Che cosa cerchiamo in un(a) cantante?

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Che cosa cerchiamo in un(a) cantante?

Messaggioda Tucidide » gio 06 dic 2007, 22:09

Via, siamo brutali! :D
Mettiamo le carte in tavola!
Il thread su Mariella Devia, che ho sentito dal vivo solo una volta, e che non conosco al punto da farmi esprimere un giudizio, mi ha fatto sorgere questa domanda.
L'indubbio magistero tecnico, giustamente citato da PQYD, walpurgys, Pruun e teo.emme fra gli altri, fa da contraltare alla personalità di interprete (posta in primo piano da Pietro, ma non solo da lui).
Poi, ci sono tante altre caratteristiche: c'è la musicalità, lo stile, il timbro, il volume, la recitazione.

Badate bene: non è la solita domanda alla quale si risponde tutto come non si risponde nulla, e si finisce col dire tutti la stessa cosa, salvo poi trovarsi su posizioni diametralmente opposte.

Credo che per tutti l'ideale sarebbe il cantante di voce bella, voluminosa, agile, dal sublime magistero tecnico (non solo forcelle :lol: ), musicale, personale come interprete, in grado di dare nuova linfa ai personaggi che interpreta, e dal colore vocale appropriato al personaggio.
Forse, cantanti perfetti che rispondessero a tutte i requisiti non ce ne sono mai stati, o forse sì...

Quanto a voi, miei cari amici di forum, che cosa vi colpisce di un cantante? Per che cosa lo amate? Che difetti gli perdonate, e quali no?

Per ora aspetto che si muovano un po' le acque, poi dirò anche la mia. 8)
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Messaggioda dottorcajus » ven 07 dic 2007, 1:47

Cerco un cantante che, seguendo la mia personale classificazione, abbia la voce adatta al ruolo che sta cantando e che nel canto riveli per intero la sua personalità artistica. Quindi un cantante che interpreti nel canto e con il canto con varietà e fantasia differenziando i vari ruoli senza restare prigioniero di uno schema espressivo buono per tutte le occasioni (ad es.Pavarotti, Florez, Carreras, Cappuccilli etc.). Naturalmente il tipo di canto dovrà essere sempre funzionale al repertorio affrontato ma l'interprete dovrà sempre emergere grazie al suo canto. L'eventuale capacità attoriale la vedo come un arricchimento per l'artista ma non come il veicolo primario della sua interpretazione.
Roberto
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Messaggioda MatMarazzi » ven 07 dic 2007, 11:58

Caro Tucidide,
mi trovo abbastanza d'accordo con la definizione del dottor Cajus (anche se sul concetti di "voce adatta" non siamo affatto d'accordo).
L'unico punto su cui mi distanzio da lui è questa gerarchia (che per me nemmeno esiste) fra canto e recitazione.
L'opera non è musica e non è nemmeno teatro: è entrambe le cose insieme.
La musica non è più importante del teatro e il teatro non è più importante della musica: giudicare un inteprete d'opera significa giudicare la compresenza e l'insolubile interazione di questi due aspetti.
Per il resto mi pare che il dottor cajus abbia espresso validissime e sottoscrivibili argomentazioni.

Ora però tornerei alla tua domanda...
Così come è posta mi turba un pochino.
L'interprete d'opera è un creatore: anche se i segni (sonori e visivi) che crea sono associati (più o meno) ad altri segni (scritti da librettista e compositore), non di meno sono segni nuovi e originali, di cui l'interprete ha tutta la responsabilità.
In quanto "creatore", mi risulta difficile stabilire cosa ci si aspetta da lui.
Sarebbe come dare una definizione di un ...buon poeta!

Personalmente non riuscirei a fare una lista dei pregi del "buon interprete d'opera" perchè potrebbe sempre arrivare la grande personalità che nega i miei principi, i miei preconcetti, che sovverte le regoline imposte da qualche dannoso critico alla moda e dalla sua scuola di adepti e pure "crea" qualcosa di artisticamente esaltante.

Secondo me il valore di un interprete va misurato anzitutto in noi stessi, nel piacere che ne traiamo e nella misura in cui ci persuade.
Poi potremo indagare su quali "segni" (visivi e sonori) egli abbia messo in campo per per persuaderci.

Comunque bellissimo thread.

Salutoni
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Messaggioda Teo » ven 07 dic 2007, 13:28

MatMarazzi ha scritto:Secondo me il valore di un interprete va misurato anzitutto in noi stessi, nel piacere che ne traiamo e nella misura in cui ci persuade.
Poi potremo indagare su quali "segni" (visivi e sonori) egli abbia messo in campo per per persuaderci.


Caro Matt, credo che il senso del thread di Tucidide (correggimi se sbaglio) sia proprio questo, cercare di delineare quelle caratteristiche di un cantante che ognuno di noi vede come segni persuasivi.
E qui torniamo al discorso fatto in quel di Ferrara sull'oggettivià e soggettività dell'opera lirica.
Sarò retorico ma più passa il tempo e più riconosco in me le questioni soggettive, quelle che appunto sono legate a quello che dicevi tu sul "trarne piacere nella misura in cui l'artista ci persuade".
Personalmente non riesco a dare una risposta esaustiva, quello che posso indicare è il risultato. Un cantante mi deve piacere.
In primis deve piacermi la voce, sarò forse un esteta ma la bellezza è la prima cosa che mi colpisce.
Unitamente a questa mi colpisce il modo in cui utilizza il proprio strumento e, badate bene, non per forza di cose mi riferisco al fatto che sia un fenomeno tecnico-vocale. Molto dipende anche da cosa sta cantando, dal momento, dalla situazione e quindi da quello che è scritto nella partitura.
Certo è che se sto ascoltando ad es. A te o cara e la voce è piena di tensioni e di affanni, beh, non vi nascondo il fatto che il mio giudizio sia già compromesso, così come se ascolto la Pira e la voce non ha piglio liricità eroismo, il cantante di turno per mio conto viene già cestinato.
Ovviamente sono solo esempi, quello che più genericamente vi posso dire è che concordo con Dottorcajus quando sostiene che
Naturalmente il tipo di canto dovrà essere sempre funzionale al repertorio affrontato ma l'interprete dovrà sempre emergere grazie al suo canto

difficile credo sia poterlo spiegare...

