessa affatto. Si muovono con altri criteri che con la musica non hanno niente a che fare. E lasciano a casa moltissimi di noi perchè non siamo riusciti a raggiungere cahet alti o mercato discografico e mediatico e per loro non rappresentiamo interesse ne economico, ne di immagine. Ma molte volte non si raggiugono le mete sopracitate perchè si vuole rimanere più fedeli al discorso puramente musicale e vocale.


Cara Tatjana,
Tu sei dentro il mondo dell'opera, vi agisci e vedi le cose dall'interno.
Noi siamo fuori, e possiamo solo ragionare da pubblico, da spettatori.
Non possiamo vedere le cose se non dall'esterno e superficialmente.
Quindi ti chiedo scusa in anticipo per le ingenuità che dirò.

Anche io ho la sensazione che, da qualche anno, gli agenti stiano sbagliando tutto.
E questo lo dico anche se amo la Netrebko e Villazon... :)
Sbagliano perché cercano di trasformare i cantanti i burattini con le caratteristiche "giuste".
Mentre dovrebbero valorizzare l'unicità che ogni artista si porta dietro.

Sbagliano anche i direttori artistici, perché non sono più veri "professionisti" con la capacità di vedere oltre e di intuire le strade interpretative di domani. Sono burocrati, politici e (peggio di tutto) musicologi, impiegati in un mestiere che non conoscono.
Per forza si appiattiscono sulle mode...

Ma allo stesso tempo, il cantante dovrebbe capire che la sua arte consiste nel far dialogare i propri suoni col pubblico di oggi (non quello di ieri), che è il vero e unico interlocutore.
Questo non significa che si devono rincorrere le mode, ma nemmeno che si possa prescindere dal mondo in cui viviamo, che ha certe caratteristiche.

Se gli agenti non aiutano, se i direttori non capiscono, allora i cantanti dovrebbero aiutarsi e capirsi da soli.
E invece ho la sensazione che molti di loro siano i primi ad accontentarsi, a non coltivarsi, a non valorizzare la propria vera personalità, bensì a nascondersi dietro le antiche pose del "cantante d'opera di una volta" e ai suoni rassicuranti delle grammatiche.


Anni fa ho fatto uno stage in un'associazione concertistica che allora era di grande importanza.
Vi si programmavano soprattutto concerti, ma una volta all'anno veniva allestita una produzione operistica esaltata dalla presenza di un direttore leggendario.

In occasione di quello spettacolo si facevano centinaia di audizioni a giovani cantanti, per reperire i cover.
Gli agenti si portavano dietro tutti i loro artisti: trascorrevamo pomeriggi interminabili ad ascoltarli tutti.

Pensa, Tatjana, che quando sono stato scelto per quello stage, io sognavo proprio il momento delle audizioni.
La sola idea mi dava un'eccitazione pazzesca: sarebbe stato il mio sogno potermi dedicare ai cantanti, alla loro arte, alla loro personalità.

Be'... la mia delusione è stata enorme.

Per farti un esempio... non c'era un basso che non cantasse "Il lacerato spirito".
Non potevo crederci: tutti la stessa aria.
Ed erano venti-trenta bassi!!
Ma possibile che fossero così sciocchi da non capire che, anche se cantata stupendamente, alla terza occasione avrebbe dato la nausea?

E poi cosa permette di capire il "lacerato spirito" delle caratteristiche di un cantante?
E' un'aria facilissima (tecnicamente), breve, dove l'unica cosa che si può mettere in evidenza è il bel muggito alla fine.
Possibile che a nessuno venisse in mente di portare (che so) l'aria del mugnaio della Rusalka di Dargomisky? O l'aria del tamburmaggiore del Caid? O il monologo di Seneca dell'Incoronazione di Poppea? O il Fliedermonolog di Sachs? O il Piff Paff di Marcel?
Quelli sono brani da cui si può veramente cogliere la bravura, la personalità, la weltanschaung di un artista!!
E poi la loro scelta avrebbe mostrato una ricerca, un desiderio di esplorare il repertorio, di trovarvi i brani giusti per sè!
No... tutti portavano il Lacerato Spirto.

Passi, se l'avessero fatta bene! O per lo meno in modo originale, personale, tanto per distinguersi dagli altri...
E invece no!
Tutti questi giovani bassi erano lì a far l'imitazione di Ghiaurov, con la voce morchiosa, il ghigno truce, la mascella dura, il sopracciglio alzato, la posa stereotipata, senza un colore, un'espressione, un guizzo, un'idea che non fossero le solite "caricature" da cantante d'opera, vecchie di decenni.

