Calaf ha scritto:La cantante olandese possedeva l'estensione del ruolo, esibiva un fraseggio non melenso come l'Arroyo (ma nemmeno rivelatore) ed una notevolissima varietà dinamica; le si possono rimproverare un italiano molto perfettibile ed un legato non sempre esemplare. Quanto alla sua particolare vocalizzazione cercò nel corso della carriera di attenuare quello che Luca chiama effetto jodler, perdendo però in precisione ed in velocità di esecuzione. Comunque un'Elena la sua da conoscere.
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Concordo pienamente su tutte le tue osservazioni.
Ho da aggiungere solo che recentemente mi sono finalmente procurato i due video (entrambi degli utlimi anni 70) dei Nabucco di Firenze e Parigi, il primo con la Deutekom, il secondo con la Bumbry.
Ovviamente alla fine mi tocca preferire la Bumbry, anche se il suo canto declamatorio ed espressionistico crolla di fronte agli scogli di una parte esclusivamente vocalistica.
E tuttavia è tale la forza della personalità che si arriva ad amarla, con pregi e difetti: quando si dice che si canta prima col cervello che con la gola...
E tuttavia anche l'Abigail-Deutekom mi ha sorpreso: vocalmente è straordinaria e questo lo si sa, ma anche scenicamente - pur gelida e compassata - convince.
Una volta tanto non è visivamente ridicola (mentre in Lucia e in Puritani la ridicolezza scenica era sempre dietro l'angolo), anzi...
Mi ha colpito quel suo incombere, nera e scultorea, sul palcoscenico, con gesti schematici e sguardi gelidi, trascinandosi dietro l'improbabile (e bruttissimo) vestito, rigida e legnosa come una convitata di pietra... o (naturalmente) come una regina della notte.
Evidentemente in Abigaille c'era qualcosa che solleticava le sue recondite corde teatrali... Avrebbe dovuto approfondire ruoli di quel tipo (e chi ha sentito la sua tardiva e periferica Turandot americana sa cosa intendo).
Salutoni
Matteo