Comunque interessante thread.

Salutissimi.

Teo
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Messaggioda walpurgys » ven 07 dic 2007, 14:35

Per me la voce del cantante deve essere sopratutto espressiva, timbrata, tecnicamente preparata e riconoscibile.
Se sulla scena si è anche grandi attori ben venga, ma se si riesce a trasmettere l'emozione anche solo con la voce va bene lo stesso.
Non mi interessa se fa parte della ''Scuola Italiana'', tedesca etc. o se esegue tutte le forcelle, a me interessa che ''passi'' la personalità del cantante e la sua interpretazione, sommata ad una buona preparazione tecnica, ad una ottima dizione e che sopratutto faccia arrivare la voce coinvolgendo chi l'ascolta.
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Messaggioda dottorcajus » ven 07 dic 2007, 15:32

Devo integrare la mia tesi. Ovviamente, sostenitore della tesi soggettiva, trovo giusto quanto detto da Matteo: un artista piace in misura delle emozioni positive che riesce a suscitare in me.
In questi termini varia continuamente la mia posizione rispetto al cantante ed, a seconda di quello che ascolto, chiedo prestazioni differenti. Ciò non toglie che non riesco a concedergli totale libertà di creazione ma lo voglio imbrigliato in quelle due regole per me fondamentali.
Un artista che canta un repertorio superiore alla sua vocalità so già a priori che non potrà darmi certi risultati perchè senza quel giusto equilibrio fra voce e repertorio. Ovviamente ci sono e ci saranno delle eccezioni che non possono però essere bastanti per farmi cambiare prospettiva.
In questa visione dove il canto è sicuramente in posizione dominante non meno importanza riveste la qualità attoriale. Il problema nasce quando un artista riesce a costruire il personaggio appoggiandosi su queste qualità tralasciando il canto. Non trovo mai plausibile quest'ipotesi anche se riconosco che in certo repertorio la funzione attoriale è quasi necessaria quanto quella vocale.
Quello che invece non è indispensabile è la perfezione tecnica o la bellezza della voce. Una nota mal emessa, un agilità non perfettamente eseguita (ammesso che le mie conoscenze critiche mi permettano di cogliere queste eventuali deficienze) non pregiudicano minimamente la prova complessiva del cantante, nè mi disturba una brutta voce che spesso può nascondere e quindi esprimere emozioni inattese.
Ricordo un opera di Strauss con un baritono dalla voce molto ingolata ma con una personalità che rendeva ugualmente il suo canto vario e sfumato ed il suo pergonaggio interessantissimo. Certo se ascolto i Puritani faccio più fatica ad accettare un difetto simile.
In generale trovo che il repertorio offra al cantante diverse possibilità esecutive (fermo restando i miei vincoli) e che, qualsiasi cosa stia cantando, un cantante non può esimersi dall'offrire una valida interpretazione del personaggio.
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Messaggioda VGobbi » sab 08 dic 2007, 2:28

Sposo anch'io, sulla stessa linea di pensiero di dottorcajus e teo4ottave, la teoria della soggettivita'. Basti pensare i nostri pensieri discordi sulla recita scaligera del Tristan andato in scena ieri sera.

Chi aveva torto? Secondo me solo uno aveva ragione : il cuore!
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Messaggioda stecca » mar 11 dic 2007, 0:46

Personalità nello stile di canto e peculiarità nel timbro della voce, insomma deve sapersi distinguere tra mille e subito.
Sono queste le caratteristiche principali se così possono essere sintetizzate che mi hanno fatto amare certi artisti piuttosto che altri magari pure di pari se non superiore valenza.
Ovviamente queste due caratteristiche non possono supplire ad una voce non tecnicamente a posto ma questo è del tutto ovvio.
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Due momenti... e...se posso... mi cito...

Messaggioda melomane » gio 24 gen 2008, 12:44

Carissimi,

Vi riporto due momenti particolarmente emozionanti della mia vita d'ascolto:

- Maria Callas, "Medea" di Cherubini diretta da Serafin nel 1957: "O figli miei", la liquidità della voce, amniotica, mi è balzata alla mente al primo tuffo estivo nel mare della Sardegna;
- Leyla Gencer nel Roberto Devereux: duetto con Nottingham nella quarta scena del II atto e scena finale d'insieme con la sentenza "Va, la morte sul capo ti pende". L'intensità, i colori e soprattutto le variazioni ritmiche ne fanno la pagina che preferisco sul piano drammaturgico.

E poi una mia vecchia pagina degli anni '90, mai aggiornata
http://xoomer.alice.it/melodx/melomane/Artisti2.htm

Un caro saluto

Francesco
And yet fair Psyche ne'er shall die, but shall be crown'd with immortality
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