Ho preso il video "Opus Arte", quello recentissimo da Bilbao e, proprio in questi giorni, ce lo stiamo guardando al Wanderer.
Per ora ci siamo fermati alla terza scena del secondo atto, ma è abbastanza per parlarne.
La regia e le scene sono di una bruttezza e di una goffaggine che è difficile descrivere!
Mi sembra di tornare a quando, da ragazzo, mi dovevo sciroppare le opere proto-ottocentesche che ogni teatrino di provincia si riteneva in dovere di allestire (le conseguenze della Belcanto-Renaissance...) con scenografie sempre tutte uguali, orchestre al risparmio, cori da sbellicarsi...
E c'era anche qualcuno che ti diceva che è giusto così... perchè quel che conta sono i cantanti!
Questo dvd, pur ritraendo uno spettacolo recente, rievoca esattamente quelle giovanili impressioni.
Avete presente quelle scenografie ...un po' simboliche, un po' realistiche? ...un albero, un fondale dal colore indefinito ("turneriano" dice il regista nelle spassose note del booklet), luci fisse come lampioni, scheletri di architetture medievali (tanto per non essere troppo realistici perché, si sa, l'opera non può esserlo), costumi grotteschi (quasi per ironizzare sull'ingenuità dell'immaginario ottocentesco), parrucconi invariabilmente rossi per le donne, quinte da filodrammatica, euritmie di colonnine... Insomma tutto l'armamentario di cui sono vissuti Pizzi e company per quarant'anni...
Bene! è tutto qui, sopravvissuto a Bilbao!!
E poi, naturalmente, bisognerebbe acquistare il DVD solo per osservare i coristi...
Se penso a cosa oggi siamo abituati a vedere! ...cori atletici, coreutici, dai movimenti elaboratissimi, sincronismi spettacolari, imprese tecniche che fanno immaginare giornate intere di lavoro coi registi!
Qui invece...
In questo Oberto non solo il coro ritrova quella sua fantastica immobilità (tutti quelli vestiti di rosso a destra, e quelli blu a sinistra, fermi a guardare il personaggio che intona il cantabile), ma persino quei movimenti "scelti" che temevo non avrei più rivisto: tipo, tutti che fanno per andarsene al termine della prima parte della cabaletta, poi si fermano e si voltano a guardare il tenore che è tornato indietro, verso il pubblico, per il "da capo".
E poi chi l'ha detto che non recitano? Ma quando mai... Sono tutti sorridenti quando celebrano le glorie di Riccardo, tutti tristi quando compiangono il tradimento di Cuniza... dovete vedere le espressioni, i primi piani!!! Cosa sono!
Anche fisicamente mi ricordano i buoni vecchi cori di una volta (o quelli attuali della vagheggiata "periferia" dove si fanno cose tanto più belle che al Covent Garden!).
Meravigliosamente grassi e vecchi, col piglio di quello che "se la vita fosse giusta", ora sarebbe là a cantare la parte del protagonista, truccati e vestiti più da creature di Romero che da gentiluomini medievali...
Bisognerebbe far vedere questo video alle nuove generazioni di melomani, per far capire loro... "come si stava bene nei begli anni in cui non contavano i registi"...
Va be'...
La direzione d'orchestra è di Yves Abel, prevedibile, un po' gaglioffa, ma non trascurata, anzi (finora almeno) abbastanza efficiente.
Bisogna anche considerare che i complessi di cui dispone non sono certo di prima fascia.
Eppure, clangori a parte e non considerando una difficile gestione dei climax, le cose in fossa funzionano decentemente.
Che poi Abel non sia straordinario nel far "fiorire" le melodie, questo è vero, ma dipende anche dalla modestia di molti solisti.
E' chiaro che se sul podio ci fossero stati Minkowski o Gardiner le cose sarebbero andate diversamente... Ma così non è.
A proposito dei solisti, partirò dalle più dolorose ipoteche.
Carlo Ventre non ha nulla da dire come Riccardo. E' duro, sgraziato, maldestro nella linea, pessimo interprete.
Poco sopra lui, sia assesta Marianne Cornetti, che come Cuniza è priva di nerbo, priva di fascino, priva di interesse.
Un vuoto su tutta la linea.
Se non altro in termini vocali, Ildar Abdrazakov si fa rispettare. La voce è lussuosa, imponente al centro e svettante in alto.
Il suo problema sta, come al solito, nell'inerzia dell'interprete, nella banalità del fraseggio, nell'assoluta mancanza di idee che vadano oltre la produzione di notine carine e coerenti.
Non è male, sia chiaro, ma nessuno spettatore avrà mai la minima idea di chi sia Oberto, il vecchio ribelle aristocratico, grandioso e patetico nel suo antistorico "onore", di quanto anticipi figure determinanti nella poetica verdiana (tragiche e comiche insieme) come Silva e lo stesso Rigoletto.
Il DVD sarebbe da cestinare se non ci fosse la Leonora di Evelyn Herlitzius, benché - in teoria - sia tecnicamente e culturalmente la più lontana dal linguaggio del primo Verdi.
Ha ragione il mio amico Enrico a chiedersi cosa ci faccia un'Herlitzius, star mondiale dell'espressionismo, incoronata a Bayreuth, lì a Bilbao, a cantare il primo Verdi (lei?), nella più sperduta delle periferie, in mezzo a tanti dilettanti...
A chi può essere venuto in mente di scritturare questa torcia di passione declamatoria, inarrivabile Bruennhilde, Salome, Elektra, Kundry, Izamilova con proiezioni degne di una NIlsson... Passi se fosse stata l'Herlitzius dei primi anni, alla ricerca di scritture... ma quella di oggi!!
Eppure, benedetto chi ha partorito questa stravaganza, perché le uniche emozioni vere - manco a dirlo - vengono da lei.
Vocalmente ci sono tutti i problemi che è logico prevedere: per una diabolica e percussiva declamatrice come lei, la fatica a sostenere una scrittura post-belcantistica si sente... la linea è incerta, le agilità abbozzate, la dinamica inefficente per questo repertorio. Ne risente anche la pronuncia, persino la mimica facciale è stranamente contratta.
E non dimeno basta che si affacci lei su quella ridicola scena e l'interesse balza alle stelle.
Finalmente si percepiscono delle idee che convincono, delle soluzioni di fraseggio che inchiodano, degli slanci da pantera che fanno sobbalzare, improvvisi ripiegamenti - occhi sbarrati sul pubblico, fronte corrugata - che comunicano un'emozione.
Con la Herlitzius percepiamo un personaggio, l'unico che respiri e che coinvolga e che faccia intuire che anche nel giovanile Oberto ci sarebbero ragioni per una maggiore frequenza di rappresentazioni.
... Ma con le giuste personalità!
Sono curiosissimo di vedere come la Herlitzius scioglierà il finale: vi relazionerò non appena l'avrò visto.
Salutoni,
Mat