pbagnoli ha scritto:Inoltre: conosco molto bene quella registrazione di Pagliacci della RCA. E' bruttissima su tutti i fronti, a cominciare da un Domingo sfiatatissimo, per passare a un Milnes che biecheggia a tutto spiano e per finire con una Caballe' per la quale - come commento - puo' valere l'incantesimo che Harry Potter e i suoi amici lanciano contro i Mollicci
Se dici che nel 1958 era meglio, posso crederci senza problemi...
Interessante quanto "soggettiva" opinione per carità, amor di verità mi obbliga tuttavia a ricordare, a questo punto, che su quel CD oltre al mio irrilevante giudizio estatico (per me MC è semplicemente vocalmente sublime) si affianca quello ben più autorevole di 3 tra i più accreditati critici italiani che quivi riporto, al solo fine di non passare per un "pazzo" che ha preso un personale (quanto legittimo) abbaglio:
"Pagliacci" di Leoncavallo 1971 CD RCA
(Santi, Domingo, Milnes)
E.Giudici (op.cit.) pag.330
"...tre timbri previlegiati. Quello della C. magari lo è un tantino troppo e lei mostra di saperlo ad ogni nota: squisitezze e languori non sono, se vogliamo, attributi che di primo acchito verrebbe in mente di attribuire a Nedda. La grande catalana, troppo intimamente belcantista e portata alla stilizzazione patetica per riuscire credibile in questo repertorio, trasforma quindi Nedda in delicato ninnolo di porcellana in elegante posa da villanella."
R.Celletti (op.cit.) pag. 207:
"M. C. è a tratti affascinante. Nei vocalizzi e nei trilli che aprono la ballata di Nedda sembra di sentire un violino; ma poi, a certi passi dall'aria, la C. ha dato un ritmo e un languore impagabili. Eccellenti, per la finezza dell'espressione, anche taluni momenti del duetto d'amore con Silvio, ma altrove abbiamo avuto semplicemente una prestazione di buon livello".
G.Landini su "L'opera" n.40 pag.54
"Bellezza di voce ancora incantevole, che a tratti fa prodigi di bravura, ma anche interprete capace di leggere il ruolo -e un ruolo così abusato come Nedda- in modo assolutamente originale, non fosse altro per quel lirismo innocente e incantato che rende Nedda una creatura inconsapevolmente crudele"