In compenso, tutti si caricavano, come molle, al momento di cacciar fuori il fa grave dell'ultima frase.
L'espressione comunicava "ora li stendo tutti"...
Altro che la lacerazione del padre distrutto!

Ma chi pensano di sbalordire?
Pensano ancora che facendo il "vocione" si possa colpire l'interesse del direttore artistico?
Aria dopo aria, io sognavo che a qualcuno venisse l'idea di sussurrarla quella nota grave, lasciandola galleggiare dolorosamente sulla melodia dolcissima che segue.
Sarebbe stato anche solo un modo per distinguersi dagli altri...
E invece no! Tutti a prender fiato dopo "Maria", caricarsi bene e sparare il loro banalissimo ruggito.

Il direttore artistico, in quell'occasione, non era uomo di grande sensibilità per l'opera. Non credo nemmeno che l'amasse.
Eppure, ti assicuro, ebbe ragione a sbadigliare tutto il tempo, chiacchierando col maestro del coro, senza più ascoltare quei poveri ragazzi venuti da tutta Italia.

Possibile che non si rendessero conto dell'importanza di quell'audizione?
Ok, stupidi gli agenti, che avrebbero dovuto prepararli meglio.
Stupidi i direttori artistici, che in Italia hanno perso da molti decenni la capacità di leggere le potenzialità dei cantanti.
Ok.. ok... Tutti stupidi, anche il pubblico che cerca solo i "belli" come la Netrebko e la Gheorghiou dimenticandosi la voce e la musica (ma sarà poi vero?).
Però io penso che anche i giovani cantanti abbiano le loro responsabilità.
Il "bel suono" (quello che oggi nessuno capirebbe più) è diventata la loro maschera, la loro protezione...
E' più facile fare "bei suoni" che emozionare davvero.

Ho detto un mare di scemenze?

Un salutone
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Messaggioda tatiana » sab 09 feb 2008, 18:48

No, non hai detto un mare di scemenze. Mentre leggevo del Lacerato spirito mi sono fatta un bel po' di risate, immaginando mio marito, pianista accompagnatore e direttore d'orchestra - sono anni che fa la lotta a sangue con i bassi per toglierli quel dannato fiato dopo Maria e farli fare la frase intera "Prega Maria per me" senza fiato e pianissimo. Niente da fare, non ci è riuscito ancora.
Però magari per gli agenti apriamo un'altro thread, altrimenti rischiamo di andare troppo OT. Che ne dici? Lo apri tu? Così possiamo discutere un po' dei meccanisimi di oggi.
Qui lasciamo il discorso sul pubblico anche se in verità i due temi si intrecciano, perchè quello che sente il pubblico di oggi lo portano in teatro gli aganti. Come facciamo allora?

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Messaggioda MatMarazzi » dom 10 feb 2008, 3:00

tatiana ha scritto:Però magari per gli agenti apriamo un'altro thread, altrimenti rischiamo di andare troppo OT. Che ne dici? Lo apri tu? Così possiamo discutere un po' dei meccanisimi di oggi.
Qui lasciamo il discorso sul pubblico anche se in verità i due temi si intrecciano, perchè quello che sente il pubblico di oggi lo portano in teatro gli aganti. Come facciamo allora?


Sono d'accordissimo! :) Dovresti fare la moderatrice tu! :) Ti andrebbe?

Allora, qui lasciamo il discorso sul pubblico.
E sugli agenti ne apriamo un altro.
Ritengo meglio che sia tu a inaugurarlo: io purtroppo ho perso ogni contatto e non ne so nulla, se non indirettamente, da appassionato.

Bacioni,
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Messaggioda VGobbi » dom 10 feb 2008, 11:02

MatMarazzi ha scritto:E' più facile fare "bei suoni" che emozionare davvero.

Sono un semplice appassionato. Non so distinguere un si bemolle da un do di petto, come non so leggere lo spartito. In un certo senso l'affermazione di Matteo, per quanto ne sappia, non e' del tutto azzardata, anche se l'emettere i cosiddetti "bei suoni" credo che si riferisca e lo si possa ottenere con una tecnica vocale adeguata, dove richiede semplicemente studio, studio ed ancora studio.

Personalmente, e l'ho ribadito in piu' frangenti, ad un appassionato non credo importi piu' di tanto come un cantante emetta una nota, quanto il fatto di saper emozionare, di trasmettere i brividi per la schiena, di piangere (e mi ha capitato non poche volte). Uno dei ricordi piu' vividi e' stata proprio la Kostelnicka scaligera della Silja, sentita per 3 volte nella stessa stagione e per tre volte uscito con le lacrime negli occhi. Io questo voglio da un artista e nient'altro ... E' chiedere troppo?
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