Cari forumisti, vi sottopongo alcune riflessioni che mi sono passate in mente in questo periodo, ascoltando e leggendo (non solo qui, ma anche altrove) la voce dei melomani d'Italia.
Punto 1. Esiste una schiera di pubblico che si scandalizza per esiti vocali che definisce scandalosi, in teatro ed in disco. Mentre alcuni passano sotto silenzio una prova indecorosa, altri si sentono defraudati.
Punto 2. Le persone di cui al punto 1 hanno in uggia che il pubblico a loro circostante applauda le suddette prestazioni canore da loro giudicate indegne: essi ritengono, e lo dicono ad alta voce e lo scrivono a chiare lettere, che adesso, il pubblico che si reca a teatro sia composto in massima parte di incompetenti, che applaudono qualunque cosa venga loro ammannita, acriticamente in quanto inconsapevolmente.
Condivisibile o meno che sia ciò, è pacifico che i pubblici siano molto più di manica larga di un tempo: che ciò sia specchio di una minore competenza, non saprei dirlo.
Punto 3. Ammettiamo che sia vero ciò che affermano costoro: il pubblico che va all'opera è incompetente, più incompetente di un tempo.
Domanda: da che cosa dipende ciò?
Io avrei una risposta un po' provocatoria... Sentite.
L'opera lirica è oggetto di passione di una schiera molto limitata di pubblico. Dal mio punto di vista, credo che i melomani autentici, che si scannerebbero (bonariamente, ovvio ) come facciamo noi sul web o de visu, siano molto pochi. Sembriamo tanti, sui vari forum, perché siamo raccogliticci da tutta Italia, e l'unione fa numero.
Tuttavia, a teatro ci vanno molte persone che non condividono con noi questa "visceralità". Sono loro quelli che applaudono acriticamente tutto.
Domanda: perché caspita questi vanno a teatro?
Risposta provocatoria: perché si sentono in dovere di farlo: l'opera è considerata "cultura" (lo è, intendiamoci), e fa figo andarci: è uno status symbol. Conosco diversi miei coetanei che, avvicinadosi alla trentina ed aspirando ad un posto nell'intellighenzia culturale, cominciano a sentirsi in dovere di andare a teatro e di ascoltare l'opera. Logicamente, non avendo mai ascoltato un tenore prima, appaludono anche un cane che abbaia.
Esattamente l'opposto succede con il calcio: è considerato uno spettacolo indegno dagli schizzinosetti con la puzza sotto il naso, e fa molto "colto" non seguirlo: pertanto, chi va allo stadio è quasi sempre gente che segue con fervore quello sport. Se passasse il messaggio che "il calcio è cultura", si troverebbero gli stadi colmi di persone che non sanno nemmeno che cosa sia il fuorigioco.
Confutazione delle premesse: sarà anche così, ma lo è da sempre: niente di nuovo sotto il sole.
Secondariamente, non ha senso a mio avviso scandalizzarsi per il successo di pubblico raccolto da prestazioni vocali indegne: l'opera nasce come forma d'arte, dunque ad uso e consumo ASSOLUTO del pubblico. E' il pubblico, e non altro a decretare il successo di un artista.
Dirò di più: non ha senso dire che la tal prova, pur avendo suscitato uragani di applausi, è stata scadente. L'artista che l'ha prodotta è responsabile solo di fronte al pubblico, è esso il suo giudice unico.
E i fischi degli intenditori non valgono più degli applausi degli incompetenti.
Non ha senso, dal mio punto di vista, lamentare incompetenza nel pubblico, poiché è anche per il pubblico incompetente che si monta un allestimento.
N.B. Temo che questo mio post sia uno sproloquio più adatto ad un sofista greco di V secolo a.C. più che ad un melomane di XXI d.C.
Purtroppo, con il medium costituito dallo schermo del pc, è difficile esprimersi compiutamente.